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Autore: Selhin    19/11/2010    4 recensioni
[HopexLight] Raccolta dedicata a questo pairing, sul tema delle fasi della vita.
#01- Origine [Genesis of Hope]
#02- Nascita [The Beginning of Love]
#03- Crescita [Growth Within]
#04- Vita [Life Crystal]
#05- Morte [ Crimson Snow]
Raccolta partecipante al The One Hundred Prompt Project.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XIII

 

Fandom: Final Fantasy XIII

Pairing: Hope/Lightning

Personaggi: Hope Estheim, Lightning

Tipologia: One-shot (1914 parole)

Genere: Slice of Life

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy XIII", appartengono solo a me.

 

13° Argomento: Fasi della Vita
62. Nascita

 

 

 

 

 

 

 

 

[ All I ever think about is you

You got me hypnotized, so mesmerized

 

Do you ever think when you're all alone?

All that we can be, where this thing can go?

Am I crazy or falling in love?

 

Do you catch a breath when I look at you?

Are you holding back like the way I do? ]

 

Crush - David Archuleta

 

 

 

 

 

 

The Beginning of Love

 

 

 

 

 

 

 

  I capelli color platino ondeggiarono dolcemente al ritmo della brezza serale che quella sera spirava leggermente più vorace sulla spiaggia di Bodhum. Il ragazzo si mosse appena, socchiudendo gli occhi non appena incontrarono i riflessi rossi del sole che stava andando a spegnersi nell’immenso oceano davanti a sé. Poi si rannicchiò su stesso, avvicinandosi un ginocchio al petto in una posizione che assumeva oramai da molti anni. Socchiuse gli occhi verdi assaporando il profumo del mare. Quella non poteva di certo definirla casa, eppure sapeva di essere mancato ormai davvero da tanto. Sapeva che erano stati lontani troppo, insieme.

Sistemò velocemente un ciuffo ribelle che era scivolato via danzando con il vento, e si sistemò meglio sulla spiaggia, sporcandosi le dita di sabbia dorata. Senza alcun preavviso un fulmine attraversò l’orizzonte dove alcune nuvole scure si stavano facendo strada verso la costa. Un fulmine pallido, con riflessi rosati dati dal sole rosso. Il ragazzo sorrise dell’ironia che aveva a volte la natura. Si domandò, a proposito, dove lei si fosse cacciata. Gli aveva detto di aspettarlo lì, che non potevano presentarsi insieme, non così, e lui aveva acconsentito. Sapeva quanto fosse dura per lei, eppure, iniziava a chiedersi se stesse andando tutto bene, se lei sarebbe davvero tornata.

Ma sapeva anche che lei non lo avrebbe mai abbandonato, glielo aveva promesso tanti anni prima e così era sempre stato. Non lo aveva fatto, mai.

E forse, sorrise, era stato proprio quello l’inizio di ogni cosa...

 

 

*  *  *  *  *

 

 

  - L’operazione NORA finisce qua. -

Il ragazzino spalanca gli occhi chiari come se non credesse a ciò che lei gli ha appena detto. Vede improvvisamente tutti i suoi obbiettivi, tutti i suoi propositi, svanire assieme alla voce dura della donna.

  - Cosa?- riesce appena a pronunciare questa piccola parola. Non ci crede, deve sentirlo ancora una volta.

  - Io... - inizia lei ma non la lascia continuare. Un improvviso turbine d’ira sembra essersi impossessato di lui. - No!-

Non la sente nemmeno quando cerca di calmarlo chiamandolo per nome. - Mi hai detto tu di combattere!- la rabbia è troppa, ma svanisce immediatamente non appena lei lo interrompe furiosa più con stessa che con lui.

  - Ho sbagliato!-

Non lo guarda, non ne ha quasi il coraggio. Lei, fredda e indomabile. Lei, dura e distaccata. Lei, non riesce a guardarlo perché sa di averlo illuso.

  - Ma non puoi farmi questo... - la voce del ragazzino è sottile, incredula, disperata quasi. - Non puoi creare tutto e poi abbandonarmi.-

Finalmente la donna alza gli occhi azzurri e lo guarda rendendosi conto di quanto questo l’abbia ferito. Si sente perduto, esattamente come si era sentita lei appena era diventata una l’Cie. Lo raggiunge, prendendolo delicatamente per le spalle. E’ così fragile, così innocente, che lei ne ha quasi paura. E si sorprende lei stessa delle parole che pronuncia.

  - Non ti abbandonerò. - lui alza gli occhi verdi verso di lei, stupendola della forza che trasmettono e la donna ripete le parole con maggior sicurezza, convincendo soprattutto stessa. - Non lo farò.-

Il ragazzino la fissa. Sguardo verde-acqua riflesso in iridi azzurre, profonde e libere come i cieli che solo in sogno aveva intravisto. E mentre lei, troppo orgogliosa per restargli così vicina, si allontana per riprendere il loro cammino, lui si domanda cosa ne sarà di loro adesso.

Non riesce a spiegarsi il motivo che l’ha portata a quella decisione. A interrompere ogni cosa, l’unico obbiettivo che lo spingeva a continuare a vivere. Lei l’aveva illuso, e adesso ogni cosa  era finita. Il suo desiderio di vendetta si sarebbe mai placato? Sarebbe mai riuscito a dimenticare l’odio e il rancore che si porta nel cuore? No, non poteva lasciar perdere così, non poteva proprio. Snow doveva pagare per quello che aveva fatto, doveva riuscire a cancellargli quel sorriso idiota dalla faccia. Doveva.

La donna, da parte sua, aveva deciso e niente l’avrebbe fermata. Adesso sapeva di aver commesso un errore, l’ennesimo della sua vita. Aveva sbagliato con Serah, e adesso aveva coinvolto anche lui... e tutto per il suo stupido orgoglio, per la sua smania di combattere. Stava solo scappando dalla realtà. Per questo aveva dato fine all’operazione NORA. Sperava, in parte, che così lui avrebbe capito che la vendetta non l’avrebbe portato a nulla se non a un cumulo di rimpianti. Ma era solo un ragazzino che era rimasto completamente solo, e lei sapeva benissimo come poteva sentirsi. Perso, abbattuto, senza speranza... proprio lui.

  - E adesso cosa facciamo?- lo sente improvvisamente pronunciare alle sue spalle. La stava seguendo riflessivo e silenzioso come sempre, e lei ormai aveva fatto l’abitudine alla sua costante presenza. Inizialmente non faceva che voltarsi allarmata, trovandoselo poi di fronte con uno sguardo spaurito, ma adesso si sentiva quasi inquieta al solo pensiero di non averlo con sé. - Voglio dire... - continua, alzando leggermente la voce, senza aspettare che lei si volti. -... Se abbandoniamo il piano, che battaglie combattiamo? E contro chi?-

C’è rabbia nella sua voce, lo sente. Rabbia e delusione.

  - Non lo so. - risponde la donna dopo qualche attimo. Si volta per guardarlo e prova una fitta di sofferenza. E’ stata lei a rendere quegli occhi così tristi? - Ma non dobbiamo perdere la speranza.-

Lui la guarda come se lo stesse prendendo in giro, e in effetti è proprio così che si sente.

  - Speranza?- le domanda incredulo. Come può parlare di speranza adesso, proprio lei? - Non c’è speranza, non per un l’Cie.-

Lui si volta sedendosi su dei gradini poco distanti. Si sente svuotato dopo quest’ultima affermazione della donna. Umiliato, amareggiato. La vede avvicinarsi ma non osa guardarla negli occhi.

  - Abbiamo te.- dice lei con dolcezza, come se fosse la cosa più logica del mondo.

Ma il ragazzino sospira. Come può non capirlo? Proprio lei che pensava riuscisse a comprenderlo davvero, come può non rendersi conto di quello che gli sta facendo?

Come può essere così indifferente?

  - Hope è solo il mio nome... -

Perché non riesce a capirlo? Perché tutti si ostinano a dare così tanta importanza a quella stupida parola? E improvvisamente avverte un leggero odio verso sua madre, per averlo lasciato solo, per avergli dato quel nome assurdo di cui tutti abusano. Ma è solo un attimo, perché i suoi pensieri vengono interrotti dalla voce di lei.

  - Anch’io ero come te.-

Hope alza lo sguardo finalmente, incontrando l’azzurro dei suoi occhi. Trattiene il fiato nel guardarla davvero, per la prima volta come mai lei si era mostrata a lui. A tutti. E’ bella, troppo forse, e finalmente vera. Negli occhi d’acqua riesce finalmente a scorgere una Lightning diversa da quella fredda e taciturna che ha sempre conosciuto. E’ un attimo, ma lui la vede davvero per quella che è, quella che è sempre stata ma che cercava di nascondersi per orgoglio o forse... per paura.

Lei lo osserva per un attimo lunghissimo poi, paralizzata da una morsa alla bocca dello stomaco, si volta per guardare altrove. Non sopporta quegli occhi verdi, quegli occhi innocenti, quegli occhi delusi da lei. Si sente colpevole, sa di averlo ferito, sa come lui si sente, cosa prova. Anche lei si era sentita così...

  - I miei genitori sono morti.- dice quasi contro il suo volere. Non sa perché lo fa, forse solo per liberarsi da un peso, forse per farsi vedere più forte.

E la sua voce continua imperterrita, a lasciar trapelare quello che sente, quello che è stata senza che riesca a fermarla. - Dovevo essere forte per Serah e dimenticare il mio passato. E così, sono diventata “Lightning”.-

O forse, lo fa per lui? Per aiutarlo, per rassicurarlo del fatto che lei c’è, che non è solo. Che sia invece per affetto?

Strano, ma non impossibile.

Hope la osserva, ipnotizzato quasi. Non si era mai reso conto di quanto in realtà fossero simili, di quanto lei invece poteva e riusciva a comprenderlo. Si odiò per non essere stato in grado di capirlo prima, di accorgersi prima di lei per quella che era e non per quella che si mostrava. Adesso che osserva solo le sue spalle può unicamente immaginare la sua espressione, eppure gli sembra quasi di percepirla come se potesse vederla davvero. Gli occhi rivolti verso l’alto, a scrutare un cielo immateriale, l’espressione dura e un’impercettibile rossore alle guance. Invisibile agli altri, ma non a lui.

  - Con un nome diverso credevo di poter diventare un’altra. Ero solo una ragazzina... -

Com’era possibile che l’affinità fosse così grande, così smisurata, e lui non se ne fosse mai accorto? Per un istante gli tremano le mani, le labbra. Vuole dirle qualcosa, vuole farle capire quanto in realtà siano uguali. Vuole guardarla negli occhi, vuole sentire il suo sguardo penetrante addosso. Per un istante, si vede alzarsi e raggiungerla, stringerla e dirgli ogni cosa. Ma è solo un attimo, solo l’illusione di un momento e lui sa di non essersi mosso. Se ne sta lì, in silenzio con il timore d’interromperla, di spezzare la magia di quel momento e sa che non farà niente. Continuerà a guardarla, ad ammirarla, a desiderare quello sguardo, quel respiro trattenuto nel vederla, quella fitta allo stomaco. Ma riuscirà mai a farsi ammirare, guardare, trattenere il fiato da lei?

  - “Lightning”. Un bagliore che brilla e svanisce. Non protegge nulla. Distrugge solamente.-

Hope sa che è quello il momento, che è quella la vera lei. Che non si sentiranno più soli perché continueranno a combattere, insieme.

Che è quella la nascita di ogni cosa...

 

 

*  *  *  *  *

 

 

  Trattiene un sospiro mentre un altro fulmine scorre veloce sulla linea dell’orizzonte. L’aria inizia a farsi fresca di pioggia, carica di elettricità. Ma non può andarsene, lo sa bene, lei non glielo perdonerebbe mai.

E inaspettatamente due braccia forti gli avvolgono il petto ormai adulto. Sente il suo respiro sulla spalla, il suo cuore battere veloce a contatto con la sua ampia schiena. E sorride nel vedere che però non ha gli occhi chiusi. Lei non li chiude mai, davanti a nulla, nemmeno con lui. Lei non ha mai paura, lei è forte e lo sarà sempre. Sarà sempre un passo avanti a lui. Ma dopotutto, lui ama quegli occhi e non vorrebbe mai e poi mai vederli chiusi.

  - Sei in ritardo.-

L’accenno di un sorriso, un’invisibile divertimento nello sguardo. - Eri preoccupato?-

No, lui non ci casca ancora una volta. - Certo che no. Sapevo che saresti tornata.-

L’espressione di lei non cambiò. - Davvero? Non credi di essere un po’ troppo presuntuoso?-

Hope rise divertito posando una sua mano, che adesso era più grande e forse più forte, su quella di lei.

  - E tu non credi di essere un po’ troppo sicura di te, Claire?-

Al solo sentire il suo nome, il suo vero nome pronunciato da lui, la donna esitò per un istante. Era sempre così, possibile che trattenesse sempre il fiato non appena lui la chiamava in quel modo? La guardava in quel modo? Eppure, non era più una ragazzina.

  - Chi ti ha dato tutta questa libertà di usare quel nome?-

Lui alzò lo sguardo come a cercare una risposta convincente. Poi tornò a posare gli occhi verdi su di lei, bellissima come la prima volta che l’aveva vista davvero. Era possibile innamorarsi ogni giorno, sempre della stessa persona? Non lo sapeva, eppure a lui accadeva continuamente, in un ciclo senza fine.

Sorrise sfiorandole il viso con il proprio. - Tu... ovvio.-

 

 

 

 

 

 

 

***********************

Note Autrice: Oh eccomi con la seconda fic su questa raccolta, sempre partecipante al OHPP ^^... Mmmhh non è che non mi piaccia, è solo che temo di non essere riuscita ben a trasmettere quel che sentivo mentre la scrivevo... Per me, quella che ho appena descritto, è una delle scene più belle fra Hope e Light che appare durante il game. Si nota complicità, fiducia, affetto... ho visto tante di quelle cose in quella scena che temo, appunto, di non essere riuscita in quel che volevo.

Ad ogni modo spero che la fic piaccia a qualcuno ^^

 

Ringrazio tantissimo per le recensioni ricevute alla storia/capitolo precedente... davvero mille e mille grazie!!! *-*

 

Come sempre, ricordo che una recensione positiva mi rende felice e quella negativa mi spinge e aiuta a migliorarmi  (_ _)

 

Alla prossima allora ^^

 

 Selhin ♥

 

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