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Autore: Saeko_chan    19/11/2010    1 recensioni
E' la mia prima storia originale fantasy, siate clementi xD
Ataltide e Mu, due continenti scomparsi milioni di anni fa, ma se invece fossero stati risucchiati in un universo parallelo e si stessero per dare guerra?
E se Atlantide cercasse il prescelto che li potrebbe salvare da una fine ormai certa?
Questa è la storia di Marco, un ragazzo italiano, e di Arthem, il figlio dell'imperatore d'Atlantide.
Spero che vi abbia incuriositi^^
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2° capitolo


 

Era la seconda volta che lo sognava ed era sempre lui, bellissimo, capelli biondi e occhi azzurri come il cielo.

Non riconosceva il luogo dove si trovava, ma sentiva di essere a casa, di trovarsi veramente in un posto sicuro, in un posto che poteva definire suo.

Quel ragazzo prese delicatamente il braccio destro di Marco e gli guardò il tatuaggio.

Poi, lentamente gli prese la mano e gli sorrise con tranquillità.

I due cominciarono a camminare per le strade di quella città sconosciuta, almeno finché non videro una luce bianca.

Fu intensa, forte, veloce.

Il ragazzo biondo lasciò la mano a Marco e lo guardò, sorridendogli ancora.

Poi, il buio.

Driiiiiin!

Marco aprì gli occhi di scatto e si ritrovò disteso sul suo letto con la sveglia che suonava all'impazzata.

Driiiiiin!

La sveglia si trovava sul comodino accanto al letto singolo dove il giovane era sdraiato.

Il ragazzo gli diede un leggero colpo e la spense come d'incanto, osservando il soffitto per qualche secondo.

Quella stanza non era molto grande, anzi, era piuttosto piccola e stretta.

9 m2 di stanza, dove c'erano poche cose.

Un armadio a un'anta, una piccola scrivania ed un portatile situato sopra di essa.

La finestra era chiusa e Marco si trovava ancora disteso sul letto, scoperto.

Era a torso nudo, portava soltanto i boxer.

Sospirò girando la testa verso la sveglia.

Le sette e dieci.

Si mise a sedere stropicciandosi gli occhi e stirandosi un poco per poi poggiare un piede a terra ed infilarsi una ciabatta, subito dopo fu il turno di quell'altro piede e dell'altra ciabatta.

Si alzò, poi, definitivamente dal letto e si diresse verso l'armadio, aprendolo con calma.

Esso si trovava proprio accanto alla porta.

Prese un paio di pantaloni a vita bassa e rossi, di jeans, infilandoseli.

Subito dopo prese una maglia del medesimo colore la quale aveva le maniche lunghe e se la infilò.

Poi, prese uno zaino da scuola che si trovava ai piedi del letto e uscì dalla stanza.

Si trovava al secondo piano di quella casetta a schiera, quindi, andò verso le scale per poi scenderle con calma.

Al pian terreno c'era un piccolo salotto, quello che il giorno prima aveva assistito alla scena in cui il suo tutore lo picchiava com'era solito fare.

Marco si guardò intorno.

Giacomo non era in salotto, probabilmente stava ancora dormendo e si sarebbe svegliato tardi come suo solito.

Il quindicenne andò verso un'altra porta e l'aprì, trovandosi in una piccola cucina.

Si avvicinò al frigorifero e lo aprì, prendendo una bottiglia di latte dal suo interno e bevendone qualche sorso.

Poi, andò in bagno a lavarsi il viso, le mani e i denti.

Subito dopo guardò l'orario sul suo cellulare e poté costatare che erano le sette e venticinque.

Uscì dal bagno e poi si apprestò a uscire di casa e dirigersi a scuola, per il suo primo giorno di seconda superiore.

Camminava con calma per le strade di Firenze mentre si dirigeva all'istituto d'arte dove studiava.

Raggiunta la scuola entrò dentro e si guardò attorno.

Era ancora praticamente deserta, tranne qualche ragazzo e docente.

Subito venne colpito molto da un giovane che si trovava appoggiato al muro.

Capelli biondi e occhi azzurri, aveva il suo stesso aspetto, lo stesso aspetto di quel ragazzo...

Si stropicciò per bene gli occhi pensando a un'illusione, ma non servì a niente.

Quel ragazzo era veramente lì.

Doveva essere stata tutta opera del caso, Marco ne era certo.

Ma più osservava quel ragazzo meno gli sembrava possibile che fosse stato tutto un caso, ma doveva esserlo, per forza.

Poi, molti ragazzi arrivarono e di colpo il caos più tremendo iniziò in quell'atrio, poco prima che suonasse la campanella.

Driiiiiin.

Driiiiiin.

Un suono acuto che fece correre tutti verso le scale che portavano ai piani superiori e quindi, alle classi.

Marco non fece molto caso ai ragazzi di prima che guardavano in che classe erano e che poi andavano a cercarla per mari e per monti, lui si limitò a prendere le scale ed a girare a sinistra una volta giunto al primo piano.

Salutò alcuni compagni di classe incrociati per il corridoio e poi, si trovò davanti alla porta della sua classe, la II B.

Entrò e si sedette nella terza fila, vicino alla finestra, mettendo lo zaino a terra mentre osservava i compagni entrare.

Poco dopo arrivò il professore di matematica e salutò i ragazzi.

Fu allora che lo vide entrare.

-Buon giorno ragazzi, da quest'anno avete un nuovo compagno di classe, il suo nome è Francesco Galli, proviene da Pisa e si è trasferito qui per dei problemi, spero che lo accoglierete bene. Bene, Galli, si sedi pure accanto al signor Lucani.- Disse, il professore, indicando il posto vuoto accanto a Marco il quale trasalì.

Quel ragazzo gli ricordava terribilmente colui che aveva sognato per due notti di fila.

Era bellissimo, muscoloso, alto, biondo, occhi azzurri...

Marco parve leggermente imbarazzati in quanto il ragazzo nuovo appena gli si sedette accanto gli diede una leggera pacca sulla spalla e gli parlò in tono cordiale.

-Tutto bene? Io sono Francesco...- Marco si girò e gli sorrise, il suo era un sorriso tirato, ma tentava di apparire ugualmente tranquillo e sicuro di sé.

Annuì appena, stringendogli la mano dell'altro.

-Marco, il mio nome è Marco, piacere.- Cominciarono, così, a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando, mentre il professore spiegava alcune cose che a nessuno pareva interessare.

-Posso sapere perché ti sei trasferito qui?- Domandò, poi, Marco, vedendo, però, l'espressione di Francesco farsi cupa e triste.

Capì che forse era un tema da non toccare, un qualcosa di privato che era meglio non sapere.

Ma poi, Francesco gli sorrise e gli spiegò il motivo di tale trasferimento.

-Papà è morto un mese fa e mamma ha voluto raggiungere i nonni qui, a Firenze, quindi, beh, mi sono ritrovato qua...- Sapeva tanto di storiella appena inventata, ma Marco non ci fece caso, anzi, mise una mano sulla spalla a Francesco, tentando di consolarlo.

Lui era sempre stato orfano, ma aveva sofferto e continuava a soffrire come non mai.

Forse aveva trovato un vero amico.

-Marco, che ne dici se oggi vieni a casa mia? Magari ci conosciamo meglio... sempre se i tuoi sono d'accordo.- Gli chiese, Francesco, sorridendo dolcemente, alla fine della giornata scolastica, mentre tutti uscivano trafelati, tutti tranne loro, i quali erano rimasti ultimi e stavano ancora parlando.

-I miei? Vivo con il mio tutore da sempre, l'unica cosa che può riportarmi al mio passato è questo tatuaggio, ma comunque a me va bene.- Fu allora che glielo mostrò.

Gli mostrò quel tatuaggio.

Francesco trasalì ma rimase impassibile.

-Bene, andiamo...- Stava nascendo qualcosa di nuovo... di strano.


 

Angolo autrice:


 

Ringrazio moltissimo chi ha recensito il primo capitolo, cioè kyky4ever^^

Lo so che Marco non ha una vita facile, ma si riscatterà xD

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che recensiate in molti^^

Penso che ve ne siate accorti da soli, da qui in poi inizierà pure la parte yaoi xD

   
 
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