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Autore: HermBlaise2    23/11/2005    3 recensioni
Sto reinserendo le mie storie con un altro nick. Cosa succederebbe se i personaggi che tutti conosciamo facessero parte del telefilm "Elisa di Rivombrosa"?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Hermione di Rivaombrosa

Hermione di Rivombrosa

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

Piemonte, 1 settembre 1769

 

Dintorni di Rivombrosa

 

Nella quiete mattutina del bosco riecheggiò d’un tratto, sempre più incalzante, il suono degli zoccoli di due cavalli spinti al galoppo.

Lungo la strada ombreggiata, un cavaliere era lanciato all’inseguimento. Giunto in prossimità di una svolta del sentiero, scartò rapido di lato, spronò l’animale e deviò tra gli alberi, ponendosi in testa al rivale.

Oltrepassò un ponticello di pietra, ma dovette sterzare bruscamente non appena si trovò di fronte un campo di mais.

Il secondo cavaliere, Ron, arrivò al campo subito dopo; i capelli rossi erano tutti scompigliati. Esitò, lanciò un’occhiata ai contadini che sistemavano il raccolto e infine si gettò tra le piante, sollevando le foglie di mais e le proteste dei contadini.

Quando sbucò dal campo, Ron si guardò alle spalle e vide arrivare l’altro cavaliere, il viso nascosto da un cappello. Riprese il galoppo.

Arrestò la corsa solo quando entrò nel cortile delle scuderie del castello di Rivombrosa, la residenza dei conti Ristori dov’era cresciuto e lavorava come stalliere.

Qualche secondo il cavaliere lo raggiunse.

 

-Mia cara Hermione, ho vinto- esclamò Ron, mentre smontava da cavallo.

 

Anche l’altro scese togliendosi il cappello. A quel punto i capelli castani ricaddero sulle spalle, a incorniciare un viso dolce e attraente. Gli occhi cioccolato brillarono divertiti.

 

-Hai barato- protestò Hermione

-No bella mia, ho vinto- ribattè Ron. I lineamenti marcati erano addolciti e nei suoi occhi si leggeva che non era la vittoria a renderlo felice, ma la compagnia di Hermione.

Presero i cavalli per le redini e s’incamminarono verso le stalle.

 

 

Castello di Rivombrosa

 

Dopo aver ricompensato il suo cavallo, Fedro, Hermione andò in camera.

Non era lussuosa come le altre stanze del castello, ma era accogliente. Davanti alla finestra c’era uno scrittoio, dove spesso la ragazza si sedeva per scrivere sul suo diario.

Hermione era sul punto di cambiarsi, quando la contessa Pansy Ristori entrò e le si parò dinnanzi, stringendo nervosamente il ventaglio tra le dita. La bellezza pacata della donna, messa in risalto dai capelli scuri ben raccolti sotto il cappellino color crema, era irrigidita in una smorfia di scontento.

Hermione si affrettò a posare il vestito che aveva in mano.

 

-Che non succeda mai più, chiaro?- disse la contessa gelida e severa come sempre. –Tu sei la dama di compagnia di mia madre e non una sgualdrina che va a cavallo con gli stallieri per i boschi- La squadrò da capo a piedi e un’ombra di disapprovazione le attraversò gli occhi scuri.

Hermione indossava ancora i pantaloni usati per la cavalcata. –E per giunta vestita da uomo, Dio che vergogna.-

Hermione avanzò di qualche passo –Contessa, io e Ron….- cercò di spiegare-

-Silenzio!- la interruppe Pansy Ristori. –Non ti ho chiesto di rispondere. Il fatto che mia madre si sia intenerita e che ti abbia presa al castello non fa di te una nobildonna Hermione. Se non sai come si comporta una dama di compagnia, forse è meglio che torni da dove sei venuta. Non mi è molto difficile rispedirti in quella locanda.-

 

La locanda a cui si riferiva la nobildonna era il Gatto Nero, frequentato più per le grazie delle fanciulle che per la qualità del vino che veniva servito. Hermione si era guadagnata la vita a farci le pulizie, al servizio di quell’odiosa Checca, la proprietaria, fino a quando la contessa Minerva Ristori non l’aveva presa con sé.

 

-Si contessa, lo so- mormorò, ma il tono umile era smentito dalla fierezza dello sguardo.

-E ricordati, tu sei qui solo per la benevolenza di mia madre. Se fosse per me, saresti con tua sorella e tua madre a patire la fame. Ci siamo intese?-

-Si- rispose Hermione con un filo di voce. Quelle parole l’avevano ferita, ma non avrebbe mai concesso alla nobildonna il piacere di darglielo a vedere.

-E rimettiti dei vestiti decenti. Poi vai dalla contessa Minerva, mia madre.-

 

Hermione si cambiò in fretta e raggiunse la contessa Minerva nella biblioteca. In quella stanza piena di libri ben rilegati, si respiravano il fascino e gli onori della storia della famiglia Ristori. Era una delle stanze preferite di Hermione e non solo perché passava ore piacevoli con la contessa; stare fra tutti quei volumi, l’aiutava a ricordare suo padre che era stato un rilegatore di libri.

In piedi accanto alla finestra, le due donne guardarono la carrozza di Pansy e del marito allontanarsi lungo il viale e lasciare la tenuta.

Minerva sospirò. Il viso segnato dall’età manteneva intatto il marchio di una nobiltà, che prima di ogni cosa, era nobiltà d’animo. Ma l’espressione dei suoi occhi era dispiaciuta.

 

-Pansy ha un carattere troppo debole- disse la contessa mentre si scostava dalla finestra –Alza la voce con i servi, ma con quel disgraziato del marito…-

 

Aiutata dalla sua dama di compagnia, prese posto in una poltrona. La luce che proveniva dalla finestra conferiva ai capelli bianchi una tonalità argentata. Minerva Ristori era il cuore del castello e della famiglia Ristori, un cuore affaticato dalle preoccupazioni e da una salute debole, ma che non smetteva di tenere alto il nome della casata. Ora che suo figlio Blaise era via e Rivombrosa  appassiva sotto le mani avide del marito di Pansy, il marchese Alvise Radicati, Minerva era rimasta la sola a occuparsi della tenuta, e non avrebbe potuto farlo ancora per molto.

 

-Contessa, siete troppo severa con vostra figlia Pansy- Hermione si allontanò da lei per prendere alcuni libri –Anche se è rigida vuole molto bene a sua figlia Hanna. E anche il marchese in fondo….-

-Il marchese è un’incapace che nessuno tiene a bada. Tanto per cominciare, odia Rivombrosa. Tanto per Alvise basta che quando ne ha bisogno ci sia abbastanza da prendere…- le mancò il respiro. -….nelle casse-

Hermione corse da lei e s’inginocchio al suo fianco. –Contessa vi prego, lo sapete che non dovete agitarvi-

-Ah, Hermione mia- rispose Minerva ansimante –Qui va tutto a rotoli, e il mio unico figlio maschio si è arruolato nell’esercito francese. Il solo che può occuparsi di tutto questo, e non c’è-

-Tornerà ne sono certa- disse Hermione, ma il suo ottimismo non bastò a rincuorare la contessa Ristori.

 

 

Francia, accademia militare, 1 settembre 1769

 

 Le spade s’incrociarono rapide. Gli uomini impegnati nel duello assestavano ogni colpo con precisione e il suono delle lame echeggiava nel cortile.

Uno dei quattro ebbe la meglio e costrinse gli altri ad arretrare.

Ai tre militari più giovani ci volle qualche istante per riprendersi, ma il quarto, il conte Blaise Ristori non era tipo da esitare.

-Disciplina- tuonò la voce del conte. Gli occhi chiari erano socchiusi in uno sguardo fiero e il viso ombroso e attraente era teso e concentrato.

Si fermò e fronteggiò i tre giovani.

-E non dimenticate. Riprese mentre le spade tornavano ad incrociarsi. –Lealtà!-

In quell’istante il conte Vitius Conforti entrò nel cortile e si fermò ad osservare.

-En garde!- ordinò Blaise e si lanciò contro uno dei tre. –Un ufficiale è fedele a se stesso e sopra ogni altra cosa…- La spada sfuggì di mano al giovane allievo e cadde a qualche metro di distanza. -….a Sua Maestà il re.-

Un sorriso di ammirazione si dipinse sul volto del conte Conforti e gli fece cenno di avvicinarsi.

-Mi dicono che rientrate in Piemonte- iniziò non appena si furono allontanati gli allievi.

-Si, manco da troppo tempo, e poi ho ricevuto brutte notizie sulla salute di mia madre. Perché me lo chiedete?-

Conforti esitò qualche istante prima di rispondere.

-Ho una missione da affidarvi, Ristori. No, non temete, niente che vi tenga lontano da casa- precisò dopo aver visto l’espressione contrariata di Blaise. –Ma potrebbe essere molto pericoloso. Volevo avvertirvi.-

-Se non lo foste stato, avreste chiamato qualcun altro, no?-

 

 

CONTINUA……

 

 

 

 

  
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