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Autore: Meiko    23/11/2005    1 recensioni
"odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami. ma ti prego...non amarmi, mai..."
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sha Gojio, Genjo Sanzo Hoshi, Kogaiji, Kanzeon Bosatsu, Cho Hakkai, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 5


A fare da cornice, le montagne, che sembravano voler toccare il sole che si stava avvicinando alla postazione di mezzogiorno.
La terra formava uno sottile strato di polvere, che le copriva gli stivali, mentre una delle due gambe zoppicava, il sangue ormai incrostato formava una specie di tatuaggio rosso che raggiungeva il ginocchio, mentre le mani erano abbandonate.
Barcollava, era stanca, il respiro affannata.
Respiro…respiro…respiro…
I capelli neri erano in parte appiccicati al volto in parte rovinato, un livido bluastro adornava una delle due guance, mentre la bocca aperta prendeva e tirava fuori aria.
Respiro…respiro…respiro…
Dietro la schiena, un altro buco, sia sul top che sulla maglietta a rete che indossava, il sangue colorava di rosso ciò che era nero.
Ancora un altro respiro…e un altro ancora…
Sotto i suoi piedi la terra era sempre uguale, sembrava restare ferma nello stesso punto mentre camminava, mentre il vento che soffiava ogni tanto era caldo e soffocante, sopra di lei il cielo azzurro veniva oscurato da nuvole grigio scuro che minacciavano, con tuoni profondi e rauchi come il rotolare di sassi, di piovere.
Un altro soffio di vento, forte, che sollevò la polvere, andando sugl’occhi blu socchiusi.
Un forte bruciore, una mano che si muove, mentre il piede viene messo male a terra.
Perdita dell’equilibrio.
Kira cascò, subendo un forte colpo alla schiena e alla spalla, mentre la bocca veniva riempita di polvere, che sputò via a fatica, tossendo, mentre la spalla veniva afferrata da una mano.
Stanchezza, una cosa che provava…che forse provava sempre…
Dalla posizione a pancia in giù andò supina, i capelli si sporcarono di terra, mentre quelli appiccicati al volto rimasero fermi, bagnati in parte dal sudore che scivolava giù dal viso.
Respiro…respiro più lento…ancora un altro respiro…respiro…
Stanca…
Una gamba tremava, le cellule nervose dei suoi muscoli e della sua pelle pulsavano febbrilmente, spedendole nel cervello la sensazione che la gamba stesse esplodendo dal dolore.
Quando si era voltata per terra, la schiena aveva fatto la stessa cosa.
Calma…calma…
La gamba che pulsava dal dolore sembrava in procinto di ricominciare a sanguinare, ma il tappo in qualche modo evitava questo, mentre Kira teneva gli occhi al cielo, socchiusi, arrossati per la polvere.
Il cielo era in procinto di piovere, sentì chiaramente una fredda goccia caderle sulla fronte sporca di terra, e da li scivolare di lato con estrema lentezza, quasi a fatica, pulendola in parte dallo sporco. Il suo cuore sembrava aver rallentato la sua corsa, mentre oltre il cielo si vedevano le montagne…
…oltre quelle montagne era nata…
Oltre quelle montagne era scappata…
Oltre…oltre…
Respiro profondamente, afferrando l’aria che adesso sapeva di umido, di freddo.
Un’altra goccia le andò sulla gamba dolorante, e per un secondo provò una strana sensazione di leggerezza.
Un’altra goccia, un’altra ancora…

“…ricordo che mi sempre piaciuta la pioggia…”

-La pioggia…-
le labbra secche si mossero, mentre la voce dalla bocca per la prima volta usciva rauca e debole, mentre la mano con la stigmate si alzava verso l’alto, il palmo riceveva le gocce di pioggia dall’alto, una sensazione di fresco, mentre le gocce aumentavano, la pioggia si faceva sempre più forte, iniziando a bagnarla tutta.
I capelli…il volto…il petto…la pancia…le gambe…le mani…
Bagnata…ed una sensazione di fresco…
Lentamente si mise seduta, facendosi forza con le mani, che si sporcarono di terra bagnata, mentre il suo sguardo si spostava ancora, dopo le nuvole da cui scendeva la pioggia era tornata a fissare le montagne…
Le guardò con aria stupita…
…no…
Non voleva tornarci…
Voleva respirare ancora…
Il suo cervello e il suo cuore dissero quel no contemporaneamente, mentre lei stessa se ne stupiva…
Mentre quella luce l’aveva inglobata, mentre lei era diventata una stella, una piccola nova, aveva avvertito…
…come una brezza, come un’onda sulla pelle dei piedi…
Un ricordo, che poi era scivolato via…allontanandosi…ma lasciando quella sensazione di fresco sulla sua pelle…
Ancora…voleva avvertire ancora quella sensazione…
Lentamente si mise a carponi, la gamba era tornata a pulsare e vibrare così come la schiena.
A fatica, facendo leva con le mani e la gamba sana, si rimise in piedi, dando le spalle alle montagne.
Barcollò ancora, prima di prendere un respiro profondo, e rimettersi in cammino, mentre la pioggia continuava a battere.
Aveva gia fatto un po’ di strada, barcollando, quando qualcosa la raggiunse, fermandosi accanto a lei.
Un carro…
-Santo cielo ragazza mia!-
una donna, una grossa donna la stava osservando stupefatta, mentre Kira aveva alzato lo sguardo, stupita.
La donna le allungò una mano.
-Presto, Sali immediatamente. Ma guarda come sei conciata! Dove pensi di andare ridotta così?-
Kira osservò stupita quella mano, prima di afferrarla con la mano con il guanto senza dita, facendo così sollevare dalla forza della donna, che la spedì dentro il carro, facendo poi ripartire i cavalli, che correvano sotto la pioggia, mentre Kira si trovò distesa su qualcosa di meno duro della terra, da cui proveniva un caldo non soffocante…e uno strano profumo di buono…
Lentamente, socchiuse gli occhi, prima di chiuderli, bagnata fradicia, dentro quel carro.

“Ricordo che mi piaceva la pioggia…
La guardavo fuori da quel vetro…
E, stranamente, pensavo a lui…
Ed ogni volta…sentivo che dentro di me…c’era luce…e calore…”



Era andata a cercarla, si era allontanata dal gruppo.
Aveva chiesto di essere lasciata sola, forse non a parole, ma lo aveva supplicato.
Semplicemente, quando era smontata dalla moto con Meiko, aveva guardato la bionda alla ricerca di uno sguardo complice, e l’altra aveva annuito, lasciandola smarrirsi nella macchia verde della foresta dove si era fermati, a metà pomeriggio, lontani ormai da quella montagna, da quel villaggio.
Forse era per il ricordo di quel villaggio, forse per quelle lacrime, che si era messo a cercarla, scomparendo come lei dal gruppo.
Notato da tutti.
Gojio si era anche risparmiato le sue battute cretine.
Meiko aveva ignorato tutto, continuando a badare alle sue cose, così come fece il Sanzo, certe volte i due si assomigliavano in una maniera spaventosa.
Invece era l’uno l’opposto dell’altro.
Intanto, i passi di Goku erano soffocati dall’erba fresca di quella piccola foresta, gli alberi coprivano la vista di un cielo macchiato di soffici nuvole bianche che parevano cotone.
Si stava guardando intorno con aria preoccupata.
Dopo quello che era successo quel giorno, si era allontanato da Rika
Aveva paura che la ragazza respingesse qualsiasi tentativo di chiacchierare.
Non che il ragazzo fosse così bravo a fare conversazione.
Però…aveva avvertito, da quella scena, uno strano senso di buio avvolgere la ragazza.
Quando quella Selene le aveva sussurrato qualcosa, che l’aveva fatta scoppiare in pianger,e senza pudore, senza vergogna.
Solo un profondo senso di tristezza.
Che in qualche modo aveva intaccato anche l’anima del ragazzo.
Aveva visto quell’oscurità avvolgere la ragazza fin da quel momento.
E si era spaventato.
Perché anche lui aveva provato quella stessa esperienza di buio che ti avvolge.
Ed una sensazione di freddo.
Mentre allungava ogni volta la mano verso una luce che lo abbandonava nella notte.
È tristezza…
È solitudine…
La solitudine…porta alla tristezza….ad avvertire i pensieri che si fanno di carne, prendono corpo…e ti parlano…
La solitudine porta al silenzio…
Un silenzio che non si può intaccare, per quanto tu ti sforzi di aprire la bocca, di parlare, urlare, alzare la voce sempre di più.
Quando non hai più voce, ne parole da dire, ci sarà sempre quel masso, che ti schiaccerà, obbligandoti ad assecondarlo.
Non c’è vita nel silenzio, ne tranquillità.
Irrequieto, il silenzio rende irrequieto.
Perché sei portato ad ascoltare ogni minimo rumore, fino a non capire che non c’è niente.
La solitudine porta a questo.
E lui l’aveva capito.
Perdendo il desiderio di parlare, solo con una domanda in testa, mentre il tramonto preannunciava che la luce sarebbe scomparsa, lasciandolo ancora al buio.

“Perché?...”

Cosa aveva fatto?
Qual’era la sua colpa?
Perché non ricordava nulla?
Che cosa aveva fatto di tanto grave?
Non lo sapeva.
Sapeva solo che era solo…
E che lentamente stava morendo dentro di se, mentre il suo corpo non sarebbe mai invecchiato…
E sarebbe diventato un corpo vuoto…
Fino a quando il sole gli apparve…
E lo tirò…
Una luce che spense quel buio, quel silenzio…
Portandolo via…
Ed era stato come fare un bagno di luce.
Una luce calda e soffusa, che lo faceva sorridere.
La luce di un sole…
E adesso…voleva trasmettere quella luce…
Si guardò intorno, con aria ansiosa.
Non la trovava, era preoccupato.
Doveva trovarla, doveva trovarla, voleva dargli quella luce che lui sentiva dentro di se…
Una luce che spenga il buio di lei…
Fargli sentire che non sarebbe vissuta nella solitudine.
Che quel silenzio sarebbe morto.
I suoi passi accelerarono, quando avvertì un rumore.
Partì a correre, la sua ansia muoveva il suo cuore e le sue gambe.
Mentre una brezza accarezzava l’erba sulla quale lui passava.
Fino a rallentare…fino a fermarsi…
Mentre il suo respiro affannoso velocemente scompariva in quella brezza, che accarezzò i suoi vestiti.

-…sembra strano ma non ti trovo…
…non nel cuore…non nell’odio…
…e io qui mi sento…sola…
…cerco una luce che…spenga il buio…
…spenga il buio…-

Era appoggiata a quel tronco, l’albero sembrava avvolgerla in una tranquillità che lei congelava.
Con quello sguardo perso nel verde e nell’azzurro sopra di lei, lo stesso azzurro che adornava i suoi occhi.
Mentre la brezza accarezzava i suoi capelli.
Era seduta e stava cantando, a bassa voce, quasi a voler entrare, essere inglobata in quell’atmosfera, e scomparire…
La sua voce era chiara e bassa, mentre il suo corpo sembrava diventato di pietra, le gambe piegate e appoggiate sull’erba, le braccia abbandonate in grembo, strette insieme.
Gli occhi rivolti verso l’alto, i capelli che scivolavano in parte da una spalla, leggermente spettinati, le labbra si muovevano, ma a stento Goku riusciva a sentire le parole di quella canzone.
Ecco…ecco la tristezza, come uno scialle che l’avvolgeva…
La solitudine è come una mano sulla spalla…
E presto il silenzio l’avrebbe svuotata.
Come lui per pochi istanti provava quel senso di vuoto, mentre la sua bocca era come sigillata, mentre allungava una mano verso il sole, un sole che crudele lo lasciava nel buio della notte.
E al freddo dell’inverno, il vento dell’autunno…
Goku scosse la testa, alzando lo sguardo prima verso Rika, e poi verso quello squarcio, dove i raggi di luce penetravano in macchie sull’erba, illuminando a tratti, mentre Rika era nascosta nel buio, e mormorava quella canzone…
Gli occhi dorati di Goku per un attimo persero lucentezza, mentre Rika abbassava la testa, una lacrima le era scivolata dalla guancia.
La ragazza si guardò intorno, mentre i ricordi cambiavano le scene, ora non c’era più la foresta, ma solo la figura nera di Selene, che l’afferrava…

“Se fallirai…ti ucciderò…
Perciò scappa…scappa ancora sorellina…tanto io ti acchiappo…
E adesso…piangi pure…
Ti voglio bene…”


Sola, nessuno l’avrebbe aiutata.
-Mamma…papà…-
nemmeno loro esistevano più.
Ma solo quella sensazione vischiosa tra i capelli, e le lacrime, e le grida.
Fa freddo…tremava…
Goku aveva ascoltato quel richiamo.
E per la prima volta, si chiese cosa stesse provando Rika.
Lui che di genitori non ne aveva mai avuti.
Lui che si era svegliato solo, rinchiuso, svuotato di ricordi.
Solo la sensazione che…avesse fatto qualcosa…di terribile…
E la paura di doverlo ricordare…
Goku chiuse gli occhi, stringendo il pugno…
“Se fossi vissuto nel punto più profondo della terra, forse non avrei desiderato il sole…
Invece…l’ho desideravo, perché lo vedevo…
Lo vedevo ogni giorno illuminarmi…scaldarmi…per poi scomparire troppo in fretta…
E avrei voluto averlo con me, per illuminare questa mia solitudine, questo mio silenzio…
E un giorno…lui venne da me…il sole…il mio sole…
Adesso…questa grande luce che mi avvolge…
…vorrei donarla…a qualcuno…che come me ha provato…il buio…e lo ha toccato…”
Deciso, Goku osservò Rika non alzare un dito ad asciugare la lacrima, ma fissarlo, notare la sua presenza.
Goku le si avvicinò, chinandosi davanti a lei, e sorridendogli.
-Rika, ti andrebbe di combattere contro di me?-
combattere….lottare…
E vivere…

“…Piangi!Arrabbiati!Ridi!...
…Vivi!Vivi!Vivi!...”

“…vivi…”

Rika alzò gli occhi verso quelli di Goku.
E fu avvolta da un’aura dorata…
Oro…c’era tanto oro attorno a lei…
I suoi occhi erano dorati…ed erano luminosi…
Luce…luce…luce!
La ragazza mosse una mano, allungando verso gli occhi di Goku, che la guardò stupita, per poi vedere la mano allontanarsi, senza neanche aver sfiorato il ragazzo.
Gli occhi azzurri di Rika si spalancarono, mentre la ragazza, sbatteva le palpebre un paio di volte.
Svuotata…di ogni buio…ora era illuminata da un’aura dorata…
E vedeva il verde…e la luce che filtrava tra i rami e le foglie…
E sentiva il peso scomparire…le energie fluire e correre alle mani, alle gambe…
…sorridere…
Sorrise, mentre il ragazzo si allontanava, lasciandola alzarsi da terra…
-Si…-
Rika si pulì i pinocchietti e si sistemò i capelli, prima di sorridere allegra e di annuire…
-Si che mi va!-
Goku allora fece apparire il nyoibo, mentre Rika sfoderava i Sai.
E partivano a lottare, sotto una luce dorata del sole.
Meiko alzò la testa con Hakkay, quest’ultimo sorrise.
-Beh, sembra che ce l’ha fatta!-
-E chi se lo aspettava da quella scimmia?-
Meiko si mise le mani sui fianchi, ridacchiando, mentre Gojio si accendeva una sigaretta con l’accendino del bonzo, anche lui più tranquillo.

Fine 5° capitolo
(Un sincero ringraziamento a Tina_Albhed che mi ha commentato questa ficcy. ^_^ Alla prossima)
  
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