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Autore: KillerQueen86    14/11/2010    4 recensioni
Guardava il Tardis scomparire davanti ai suoi occhi, e con esso una parte di se andava via per sempre, non l’avrebbe più rivisto lo sapeva. Sentì una mano stringere la sua, si voltò e lo vide accanto a se, il Dottore, ma non il suo Dottore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note dell’autore: Rieccomi con un nuovo capitolo, tranquille manca davvero poco alla conclusione della storia (dopo dovrò trovarmi qualcos’ altro da fare XD), quindi continuate a seguirmi e continuate con le recensioni, mi diverto a leggerle.

 

Capitolo XI

Ancora difficoltà

 

Rose era nel suo letto, a rileggere alcuni documenti, il giorno dopo avrebbe avuto un lezione all’Università, una delle ultime visto che presto poteva laurearsi.

Stava rileggendo alcuni appunti, mangiucchiava il tappo della penna per scaricare il suo nervosismo, inoltre un tremendo mal di testa la stava tormentando da giorni.

Non riusciva a togliersi dalla mente la proposta che il Dottore le aveva fatto, era passato qualche giorno, e lei aveva evitato brillantemente l’argomento, non riusciva a placare quel timore di essere lasciata indietro da sola, passava tutto il tempo che poteva con lui, ormai dormivano anche insieme, non avevano più fatto l’amore insieme, anche se lei lo desiderava tanto.

Eppure, nonostante tutto questo, non riusciva a mandare via quella paura, non riusciva ad affrontare quell’argomento con lui.

I suoi pensieri furono interrotti, quando il Dottore entrò nella camera.

“Si è addormentato?” chiese Rose, non appena lo vide.

“Con qualche difficoltà, ma sì, sta dormendo.” Disse mettendosi sotto le coperte accanto a lei.

“Che cosa fai?” chiese avvicinandosi, cingendole la vita con un braccio.

“Stavo controllando questi appunti.” Rispose indicandogli i fogli, il Dottore li prese interessato, ma li mise sul suo comodino, lontano dalla portata di Rose.

“Che fai mi servono” si lamentò tentando di prenderli.

“No che non ti servono.” Disse spingendola piano verso la sua parte del letto.

“Li hai letti per l’intera serata.” Continuò mentre, si sdraiava su di lei, impendendole di alzarsi.

“Dottore, fammi dare un’ultima occhiata.” Pregò ancora la ragazza, lui sorrise negandole il permesso.

“Ora… devi rilassarti.” Disse iniziando a baciarle il collo, mentre le teneva le mani ferme, Rose inclinò la testa per dietro rabbrividendo.

Aveva sempre sospettato che il Dottore, fosse un tipo passionale, ma non avrebbe mai immaginato così tanto.

Dottore… ti prego…” supplicò poco convinta.

“Oh su Rose, e la prima volta che siamo soli, dal nostro primo appuntamento.” Si lamentò lui, baciandola sulle labbra, lei rispose a quel bacio cirdondandogli il collo con le braccia.

“Domani ho lezione all’ Università e devo parlare con il professore prima.” Si lamentò socchiudendo gli occhi, il Dottore sorrise e la guardò.

“Puoi parlarci anche dopo la lezione.” Disse e iniziò ad accarezzarla più intimamente, a quello Rose non riuscì proprio a controllarsi, anche lei non vedeva l’ora di poter fare l’amore con lui, di nuovo.

“Ci parlerò a fine lezione.” Si arrese in un sussurrò, il Dottore sogghignò soddisfatto e affondò la testa sotto la coperta, inziandole a baciare il seno e il ventre, solleticandola un po’ sui fianchi, mentre le sue labbra scendeva ancora più, la ragazza rise divertita.

Improvvisamente la porta si aprì e Tony entrò stroppicciandosi gli occhi.

“Tony?” chiese la ragazza, vedendo il fratellino davanti alla porta, il Dottore spuntò da sotto le coperte, incuriosito.

“Posso dormire con voi?” chiese intimorito il piccolo

“Che cosa succede?” chiese Rose preoccupata.

“Ci sono i mostri in camera mia.” Disse avvicinandosi, Rose guardò il Dottore inarcando un sopracciglio.

“Che storia gli hai raccontato?” chiese.

“Perché pensi che sia colpa della mia storia?” si difese innocentemente, Rose inclinò in un lato la testa, sapendo che era per questo il suo fratellino non riusciva a dormire.

“Ok… ok… gli h raccontato quella dei Vashta Nerada.” rispose piano, sapendo che la ragazza si sarebbe arrabbiata.

“Sei pazzo, quella ha fatto paura me, figurati a un bambino di tre anni.” Lo richiamò Rose, il Dottore sbuffò.

“Avanti capitano salta su.” Disse il Dottore verso il piccolo, che si arrampicò sul lettone mettendosi tra i due.

“Mi racconti un'altra storia?” chiese innocentemente, mentre Rose gli sistemava i cuscini.

“Sì, Dottore raccontaci una storia a entrambi.” Disse Rose divertita mettendosi comoda

“D’accordo! Allora, che ne dici del ritorno di Cassandra e delle gatto infermiere?” propose guardando Rose, che gli sorrise.

“Credo sia perfetta!” acconsentì, permettendo al Dottore di procedere con la storia.

 

Un rumore, alle sue spalle, un lamento di qualcuno, sua madre era andata via, e lei si stava dirigendo verso il suo palazzo ma, quel rumore la fece fermare. Si voltò e vide un’ombra, qualcuno appoggiato al muro, non riusciva a distinguere il viso di quell’uomo, indossava un lungo cappotto beige, non aveva idea di chi era e cosa ci faceva lì, ma un profondo senso di fiducia la pervase.

“Tutto bene, amico?” chiese cercando di vedere meglio chi era.

“Sì.” Rispose con qualche difficoltà.

“Bevuto troppo?” chiese sorridendo.

“Qualcosa del genere.” Le disse guardandola attentamente, la penombra sul suo viso le impediva di guardarlo bene, sembrava un uomo a posto, molto elegante, era strano vederlo lì, la notte di capodanno, da solo.

“Forse è ora di andare a casa” disse con calma, lui confermò con un velo di malinconia nella voce.

“Comunque… Buon anno!” continuò lei tornando a sorridergli, ricambiò gli auguri, dopo di che riprese a camminare verso casa, ma la sua voce la fermò ancora una volta.

“In che anno siamo?” chiese, si voltò nuovamente, sorpresa da quella domanda.

“Cavolo, ma quanto hai bevuto?” chiese divertita, era una situazione davvero assurda, la sua domanda era davvero assurda.

“E’ il 2005. Primo gennaio.” Rispose scandendo bene le parole, lui non smetteva di fissarla.

“2005?” chiese per avere conferma, lei annuì stringendosi ancora nel suo giubbino.

“Sai una cosa. Scommetto che, per te sarà un anno davvero grandioso.” Lo disse con una voce carica di malinconia, le lacrime che minacciavano di scendergli sul viso, trasparirono dalle sue parole.

“Dici?” chiese non molto convinta, ma sorrise, quello strano tipo le stava trasmettendo sensazioni davvero strane, lo vide annuire sorridendo, ricambiò quel sorriso con molta naturalezza, come se non avessi fatto altro nella mia vita.

“Ci vediamo.” Lo salutò sorridendo e corse via per ripararsi dal freddo, prima che la porta si chiudeva, si voltò ancora una volta verso quell’uomo.

 

Si svegliò di colpo da quel strano sogno, no, non era un sogno, era un ricordo, un ricordo che non sapeva di avere, un ricordo che era appena stato modificato. La consapevolezza del significato si fece strada in lei.

Chiuse gli occhi respirando lentamente, si alzò e si mise la vestaglia, si fermò un attimo a guardare gli altri occupanti del suo letto, sia Tony sia il Dottore dormivano tranquilli, sereni e ignari della sensazione di vuoto che aveva preso possesso in lei. Si avvicinò lentamente alla finestra, spostando le tende, alzò lo sguardo al cielo ripensando a quel sogno, a quel ricordo, ripensando a quella voce, alle sue parole, una lacrima le scese sul viso, lei si affrettò ad asciugarla e tirò su col naso. Riprese a guardare il cielo, le stelle quelle stelle che aveva toccato, quelle stesse stelle che lui le aveva mostrato, in mente le ritornarono tutte le loro avventure, tutte le emozioni che aveva provato da quando era entrata in quella folle cabina blu, tutto quello che aveva provato nel rimanere accanto a quell’uomo.

“Rose!” sentì mormorare alle sue spalle, chiuse gli occhi e respirò lentamente tremando, si voltò verso di lui, cercando di sorridere.

“Non volevo svegliarti.” Disse con calma.

“Non lo hai fatto.” Le rispose inclinando la testa, lo guardò con attenzione, nella penombra della stanza, identici eppure così diversi allo stesso tempo, la voce, le movenze, il modo in cui pronunciava il suo nome.

“Si è rigenerato.” lo disse senza neanche rendersene realmente conto, spezzando il silenzio che era caduto tra loro.

“Lo so!” le confermò e per un attimo tremò, lui poteva ancora sentirlo, poteva ancora sentire cosa significava rigenerarsi, deglutì lentamente.

“Tu puoi…” tentò di chiedergli ma, aveva paura di sentire la risposta.

“Solo un eco… leggero ma pur sempre intenso.” Disse con calma avvicinandosi, Rose si coprì la bocca con le mani trattenendo le lacrime, il Dottore si avvicinò ulteriormente stringendola al petto. Si aggrappò a lui, al suo corpo cercando di calmare i suoi pensieri, cercando di non pensare al suo dolore.

 

La strinse a sé più che poteva, cercando di colmare il dolore e il vuoto che riusciva a percepire da quando si era svegliato.

Il suo alterego si era rigenerato, e non era stato per niente facile, stranamente riusciva a percepire la sua paura, e il desiderio di rimanere legato a quella reincarnazione, al suo bisogno di poter rivedere almeno per l’ultima volta la sua preziosa Rose, la donna che gli aveva cambiato la vita per sempre, quella stessa donna a cui aveva rinunciato, per donarle una vita normale.

Si concentrò sul fatto che Rose era lì con lui, e che la stava stringendo a sé per tranquillizzarla.

“Era solo… perche era solo?” chiese lei tra le lacrime, continuando ad aggrapparsi a lui.

“Non lo so Rose, non lo so.” Le rispose continuando a cullarla per farla calmarla.

“Mi dispiace, mi dispiace così tanto per lui.” Continuò a dirlo tra i singhiozzi, il Dottore le baciò la testa, chiuse gli occhi e respirò lentamente.

“Sarà stato così spaventato, perché non c’era nessuno con lui che potesse aiutarlo?” continuò a chiedere, le prese il viso tra le mani allontanandola un po’ dal suo petto, la guardò dritto negli occhi, con i pollici asciugò le lacrime che scendevano copiose sulle guance.

“Lui non è mai stato solo, ha sempre avuto una parte di te.” Le disse con calma, sperando di calmarla.

“Anche prima, tu sei stata sempre accanto a noi, in ogni momento, e saperti a sicuro e felice l’ha fatto sentire in pace con se stesso.” Continuò con il cuore che scoppiava d’amore per questa splendida ragazza.

“Sul serio?” chiese con la voce tremante, annuì sorridendole dolcemente, la strinse nuovamente a sé.

 

Arrivarono a lavoro insieme come sempre, ma quel giorno Rose era molto silenziosa. Era passato qualche giorno in relativa tranquillità, non parlarono più di quella notte, non parlarono più del ricordo di Rose, e della rigenerazione.

Rose sembrava la stessa anche se più stressata e stanca a causa del lavoro, all’entrata li raggiunse Chris.

“Per fortuna sei già qui!” disse avvicinandosi, il Dottore sollevò gli occhi al cielo, era inutile, pur sapendo che non c’era stato nulla con Rose, la sua presenza lo infastidiva.

“Buongiorno anche a te Chris.” Gli rispose Rose un po’ scontrosa cosa che divertì molto il Dottore, in quei giorni Pete era assente per lavoro, e Rose e Chris avevano dovuto lavorare il doppio, e soprattutto avevano lavorato insieme, cosa che rendeva il Dottore ancora più nervoso.

“Scusa, ma vorrei rivedere con te alcuni punti della riunione di oggi, prima che arrivino anche gli altri.” Continuò il ragazzo, la ragazza deglutì chiudendo gli occhi, sembrava che aveva qualcosa che non andava.

“Senti Chris, abbiamo riguardato quegli appunti per ore ieri sera, e sinceramente sono stanca, quindi ti pregherei di lasciarmi in pace, ok?” continuò lei sempre più scontrosa, questo era ancora più strano, la ragazza se ne andò lasciando i due sbigottiti per il suo comportamento.

“Cosa le prende?” chiese al Dottore. Certamente questo non era il comportamento abituale di Rose, qualcosa non andava e lui voleva capire cosa.

“Non ora Chris.” Disse ignorando la sua domanda e corse a raggiungere Rose.

“Ehi, tutto bene?” le chiese una volta raggiunta, lei sbuffò.

“Certo che sto bene, perché non dovrei stare bene.” Disse un po’ seccata, il Dottore le prese il braccio e la fece voltare, guardandola negli occhi.

“Che ti sta succedendo, di solito sono io che faccio lo scontroso o il maleducato.” Disse fissandola, la ragazza sbuffò e si passò una mano sul viso.

“Lo so, scusa!” disse sospirando.

“Cosa ti succede?” chiese ancora il Dottore con calma.

“E solo che mi sento stanca e soffro di mal di testa.” Spiegò la ragazza con la voce stanca.

“Mal di testa, ancora, anche ieri lo avevi.”osservò lui, riflettendo.

“Lo so, speravo che stamattina mi passasse ma continua a infastidirmi.” Si lamentò lei.

“Dovresti riposarti un po’, dico sul serio sono giorni che lavori fino a tardi, e la notte ti agiti nel sonno.” Disse invece il Dottore, lei sbuffò stancamente.

“Lo so, lo so, ma con mio padre fuori sede non posso permettermi di fermarmi. Per fortuna stasera torna, almeno domani riposerò un po’.” Disse con calma e appoggiando le mani sul petto del Dottore.

“Mi prometti che stasera ci rilasseremo, magari davanti a un film?” le propose cingendole la vita.

“Se mio fratello non ci saltella attorno, ci proverò.” Accettò lei sorridendogli.

“Tranquilla, penserò io a tuo fratello.” Disse ricambiando il sorriso, Rose lo guardò un attimo.

“Sai che non puoi chiuderlo a chiave in una stanza come hai fatto una volta con mamma, vero?” la chiese retoricamente.

“Prometto che non chiuderò tuo fratello in una stanza della casa.” Le rispose solennemente.

“E neanche mamma.” Aggiunse lei, a quel punto il Dottore sbuffò, Rose sorrise appoggiandogli un piccolo bacio sulle labbra, per poi insieme raggiungere i loro uffici, mano nella mano.

 

Il Dottore se ne stava nel suo ufficio, seduto comodamente alla sua sedia, gli occhiali appollaiati sul naso, annoiato mentre aspettava che il suo computer finiva di elaborare gli ultimi oggetti che aveva catalogato.

Si ritrovò a pensare a Rose e alla loro storia, non riuscivano mai a starsene in tranquillità, e non avevano più parlato della possibilità di andare a vivere insieme, Rose continuava a evitare l’argomento, non ne capiva il motivo, infondo era come se già vivessero insieme, ogni notte dormivano insieme, solo che non avevano una loro intimità, una tranquillità domestica che poteva avere sicuramente vivendo in un appartamento solo loro due.

Uno dei suoi assistenti, si avvicinò distraendolo dai suoi pensieri, gli consegno un pacco indirizzato a lui, s’insospettì non capiva come poteva essere possibile una cosa del genere, a parte Rose e la sua famiglia non conosceva nessun altro in questo mondo, quindi chi poteva mandargli quel pacco. Lo guardò con attenzione incuriosito, lo aprì con circospezione, dentro trovò un dischetto giallo, simile a quello che Rose aveva usato per passare il vuoto e raggiungerlo, solo che questo sembrava modificato in qualche modo, sotto il dischetto, un foglio con qualcosa stampata sopra.

 

Salto intergalattico, fanne un buon uso!

 

Non capiva il senso di quella frase, non capiva chi poteva mandargli una cosa del genere e soprattutto per quale motivo.

I suoi pensieri furono interrotti, quando vide Jackie e Tony entrare atrio della sua sezione posò il dischetto dentro il pacco e si alzò togliendosi gli occhiali.

“Jackie!” la chiamò avvicinandosi, Tony non appena lo vide gli corse tra le sue braccia.

”Eccoti, ti stavo cercando.” Disse la donna.

“E’ successo qualcosa?” chiese di fretta.

“No, tranquillo, cercavo Rose ma, Ianto mi ha detto ch’è in riunione.” Si lamentò la donna, il Dottore già s’immaginava la scena in cui Jackie se la prendeva con Ianto, perché non poteva parlare a Rose.

“Sì, credo che ne avrà per tutto il resto del pomeriggio.” Si lamentò anche il Dottore, preoccupato della salute di Rose.

“Comunque volevo dirle che suo padre stasera non rientrerà, ma arriverà domani nella mattinata.” Spiegò la donna contrariata anche per quello.

“Come mai?” chiese incuriosito il Dottore.
“Non lo so, credo abbia che fare con quell’incontro d’affari, ma non ho capito bene.” Gli spiegò confusamente, non nascondendo il suo fastidio.

“Inoltre, volevo dirle che stasera Tony ed io passeremo la notte da mia  madre.” Continuò la donna, il Dottore la guardò sorpreso, avrebbero avuto quella casa tutta per loro? Gli sembrava piuttosto strano.
“Hai capito bene, stasera sarete tu e Rose da soli.” Affermò ancora Jackie leggendo il dubbio sul viso del Dottore.

“E vedi di non sprecare anche quest’occasione, intesi?” gli disse puntandogli il dito contro, mettendolo in forte disagio come sempre.

“D… D’accordo!” disse sorpreso e intimorito allo stesso tempo, Jackie prese in braccio Tony.

“Ci vediamo domani mattina.” Disse per poi andare via, non lasciando il tempo al Dottore di controbattere. Ancora stordito tornò al suo ufficio, ripetendosi mentalmente che lui e Rose avrebbero avuto l’interna villa solo per loro, per un intera notte, alla decima volta che lo ripeteva venne colto da un illuminazione.

 

Rose rientrò a casa stanca e stressata con il maledetto mal di testa che non accennava a diminuire nonostante aveva preso l’aspirina, le luci erano tutte spente, e lo trovò molto strano.

“Sono tornata!” disse guardandosi attorno mentre si toglieva la giacca.

“Mamma? Dottore?” chiamò a grande voce, accese la luce nel salone, Tony non era corso ad abbracciarla come sempre, ma forse il Dottore gli stava raccontando qualche storia. Decise di andare in biblioteca, ma era vuota, non c’era né il Dottore né Tony, il caminetto era anche spento, nonostante fuori c’era freddo.

“Non c’è nessuno?” chiese preoccupata, guardandosi attorno. Decise di salire ai piani superiori, per fortuna sentì della musica venire dalla sua camera, sicuramente il Dottore e Tony erano lì, entrò in camera ma a parte lo stereo acceso non c’era nessuno, entrò in bagno perché c’era la luce accesa, e rimase piacevolmente sorpresa da quello che vide.

“Che sta succedendo?” chiese facendo saltare il Dottore dalla sorpresa, impegnato ad accendere delle candele.

“Rose, sei in anticipo.” Disse sorpreso, la ragazza si guardò attorno, il Dottore aveva sparso la stanza di candele profumate, aveva salito in un secchiello di ghiaccio una bottiglia di vino e due bicchieri, inoltre stava preparando l’acqua per un bagno caldo.

“Che stai facendo?” chiese sorridendo, il Dottore si guardò attorno, si avvicinò a lei soddisfatto.

“Ti piace?” le chiese con un sorriso che non finiva più.

“Così ti rilassi un po’.” Continuò.

“Dove sono tutti?” chiese invece lei.

“Ecco, tuo padre tornerà domani e tua madre a portato Tony da tua nonna.” Le rispose avvicinandosi di più, le diede il bicchiere e aprì la bottiglia di vino. Rose non riusciva a crederci, erano da soli, iniziò a capire le intenzioni del Dottore, e doveva ammettere che non gli dispiaceva per niente l’idea.

“Siamo soli quindi?” chiese per avere conferma.

“Soli, soletti, per l’intera notte.” Le rispose mentre le versava il vino nel bicchiere, Rose sorrise, brindarono sorridendosi e sorseggiarono un po’ di vino.

“Uhm… candele profumate, musica soft, luci soffuse, vino…. Stai cercando di sedurmi Dottore?”  chiese con ironia, mentre lui le cingeva la vita con un braccio, accorciando le distanze tra loro.

“Non è una cattiva idea, no?” chiese invece lui con ironia, sfiorandole le labbra, Rose tremò, amava sentirlo così vicino a lei.

“No, credo sia un’idea fantastica.” Disse lei in un sussurro, il Dottore le sorrise e poi la bacio con passione.

Non fecero subito l’amore, volevano godersi in tranquillità quella serata, si tolsero i vestiti immergendosi insieme dentro l’acqua calda della vasca, Rose appoggiò la sua schiena contro quella di lui, rabbrividendo a quel contatto, ogni volta che si sfioravano o si toccavano, un implosione di emozioni l’attraversavano.

Rimasero in quel modo per un po’, parlando con tranquillità delle loro avventure, Rose si rilassò completamente, lasciando scorrere via tutte le tensioni e preoccupazioni di quei giorni, si concentrò sul Dottore che le accarezzava la pelle con delicatezza, sul suono della sua voce che tradiva la sua felicità, sulla loro forte alchimia che li ha sempre distinti.

“Allora come va il tuo mal di testa?” chiese con calma lui, la ragazza sospirò accocolandosi di più a lui.

“E’ sempre presente, ma sta decisamente diminuendo.” Disse con calma, tenendo gli occhi chiusi.

“Bene, allora il mio piano sta funzionando.” Continuò lui con ironia.

“Sicuramente.” Confermò lei bevendo un altro sorso di vino dal bicchiere.

“Come ti è venuto in mente tutto questo?” chiese rigirandosi nella vasca per guardarlo.

“Che cosa credi che non sia a conoscenza delle tecniche umane per il rilassamento, dopo una giornata di stressante lavoro?” chiese soddisfatto.

“Beh ripeto nel dire che tutto questo è davvero meraviglioso.” Gli disse e lo baciò con una passione sempre più crescente.

Il Dottore la strinse a se, immergendola di più nella vasca, ma qualcuno suonò il campanello di casa, prima di poter approfondire il “discorso”.

“Non andare ad aprire.” Lo pregò quando lo vide muoversi.

“Potrebbe essere la cena, non preoccuparti continua a rilassarti, vado io.” Disse mentre si metteva l’accappatoio.

“Che cosa hai ordinato?” chiese lei prima che lui uscisse dal bagno.

“Italiano, so che ti piace.” Le rispose per poi uscire. Rose si morse il labro felice di quella serata con il suo Dottore, si appoggiò alla vasca immergendosi di nuovo nell’acqua.

 

Il Dottore pagò il fattorino, appoggiò il cibo sul tavolo della sala da pranzo, dove aveva già apparecchiato, accese, le due candele sistemante sul tavolo, sistemò le cibarie nei piatti e corse dalla sua Rose, ansioso di continuare quella serata.

“Rose, puoi uscire dall’acqua, la cena è servita.” Disse mentre spegneva lo stereo, ma la ragazza non rispose.

“Rose, non ti sarai mica addormentata.” Disse avvicinandosi, ma quando superò la soglia del bagno, ciò che vide lo terrorizzò, la ragazza era inerme immersa nella vasca da bagno priva di sensi, e dal naso gli usciva un po’ di sangue.

“Rose!” urlò correndo verso di lei, la prese tra le sue braccia mettendola fuori dall’acqua, il respiro e il battito si stavano indebolendo, il sangue che le usciva dal naso non prometteva nulla di buono.

“Rose, riprenditi Rose.” Tentò di chiamarla scuotendola un po’, ma la ragazza non rispondeva, con una mano prese nei pantaloni il suo cellulare, compose il numero e chiamò.

“Sono io, Rose sta male, dobbiamo portarla nell’infermeria del Torchwood.” Disse di fretta, mentre con l’altro braccio continuava a tenerla.

“In ospedale non saprebbero che fare… muoviti.” Urlò alla fine, staccando il telefono e ributtandolo sul pavimento.

“Non preoccuparti, risolveremo tutto questo.” Disse alzandosi mentre continuava a tenerla, la coprì con un asciugamano e la distese sul letto, mentre lui si cambiava. Purtroppo c’era una sola spiegazione a tutto quello, e lui doveva trovare assolutamente una soluzione, o avrebbe perso la sua Rose, per sempre, e non poteva permetterlo.

 

Fine

Capitolo XI

 

Note finali: Fino all’ultimo ero indecisa o meno se inserire questo finale, ma alla fine l’ho lasciato, a voi il giudizio, spero che continuerete a seguirmi, alla prossima.

 

Spazio Recensioni:

 

LaTuM: Non preoccuparti se non hai recensito il capitolo precedente ;)sono davvero contentissima di sapere che questa storia continua a piacerti e che soprattutto quel capitolo ti sia piaciuto così tanto, devo ammettere che ho amato molto scrivere quella parte, in fondo è il sogno di tutte noi fan di questa meravigliosa coppia.

Little Fanny: Ahahah hai ragione avrei dovuto avvertirti XD… anche io mi immaginavo Chris che poverino (si fa per dire) si mangia le mani (è incredibile l’ho creato io e lo odio profondamente XD. No, naturalmente la storia dell’alieno non finiva in quel modo, anche se inizialmente non volevo allingarmi troppo con questa storia, ma del resto quei due non hanno mai avuto vita facile, perché la dovrebbero avere adesso, in fondo lavorano per il Torchwood. Cmq spero che anche questo capitolo ti piaccia.

   
 
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