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Autore: foolforlove    15/11/2010    0 recensioni
Non preoccupatevi, i protagonisti sono sempre Bella ed Edward. Nel mio universo alternativo, loro sono Venere e Marte. Cosa succederebbe se Giove, arrabbiato con loro, li spedisse in esilio sulla terra sotto sembianze umane?
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciannove

Il crepuscolo segnava la fine di quel giorno, Edward aveva passato il tempo immobile disteso, la ferita aveva bisogno di guarire, e gli avevano fatto capire senza tante cerimonie che non doveva muoversi per nessuna ragione. A confermare la tesi era stato il suo tentativo di cambiare posizione, e la successiva fitta che fu la conseguenza del movimento gli fece cambiare idea all’istante. A sorvegliarlo come se rappresentasse un pericolo c’era un giovanotto, dall’aria sveglia. Edward aveva potuto constatare da s’è che sebbene il padre gli avesse sempre detto che la tribù dei lupi fosse solo un gruppo di cannibali senza sale in zucca, dovette ricredersi scorgendo in loro una certa compostezza nei modi. Un certo fascino oscuro, che non riusciva ad afferrare. Cercava in tutti i modi di distrarsi con discorsi filosofici parlando con se stesso, sì perché quel ragazzo aveva tutta l’aria di non comprendere realmente quello che diceva, in effetti più di qualche tentativo l’aveva pur fatto, ma senza grossi risultati. Solo mimando un segno di avere sete allora il giovanotto si era prodigato all’istante a fornirgli dell’acqua fresca. Cercava di distrarsi, tutto pur di non pensare al fatto che non aveva più visto Isabella da quella mattina. Era fuggita via. E non riusciva a capirne il motivo. Era forse spaventata da lui? Lui che era arrivato fin lì per trovarla e riportarla a palazzo sana e salva? Ecco ci era ricascato nuovamente, per la ventesima volta quel giorno aveva riportato i propri pensieri a Lei. Non può una semplice dama catturare le mie attenzioni in questo modo. Qualcosa non quadra. Pensò, mentre un rumore di foglie calpestate si udì nettamente all’entrata della tenda, trattenne il fiato in attesa, nella speranza che potesse essere Lei. Doveva parlarle. Doveva spiegarle. Doveva fidarsi di lui. Rientrare a palazzo. Andare dal Re.

Un ragazzone robusto e corpulento alzò l’entrata della tenda ed entrò, in mano aveva una ciotola di legno, intarsiata sui bordi con un motivo ricorrente. Un intreccio di foglie. Le distinse nettamente quando il ragazzo si inginocchio davanti a lui e porse il contenitore per terra. All’interno uno strano miscuglio verdastro, foglie pestate insieme. Erbe medicinali suppose. Con una mano Jacob prese un pugno dell’unguento e lo depositò sopra alla ferita di Edward. Un urlo sfuggì dalla bocca dell’uomo ferito. Isabella tremò, dall’esterno della tenda, tremò e si fece abbracciare da Leah. La reazione era automatica, se lui soffriva, lei soffriva. C’era un collegamento tra loro ne era consapevole ma non riusciva a ricordare chi lui fosse. Un legame esisteva. Doveva aggrapparsi a questo e cercare di ricordare.

Edward svenne poco dopo a causa del dolore, a quel punto Jacob fece cenno a Seth di lasciare la tenda, a sua volta uscì e si ritrovò di fronte Isabella, visibilmente scossa, trattenuta dalle braccia di Leah. Fece cenno con la mano per indicarle che poteva entrare, Isabella si riscosse e corse all’interno delle tenda, per sincerarsi della salute dell’uomo. Non capiva più se stessa. Quella mattina era fuggita via, in preda ad un senso di sgomento, si sentiva estremamente confusa. E a confonderla era la sensazione che lui avesse il potere di calamitarla, di attrarla a se. Lei non riusciva a controllarsi. Il suo cuore sembrava impazzito.

Osservò l’interno della tenda, si auto-impose di non guardare subito il corpo dell’uomo. Vide il fuoco ardere, al centro della dimora, osservò le braci scoppiettare di vita, e le scintille sprigionare calore, si perse a guardare il fumo uscire dal foro centrale. “Isabella” sentì sussurrare. “Sei tornata”.

Si voltò di scatto verso l’uomo disteso, non per reale risposta al fatto che egli l’avesse chiamata, lei non sapeva il suo nome, ma perché sentiva per la prima volta la sua voce, se pur sussurrata. Un brivido lungo la schiena l’aveva percorsa, lentamente si avvicinò all’uomo. Si sedette con grazia ed eleganza sopra ad un tappeto intrecciato, e chiese all’uomo “Chi è Isabella?”.




Vi prego, non tiratemi i pomodori, so che li merito, ma la mia vena artistica va e viene a seconda dei momenti che vivo. Non sono una scrittrice, mi diletto in questo che considero un passatempo, ne più ne meno. Adoro leggere le storie pubblicate su EFP, mi aiutano spesso, mi rendono la vita leggera. Grazie a chi mi segue anche a distanza di mesi. Lo apprezzo. A presto. B.
  
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