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Autore: maz    19/11/2010    1 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
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Salve a tutti!!! Si, lo so, sono un’altra volta in ritardo, ma tanto ormai questa storia è diventata solo un problema.

Fortuna che mancano solo due capitoli ed è finita.

Non vedo l’ora. Per quanto mi sforzi i commenti inesistenti mi hanno portata quasi ad odiarla.

Ripeto, per fortuna manca poco.

In ogni caso, visto che sono abituata a portare a termine ogni cosa che faccio questa storia vedrà la parola fine.

Entro Natale sarà terminata (spero prima).

Credo di aver detto tutto. Buona lettura!

 

~Diari~

2005 ~ Mi affascini

 

 

Ero molto nervoso quando arrivai a casa. Non salutai nessuno e mi rifugiai dentro la mia camera. Se c’era qualcuno che poteva credere alle storie sul nostro conto quello era sicuramente Billy Black. Sperai che non accadesse nulla durante il suo incontro con Bella, ma sapevo di potermi fidare di lei ed io, la mia famiglia e la mia natura, non avremmo corso alcun rischio.

Non riuscivo però a stare con le mani in mano e perciò decisi che una bella battuta di caccia sarebbe servita a rilassarmi un po’.  Dopo la caccia mi ripulii per bene e senza pensarci un minuto in più corsi con il vento verso casa Swan.

 

Mi fermai non lontano dall’abitazione, ma abbastanza vicino da poter sentire la conversazione tra Bella e suo padre.

“Bella, com’è andata a scuola?” chiese il capo Swan.

“Abbastanza bene. Oggi la mia squadra di Badminton ha vinto diverse partite.” Rispose la mia piccola umana.

“Ah si? E chi è il tuo compagno di squadra?” continuò curioso il padre.

“Mike Newton, papà.”

“La sua è una famiglia di brava gente. Potresti invitare lui al ballo.” Azzardò Charlie. Ero curioso della risposta di Bella.

“Papà, Mike esce con Jessica e poi lo sai che io e il ballo non andiamo d’accordo.” Rispose. Soffocai una risata. La piccola Bella non sapeva ballare. Buono a sapersi. Magari con me come suo cavaliere avrebbe cambiato idea anche sulla danza. Sorrisi dei miei pensieri, peccato che però sabato, per noi, non ci sarebbe stato nessun ballo. Magari avrei potuto fare qualcosa per quello di fine anno.

“Si, lo so benissimo.” e i suoi pensieri mi rivelarono quanto anche lui fosse riluttante al ballo. Bella e suo padre avevano molte cose in comune. “Ho organizzato una battuta di pesca con gli amici, ma se vuoi rimango con te a farti compagnia. So bene che ti lascio troppo spesso da sola.” Continuò Charlie, dispiaciuto per le poche attenzioni che dedicava alla figlia.

“Oh papà, non preoccuparti. Sai che a me piace stare da sola e poi tu sei un papà perfetto.” L’affetto che Bella provava per suo padre si sentiva in ogni sua parola. Detto questo lasciò la cucina e andò a letto. Attesi giusto il tempo che si addormentasse e finalmente potei di nuovo bearmi della sua vista.

 

Bella era stesa nel suo letto, le lenzuola attorcigliate tra le sue gambe e i suoi capelli a proteggere il suo viso. Mi avvicinai al letto spostando delicatamente i capelli dal suo volto. Volevo vedere di più. Le palpebre chiuse, le sue ciglia di un nero che si intonava perfettamente al suo viso di porcellana. Le piccole labbra socchiuse e il suo respiro che mi cullava nella notte buia.

Quella notte il sonno di Bella fu molto tranquillo. Alle prime luci dell’alba dovetti però dire addio allo spettacolo che per tutta la notte mi ero goduto.

L’avrei rivista molto presto e questo mi diede la forza per uscire dalla sua camera.

 

Non appena l’auto di Charlie uscì dal vialetto parcheggiai la mia auto ed attesi che Bella fosse pronta. Non aspettati molto. La vidi uscire dalla porta di casa di tutta fretta e sedersi senza esitazione sul sedile del passeggero della mia Volvo. Sembrava che avesse fretta di vedermi o forse era solo io a non aspettare altro. Non era mai abbastanza il tempo che riuscivo a passare con lei.

“Riposato bene?” chiesi.

“Abbastanza, tu invece come hai passato la notte?” chiese di rimando.

“In modo delizioso.” Risposi, ripensando allo spettacolo del suo volto che inconsciamente mi aveva regalato durante la notte.

“Cosa hai fatto di interessante?” domandò incuriosita dalla mia risposta.

“È ancora il mio turno delle domande.” Dissi soffocando un sorriso che spuntò quando guardai la sua espressione.

 

Le chiesi tutto ciò che riguardava i suoi affetti.

Ebbe un attimo di imbarazzo quando l’argomento toccato fu quello dei ragazzi. Non riuscivo a credere che una ragazza carina come lei non fosse mai uscita qualcuno.

“Vuoi davvero farmi credere che non sei mai uscita con nessun ragazzo?” dissi e lei non fu stupita della mia riluttanza a crederle, come se si aspettasse già una reazione del genere.

“È la verità, o per lo meno lo è fino a quando vivevo a Phoenix.” Disse.

Per un attimo rimasi in silenzio. Sapevo che da quando era a Forks non era mai uscita con nessuno e quindi mi stava dicendo che qui stava uscendo con qualcuno che le piaceva e non era difficile capire chi fosse. Sorrisi compiaciuto del fatto che ero io il primo ragazzo che le piaceva con cui uscisse.

 

“Oggi era meglio che venissi con la tua auto.” Le dissi, mentre addentava un boccone del suo pranzo.

“Come mai?” chiese.

“Alice ed io dopo pranzo abbiamo un impegno.” Le spiegai.

“Non importa, farò due passi.” Certo, come se davvero glielo avessi permesso.

“Non tornerai a piedi. Il tuo pick up sarà fuori da scuola quando uscirai.” Le dissi.

“Non preoccuparti, non è un problema e poi non ho le chiavi con me.” Continuò a dire.

Nel frattempo Alice, che da lontano ascoltava la nostra conversazione mi indicò con i suoi pensieri il luogo in cui si trovava la chiave della sua auto.

“La tua auto sarà fuori di qui con le chiavi nel quadro. Non preoccuparti, non la ruberà nessuno.” Dissi sorridendo. La vidi corrugare la fronte. Anche senza leggerle la mente sapevo perfettamente a cosa stesse pensando ora. Era ovvio che non riusciva a credere che potessi trovare le chiavi ed in più l’irritazione per la mia battuta sulla sua auto era davvero chiara sul suo volto.

“Ok.” Rispose sfidandomi.

“Cosa farete di bello?” chiese dopo qualche minuto di silenzio.

“A caccia. Ho bisogno di prendere alcune precauzioni se voglio passare la mia giornata con te.” Dissi dispiaciuto. Ero costretto a fare i conti con la mia natura in ogni istante che passavamo insieme ed era un bene che lo facesse anche lei. “Puoi annullare la nostra uscita in qualsiasi momento Bella.” Continuai, lottando tra la mia parte razionale e la parte innamorata.

Per lei sarebbe stato più giusto lasciar perdere, ma per il mio cuore morto non sarebbe stata una buona idea. Bramavo la sua compagnia, ma avrei accettato un suo rifiuto senza farmi coinvolgere dal mio egoismo.

“No.” Rispose. E per un attimo la guardai arrabbiato per la sua ostinata cocciutaggine.

Fino a che punto voleva spingersi? Ammiravo il suo coraggio, ma a volte il coraggio può ritorcersi contro di te e sapere che io potevo causargli la morte con una sola carezza mi spingeva ad avercela con lei. Speravo che tra i due lei riuscisse ad avere più lucidità, ma a quanto pare eravamo due scriteriati.

“A che ora ci vediamo domani?” chiese Bella risvegliandomi dai mie pensieri.

“Non so. Domani magari hai voglia di dormire un po’ di più.” Dissi.

“No.” Disse in fretta.

“Allora, alla solita ora. Tuo padre sarà in casa?”

“No, Charlie va a pesca domani.” Disse, illuminandosi tutt’ad un tratto.

“Se non dovessi tornare a casa cosa penserà?” chiesi. Stavo cercando di spaventarla, ma lei sembrava obiettare facilmente ad ogni mia osservazione.

“Penserà che la lavatrice mi abbia risucchiato visto che di solito il sabato faccio il bucato.” La guardai torvo per la battuta che aveva appena fatto. E lei ricambiò con altrettanta intensità.

“Cosa caccerete stanotte?” chiese cercando di cambiare discorso.

“Non so, quello che troviamo nel bosco.” Non andremo molto lontano. Mi compiacqui della sua disinvoltura con la quale discutevamo delle mie abitudini alimentari.

“Come mai è Alice ad accompagnarti?”

“Alice è l’unica dalla mia parte.” Dissi sincero, notando nel suo sguardo una lieve nota di delusione.

“Gli altri invece cosa pensano?” continuò cercando di assumere un tono tranquillo.

“In realtà sono un po’ scettici.” Dissi.

“Non gli piaccio?”

“No, solo non riescono a capire come mai io sia tanto ostinato con te.”

“Beh, anch’io ancora non l’ho capito.” Disse facendo una piccola smorfia.

Mia piccola Bella, sapessi quante sono le cose che amo di te.” Pensai.

“Non ti rendi davvero conto di come tu sia realmente. Sei diversa, mi affascini.” Dissi.

Il suo sguardo si allargò dalla sorpresa e le sorrisi.

“Grazie alle mie particolarità so sempre cosa la gente vuole o fa. Sono prevedibili. Tu invece, non fai mai quello che mi aspetto, sai sempre come sorprendermi. Sei diversa.” Spiegai.

La guardai attento per qualche secondo.

“Il resto è difficile da spiegare servendosi solo delle parole.” Continuai.

Mentre le parlavo vidi i suoi occhi posarsi furtivamente sui miei fratelli.

Nello stesso istante Rosalie la guardò truce. Con un ringhio intimai a mia sorella di smetterla.

“Stupido di un vampiro.” Fu la risposta mentale che mia sorella mi riservò.

“Scusala. È solamente preoccupata per tutti noi. Il problema è che non sono solo io a mettermi in pericolo passando il mio tempo con te, soprattutto se ad un certo punto…” mi fermai non sapendo come dirle ciò che pensavo senza ferirla o spaventarla.

“Se ad un certo punto cosa?” chiese Bella invitandomi a continuare.

“Se ad un certo punto dovesse finire in malo modo.” Le risposi riluttante, stringendo la mia testa tra le mani sapendo di averla spaventata non poco.

Lei invece sembrava tranquilla, come se le mie parole non l’avessero toccata più di tanto.

“Devi andare?” chiese timida.

“Si.” Risposi, “non penso di riuscire a sopportare ancora quel filmato.” Dissi alludendo alla strana elettricità che si creava tra noi due.

Alice a passo di danza ci raggiunse .

“Alice.” La salutai senza guardarla.

“Edward.” Rispose al saluto.

“Bella, questa è Alice…Alice, lei è Bella.” Dissi presentandole.

“Ciao, Bella.” Disse Alice un po’ troppo entusiasta. “Finalmente ci conosciamo.” Non appena udii le sue parole la fulminai con lo sguardo.

“Ciao.” Bella rispose timida.

“Possiamo andare?” mi chiese il folletto.

“Solo un attimo. Aspettami alla macchina.” Risposi ed Alice si allontanò in silenzio.

“Buon divertimento va bene oppure no come augurio?” disse Bella facendomi sorridere.

“Buon divertimento va più che bene.” Risposi.

“Beh allora buon divertimento.” Disse senza entusiasmo. Pensai che anche lei provasse la stessa riluttanza ad allontanarsi da me.

“Lo farò, a patto che tu cerchi di non farti male.” Dissi.

“Beh direi che qui a Forks è un’impresa davvero ardua.”

“Non immagini quanto questo posto per te sia pericoloso. Promettimelo.”

“Te lo prometto.” Mi ripose accennando un sorriso che sciolse le mie membra priva di vita.

“E sta attenta alla lavatrice.”

“Non preoccuparti non ci cadrò dentro.”

“A domani.” La salutai.

“A domani.” Rispose in un sospiro.

“Per te è tanto tempo, vero?”

Annuì con un cenno del capo.

“Ci vediamo domani.” Ripetei accarezzandole la guancia.

Mi allontanai senza dire altro e raggiunsi Alice che mi aspettava in auto con un sorriso talmente luminoso da farmi quasi paura.

 

“Vedrai, domani arriverà in fretta.” Disse Alice entusiasta.

“Lo so.” Risposi.

“Ti aspetto qui.” Disse. Sapevo che aveva avuto una visione su cosa stavo per fare di lì a breve. Dopo aver preso le chiavi dai pantaloni di Bella ed essermi assicurato che tutto fosse come lei aveva lasciato prima di uscire di casa, avevo appuntato su un bigliettino una piccola raccomandazione per la mia piccola umana.

Scesi dalla mia Volvo e adagiai il biglietto sul sedile del guidatore assicurandomi che anche la chiave fosse inserita nel quadro. Ritornai da mia sorella e partimmo per la nostra battuta di caccia.

 

Gettai il corpo ormai senza vita dell’alce che mi aveva appena nutrito.

Mi sentivo pieno, provavo una sensazione di pienezza davvero insolita. Probabilmente era dovuto al fatto che non avevo mai bevuto così tanto prima di allora. Mi sentivo quasi scoppiare.

Le prime luci dell’alba iniziarono ad illuminare il bosco intorno a me tanto da renderlo quasi incantato. Tra qualche ora avrei rivisto Bella e non stavo più nella pelle.

Alice mi aspettava in auto già da un po’.

Per lei era stata una semplice battuta di caccia, per me invece era stato di vitale importanza bere fino a rendermi riluttante ad un’altra goccia di sangue.

Nonostante l’odore di Bella non mi tentasse più come all’inizio le precauzioni non si sprecavano mai. Mi incupii al pensiero che una semplice distrazione potesse farmi cedere.

“Non succederà Edward. Stai tranquillo. La ami talmente tanto che non riusciresti nemmeno se lo desideri con tutto te stesso a farle del male.” I pensieri di alice mi rincuorarono, o perlomeno lo fecero in quel momento.

“Ne sei davvero sicura?” chiesi non appena la raggiunsi.

“Più che sicura, Bella è la cosa più preziosa che hai in questo momento e non le torcerai un capello perché sarebbe come fare del male a te stesso. Edward non capisci che la ami già così tanto?” chiese.

“Alice, lei è un umana ed io un mostro. Cosa ti fa pensare che voglia avermi accanto come qualcosa di più che un amico?”

“Anche lei ti ama e credimi lei non ha paura di te, tutt’altro. Anche Jasper l’ha capito. Quando le sei vicino le sue emozioni sono davvero intense tanto che Jasper a volte fatica a trattenerle. Il suo amore e la sua attrazione sono qualcosa di magico e tu devi prometterti che ti lascerai andare e che ti farai guidare solo dai tuoi sentimenti.”

“Ci proverò sorellina.” Dissi infilando una mano tra i suoi capelli. Un gesto che Alice non apprezzò molto.

“Sarà più facile di quanto tu creda.” Disse con un sorriso.

 

Tornato a casa feci una doccia ed indossai degli abiti comodi. Una volta pronto corsi più veloce che potei per raggiungere la persona che mi aveva letteralmente sconvolto la vita.

Edward

 

  
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