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Autore: Yameta    21/11/2010    3 recensioni
Ha vissuto da sempre da solo, ha protetto le persone che lo odiano nell'oscurità, non ha mai trovato un modo per essere felice.
Ora è come un fantasma privo di desideri o di vendette, ora si limita solo a proteggere uno sterile villaggio che ignora da sempre la sua esistenza.
Ma sarà sempre così?
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Ed eccoci a questo terzo capitolo in cui vedremo Naruto e Kakashi dire addio alla loro casa e prepararsi a viaggiare per l'ignoto.
Questo sarà un capitolo statico, ricco di decisioni e di pazzie in cui Naruto non accetta in fatto di aver ucciso e tenterà di...
toscé, niente.
Lo scoprirete leggendo.
Non dico altro se non l'augurarvi una buona lettura.


Naruto e Hinata 4ever
Kakashi Hatake e Mayuri Kutotsuchi sensei di vita
KakashixMei da ora in poi


Voglio cancellarmi da tutti
[capitolo dedicato a (cda): Uzumaki Naruto]

Quando riaprì gli occhi percepiva dentro di se una completa e totale incoscienza, nell'alzarsi percepiva fitti dolori per tutto il corpo ed un senso di incertezza si era impadronito di lui quando osservava la spoglia stanza in cui si trovava.
Naruto poteva veramente dirsi perso.
Lo sguardo cercava qualche punto di riferimento che fosse estraneo alla parete grigia che lo avvolgeva, le mani tenevano stretta la coperta che lo ricopriva ed il respiro si accentuava.
La domanda che si pose ad alta voce fu retorica -Dove sono?-
E nessuno poteva rispondergli.
Perso in quella stanza, Naruto iniziava a chiedersi cosa fosse successo dopo la successione dei ricordi che si replicavano con rapida frequenza dentro di lui;
I ricordi di quelle brevi ore precedenti lo travolsero.
Ricordò il sangue nelle sue mani ed anche se adesso erano pulite lui poteva ancora scorgerne l'odore e l'essenza: il marchio di un'assassino rimaneva a vita.
I cadaveri ammassati erano di fronte a lui, sparsi nella stanza che ancora gli parlavano ghignanti di insulti e di sfregi.
-Mostro, guarda cosa ci hai fatto!-
-Abominio-
-Lurido assassino, non meriti nemmeno la vita!-
Il dubbio disumano dell'esistenza divenne una pressa troppo forte da sopportare, era come se una mano invisibile lo stesse strozzando con forza: lui era perfettamente inerme e consenziente se qualcuno volesse ucciderlo.
Con disperazione le lacrime si misero a colare dal suo viso cadendo sulle bianche lenzuola ora corrotte dal suo io, si raggomitolò su di se come un'armadillo ed iniziò a piangere a dirotto mentre le domande ed i perché si impadronivano di lui.
-Perché sono nato?! Perché esisto?!-
Ed alle domande si sostituirono i desideri -Vorrei non essere mai esistito... voglio cancellarmi dall'esistenza-
Lui non voleva morire; morire era troppo facile e comodo e la gente si sarebbe ricordata comunque di un'assassino di lui, inoltre sarebbero rimaste tracce di lui, le sue ossa, la sua fossa, le sue cose;
Lui voleva essere cancellato: l'annullamento totale!
Così nessuno si sarebbe ricordato di lui solamente per il semplice fatto che non era mai esistito.
La disperazione lo avvolse e subito, con l'espressione ed i comportamenti di una bestia braccata dai cacciatori alla ricerca di una scappatoia.
E quella era di fronte a lui, posata sul comodino.
Un lucente kunai era lì come se qualche Kami avesse voluto dargli la possibilità di esaudire quel suo disperato raptus di disperazione.
Non ci pensò nemmeno per qualche secondo, afferrò il kunai e se lo puntò alla gola: voleva farla finita subito!
Pianse ancora di più e fissò la punta metallica dell'arma che l'avrebbe di lì a poco ucciso, tirò un sospiro e si preparò ad affondare il kunai nella gola per morire dissanguato: quella era per lui la morte ideale, era una morte lenta e dolorosa per dissanguamento.
Ed un suo urlo accompagnò le sue mani a compiere il suo desiderio, ma non sentì nulla.
Con gli occhi chiusi non poteva vedere cosa era realmente successo, si chiedeva invece se il colpo che si era inferto era davvero stato così efficace che era morto sul colpo e senza dolore: nemmeno la morte era stata gentile con lui.
Quando però percepì di poter ancora respirare ebbe dei dubbi e quando sentì una voce abbastanza arrabbiata sussurrargli qualcosa quei dubbi divennero realtà: era ancora vivo.
-Credi che questo sia l'unica soluzione?- sussurrò la voce di Kakashi mentre privava Naruto della sua arma.
Naruto aprì gli occhi e vide per la prima volta Kakashi Hatake sferrargli uno schiaffo che lo lasciò senza parole.
All'inizio credette in una vendetta per aver ucciso tutti quei ninja, poi iniziò a capire che quello più che uno schiaffo sembrava un rimprovero per quello che voleva fare.
Il giovane ventiduenne lo guardò con l'unico occhio visibile con una goccia di rabbia e con un oceano di comprensione -Credi davvero che uccidendoti potrai cambiare le cose, Naruto?-
Naruto era immobile, l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un timido e lieve -Io...-
-La vita è un dono che ci è stato donato per poter fare del bene, non sprecarlo in questo modo dopo quello che i tuoi genitori hanno passato pur di farti vivere-
Il tono della voce era calmo e pacato, la gentilezza nei modi che Kakashi ostentava era spaventosamente ipnotica e rassicurante ed i modi di parlare erano efficaci.
Anche se Naruto sapeva che quello sconosciuto poteva avere ragione, non toglieva il fatto che lui aveva ucciso: AVEVA UCCISO.
Non riusciva a guardare nessuno in faccia, l'unica cosa che era in grado di fare era raggomitolarsi nuovamente su se stesso e piangere -Io... io... io...- non riusciva nemmeno a dirlo -... sono un'assassino, un mostro-
Si chiedeva perché non doveva meritare come minimo la morte per quello che aveva fatto, nonostante non se ne ricordasse.
Kakashi però si era preparato in quella previsione e subito gli rispose con altrettanti modi di pacatezza e di comprensione -No, tu non sei un mostro. è naturale reagire quando si è in pericolo, è la legge della sopravvivenza-
La legge della sopravvivenza
Erano come le bestie?
Naruto si chiedeva quale fosse il limite fra una bestia ed un'essere umano, in realtà questo era pressoché sottile come carta di un quaderno o addirittura nullo; la bestialità fa parte dell'essere umano in quanto animale.
Ma allora perché quel senso terrificante di colpa? Non poteva scollarsi di dosso qualsiasi rimorso e pensare che lui era salvo, lui era vivo anziché quei chunin, se non fosse andata in quel modo allora sarebbe stato lui a morire per mano loro.
-Però... resta il fatto che io li ho uccisi. Non è una cosa brutta?-
Naruto iniziava pure a dubitare di cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato.
Kakashi gli poggiò la mano sulla testa e gliela accarezzò con fare paterno, per la prima volta Naruto avvertì una piacevole sensazione che aveva visto solamente fare a quelle persone che lo odiavano con i loro figli.
-Vuoi diventare uno shinobi, no? Con il tempo capirai che per diventarlo dovrai uccidere se necessario... è la dura legge dei ninja- mai parole come quelle furono chiare nella mente di Naruto; parole così veritiere e significative che andarono ad incollarsi su di lui con convinzione.
Con sguardo perplesso, fissò l'uomo che lo stava consolando ed iniziò a chiedersi chi fosse quel benefattore dall'aspetto da spaventapasseri -Chi siete voi?- domandò infine
Kakashi sospirò, non credeva di riuscire a convincerlo così facilmente ma... dopotutto nello stato psichico in cui si trovava doveva rendersi conto che anche un minimo sbaglio sarebbe costata la vita a quel bambino: ora però il peggio sembrava passato, almeno nella parte in cui c'era da sollevare il morale a Naruto e fargli capire com'era la vita; porse la mano destra al giovane Jinchuriki del Kyubi e si presentò -Piacere di conoscerti, sono Kakashi-
Naruto subito gliela strinse con convinzione -Piacere di conoscerla-
Nel resto della serata i due si scambiarono diverse parole su vari argomenti, anche quando Naruto ebbe fame e il jounin gli ebbe procurato del latte e dei biscotti le cose rimasero immutate, finché non giunse l'alba.
-Ora cosa mi succederà, Kakashi-sensei?- chiese il biondo
Non era uno sciocco, sapeva che sarebbe stato punito, e di brutto pure.
Kakashi si alzò nuovamente e si liberò dalla giubba da jounin che portava addosso, la gettò a terra assieme al copri-fronte ed aprì l'armadio alla loro destra -Vedi Naruto. Purtroppo la gente è furiosa, non ragiona lucidamente per tutto l'odio che provano per Kyubi no Yoko, per questo ti hanno sempre detestato-
Anche l'affrontare il problema del rivelare in maniera efficace la verità a Naruto sul fatto che era il Jinchuriki del Kyubi era stato argomento di quelle ore, assieme al racconto della vita di Kakashi e sull'identità dei genitori di Naruto: tutto era stato trattato e spiegato secondo gli ordini dell'Hokage e secondo il volere del ninja-copia; niente oramai era stato tralasciato tranne il verdetto finale per la punizione del biondo.
-Per la tua sicurezza e per impedire una guerra civile, le autorità del villaggio hanno deciso di esiliarti da Konoha.
Quello fu un duro colpo.
Lui adorava il suo villaggio nonostante tutto.
Purtroppo il suo volere contava zero e doveva accettare a vivere da solo come un reietto lontano da persone che avevano sempre manifestato odio puro sia per lui che per il demone al suo interno.
-Capisco...- turbato ma rassegnato, Naruto si alzò dal letto e si avviò verso la porta -...allora me ne vado. Non vorrei metterla nei guai-
Kakashi lo bloccò -Dove credi di andare da solo? Credi che ti lascerei andare via dal villaggio così?-
Naruto non capì cosa volesse dire finché non ricordò che l'uomo aveva gettato i segni di riconoscimento di un ninja di Konoha -Perché? Se lei non vuole andare via rimanga, me la caverò!-
Però non sapeva che il ninja copia era una persona irremovibile nelle decisioni che prendeva -Ho deciso che ti farò da sensei e ti seguirò in questo lungo viaggio. Anche a me Konoha ha dato molti dispiaceri-
Si sentì sollevato, non era da solo.
Kakashi era andato a comperare dei vestiti da ninja sia per lui che per Naruto da un emporio quella notte stessa ed aveva preparato zaini, cibo, soldi e mantelli per il viaggio; in mente sua sapeva pure dove sarebbe andato e cosa avrebbero fatto.
Alla fine erano entrambi pronti ed incappucciati fuori dall'appartamento di Kakashi.
Scesero le scale ed iniziarono a camminare per strada senza farsi notare dai passanti.

Proseguirono per diversi metri, imboccando vie e strade poco frequentate e facendo attenzione agli sguardi molto irritati delle persone che parlavano di vendetta e di detronizzare l'Hokage per colpa di Naruto.
A volte gli venne la voglia di urlare e ribattere ma ogni volta che gli accadeva Kakashi era sempre lì ad impedirglielo.
-Sta calmo. Lascia fare all'Hokage-
E Naruto si calmò
Camminarono ancora per qualche metro imboccando la via principale per dirigersi all'uscita del villaggio, ma Naruto si bloccò.
L'accademia ninja non era stato un posto tanto brutto per lui, era vero, nessuno aveva mai voluto essere suo amico ma... era lì che aveva conosciuto Iruka.
Kakashi se ne accorse
-Naruto, dobbiamo andare. Hai salutato Iruka?- domandò Kakashi poi, forse ne aveva bisogno
Ma Naruto rispose con sorprendente indifferenza-Se lo salutassi le persone si insospettirebbero, Kakashi-sensei-
-Oramai non siamo più di questo villaggio, non fa niente se ci scoprono. Se vuoi salutarlo possiamo farlo- se fosse successo l'irreparabile avrebbe combattuto
-....va bene-
Presa la decisione, Kakashi decise di andare personalmente a chiamare Iruka mentre Naruto rimaneva nascosto in un angolo oscuro dell'accademia ninja.
Quando l'ex jounin tornò assieme al chunin Naruto poté uscire dal suo nascondiglio.
-Naruto, come stai?- domandò
Quello che Iruka poté vedere fu lo spirito di uno shinobi che aveva visto orrori su orrori sul corpo di un bambino, Iruka ne era terrorizzato.
-Volevo salutarla, Iruka-sensei e dirle...- si chinò con tutta la sua forza per esprimere la sua gratitudine -... grazie per aver creduto in me ed avermi voluto bene-
Iruka scoppiò in lacrime, trovava la cosa dannatamente ingiusta, era ingiusta ma per lui lo era almeno il doppio proprio per il fatto che stesse accadendo come se fosse per il bene di una persona.
Alla fine Iruka doveva capire che se in quel villaggio, Naruto aveva trovato solo odio, da qualche altra parte, non sapeva di preciso dove, c'era un posto che avrebbe potuto chiamare casa.
-Dobbiamo andare. Si è fatto tardi- disse Kakashi guardandosi attorno
I due annuirono e si salutarono con un forte abbraccio -Da il meglio di te!- gli urlò contro Iruka
E Naruto voltandosi gli rispose con una promessa futura -Un giorno, Iruka-sensei, tornerò in questo villaggio e cambierò le cose-
Era una promessa significativa ed importante che Iruka avrebbe tenuto a mente per molto tempo anche quando perse di vista le sagome dei due roinin.
Oramai erano andati via verso l'avventura.

Ed ecco la fine di questo, se così vogliamo chiamarlo, prologo!
Bene, devo dire che l'idea del Naruto devastato dall'omicidio, dopo la sfuriata di chakra nel capitolo precedente, ci stava o meglio, a me piace.
Il discorso con Kakashi un pò meno. è stato davvero difficile trovare una motivazione valida a giustificare un omicidio/massacro, mah, comunque, sono soddisfatto nel contesto.
Allora, se in questo prologo abbiamo viaggiato da quando Naruto aveva cinque anni a quando ne aveva dieci, ora viaggeremo ancora alla modica età di quattordici anni.
Ebbene si, sono passati quattro anni in cui ne sono successe di cotte e di crude per plasmare un giovane e potente shinobi per la prossima parte.
Ihihih.
Direi che ho detto anche più del dovuto tranne che non vi ho ancora ringraziato di aver letto questo capitolo sperando che commentiate con le vostre impressioni sul capitolo.
Grazie ed alla prossima


NarutoxHinata 4ever
Kakashi Hatake e Mayuri Kurotsuchi sensei di vita
KakashixMei da ora in poi

  
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