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Autore: nefert70    18/11/2010    5 recensioni
L'addio di Ramses a Nefertari
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
- Questa storia fa parte della serie 'Le grandi spose reali'
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Il faraone uscì dalla sua stanza e si diresse  lungo il lungo corridoio che portava alle scale.
Gli uomini di guardia quando lo videro non osarono fermarlo ne chiedergli dove andasse ma si guardarono perplessi. Il faraone non era più uscito dalle sue stanza dalla morte della regina.
Il più anziano si diresse verso la stanza della principessa Meritamon. Bussò e quando l’ancella lo fece entrare cominciò "Perdonate mia principessa. Ma è successa una cosa strana. Vostro padre, il faraone, è uscito dalla sua stanza e si è diretto alle scale".
La principessa immediatamente uscì dalla stanza e rivolgendosi alla guardia gli disse "Seguitemi. Dobbiamo trovarlo".
Nel frattempo il faraone aveva percorso l’intero corridoio e stava scendendo la grande scala. Poi si diresse verso la banchina dove la barca di Aton era già pronta con il sarcofago della sua sposa e il suo corredo funebre.
Da lontano Meritamon lo osservava.
Giunto alla banchina salì sulla barca, gli uomini di guardia si misero sugli attenti e lo lasciarono passare. Ramses aprì la porta ed entrò.
Meritamon raggiunse anche essa la banchina e salì sulla barca ma non osò entrare. Avrebbe aspettato suo padre lì.
Ramses si era fermato con la mano sulla maniglia e il corpo appoggiato alla porta, lo sguardo fisso sul grande sarcofago di legno dipinto. La sua Nefertari era lì, bella come la prima volta che l’aveva vista.
Ramses era come ipnotizzato. Nefertari lo aveva chiamato e adesso lo invitava ad avvicinarsi.
"Eccomi, mia amata" disse il faraone e con gli occhi fissi su quelli della sua sposa superò la distanza tra la porta e il sarcofago.
Appena giunto si inginocchiò e con le dita ricalcò il cartiglio sul coperchio del sarcofago e sottovoce cominciò
“Nefertari merit en Mut, Nefertari la più bella di tutte,l’ amata dalla dea Mut.
E’ vero, la grande dea Mut ti amava, di aveva concesso la sua bellezza e la sua saggezza.
Ma soprattutto ti aveva messo al mio fianco.
Mia amata, ora che m hai abbandonato cosa ne sarà di me? Senza il tuo affetto, il tuo sostegno, il tuo consiglio?”
Il grande faraone Ramses cominciò a piangere. Pensava di aver esaurito tutte le lacrime ma invece, la vicinanza con il corpo senza vita della sua amata moglie le avevano fatte sgorgare nuovamente.
Con il palmo della mano si asciugò gli occhi e poi continuò.
“Sono il faraone d’Egitto ma solo accanto a te mi sono sentito un uomo felice. Solo tu hai saputo capire il mio cuore.
Anche il giorno che il respiro ha lasciato le tue labbra eri bella come il primo giorno che ti vidi nell’harem di mio padre.
Eri in piedi  e con la tua voce flautata stavi dando un ordine ad un’ancella. Eri così , dolce e determinata.
Poi ti accorgesti di me. Ricordo ancora il tuo sorriso e il tuo sguardo su di me. Da allora sono stato tuo, lo sono ancora e lo sarò per sempre.
Nefertari, avevi quindi inondazioni, io quattordici. Tuo padre era un nobile di provincia, tuo fratello un anonimo scriba che grazie alla tua bellezza e al ruolo che hai ricoperto è stato nominato sindaco di Tebe.
Ti avevano mandato nell’harem del re appena avevi compiuto dieci inondazioni, eri già una bellezza.
Lì sei stata istruita nell’arte della scrittura, dell’intaglio e costruzione di gioielli oltre naturalmente all’arte del piacere.
Mio padre mi aveva detto di scegliermi una sposa tra le donne del suo harem.
Tu non essendo figlia di re probabilmente, se non ti avessi scelto, saresti divenuta una moglie secondaria o addirittura una semplice concubina. Ma gli dei ci avevano destinato l’uno all’altra.
Tu saresti stata la mia regina.
Ricordo ancora quando mio padre mi chiese "Chi hai scelto?". Io risposi Lo sentì solo fare una grande risata e dandomi una pacca sulla spalla disse  "La più bella di tutte, naturalmente"
Tu eri proprio così, la più bella di tutte. Alta, sottile,  la pelle meravigliosamente chiara,  i lunghi capelli neri  soffici e profumati e i grandi occhi  scuri.
Ho sposato tante donne. Ho giaciuto con molte di più. Ma ho amato una sola, te Nefertari.
Tu eri la luce d’Egitto. Eri la mia luce.
La tua intelligenza ha fatto di te il mio più fedele consigliere.
Tu hai tenuto le redini del governo quando io dovevo allontanarmi per le guerre.
Tu hai inviato messaggi di pace alla regina Pudukhepa della terra di Hatti.
Sei sempre stata tu che, firmato l’accordo, hai invitato il re ad inviare una delle sue figlie come mia sposa per suggellare la pace.
Non temevi che la nuova e giovane principessa potesse farti ombra, conoscevi il mio amore per te.
Purtroppo i nostri figli maschi non hanno preso il tuo carattere, comunque nostro figlio Amon-her-khepshef è il mio erede.
Lo sto formando come mio padre ha formato me.
Le nostre figlie invece, sono proprio come te, belle, determinate e forti. Soprattutto Meritamon. Lei è il tuo ritratto, la tua bellezza e il tua determinazione.
Quando ha voluto diventare sacerdotessa di Hathor io ero contrario, tu hai calmato la mia rabbia. Alla fine ha ottenuto quello che voleva. Come te, mia amata a cui non ho mai potuto negare nulla.”
Ramses ricominciò a piangere.
“Perché non me ho hai detto? Erano mesi che non stavi bene, ma non hai voluto parlarne a nessuno. Hai continuato a svolgere i tuoi compiti di regina fino all’ultimo.
Ero così contento appena cinque lune fa, stavamo per partire per Abu Simbel. I nostri templi erano terminati.
Era l'alba quando iniziò la cerimonia. Il sole sorgeva lentamente dalle colline orientali e valicava il fiume, finché i suoi potenti raggi arrivarono a lambire la facciata del tempio
Sotto la luce che avanzava, l'una dopo l'altra vennero spalancate le porte del tempio, i raggi affondarono nelle viscere della roccia e giunsero al fondo del sacrario e baciarono le nostre statue.
Ma tu non hai potuto assistere a questa straordinaria cerimonia.
Quando giungemmo ad Abu Simbel eri sopraffatta dalla stanchezza.
Sei dovuta  rimanere a bordo della nave reale sotto la sorveglianza dei medici.
Solo al mio rientro, dopo la cerimonia, mi fu detta la verità.
I medici che ti avevano visitato non mi davano speranze. Un male oscuro ti aveva catturata e ormai aveva invaso tutto il tuo essere. Molto presto ci avresti lasciato. E così fu.
Nel viaggio di rientro ti stetti accanto notte e giorno. Vidi affievolirsi la tua vita fra le mie mani. Il male ti stava consumando. I dolori erano atroci. Ma tu li sopportavi con coraggio.
Alla fine il male ebbe il sopravvento e tu moristi fra le mie braccia.
I medici tagliarono il tuo ventre ne estrassero un’enorme massa sanguinolenta. Volli essere io a gettarla nel fuoco. E così feci. La vidi crepitare, contorcersi fino a scomparire. Questa fu la mia vendetta contro chi ti aveva portato via da me.
Domani ti accompagnerò all’ultima tua dimora. Tutto è pronto ,il rituale è quello previsto per una regina del tuo rango.
Ma ora prima di salutarti mia amata voglio riconsegnarti qualcosa.”
Ramses, prese in mano il ciondolo che aveva al collo. Era un semplice disco d’oro e fece scattare il meccanismo per aprirlo. All’interno c’era un foglio di papiro piegato. Lo spiegò e cominciò a leggere.
Il mio cuore è legato a te,
faccio per te ciò che desidera quando sono nelle tue braccia .
Il mio desiderio è il cosmetico dei miei occhi,
il vederti è lo splendore dei miei occhi.
Mi faccio vicina a te per vedere il tuo amore, o signore del mio cuore!
Com'è bella quest'ora! Scorra in eterno quest'ora per me,
mentre dormo con te.
Hai esaltato il mio cuore: ci sia dolore o gioia,
non ti allontanare da me.
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Questo ciondolo me lo regalasti il giorno delle nostre nozze. Dicesti che era la tua dichiarazione d’amore per me. Ora sarà la mia per te.”
Ramses, postò il pesante coperchio del sarcofago e quando vide la mummia di Nefertari per un attimo gli mancò il fiato.
Dopo aver ripiegato il papiro, lo rimise dentro il ciondolo. Slaccio la collana a cui era appeso e la mise alla mummia di Nefertari. Poi rimise il coperchio a posto.
Ramses appoggiò le labbra su quelle fredde dipinte sul sarcofago e poi uscì.
Quando richiuse la porta per un attimo pensò che tutto fosse stato un sogno. Nefertari era viva.
Poi si riprese. "Meritamon, figlia mia cosa fai qui?" domandò
"Mi è stato detto che eri uscito dalle tue stanze ed ho avuto paura. Quando ho visto dove eri diretto ho capito e ti ho aspettato qui fuori" rispose la figlia.
"Grazie. Dovevo dire addio da solo alla regina tua madre. Tu capisci?" continuò il faraone.
"Si certo, padre. Ora però andiamo. La giornata di domani sarà lunga e faticosa" concluse Meritamon prendendo sottobraccio il padre.
"Si, da domani il faraone tornerà a governare l’Egitto. Andiamo" disse appoggiandosi al braccio della figlia e dirigendosi verso il palazzo illuminato dalla luna piena.
 
 
 
 
  • Tratto dal  “Papiro Harris 500”  
  
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