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Autore: Saeko_chan    20/11/2010    1 recensioni
E' la mia prima storia originale fantasy, siate clementi xD
Ataltide e Mu, due continenti scomparsi milioni di anni fa, ma se invece fossero stati risucchiati in un universo parallelo e si stessero per dare guerra?
E se Atlantide cercasse il prescelto che li potrebbe salvare da una fine ormai certa?
Questa è la storia di Marco, un ragazzo italiano, e di Arthem, il figlio dell'imperatore d'Atlantide.
Spero che vi abbia incuriositi^^
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3° capitolo


 

Erano in una villa stile ottocento ed una donna si trovava nella sala principale.

-Buon giorno, madre.- Francesco aveva salutato la donna in tono cordiale, ma con l'aria di chi si stava rivolgendo ad un superiore da rispettare con tutto sé stesso.

La donna alzò lo sguardo dal giornale che stava sfogliando e sorrise ad entrambi.

I due giovani si trovavano sulla porta e fu allora che Marco poté notare la bellezza della casa e della donna.

Francesco doveva aver preso molto dalla madre, ne era certo.

La donna aveva dei lineamenti molto dolci, capelli biondi e occhi verdi come due smeraldi.

I due giovani entrarono in casa dopo in cenno di saluto da parte della donna la quale si alzò dal divano dove si trovava e si avvicinò a Marco.

-Piacere.- Disse, allungandogli una mano che subito venne presa e stretta dall'altro il quale sorrise con calma.

Fu allora che Francesco lo prese per un braccio e salutò la madre in modo molto cortese.

-Devo farti vedere una cosa, Marco, dai, seguimi! A dopo, madre.- Fu allora che Francesco cose tenendo il braccio all'altro, il quale, più osservava l'amico più sentiva crescere in lui una strana sensazione.

Non si era mai innamorato di nessuno, ma sentiva dentro di sé qualcosa che lo portava a pensare che fosse quello ciò che si provava quando si era innamorati.

Felicità, semplice e pura gioia di stare con l'altro.

Si lasciò guidare lungo la sala dove si trovava un divano in pelle, una TV molto grande, un tavolino con un vaso in vetro con dentro dei fiori bellissimi, probabilmente gigli.

Poi, c'era anche una libreria con dei vecchi libri i quali Marco non riuscì a riconoscere.

Accanto alla libreria c'era pure un mobile contenente dell'argenteria preziosissima, ad occhio.

Le scale erano situate alla destra dell'entrata, ma Marco non ci fece caso, visto che Francesco stava aprendo una porta situata in fondo alla sala e lo stava portando fuori, probabilmente nel giardino di dietro

-Marco? Marco!?- Francesco chiamò l'altro che però, era rimasto come pietrificato appena aveva visto quel giardino.

Un'enorme cascata finiva in un lago a pochi metri da loro, degli alberi enormi erano situati quasi dappertutto e Marco non riuscì a non rimanere colpito da tale splendore.

Guardò la natura che lo circondava con occhi meravigliati, con occhi sinceramente stupiti.

Poi, Francesco gli diede una leggera pacca sulla spalla per riportarlo alla realtà dei fatti.

-Tu credi nelle civiltà scomparse come Atlantide o Mu?- Il biondo si era rivolto all'amico in tono più fermo del solito, più fermo di prima.

Marco non capiva il perché di tale domanda, sapeva solo che quel ragazzo era a dir poco strano, ma non gli importava più di tanto.

Francesco non era solo molto simpatico, ma era pure attraente, bellissimo... Marco non aveva mai formulato delle ipotesi sul fatto se era gay o meno e non gli era neppure mai interessato, ma in quel momento sentiva davvero di essere attratto da un ragazzo, un ragazzo splendido.

-Marco? Mi vuoi rispondere?- Francesco lo riportò alla realtà e così il giovane fu obbligato a rispondere all'amico.

-Non so... e poi, dove sarebbero scomparsi, questi continenti? Nessuno ha ritrovato traccia di essi...- Francesco rise di gusto, rise come se lui avesse saputo cos'era successo ad Atlantide ed a Mu.

Lasciò il braccio di Marco e chiuse gli occhi, per poi alzare le braccia al cielo.

Marco cominciò a preoccuparsi, non capiva che cosa volesse fare l'altro, ma non poteva far altro che fidarsi ciecamente di lui.

Dal cielo cominciarono a provenire delle gocce di pioggia e delle nuvole oscurarono l'azzurro che poco prima era là, nel cielo.

Un temporale stava cominciando a venir giù, un forte temporale.

Marco non ci stava più capendo nulla, sentiva dentro di sé qualcosa che si risvegliava.

Sentiva dentro di sé dei ricordi offuscati i quali venivano lentamente a galla, emergevano nella sua mente.

La città che si era sognato di recente.

Finalmente ella aveva un nome, finalmente poteva riconoscerla come il luogo dove lui aveva vissuto.

Torguz.

Era la capitale di un continente, un continente dove gli stati erano assenti, dove comandava un solo re.

Fu in quel momento che un continente gli si mostrò dinanzi agli occhi, una mappa.

Dei cerchi uno dentro l'altro, come sul suo tatuaggio, il mare si trovava dentro ogni cerchi ed il più grande apriva le porte ad un oceano maestoso, enorme.

Quella era la città che si ricordava, quella era Torguz.

Fu allora che si ricordò di essere con Francesco e di essere in un giardino, fu allora che riacquistò totalmente coscienza di sé stesso.

Il cielo era tornato limpido, sereno, calmo.

Francesco lo osservava leggermente preoccupato.

-Sembrava che tu dormissi in piedi... tutto bene?- Francesco bellissimo, ma niente di tutto ciò che Marco aveva visto poco prima pareva essere successo.

Allucinazioni?

Visioni?

Stava forse per diventare pazzo?

Non lo sapeva, ma voleva dare per scontato che ciò che aveva visto poco prima non fosse la realtà, che non fosse accaduto nulla di strano.

-Sì, tutto bene, che ore sono?- La domanda che porse all'amico fu immediata, adesso che era certo di essere nel mondo reale dove le cose fantastiche non accadevano voleva essere certo che il suo tutore non lo ammazzasse di botte come sempre.

Se fossero state le quattro, o più tardi, era finito...

-Le tre meno cinque, perché?- Marco sorrise all'amico e fu felice di avere quella risposta, di essere ancora in tempo per tornare a casa in orario.

Ma appena i suoi occhi si incrociarono con quelli di Francesco fu come un colpo al cuore.

Dentro di sé sentiva delle emozioni fortissime, sentiva di non volersene andare, di non voler stare senza di lui.

-Marco?- Francesco lo riportò alla realtà e fu così che Marco comprese di doversene andare.

-Il mio tutore mi ammazzerà se non torno prima delle quattro, a domani.- Disse, alla fine, sorridendogli e rientrando dentro la villa.

-A domani, e ricordati, le leggende hanno sempre un fondo di verità...- Quelle parole gli risuonarono nella testa tante, troppe volte.

Non ne comprendeva il significato, ma neppure ne cercava uno, voleva credere che tutto fosse normale, che niente stesse cambiando.

Ma si sbagliava, la realtà che conosceva sarebbe tramutata e ciò sarebbe successo molto presto.


 

Angolo autrice:


 

kyky4ever, grazie dei complimenti^^

Per quanto riguardo al tatuaggio è che ho studiato molto la leggenda di Atlantide e Mu (che sto tutt'ora studiando xD) e quindi, beh, il tatuaggio c'entra molto con Atlantide xD

Spero che sia piaciuto anche questo capitolo^^

Recensite^^

   
 
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