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Autore: Cristina Black    18/11/2010    6 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Vi ringrazio tutte di cuore! Sono davvero felice che questa storia un po’ diversa vi appassioni così tanto *____*. Questo è il penultimo capitolo, spero tanto che vi piaccia! Scusate se oggi sono di poche parole xD, un bacio a tutte e buona lettura ^___^
 



 ***



 
«E’ quasi ora», sussurrò Alice nel buio della foresta, ai piedi della roccia.
«Mamma ho paura», disse Nessie improvvisamente presa dal panico. L’abbracciai stretta a me come se fosse ancora una bambina, cercando di calmarla.
Jake si accostò dietro di noi e posò il muso sulla mia spalla, avvolgendoci  entrambe con il suo calore e il manto fulvo per darci conforto e protezione.
Era strano, perché l’obbiettivo eravamo proprio io e lui e non più mia figlia. Eppure ci preoccupavamo più degli altri che di noi stessi.
Come sempre del resto.
«Jake», sussurrai spezzando la mia voce da soprano e guardandolo nei suoi grandi e profondi occhi scuri, mentre gli accarezzavo il pelo sulla guancia. «Ti amo disperatamente», dissi stringendo un mazzetto di peli rossicci tra le dita.
«Non dirlo», pensò lui increspando le sopracciglia da lupo. «Non dire addio. Non moriremo oggi, te lo prometto. E io mantengo sempre le promesse, vero?».
«Si, è vero», risposi stiracchiando un sorriso frustrato.
«Bella, spero che tu sia riuscita a fortificare i punti deboli del tuo scudo. Purtroppo Edward li conosce, li avrà sicuramente rivelati ai Volturi», mi disse Eleazar, preoccupato per i piccoli difetti della nostra unica protezione contro gli attacchi mentali.
«Si, la forza del mio scudo è inspiegabilmente aumentata da quando è iniziata questa situazione», risposi badandoci per la prima volta.
«Strano», commentò lui alzando un sopracciglio. «Le crepe si sono ricostruite appena ti sei sentita libera. Molto insolito».
«Forse era l’assenza di libertà che le stava mangiando le sue difese», pensò Jacob, ma Eleazar sentì solo un mugolio di disapprovazione.
D’un tratto io, i Cullen, i lupi e i vampiri alleati ci voltammo all’unisono in un punto immerso nell’oscurità.
Un fruscio leggero di lunghi abiti si stava avvicinando rapidamente nello spiazzo in cui noi ci trovavamo.
Cominciai a sentire un impercettibile fastidio vicino alla sommità del mio scudo, in uno dei miei vecchi punti deboli. Doveva essere Jane che andava a colpo sicuro.
Nessie lasciò l’abbraccio e puntò lo sguardo nella medesima direzione, cercando di trovare la forza dentro di sé per poter combattere al mio fianco.
La guardai fiera come non lo ero mai stata, poi voltai il viso verso Jacob e ci guardammo entrambi con una strana luce negli occhi.
«Per il nostro amore», mormorai con la forza che cresceva dentro di me.
«Per la nostra libertà», aggiunse Jake determinato.
Sentivo che anche in lui cresceva qualcosa dentro di sé, qualcosa sembrava darci più forza.
D’improvviso quel lieve fastidio sul mio scudo divenne sempre più debole fino a sparire.
«Grazie Jasper», dissi grata, pensando che fosse merito suo se la paura era sparita.
Jasper mi guardò confuso, ma non ebbe il tempo di replicare perché l’armata dei Volturi era già dinnanzi ai nostri occhi.
Quando tutti i soldati presero le loro posizioni studiate alla perfezione, dal centro apparvero e si fecero avanti Aro, Marcus, Caius…ed Edward.
Aveva i suoi soliti abiti, ma il suo volto era irriconoscibile.
I suoi nuovi occhi color rubino erano spaventosi e fissi su Renesmee.
«Re…Renesmee», balbettò impietrito dallo stupore.
«Papà», rispose lei in procinto di avvicinarsi a lui, ma Zafrina e Carmen la immobilizzarono in una presa d’acciaio.
«Buonasera cari amici. Mi duole rincontrarci in questa terribile situazione. Avrei preferito un invito amichevole», esordì Aro. Il lupo travestito da agnello.
«Aro», salutò distrattamente Carlisle con lo sguardo smarrito su suo figlio. «Edward figlio mio, ma cosa hai fatto? Non ti riconosco più», disse con un filo di voce, profondamente addolorato.
Ma Edward non rispose.
Era ancora con gli occhi rossi puntati su quelli ambrati di Nessie.
«Il povero Edward aveva veramente molta fame», spiegò Aro scrutando Nessie, me e Jacob che lo guardava in cagnesco e ne pensava di tutti i colori. «Si è lasciato andare alla sua vera natura, sembrava un assetato nel deserto che finalmente trova una fonte inesauribile di acqua fresca», aggiunse guardando Edward con fare comprensivo misto a preoccupazione. Poi si rivolse a Carlisle con aria severa, «La tua dieta è molto povera, mio caro Carlisle. Non sembri nemmeno un medico per come vi state riducendo», lo rimproverò. «Ma vedo che è accaduto un miracolo. La piccola Renesmee è viva, è straordinario, ma com’è stato possibile? Fatemi capire vi prego, è veramente curioso», domandò sorpreso.
«Mi sta facendo venire il mal di testa! Non ricordavo che fosse così chiaccherone quel vecchio parassita!», pensò Jacob irritato, con le zampe che gli tremavano dalla voglia di attaccare.
«Jake, non è il momento di fare dello spirito», sussurrai concentrata sulle mosse impercettibili dell’intero corpo dei Volturi.
Felix mi fissava impaziente. Dovevo stare attenta.
Al pronunciare delle mie parole, Edward mi inchiodò con lo sguardo.
Improvvisamente i suoi occhi divennero furenti, lo sguardo impazzito saltava da me a Jacob senza fermarsi un attimo.
Jacob se ne accorse e dal suo petto provenì un basso e rabbioso ruggito, mentre le zampe enormi si piegavano ed affondavano le unghie nel terreno, pronto a saltargli addosso alla prima foglia sollevata dal vento.
Quella sua impazienza finì per contagiarmi.
Mi ritrovai anch’io con le ginocchia piegate e i pugni serrati, desiderosa di difendere la mia libertà.
Carlisle tentò di spiegare le sue teorie ad Aro che si mostrava molto interessato e perplesso. In effetti non era mai capitata una cosa del genere.
«Papà ti prego non fare così. Perdona la mamma, perdona Jacob come ho fatto io», lo implorò Nessie disperata.
«Figlia mia», la interruppe Edward severo. «Come puoi perdonare quella donna», aggiunse indicandomi con disgusto e rabbia.
«Quella mano gliela stacco», pensò Jacob digrignando i denti.
«Lei non è degna del tuo perdono, non è degna di ricevere sostegno da te! Ha tradito me, tuo padre, ha tradito te innamorandosi di quel tuo cane! Non puoi seguire lei, devi venire da me figlia mia! Io ho bisogno di te, non lei!», proseguì Edward.
Stava cercando di istigarla contro di me? No, questo non doveva farlo.
«Ha il diritto di scegliere quello che vuole, Edward. Che ti piaccia o no», protestai a mio rischio e pericolo, ma dovevo difenderla in qualche modo.
Edward mi fissò con aria di infinito disprezzo.
«Sta zitta. Schifosa donnaccia».
L’aria venne squarciata dal ruggito imbestialito di Jacob che quasi mi rese sorda ad un orecchio e coprì le proteste degli altri alleati.
Jake fece un balzo in avanti ma Carlisle si mise davanti a lui bloccandogli la strada.
«Fermo Jacob!», gridò il dottore con il viso contratto dal dolore. Cercava di controllarsi ma era sull’orlo del precipizio.
Jacob cercò di obbedire ma continuava a ruggire con una rabbia che non si curava di contenere.
Pestava violentemente le zampe sull’erba, gli occhi sbarrati e le fauci spalancate, furioso come non lo avevo mai visto prima, e nel suo cervello c’era solo l’eco dei suoi ruggiti.
In quel momento sembrava davvero un mostro, un animale senza controllo, indomabile e pericoloso.
Ebbi paura che sbranasse Carlisle da un momento all’altro per poter passare, ma Jasper riuscì faticosamente a calmarlo.
«Mio caro Edward, capisco che Bella ti abbia profondamente ferito, ma sarebbe opportuno che moderassi i termini», disse Aro senza il minimo rimprovero. «E tu Bella, sono davvero sorpreso di questo tuo comportamento. Come puoi preferire un animale ad un bellissimo vampiro come Edward?», domandò indicando il mio ex marito, ma era chiaro che non era interessato ad avere risposta. «Non credi anche tu Renata?», la interpellò.
«Certo mio signore», rispose lei.
Sia Renata che Edward guardarono me e Jacob.
Edward ridusse gli occhi a due fessure, sembrava in attesa di qualcosa. Sapevo cosa stava facendo Renata, Jasper lo aveva già previsto e non si era sbagliato.
Una forza simile alla carica magnetica, si concentrò nello spazio tra me e Jacob.
Sentivo lo scudo che si deformava sotto la pressione di quella forza, si comportava come fosse fatto di gomma.
Quella pressione non faceva che aumentare la mia energia insieme a quella di Jacob, lo sentivo dai suoi pensieri. All’improvviso la potenza dello scudo spinse violentemente indietro quella carica magnetica, ritornando alla sua configurazione sferica senza il minimo graffio.
Ero stupefatta.
«Che strano», mormorò Jasper poco distante da me, anche lui protetto dal mio scudo stranamente deformabile. «Le guardie stanno perdendo di entusiasmo».
Contemporaneamente a quelle parole e alla strana azione del mio scudo vivente, Marcus tramutò la sua aria perennemente annoiata in una sconcertata ed inchiodò Renata, mentre lei aprì leggermente la bocca e sgranò gli occhi increduli senza staccarli da me.
«Renata fermati subito!», le ordinò Marcus.
«Che succede Marcus?», domandò Caius.
Marcus prese a fissarmi con espressione indecifrabile.
«Assurdo», mormorò. Edward venne colto di sorpresa dai pensieri di Marcus e di Renata, sembrava non ci stesse capendo niente. «Il nostro legame si stava indebolendo!», rivelò Marcus con agitazione.
«Non credo di aver capito», disse Aro fattosi improvvisamante serio.
Un brusio perplesso si diffuse tra le schiere dei soldati che lentamente stavano riprendendo il controllo.
«Non è possibile!», gridò Edward furioso.
«Renata stava cercando di spezzare il legame tra quei due. Ci aspettavamo che lo scudo di Bella lo bloccasse semplicemente ma non…non che lo respingesse ritorcendolo contro di noi», spiegò il Volturo lettore di legami interpersonali.
«La forza del loro legame stava spezzando il nostro?», interpretò Caius completamente spaesato. «E’…davvero così potente?».
Edward si piegò in due stringendosi la testa tra le mani con tale forza da volersi strappare i capelli ramati.
«No! No, no!», gridava fuori di sé.
«Edward!», trillò Esme che non sopportava più di vederlo così.
Con uno scatto si precipitò al suo fianco circondandogli le spalle, uscendo per un secondo dal mio scudo che l’acchiappò in istante dopo. «Edward ti prego torna in te! Torna con noi! Ti vogliamo bene, ci manchi da morire! Ti staremo vicini, non preoccuparti!», gridò disperata con il cuore a pezzi.
Quel suo gesto di madre ci toccò nel profondo.
Compresi i lupi che assistettero alla scena e si guardarono l’un l’altro come a scambiarsi chissà quali pensieri.
Tutti ci sentimmo male nel vederla così…madre, così umana, così immensamente legata al suo figlio prediletto.
Ma non Edward.
Alzò il volto straziato e nero di rabbia su quello dolce e contratto di Esme.
La guardò per qualche istante, poi infine le disse con una voce d’oltetomba: «Non voglio la tua comprensione. Voglio solo vendetta».
E le diede uno schiaffo che la fece cadere a terra.
Fu il silenzio, riempito solo da un’ondata gelida di vento come in certi vecchi film.
Carlisle assistette alla scena incapace di esprimersi, ma per poco.
La sua espressione sempre composta e professionale, amorevole e comprensiva, si dissolse completamente.
Per la prima volta in vita mia, vidi Carlisle divenire cieco di rabbia.
Nessuno gli aveva mai toccato la sua Esme, nessuno.
Fino ad un istante fa.
«E vendetta avrai», sibilò, mostrando per la prima volta la sua vera e mostruosa natura di vampiro secolare.
E fu così che lo scontro ebbe inizio.
  
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