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Autore: Lhea    15/11/2010    5 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXVII

Capitolo XXVII

 

 

 

 

Why is everything with you so complicated?
Why do you make it hard to love you-
While I ha---te it?
Cause if you really wanna be alone, I
Would throw my hands up cause baby I tried
But everything with you is so complicated,
Oh, why (Oh Why)?

I'mma stick around just a little while longer.
Just to make sure, that you're really sure, you like sleeping alone
I'mma stick around just a little while longer.
Just to make sure, that you're really sure, you like sleeping alone*

 

[ ComplicatedRihanna ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Rostov, Hotel Lady B.

 

Irina fissò la facciata dell’albergo davanti a lei senza in realtà vederla, il volante stretto sotto le dita. Aveva un sapore amaro in bocca, come se avesse ingoiato qualcosa di disgustoso, e sapeva a cosa era dovuto.

 

Non erano primi in classifica.

 

Dimitri non avrebbe dovuto fidarsi di lei. Non avrebbe dovuto lasciarle condurre l’ultima parte della gara… Se avesse guidato lui, molto probabilmente avrebbero messo molta più strada tra loro e la Ferrari, o almeno sarebbero riusciti a guadagnare qualche metro in più…

 

Diede un colpo secco al volante, arrabbiata. Era stata stupida e superficiale…

 

Il russo, di fianco a lei, si mosse appena, ricordandole che non era sola. Non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, perché si sentiva in colpa. Come sempre era stata una delusione…

 

<< Andiamo a vedere quanto abbiamo fatto >> disse solo lui.

 

Irina annuì e scese dalla Punto, e suo malgrado lo sguardo le cadde sulla Ferrari a pochi metri da lei. Nina aveva sul volto un ghigno soddisfatto, e la guardava come a dire: “Ti abbiamo fatto mangiare la polvere, Fenice”. La ignorò, seguendo Dimitri a testa bassa, e raggiunse il russo dalla barba scura che li aveva accolti alla partenza.

 

<< Cinque ore e quattro minuti >> disse loro l’uomo, controllando sulla sua cartelletta, << Per il momento siete secondi >>.

 

<< E noi, quanto abbiamo fatto? >> cinguettò Nina, che si era avvicinata subito, affiancata da Xander. Le rivolse un’occhiata strafottente, e Irina sentì la mano di qualcuno afferrarla per il braccio, come a trattenerla: era Dimitri. La tirò un po’ verso di sé, suscitando una strana occhiata da parte di Xander, e la spinse verso l’albergo. Riuscì però comunque a sentire la risposta alla domanda della russa, e la cosa non fece che farle affossare ancora di più l’umore.

 

<< Quattro ore e cinquantanove minuti. Siete primi >>.

 

Irina sospirò, e non cercò nemmeno di fare una faccia un minimo contenta quando vide che Dan stava venendo verso di loro, imbacuccato come lo avevano lasciato a Mosca. Non si chiese nemmeno come lui e tutti gli altri Referenti avessero fatto ad arrivare così velocemente all’albergo, tanto da essere sicuri di giungere prima dei concorrenti.

 

<< Vi ho visti arrivare! >> gridò, tutto eccitato, << E non sono stato l’unico… Bel duello, davvero! Come vi siete piazzati? >>.

 

Dimitri fece una faccia infastidita, ma rispose comunque: << Al momento siamo secondi, ma mancano ancora un sacco di partecipanti… Possiamo aspettare dentro, o dobbiamo stare fuori? >>.

 

Davanti alle loro facce piuttosto scure, l’italiano soppresse tutto il suo entusiasmo.

 

<< Ah… No, no, potete anche aspettare dentro. Ma l’auto va parcheggiata nel garage sotterraneo. Se andate nella hall, vi daranno le chiavi >>.

 

<< Bene >>.

 

Dimitri lasciò Irina dov’era e tornò qualche minuto dopo con le chiavi. Gliele lanciò e le fece cenno di andare a parcheggiare la macchina.

 

<< Ti aspetto di sopra, nelle camere >> disse, l’aria neutra, << La tua è la 45 >>.

 

Irina annuì, pregustando già una sgridata da parte sua. Risalì sulla Punto e scese nel garage dell’hotel, ampio e luminoso, dove c’era solo una macchina già parcheggiata. Vide brillare qualcosa alle sue spalle, e scoprì che si trattava della Ferrari di Xander.

 

Parcheggiò la Punto in un angolo, e non guardò verso la 599: non avrebbe sopportato un altro sguardo di trionfo da parte di Nina, non in quel momento. Poi si accorse che lei non c’era, che Xander era da solo… Incerta, per un momento pensò di raggiungerlo per parlare, ma poi si rese conto che forse non c’era niente da dire. Si voltò e fece per andarsene.

 

<< Aspetta… >>.

 

Xander l’aveva appena chiamata, e lei non riuscì a resistere alla tentazione di girarsi: da troppo tempo non sentiva la sua voce per essergli indifferente. Lo guardò, la mano appoggiata sulla porta della Ferrari, e le apparve incomprensibilmente lontano.

 

<< Bella gara… >> disse lei rapidamente, << Bella co-pilota… Bello tutto. Complimenti >>.

 

Non aveva voglia di parlare, non in quel momento. Voleva solo andarsene in camera sua, a pensare che la gara non era finita come voleva lei, e a cercare di capire perché si sentiva così male…

 

Fece per girarsi, ma Xander richiamò di nuovo la sua attenzione.

 

<< Senti, mi dispiace per come ci siamo lasciati l’altra volta… >> disse lui, << Ero un po’ confuso, nervoso… >>.

 

Irina si lasciò andare a una smorfia amara, e alla mente le tornò il dolore che aveva provato quel giorno, quando qualcosa le era diventato chiaro nella testa…

 

<< Era lei, immagino, a confonderti… >> disse, facendo un cenno verso il sopra, dove sicuramente Nina stava già tentando di sedurre qualcun altro, o forse lo stava aspettando per mettere le sue mani curate su di lui…

 

<< Nina non c’entra >> ribatté Xander, seccato, << Le cose tra noi andavano male già prima >>.

 

“La difende… Perfetto. Cos’altro devo sopportare, prima di arrabbiarmi per davvero?”.

 

<< Già… >> fece lei, sempre più amareggiata, << Ti avevo detto che avrei voluto saperlo, se tu fossi dovuto andare con un’altra… >>.

 

<< Non è successo nulla tra noi >> si affrettò a dire Xander, ma qualcosa trasparì dalla sua voce, come una nota di insicurezza, << Niente di quanto tu possa pensare >>.

 

Irina fece un passo avanti, anche se la distanza tra loro, fisica e mentale, rimase la stessa.

 

<< Non prendermi in giro, Xander >> disse, arrabbiata, incrociando le braccia, << Non sono stupida né ingenua. Anche se tra voi non è successo niente, è da quando la conosci che mi tratti con distacco… Mi hai trattato come una bambina, fino ad ora; invece, da quel che vedo, di lei ti fidi molto di più >>.

 

Gli occhi di Xander lampeggiarono. Si era innervosito, molto probabilmente perché lei aveva toccato il tasto “giusto”…

 

<< Non c’entra come la tratto >> ribatté freddamente, << E comunque ha dimostrato di essere brava al volante… Anche tu hai fatto guidare Dimitri >>.

 

Irina scosse il capo: non capiva. Non capiva che si era resa conto che lui trattava tutte come donne, e lei come bambina. Non capiva che forse lei aveva intuito che ormai fosse stanco di farle da baby-sitter, che lei voleva essere trattata da adulta proprio per quello… Ma lui non avrebbe mai smesso di considerarla la principessa indifesa da salvare. E lui molto probabilmente non aveva più voglia di fare il cavaliere.

 

<< Non mi sarebbe venuto nulla da pensare, se non ti avessi visto arrivare con lei >> disse, tranquilla, ma con una profonda tristezza addosso, << Ma quando vi ho visti insieme, credo di aver capito >>.

 

<< Capito cosa? >> ringhiò Xander, rimanendo sempre vicino alla Ferrari, come se gradisse di più la presenza dell’auto, che la sua.

 

Irina sospirò. Ormai tutti i suoi sospetti si erano addensati in un unico grande pensiero, scuro, pesante, ma sempre più convincente.

 

<< Che forse… Che forse non sono più la ragazza che fa per te >> disse lei.

 

Le parole caddero nel vuoto, pesantissime, stranamente distanti, esattamente come la sensazione che aveva lei dentro il cuore. Vuoto, freddo, triste.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi qualcuno corse giù dalle scale che portavano di sopra, costringendoli a voltarsi verso la fonte del rumore.

 

<< Xander? Perché ci stai mettendo così tanto? >>.

 

Nina sbucò dalla tromba delle scale in una nuvola di profumo, e Irina si fece da parte per farla passare, visto che non sembrava averla nemmeno notata. La guardò dirigersi verso Xander con l’incedere di una sinuosa gatta, e la lasciò prendere possesso della spalla del suo fidanzato senza dire una parola.

 

<< Stavo… Stavo scambiando quattro chiacchere >> disse lui, confuso per l’intrusione.

 

“Guardalo, fa il santarellino…”.

 

Nina si girò verso di lei, gli occhi azzurri pervasi di vera e propria perfidia, senza però togliere niente alla sua bellezza mozzafiato, a quella perfezione che sembrava sempre più fatta per unirsi a quella di Xander… Era una stronza, eppure quel viso le avrebbe sempre fatto perdonare qualsiasi cosa.

 

<< Oh, sì, molto brava la famosa Fenice >> disse Nina, ma non c’era niente di amichevole nella sua voce argentina, << Peccato che non sia arrivata prima… Sarebbe stato un bel risultato per una ragazzina >>.

 

Irina sentì montare addosso una rabbia assurda a sentirsi definita “ragazzina” da lei, ma qualcosa la fece rimanere ferma dov’era. Aveva ancora abbastanza dignità per non abbassarsi al livello di quella russa solo perché Xander sembrava preferire la sua nuova co-pilota.

 

<< Scusate, vi lascio il garage solo per voi. Avrete bisogno di stare insieme, immagino >> disse con un sorriso falso, e se ne andò, risalendo rapidamente le scale, due gradini per volta, per mettere più distanza possibile tra lei e quella coppia che ormai aveva l’aria di essere molto affiata.

 

Raggiunse la stanza 45 e ci entrò dentro, sbattendosi la porta alle spalle. Non si guardò nemmeno intorno per capire come fosse fatta, e si sedette direttamente sul letto, il fiato corto, il cuore che batteva a mille.

 

Due grosse lacrime le colarono sulle guance, bruciandole la pelle come se fossero incandescenti. Sentì un singhiozzo nascerle in gola, ma riuscì a reprimerlo prima che uscisse fuori, ingoiando tutta la rabbia che aveva dentro.

 

Non lo stava perdendo… Lo aveva già perso.

 

Xander ormai si era stufato di lei; si era stancato di recitare la parte dell’uomo che sta con la ragazzina, proprio come l’aveva definita Nina. Sì, non era molto più che una ragazzina, in fondo. Nina era una donna vera, più grande, più bella, più furba di lei. Sicuramente più vissuta.

 

Mai come in quel momento i cinque anni di differenza che correvano tra lei e Xander si fecero sentire. Non erano molti, ma abbastanza per farli sembrare due persone diverse, appartenenti a due generazioni diverse. Lei quella che si era appena affacciata alla vita vera; lui quello che ne aveva già viste tante…

 

Per quello la trattava come una bambina, come una sciocca a cui si doveva sempre fare attenzione… Per due anni si era imposto quella sorta di compito, ma ora iniziava a stufarsi.

 

“Avrei dovuto immaginare che le cose potessero andare così…”.

 

No, non avrebbe potuto immaginarlo. Quando la loro storia era cominciata, le era sembrato tutto perfetto, tutto fantastico… Xander l’aveva tirata fuori dai guai, le era rimasto accanto, le aveva dato tutto l’amore di cui aveva sentito il bisogno… Perché le cose sarebbero dovute cambiare?

 

“Perché lui si è creato una prigione da solo… Pur di non ferirmi, mi ha creato una campana di vetro, mi ci ha chiuso dentro e si è messo a fare la guardia. Scegliendo di prendere parte a questa missione, gli ho fatto un torto, gli ho dimostrato di essere un’ingrata”.

 

Ma non poteva certo rimanere chiusa per sempre dietro quegli alti muri che lui aveva creato… Prima o poi avrebbe dovuto uscire, e forse era successo prima del previsto…

 

Sentì bussare alla porta, e sperò non si trattasse di Xander. Andò ad aprire, asciugandosi rapidamente gli occhi, e lasciò che Dimitri entrasse nella sua camera. Le tornò in mente l’esito della gara, e il fastidio andò a sommarsi a quello che provava già. Tenne il volto basso, in modo che non vedesse la sua espressione sofferente.

 

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi lei disse: << E’ andata male >>.

 

Dimitri la guardò, impassibile. Solo per via di un guizzo nei suoi occhi, lei capì che si era accorto che aveva pianto.

 

<< Non è un problema >> ribatté, neutro.

 

<< Devono arrivare ancora diversi piloti >> disse lei, sapendo che non era come diceva lui, << Sicuramente scenderemo nella classifica… Avresti dovuto guidare tu >>.

 

Dimitri ridusse gli occhi a fessure, il volto dai tratti affilati che si fece minaccioso.

 

<< Abbiamo ancora due gare davanti, e questa non è di sicuro la più importante >> ribatté, << Non ha importanza come ci siamo piazzati: possiamo comunque rifarci domani >>.

 

Aveva parlato con tanta irruenza che la sua, più che rassicurazione, sembrava rabbia. Irina si passò una mano sul volto, sospirando.

 

<< Già… >> mormorò.

 

Sentì Dimitri muoversi, così alzò lo sguardo, per trovarlo di fianco alla finestra, a fissare fuori, forse l’arrivo degli ultimi piloti.

 

<< Hai parlato con Went? >> chiese.

 

<< Sì >>.

 

<< E cosa ti ha detto? >>.

 

Irina scosse il capo. << Niente che riguardasse la missione >> rispose a voce bassa.

 

Dimitri si voltò a guardarla, e lei abbassò gli occhi. Non aveva voglia di parlarne, perché le veniva solo da piangere. Meglio lasciar stare le cose così com’erano, per il momento. Forse a mente fredda avrebbe capito di aver esagerato, sarebbe riuscita a trovare una spiegazione a quel vuoto che si sentiva addosso…

 

<< Vado a farmi una doccia >> disse Dimitri, avviandosi verso la porta, << Stasera vedremo come ci saremo piazzati >>.

 

Irina annuì e lo guardò uscire, tranquillo, impassibile come al solito. Forse la sua idea non era male: fare una doccia magari le avrebbe tolto quella sensazione di freddo che aveva addosso, scaldandole almeno un po’ il corpo, se non il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 19.00 – Mosca, Gulad Pub

 

William si gettò un’occhiata intorno appena mise piede nel locale, e in effetti si accorse che era un posto molto tranquillo, lontano dal genere di posti che di solito frequentava lui. Era una taverna in vecchio stile, con un bancone di legno e sgabelli dall’aria vissuta, molte bottiglie di liquori appese alle pareti e lampade verdi che gettavano una luce soffusa nell’ambiente. Un tizio in un angolo suonava una canzone tranquilla al piano, accompagnandola con la sua voce.

 

C’erano solo un paio di signori dall’aria normale, gente che doveva essere venuta a bersi una birra dopo una giornata di lavoro. Non lo degnarono più di tanto di attenzione, così raggiunse l’oste, un tipo anziano dalla barba bianca, e si presentò.

 

<< Sono William Challagher >> disse, a bassa voce, sperando che capisse l’inglese, << Sto cercando Ivanof Zarevic >>.

 

L’uomo fece quasi finta di non aver sentito, ma gli gettò un’occhiata di sottecchi. Controllò che i due tizi poco lontano non lo stessero ascoltando, e continuò a pulire il bicchiere che aveva in mano.

 

<< Perché lo cerchi? >> chiese alla fine, sempre a voce molto bassa.

 

<< E’ un mio vecchio amico, e ho bisogno di una mano >> rispose William, tenendo il tono a filo del sussurro. Chiaramente, nonostante fosse un posto tranquillo, bisognava mantenere una certa discrezione…

 

L’oste prese un bicchiere pulito e lo riempì di una birra scura e densa, come a darsi il tempo di pensare a cosa dire. Glielo mise davanti, poi mormorò: << Ivanof Zarevic è morto un anno e mezzo fa >>.

 

William guardò l’uomo, e capì perché il russo non aveva risposto al telefono. Morto? Come poteva essere morto? Era un uomo di quarant’anni, pieno di soldi, auto, e guardie del corpo… Oltretutto, era anche la Lince.

 

<< Come è successo? >> chiese.

 

L’oste sospirò.

 

<< Lo hanno ucciso in un agguato >> rispose, << Doveva essere venuto a conoscenza di qualcosa di cui non doveva sapere… Lo hanno fatto fuori con un colpo in testa >>.

 

William bevve un sorso di birra, scuotendo il capo. Un altro che era stato tradito… Ormai era una cosa comune. Non che gli dispiacesse, non c’era affetto tra la gente come loro, ma le implicazioni di quella morte erano importanti, almeno per lui. Si delineava un nuovo problema: Ivanof Zarevic era stato la Lince… Ora chi lo era? Era stato sostituito, oppure non esisteva più quella figura paragonabile alla sua?

 

<< Conosci qualcuno che era in contatto con lui? >> chiese, << Con cui possa parlare? Arrivo da lontano e ho bisogno di una mano… >>.

 

Il vecchio prese un foglietto e ci scrisse qualcosa sopra.

 

<< Recati in questo posto >> disse, << Domani, verso mezzogiorno. Troverai qualcuno con cui parlare… Digli che ti mando io, se vuoi, anche se non ti garantisco che ti faranno entrare. Dovresti trovare qualche suo parente. Forse loro possono aiutarti >>.

 

William prese il foglietto, poi tirò fuori una banconota per pagare. L’uomo scosse il capo.

 

<< Offro io >> disse, << Però sappi che ti stai infilando in qualcosa di molto pericoloso. Forse Ivanof non era veramente quello che credi tu >>.

 

<< Ho intenzione di scoprirlo >> ribatté William, poi guadagnò l’uscita del locale.

 

Risalì sulla Bugatti, parcheggiata nella penombra di un palazzo, e guardò l’indirizzo scritto sul foglietto: indicava una via nel quartiere Lyubertsy di Mosca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 21.00 – Rostov, Hotel Lady B.

 

Irina chiuse la porta della sua stanza, gettando una rapida occhiata al corridoio deserto. Da quando era arrivata, non era uscita dalla sua camera: non aveva voglia di vedere nessuno, né tantomeno “l’amica” di Xander. Si era lavata e si era cambiata, indossando i suoi jeans preferiti, e si era messa un velo di trucco sugli occhi… Non sapeva se lo faceva per tirarsi su il morale, oppure per non essere da meno di Nina, il cui make up aveva retto a una gara di ottocento chilometri. Ma dubitava le servissero dei cosmetici per essere bella.

 

Ci aveva pensato un po’ su, cercando di dirsi che in fondo Xander non era il tipo da scappatelle, che l’amava sempre come il primo giorno… Poi si era resa conto che alla fine non sapeva niente di quello che aveva fatto in missione, che visto come stavano andando le cose, poteva averle benissimo nascosto qualcosa…

 

Poi aveva lasciato perdere. Lui molto probabilmente non ci stava male come lei… Forse non si rimproverava nemmeno nulla, come invece faceva lei. L’aveva trascurato? Si era comportata da stupida?

 

Per distrarsi aveva telefonato a McDonall per fargli sapere come stava andando la gara, ricevendo comunque le sue rassicurazioni riguardo all’esito, le stesse di Dimitri. Al posto di sentirsi meglio, però, aveva avuto la sensazione di essere la stupida della situazione…

 

Si mise la chiave in tasca e guardò la porta della camera di Dimitri, indecisa se chiamarlo o meno. I Referenti dovevano aver appeso la classifica definitiva nella hall dell’albergo, e voleva vedere come era andata alla fine…

 

Magari era già di sotto. Si voltò e percorse il corridoio a testa bassa, sperando di non incontrare nessuno. Non sapeva nemmeno in quale stanza fosse Xander, ma sicuramente era vicino a Nina…

 

Una volta di sotto, si diresse defilata verso la hall, trovandola vuota. Gli esiti definitivi dovevano essere già stati messi da un po’, quindi molti dovevano essere già al corrente di come era andata…

 

Individuò il foglio appeso in bacheca, e si avvicinò con cautela, pronta a una brutta sorpresa.

 

 

1° posto: 4h 59’ 34’’ Mark Dowson, Nina Kraracova, Ferrari 599

2° posto: 5h 03’ 56’’ Vladimir Buinov, Cyril Ehagarin, Subaru Impreza

3° posto: 5h 04’ 21’’ Irina Dwight, Dimitri Goryalef, Fiat Grande Punto

 

 

<< Bé, pensavo che sarebbe andata peggio… >> disse qualcuno alle sue spalle, apparentemente divertito.

 

Irina non si voltò nemmeno, riconoscendo subito la voce di Dimitri. Continuò a scorrere il foglio con lo sguardo, leggendo i vari tempi e i piloti. In effetti, anche lei aveva temuto che potessero ritrovarsi più in basso, invece erano terzi. C’era un ampio margine per rimontare.

 

, Nina sarà contenta… Sono primi” fu però il suo primo pensiero.

 

<< Vladimir è secondo >> disse lei, a bassa voce, sentendo rimbombare stranamente la sua voce nella hall deserta, << E’ bravo… Però mi pare che si stia tenendo a distanza da noi, o sbaglio? Non l’ho ancora visto… >>.

 

Si voltò a guardare Dimitri, e notò che si era accorto che quella sera era leggermente più curata del solito. Sembrò fare un sorrisetto divertito, ma riuscì a mascherarlo prima che Irina si sentisse presa in giro, e tornò a fissare il foglio appeso.

 

<< Non era oggi che dovevamo temerlo >> rispose, << Sarà nelle prossime due gare che dovremo guardarci da lui… Fa attenzione, se lo incontri mentre sei da sola >>.

 

Quell’avvertimento prese Irina alla sprovvista. Dimitri era serio, imperscrutabile come al solito, ma non le aveva mai riservato un’attenzione del genere… O forse ormai la conosceva abbastanza bene da sapere che era in grado di cacciarsi nei guai in qualsiasi situazione, anche la più tranquilla.

 

Accennò un sorriso, e disse, per sdrammatizzare: << Non penso possa essere più pericoloso di Nina >>.

 

Gli occhi di Dimitri brillarono per il divertimento. << No, forse no >> sussurrò. Poi le fece un cenno verso la sala da pranzo. << Servono la cena, a quest’ora… Andiamo? >>.

 

Irina fece cenno di no con la testa, trovando qualcosa di leggermente diverso, nel Mastino, che la metteva a disagio. << Veramente non ho fame… >>.

 

Dimitri sembrò trattenersi dal fare un gesto di esasperazione.

 

<< Non è in questo modo che risolverai la situazione, a qualunque tu voglia riferirti >> disse, secco, << Muoviti. Domani ti ricordo che devi percorrere mille chilometri, e non puoi permetterti di stare male >>.

 

La afferrò un per un braccio e la trascinò verso la sala da pranzo, senza aggiungere altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander mandò giù il boccone di carne con una certa fatica, perché alla vista di Irina, tenuta ben stretta per un braccio da Dimitri, appena entrata nella sala, il cibo sembrava essere diventato improvvisamente gommoso. Il suo sguardo rimase incollato a quella mano fino a che Irina e Dimitri non presero posto a un tavolo dalla parte opposta della stanza, poi passò sulla faccia di lei, e riconobbe subito lo stesso tipo di trucco che si faceva quando usciva con lui…

 

C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel fatto a qual tavolo ci fosse Dimitri: non era lui che doveva stare lì… Di solito, quello era il suo posto.

 

E la prima cosa che gli venne da chiedersi fu: perché?

 

Perché Irina lo aveva trattato così freddamente, perché sembrava trovarsi così bene a quel tavolo, con quel russo di ghiaccio? Perché non lo aveva chiamato, quando si erano lasciati dopo aver litigato? Perché improvvisamente sembrava diversa, troppo diversa?

 

Vide il cameriere servire loro da bere, mentre aspettavano da mangiare, e notò che Irina aveva quell’aria leggermente imbarazzata e spaesata che aveva avuto le prime volte che era uscito con lui… Però sembrava anche a suo agio, guardava Dimitri dritto in faccia, come se si fidasse di lui… Come se ci fosse qualcosa…

 

<< Credevo che la tua… ragazza fosse un tantino più, come dire, bella? >>.

 

Xander si voltò di scatto verso Nina, seduta al suo stesso tavolo, che mangiava con poco interesse la sua insalata, un vago sorrisetto sulle labbra. Non lo guardava nemmeno, come se la cosa fosse di poca importanza… Come se non si fosse accorta del suo stupore di fronte al fatto che sapesse chi fosse Irina.

 

<< Non chiedermi come faccio a saperlo >> aggiunse, tranquilla, << Non mi sfuggono queste cose… Da come la stavi guardando, capisco che non ti aspettavi una mossa del genere da lei >>.

 

Alzò lo sguardo, e Xander rimase in silenzio. Non era importante che Nina sapesse che conosceva Irina, l’importante era che non sapesse altro di lui. Anzi, forse in quel modo contribuiva a rendere la sua posizione più credibile… Irina recitava la parte di una pilota clandestina, come lui.

 

<< Se devo essere sincera, è insignificante >> disse Nina, sempre molto pacata, la forchetta in mano, << Davvero, credevo che uno come avesse una donna degna di questo nome… Quella non è una donna, è una ragazzina >>.

 

Xander tornò a guardare Irina, ma non vide l’insignificanza di cui parlava Nina. Forse non era bella quanto lei, ma era comunque attraente. Aveva quel non so che che in qualche modo la faceva guardare…

 

<< Così è una pilota clandestina anche lei… >> continuò Nina, di fronte al suo silenzio, << Ma non era la tipa di Challagher? >>.

 

Questa volta Xander fu costretto a parlare, e sperò che la sua scusa reggesse: << Challagher è in prigione… Ci siamo conosciuti quando è stato arrestato >>.

 

Nina sorrise. << Ah, capisco. Nel frattempo si diverte con te… E con Dimitri >>.

 

Xander fece una smorfia di disgusto, al pensiero. E si accorse che Nina sembrava altrettanto infastidita, come se Irina fosse entrata in un territorio che in qualche modo riteneva suo…

 

<< Non sapevo conoscessi Dimitri Goryalef >> disse lui, per sondare il terreno.

 

Nina benne un sorso di vino dal suo calice e gli rivolse un’occhiata, la cascata di capelli biondi che si muoveva morbida.

 

<< Ci conosciamo da molti anni, da quando sono entrata nel giro delle corse >> rispose, << E’ uno dei primi che ho conosciuto… Sai, ha una certa fama, dalle nostre parti >>.

 

<< Cosa vuoi dire? >>.

 

<< Pare che sia l’unica persona che non abbia nulla da temere dalla Lince >> spiegò Nina, e sembrava compiaciuta, << Ha fatto fuori talmente tanta gente che lo lasciano in pace e gli fanno fare quello che vuole >>.

 

Xander si trattenne dal voltarsi completamente e andare incontro a Irina: che diavolo voleva dire, quello? Dimitri era peggio del Mastino che aveva fatto parte della Black List?

 

<< E perché ha ammazzato un sacco di gente? >> chiese a denti stretti.

 

Nina fece un sorrisetto.

 

<< Oh, una faida familiare. Lui e i suoi parenti avevano dei conti in sospeso con la famiglia di quello lì, lo vedi? Seduto al tavolo centrale… Vladimir Buinov, si chiama >>.

 

Xander gettò un’occhiata dove indicava, individuando il pilota della Subaru Impreza nera, con il collo sfregiato da una cicatrice. Stava mangiando insieme a un altro russo dalla barba rossiccia.

 

Quella era un’altra cosa che Irina non gli aveva detto… Ma bene, faceva tutta la santarellina, e poi era la prima a nascondergli le cose…

 

<< Vedi con che gente si accompagna, la tua ragazza? >> fece Nina, divertita, << E tu continui a preoccuparti… Quella sarà andata a letto con Dimitri un’infinità di volte, mentre tu continui a pensare a lei >>.

 

Gli occhi di Xander lampeggiarono.

 

<< Questo non puoi saperlo >> disse, a bassa voce, << Non la conosci… >>.

 

<< Non conosco lei, ma conosco Dimitri >> ribatté Nina, tranquilla, << E Dimitri non tocca mai una ragazza con cui non è andato a letto… >>.

 

Il pensiero di Xander corse all’ingresso del russo, che teneva Irina per un braccio, e sentì la rabbia montare… Forse quello che diceva Nina non rispecchiava la realtà, ma qualcosa gli diceva che un fondo di verità poteva esserci…

 

Si costrinse a stare calmo, e colse l’occhiata che Nina aveva appena rivolto a Dimitri: si rese conto che guardava il Mastino non come preda, ma come… come qualcuno che la attirava profondamente, che bramava, ma che non aveva il coraggio di avvicinare…

 

Poi capì. Nina era decisamente gelosa di Irina, qualsiasi fosse la ragione. Parlava da rivale, e sicuramente stava cercando di far apparire Irina diversa da quella che era…

 

Fece un sorrisetto, ma non disse niente. Anche se Nina era di parte, c’erano comunque delle cose che andavano chiarite, ed era meglio farlo il prima possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina colse l’occhiata di Xander, e capì che molto probabilmente le voleva parlare. Come, dove e quando, non lo sapeva… Non si soffermò ancora su di lui, perché la presenza di Nina era troppo ingombrante nel suo campo visivo per farle continuare a prestare la sua attenzione dalle loro parti…

 

Venne distratta dal fatto che Vladimir, seduto poco lontano da lì, stava parlando con Konstantin, e improvvisamente si era voltato a guardarla. Il giovane Referente si teneva la mano con la cicatrice, e comprese che doveva appena avergli raccontato l’accaduto… Cercò gli occhi di Dimitri nella speranza di avere rassicurazioni, ma lo vide con le sopracciglia aggrottate, decisamente ombroso.

 

“Aria di guai…”.

 

<< Se non hai intenzione di finire di mangiare, direi di andarcene >> disse Dimitri.

 

Irina guardò il suo piatto ancora mezzo pieno, ma annuì. Si alzò e seguì il russo fuori dalla sala, in direzione delle camere.

 

<< Aspettate! >>.

 

Irina si voltò di scatto: Dan correva verso di loro, anche lui appena uscito dalla sala da pranzo. Forse non lo aveva notato, presa com’era dai suoi pensieri.

 

<< Che succede? >> chiese lei, preoccupata.

 

Dan inchiodò, ma sorrise. << Niente. Volevo solo farvi i complimenti per il terzo posto >> disse, << Niente male, per essere la prima volta che partecipi >>.

 

Irina capì che si trattava solo di innocenti chiacchere, così sorrise a sua volta, sforzandosi di apparire serena. Dimitri però le gettò un’occhiata e disse: << Vado in camera. Devo fare una telefonata >>.

 

Mentre il russo spariva nell’ascensore, Irina tornò a guardare Dan.

 

<< Sì, in effetti pensavo peggio. E’ stata una gara combattuta >>.

 

L’italiano ghignò. << Ti sei fatta una nemica… >> disse.

 

<< Ti riferisci a Nina? >> domandò Irina, improvvisamente rigida. << Bé, non capisco perché ce l’abbia con me… Non ci eravamo mai viste, prima di oggi >>.

 

Dan fece un movimento con la testa, come se gongolasse.

 

<< E’ gelosa di te >> disse, << Perché stai con Dimitri, e perché ti fa da co-pilota. Lui è l’unico uomo che non è caduto nelle sue trappole, e per questo lei lo ama alla follia… Lo sanno tutti, ma Dimitri non l’ha mai nemmeno filata >>.

 

<< Oh… >>. Irina guardò Dan, stupita, << Davvero? Non lo sapevo… Ma mi sembra strano: lei è così bella, figuriamoci se Dimitri non ci stava… >>.

 

Dan ridacchiò. << Infatti gli hanno dato tutti del pazzo, ma lui la detesta >> disse, << Una volta si è fatta trovare nella sua stanza d’albergo completamente nuda, sperando che almeno così cedesse… Sai che ha fatto Dimitri? Ha chiamato la sicurezza e l’ha fatta portare di sotto, l’ha fatta vestire da donna delle pulizie e l’ha rimandata a casa… Chi c’era ha riso per una settimana, dopo avergli dato del mezzo gay. Da quella volta Nina ha cessato ogni approccio “pesante”, ma continua a piacergli >>.

 

<< Ma… Ma perché la odia? >> chiese Irina, senza riuscire a immaginare la scena appena raccontata dall’italiano: in effetti, doveva essere stato piuttosto umiliante per Nina, ma molto comico per gli altri…

 

<< Non lo so >> rispose Dan, con una scrollata di spalle, << Forse sono quelle cose che vanno a pelle, non ne ho idea. So solo che proprio non la può vedere, altrimenti starebbero assieme già da un bel po’… >>.

 

Irina trovò la notizia alquanto singolare: Dimitri poteva avere a disposizione una delle più belle ragazze in circolazione, e non la filava nemmeno di striscio, anzi, sembrava odiarla dal profondo. Bé, però aveva fatto in fretta a trovare un degno sostituto, e Xander non sembrava poi tanto contrario…

 

Scosse il capo per evitare di arrabbiarsi ancora, e sentì il cellulare vibrare nella tasca. Lo tirò rapidamente fuori, trovando un messaggio di Xander, il cui nome non compariva da diverso tempo su quel display…

 

“Se riesci a non farti scoprire, raggiungimi nella mia stanza… 5° piano, numero 77”.

 

Rimise il telefono in tasca e disse: << Devo andare… Domani mattina a che ora ci dobbiamo trovare per la gara? >>.

 

<< Vi faremo sapere tutto entro stasera >> rispose Dan, << Vi avvertiremo personalmente uno per uno >>.

 

<< Ok, allora a dopo >>.

 

Si defilò rapidamente verso l’ascensore, entro dentro e schiacciò il tasto del quinto piano; un piede però si infilò nella porta prima che si chiudesse, e Vladimir Buinov, la cicatrice tirata sul collo, fece irruzione dentro, fissandola con un sorriso sornione e mezzo storto.

 

<< Buonasera Fenice >> disse, << Vado al quarto… >>.

 

Premette il pulsante, e Irina fece finta di non averlo nemmeno visto: incrociò le braccia e iniziò a fissare la lucina che indicava il piano. Ricordò l’avvertimento di Dimitri, ma sperò che un ascensore non potesse rivelarsi così pericoloso da metterla in una situazione poco carina…

 

<< Scopro con piacere che la tua presenza da queste parti rende la vita difficile a qualcuno… >> iniziò Vladimir, la voce metallica che le fece drizzare i capelli, << E non intendo in termini di gare… >>.

 

Irina gli rivolse un’occhiata fulminante, ma sentì l’inquietudine crescerle addosso: per caso si riferiva a Xander? Che sapesse qualcosa?

 

<< La mia presenza rende sempre difficile la vita a qualcuno… >> commentò, enigmatica, << Non vado tanto per il sottile, quando è ora… >>.

 

Vladimir ridacchiò. << Infatti ho parlato con Konstantin… Non è molto contento di quello che è successo >>.

 

<< Non credo che siano affari che ti riguardano >> ribatté Irina.

 

L’ascensore si fermò, e Vladimir la guardò dritta in faccia, un finto sorriso che sapeva di minaccia.

 

<< Invece potrebbe tornarmi utile, questa cosa… >> commentò, uscendo dall’ascensore, << Riferisci questo per me a Dimitri: forse so come prenderlo, questa volta. A meno che si sia dimenticato quello che è successo a sua sorella… >>.

 

Vladimir sparì per il corridoio, e Irina schiacciò velocemente il pulsante del quinto piano, il cuore che improvvisamente le batteva follemente nel petto. Quella frase aveva un che di agghiacciante, anche se non l’aveva capita appieno… Dimitri non aveva certo dimenticato quello che era accaduto a sua sorella, e Vladimir lo sapeva…

 

L’ascensore si fermò di nuovo, e lei controllò che nel corridoio non ci fosse nessuno. Raggiunse in fretta la porta della stanza 77, bussò e si infilò dentro.

 

Trovò Xander con un’espressione scocciata sul volto, e la cosa non contribuì a tranquillizzarla. Si guardarono un momento in faccia, poi lei disse, a bassa voce: << Cosa c’è? >>.

 

<< Hai controllato che…? >>.

 

<< Sì, non mi ha seguito nessuno >> concluse per lui Irina, alzando gli occhi al cielo, esasperata, << Non sono così incompetente…>>.

 

Xander assunse un’aria poco divertita.

 

<< Ho sentito quello che è successo con quel Konstantin… >> iniziò, facendo un cenno con la testa indicando chissà dove, << Non sapevo fosse un Referente, né che Dimitri gli avesse trafitto una mano con un coltello. Non me lo avevi detto >>.

 

<< Abbiamo già discusso di questo >> rispose freddamente Irina, stufa di quella storia, << Non ho voglia di sorbirmi la tua ramanzina, perciò se è questo di cui volevi parlarmi, preferisco andarmene >>.

 

Forse il suo atteggiamento fu eccessivamente distaccato, ma era nervosa, e non era disposta a stare ad ascoltare qualcuno che sicuramente l’avrebbe fatta arrabbiare ancora di più. Si voltò, ma sentì Xander fare un passo avanti.

 

<< Davvero non te ne frega niente di quello che penso? >>.

 

Irina si voltò, incontrando gli occhi gelidi di Xander. Era furioso quanto lei, ma il suo orgoglio gli impediva di capire…

 

<< Sì >> rispose lei, << Non mi interessa, perché so già che mi dirai che mi sto comportando come una bambina, che sono una sciocca, che mi caccerò nei guai… Sono tutte cose che mi hai già detto, e a cui io ti ho dato una spiegazione che tu non vuoi capire. Forse è meglio se non ne discutiamo più, altrimenti peggioreremo solo le cose >>.

 

Vide l’espressione di Xander trasformarsi in incredulità.

 

<< Da quando valgo così poco per te? >> fu la sua domanda.

 

<< Non vali poco per me, ma mi sono accorta che forse sono io che non valgo abbastanza per te >> rispose amaramente Irina, << E ho capito dove sta il problema tra noi >>.

 

<< Non c’è nessun problema, sei tu che… >> iniziò Xander, ma Irina lo interruppe.

 

<< Non darmi la colpa di tutto >> sibilò lei, << Non sono solo io il problema, e tu lo sai. Non sono più quella che conoscevi, quella di cui ti sei innamorato… Eri contento finché facevo la bambola. Non pensavi che potessi ritornare a correre e riuscirci, vero? >>.

 

Xander rimase in silenzio, come se non avesse capito quello che aveva appena detto.

 

<< Rispondi >> disse lei.

 

Xander scosse il capo. << Non credevo che potessi volere una cosa del genere per davvero… >>.

 

Irina fece una smorfia amareggiata. Lo sapeva che ci aveva visto giusto, e ormai voleva solo sapere tutta la verità.

 

<< Continui a vedermi come una bambina da salvare, ma non lo sono… Xander, dimmi la verità: tu mi ami ancora? >>.

 

Lo guardò dritto in quegli occhi azzurri che l’avevano stregata e continuavano a rimanere per lei i più belli del mondo, e si accorse che nonostante tutto lei lo amava ancora, anche se si stava comportando in quel modo che la feriva. Ma lui, invece che sostenere quello sguardo, per la prima volta, smise di guardarla.

 

Irina capì. Capì che forse Xander non provava davvero più quello che sentiva lei, che il loro rapporto era diventato un peso, che non l’aveva mai lasciata perché non aveva il coraggio di farlo… Si comportava così perché le voleva bene, ma non l’amava più. Erano troppo distanti l’uno dall’altro, e forse Nina gli aveva fatto capire cosa voleva davvero…

 

Fece un sorriso triste di fronte al silenzio di Xander, sapendo di averlo messo in qualche modo alle strette; ma ormai, era meglio chiarire tutto e definitivamente, per evitare di trascinarsi dietro quella crisi che non voleva passare, e che poteva portarli a odiarsi.

 

<< Non sono più quello che vuoi tu >> disse a bassa voce, << Mi dispiace, ma tu non me lo avresti mai detto, vero? >>.

 

Xander sembrava completamente senza parole, per la prima volta nella sua vita non sapeva che fare né che dire. Ma il fatto che non si arrabbiasse significava molto…

 

<< Irina, io non ci capisco più niente… >> disse, << Non capisco davvero cosa ti stia passando per la testa… Mi stai mentendo in continuazione… >>.

 

Irina si irritò.

 

<< Non ti ho mentito >> ribatté, << Semplicemente non ti ho detto delle cose, sapendo benissimo cosa avresti detto… Lo stesso hai fatto tu, mi sembra >>.

 

Si riferiva a Nina, che forse in quel momento era nell’altra stanza e stava cercando di ascoltare cosa si dicevano… Quella che sembrava fatta apposta per Xander, sbucata da chissà dove per gettare ancora di più nello scompiglio il loro rapporto cigolante…

 

Lui sembrò arrabbiarsi. << Quello di cui non ti ho parlato io non era così grave come quello che non mi hai detto tu >> disse, << Dimitri ha dei conti in sospeso con quel Buinov, ha ammazzato un sacco di gente e scopro che è pericoloso quanto Challagher… In più, fa il pazzo andando in giro a piantare coltelli nelle mani della gente, con te che gli dai corda… Questo non ti sembra grave? >>.

 

<< Tu non conosci la sua storia >> ribatté lei, << Non puoi giudicarlo. Io so cosa è successo, e so che Dimitri non è pericoloso… Anzi, si è dimostrato migliore di te, se proprio lo vuoi sapere >>.

 

Era un colpo basso e del tutto gratuito, e Xander andò su tutte le furie.

 

<< Già, ormai fate coppia fissa; scusa se mi permetto di dire qualcosa su di lui >> ringhiò, << Sarà stando con lui che hai preso questa brutta piega… Non avrei mai dovuto permettergli di venire qui… >>.

 

Irina spalancò gli occhi. “Hai preso questa brutta piega?” ma cos’era, suo padre, per caso? Voleva farle la morale?

 

<< Dimitri non centra niente >> disse, arrabbiata, << Non lo mettere in mezzo, solo perché non sei più capace a tenermi sotto la tua campana di vetro… Se sono un problema per te, prenditela con me >>.

 

<< Tanto non capisci >> ribatté lui, << Ormai ragioni come una di loro… Sei diventata davvero una pilota clandestina… E io continuo a cercare di non farti accadere nulla… >>.

 

Irina comprese tutta la portata di quella frase: era un peso, un peso enorme per lui. Una corda, una catena, qualcosa che lo teneva legato a una persona per la quale non provava più nulla…

 

In un attimo, capì che c’era un’unica soluzione per porre fine a quella cosa. E le venne da piangere, perché non era così che voleva che finisse; anzi, lei non voleva che finisse. Ma se Xander si sentiva prigioniero, ed era lei la causa, forse era meglio che lo lasciasse andare…

 

Deglutì, trattenendo in gola il singhiozzo che voleva prepotentemente uscire.

 

<< D’accordo, Xander >> disse lentamente, << Se per te sono un peso, se in qualche modo ho limitato la tua vita, è meglio finirla qui. Ti lascio. Sei libero >>.

 

Poi si voltò di scatto, e uscì dalla stanza, senza guardarsi indietro, senza indugiare, senza sperare di essere seguita… Perché sapeva di aver fatto la cosa che nessuno dei due aveva ancora trovato il coraggio di fare…

 

Prese le scale, la vista annebbiata dalle lacrime, e scese di sotto, sempre più sotto, superando la sua stanza, la hall, l’ingresso, senza incontrare nessuno, perché tutti erano impegnati a festeggiare le loro stupide esistenze nella sala dell’albergo, a bere, a ridere, a giocare a carte, a fare la loro vita da piloti clandestini, come quello che era diventata lei…

 

Uscì nel piazzale illuminato solo dai lampioni, la neve che cadeva gelida sul terreno, e raggiunse il muretto vicino al giardino dell’hotel, fregandosene del freddo, del gelo, del buio, di tutto…

 

Si sedette sul cemento gelido, rendendosi conto che nessuno l’aveva seguita, che era sola

 

Un vuoto enorme le cadde addosso, pesante come un macigno, pesante come la consapevolezza di quello che aveva appena fatto…

 

Era sola, di nuovo.

 

Scoppiò a piangere, sopraffatta da quel dolore che si era inflitta da sola, che non poteva che essere consolato da una sola persona, la stessa che non l’aveva seguita, che ora era chiusa nella sua stanza, forse già pronta a rifarsi una vita…

 

L’aveva lasciato libero di andare, di fare, di vivere e non pensare a lei, ma non era quello che voleva. Continuava ad amare Xander, anche se non si capivano, anche se avevano smesso di andare d’accordo come prima…

 

Ma lui non era sceso, non aveva protestato… Se gli fosse interessato ancora qualcosa, le avrebbe impedito di andarsene, l’avrebbe presa di peso e costretta ad ascoltarlo, come aveva fatto all’inizio… Aveva ragione, non l’amava più per davvero…

 

Un brivido la scosse, ma era sola. Sola come lo era stata all’inizio, sola come forse era destino che rimanesse, sola come era solo in grado di stare…

 

“Non aveva senso andare avanti così, non aveva senso continuare a tenerlo legato se non era quello che voleva… Il tempo guarisce tutto, non ha importanza quello che provo adesso… Mi dimenticherò di lui, lascerò che ognuno prenda la sua strada… Il tempo cura tutto”.

 

Eppure era lei la prima a sapere che non era così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander guardò la porta chiusa, e rimase immobile dov’era.

 

Era finita. Irina aveva deciso di chiudere con lui… Lo aveva lasciato…

 

La prima cosa che provò fu rabbia: no, non poteva finire così, non doveva finire così.

 

Poi capì che Irina aveva fatto l’unica cosa che rimaneva da fare… Quello che lui non avrebbe mai trovato il coraggio di dire…

 

“Le nostre strade si dividono”.

 

Non lo sapeva se l’amava ancora, in quel momento, non lo sapeva. Non sapeva cosa sentiva, se sentiva ancora qualcosa per lei… Ma Irina non lo voleva più, l’aveva lasciato… Perché chiederselo?

 

Tirò un pugno contro il muro, sentendo tremare qualcosa che non era la parete. Poi qualcosa gli cadde nello stomaco, rendendolo pesante, pesantissimo, fino a rendergli il fiato corto…

 

Era dolore, dolore profondo; dolore per il fatto che Irina aveva preso quella decisione, da sola, che aveva capito di non avere più bisogno di lui…

 

Forse la detestava… Forse non la capiva e basta… Forse non sapeva l’amava più davvero…

 

Abbassò lo sguardo sul pavimento, e non sentì la tentazione di seguirla, di continuare quella discussione. Non ebbe la voglia di prenderla di peso, di costringerla a guardarlo in faccia mentre diceva di non voler stare più con lui… Non sentì il bisogno di farlo.

 

“Forse ha ragione… Forse è meglio che lo abbia fatto lei… Forse ha capito prima di me che questa era la scelta giusta…”.

 

Aveva un’enorme confusione dentro, un miscuglio di sentimenti che difficilmente sarebbe riuscito a mettere in ordine… L’unico modo per farlo era parlare ancora, parlare con lei, avere del tempo, un posto tranquillo, per chiarire tutto quello che era successo a loro due… Ma capì che era già stato detto tutto. E che forse lui non voleva dire più niente.

 

Finiva lì, e basta.

 

Ognuno per la sua strada.

 

Era stato bello, ma era finito.

 

Era quello che voleva Irina. Bisognava accettarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Irina lasciò che l’ultima lacrima che aveva da versare le solcasse la guancia, poi rimase a fissare senza vederlo il cortile. Non sentiva nemmeno il freddo, nonostante fosse notte, nevicasse, e lei avesse gli abiti umidi. Non sapeva nemmeno che ore fossero, da quanto tempo stesse lì, sapeva solo che il suo cuore sanguinava, che soffriva, ma che non poteva più tornare indietro. Ormai era deciso: era sola.

 

E si diede della stupida, dell’idiota, perché quel dolore avrebbe potuto risparmiarselo… Non avrebbe mai dovuto prendere parte a quella missione, non avrebbe mai dovuto tornare a fare la pilota… Non avrebbe mai dovuto tornare a essere se stessa, mai.

 

“E invece non è così. Questa è la strada giusta. Per quanto faccia male, non si può negare: le nostre strade si devono dividere… Avrebbe amato sempre una persona che non esisteva”.

 

Però le lacrime continuavano a scendere, al pensiero di tutti quei momenti passati insieme, degli ostacoli che avevano superato, di quell’amore che lei aveva provato… Come avrebbe fatto? Come sarebbe sopravvissuta anche a quello?

 

“Lo farò, mi sono rialzata da peggio…”.

 

<< Non è momento di lasciarsi cadere >> disse qualcuno.

 

Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi grigi di Dimitri, la sua mano tesa verso di lei, come un’ancora, un appiglio a cui appoggiarsi…

 

Non si mosse, non disse niente. Come l’aveva trovata? Perché l’aveva trovata?

 

<< Cosa è successo? >> chiese lui. La scrutava con i suoi occhi grigi, più profondi che mai, lì seduta per terra, come se potesse sondare fin dentro la sua anima.

 

Irina deglutì.

 

<< Ho lasciato Xander >>.

 

Ora era definitivo.

 

Dimitri le porse nuovamente la mano, ma lei non la prese. Si sarebbe rialzata da sola, era ora di imparare a farlo…

 

Si tirò in piedi, cercando di asciugarsi la faccia, e si rese conto che Dimitri le aveva appena messo addosso il suo giaccone, in un gesto che rivelava quanto in realtà fosse sensibile. Ci si strinse dentro, sentendo la tristezza montare addosso, ricordando quando lo faceva Xander, poi si lasciò spingere nell’albergo, senza protestare.

 

Prima di rientrare, però, il suo sguardo salì su, fino alla finestra dietro la quale si celava Xander, illuminata dalla luce accesa.

 

Non era sceso. Non era venuto a cercarla. Era d’accordo, finiva lì. Finiva così, con un muro a dividerli e una gara a tenerli vicini.

 

Cosa sarebbe successo adesso non lo sapeva. Ma finché aveva qualcosa da fare, forse sarebbe stato più facile dimenticarlo…

 

Sentì l’aria calda della hall riscaldarle il viso, e la mano di Dimitri prenderla saldamente per un braccio, affiancandosi a lei, lo sguardo fisso davanti…

 

<< Forse è la decisione migliore che tu abbia preso fino ad adesso >> disse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Traduzione:

*Perché tutto con te è così complicato?
Perché rendi difficile farti amare
Mentre io lo odio ?
Perché se vuoi veramente stare da solo, io,
Porterei le mie mani al cielo perchè baby c'ho provato
Ma tutto con te è così complicato,
Oh perchè (Oh perché)?

Starò qui giusto ancora un
Giusto per essere sicura, che tu sei davvero sicuro, che ti piace dormire da solo
Starò qui giusto ancora un
Giusto per essere sicura, che tu sei davvero sicuro, che ti piace dormire da solo

 

Testo completo: http://www.rnbjunk.com/traduzione-testo-complicated-rihanna-855/

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Ebbene sì, i nostri eroi si lasciano. O meglio, Irina lascia Xander. Chi ci avrebbe mai scommesso? Immagino sia dura da mandare giù, dopo tutto quello che hanno passato per stare insieme. Ma era chiaro che c’era qualcosa che non andava più, tra loro.

Bene, se c’è qualcuno che tifa per Dimitri, ora, lo dica pure; ma vi ricordo che c’è anche William, in circolazione… Secondo voi cosa succederà? Vi dico già da subito che non ho intenzione di essere scontata, anzi, farò parecchio casino…

Al prossimo cap!

 

 

 

 

P.S.: è uscito il nuovo album di Rihanna (dal quale è tratta la canzone) e non potevo certo esimermi dall’inserirlo qui. Ci sono diverse canzoni che fanno al caso nostro!

 

 

 

 

Naturalmente ringrazio tutti coloro che hanno recensito, aumentando molto il mio buon umore e contribuendo a rendere il cap migliore!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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