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Autore: Elos    21/11/2010    2 recensioni
La Terra del Ventitreesimo Secolo, pensa Yeshrael il Viaggiatore, Yeshrael il Drago, non è un posto in cui valga la pena di vivere: ma c'è qualcuno, forse, che meriterebbe d'essere salvato. Giunto con il compito di Osservatore a premergli sulle spalle, si troverà a fare i conti con il peso del dovere.
Non tutti i futuri sono già stati scritti.
Terza Classificata e vincitrice del premio Eylis consiglia al concorso La Stazione... e il Drago, indetto da Eylis.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.tredicesimo giorno



Non erano ancora trascorse due settimane da quando Joss era arrivato sul Terra, il mattino in cui Alys si presentò al solito appuntamento di fronte al bar con gli occhi pieni di terrore e il viso rigido. Lui non poté fare a meno di allungare un braccio e afferrarla, sostenerla, sorreggerla, quando la vide barcollare e piegarsi da una parte:
- Stai bene? -
- Hanno preso Sibyl. - Esalò lei. Gli strinse il braccio tra le mani con forza. Era cerea più che bianca, lo sguardo da stelle vitreo, annebbiato. - Stamattina. Era su tutti i notiziari. Hanno preso Sibyl e... - Le scappò un singhiozzo. - E' come me. Avevamo parlato ieri sera. Stava bene. Non aveva paura, non... non se l'aspettava. -
Joss allungò una mano per accarezzarle la testa, piano: si disse che lo stava facendo perché la fiducia di Alys gli serviva per poterla Osservare, ma c'era una piccola parte molto acida, in lui, che strillava che si era mosso anche prima di pensare a questo.
- Andrà tutto bene. - La confortò meccanicamente.
Alys singhiozzò ancora:
- Avevamo parlato ieri sera. Ieri sera. Troveranno le conversazioni, in Rete, possono trovarle... m-mi troveranno... Sanno cosa sono... -

Osservarla mentre la uccidevano, pensò Joss. Forse era davvero questo che era venuto ad Osservare. Osservare, Osservare. Solo Osservare.

Gli occhi da stella di Alys erano la cosa più vicina al cielo vero quel mondo avesse. Piovevano, oggi.



.quattordicesimo giorno



Il mattino successivo Alys si presentò all'appuntamento con una grossa sacca rigonfia in spalla.
- Me ne vado. - Gli disse. - Sono venuta solo per salutarti. -
Joss non poteva, in tutta franchezza, dirsi stupito dalla sua decisione di andarsene: avrebbe potuto invece sorprendersi che lei avesse perso tempo per venirglielo a dire, prima di partire, ma era la sua dote, no? Una volta di più il pensiero gli giunse venato d'amarezza.
- Vuoi scappare? -
Alys annuì fermamente. Il suo viso era sempre pallido, ma non singhiozzava più. Aveva gli occhi asciutti.
- Non lascerò che mi prendano qui. Posso fuggire. Posso restare lontana da casa, posso... posso stare lontana per mesi. Possono cambiare molte cose in un mese. Magari scriveranno una nuova legge su... su di noi. Magari si dimenticheranno di me. -
Magari ti troveranno.
- Ho detto ai miei genitori che andavo in vacanza con un'amica. Un paio di settimane, verso Dublino. Li chiamerò, ogni tanto, così... Loro non sanno cosa sono. Non gliel'ho mai detto. - Stropicciava il laccio della borsa tra le dita lunghe, nervosamente. - Avrei dovuto farlo. -
Joss allungò una mano: le batté due colpetti leggeri sulla testa, con gentilezza, prima di afferrare il manico della sacca e sfilarglielo dal braccio, buttandosela sulla schiena.
- Se hai fatto tutto, possiamo andare, allora. -
Gli occhi di Alys si sgranarono:
- Come...? -
- Vengo con te. -
- No, tu... tu non capisci. - Lei scosse la testa, agitata, prima di cercare di riprendersi la borsa. - E' pericoloso. E'... sto scappando. E' pericoloso, se mi... se ci... Arresteranno anche te, e quelli che arrestano non... -
- Non ti preoccupare. - Non ti preoccupare, pensò Joss, sentendosi di nuovo come intorpidito a quel pensiero. Sta' pur sicura che io non sarò arrestato. A me non faranno niente. - Dovremmo sbrigarci ad andarcene, adesso, e forse è meglio che non ne parliamo qui. -
Erano ancora di fronte al caffè. Gente che entrava, gente che usciva, nessuno che badava loro: ma Alys si strinse nelle spalle intimorita, a quelle parole, guardandosi intorno con espressione colpevole. Non durerà una settimana, si disse lui. Aveva ancora la nausea. Non durerà una settimana, la prenderanno prima.
Si incamminò lungo la strada, per allontanarsi dal locale, ed Alys gli sgattaiolò accanto come un topolino.
- Ma i tuoi genitori? - Domandò, angosciata. - La tua famiglia? Loro cosa penseranno? -
- Non ti preoccupare neanche di questo. -
Alys parve colta da un pensiero improvviso:
- Ma tu... tu hai una famiglia, sì? Io non ti ho mai chiesto da dove vieni, cosa fai. - Ne sembrava stupita. - Non ho mai pensato di chiedertelo. -
- Non è importante. - Minimizzò Joss. Le sorrise, anche se non aveva per nulla voglia di farlo. - Te ne parlerò un'altra volta. -
Non te ne parlerò mai.

Presero un pullman appena fuori da Killarney. Alys aveva dei soldi in un cartoccio ed altri soldi in una busta, e poi un sacchetto pieno di monetine. Non aveva documenti, non aveva carte di credito, carte prepagate, niente. Aveva lasciato tutto a casa, perfino il display.
Nella borsa portava vestiti e coperte; Joss non aveva nemmeno quelli, ma non se ne preoccupò.
- Vedrai che andrà tutto per il meglio. - Le disse.
Ma sapeva che tutto non sarebbe potuto andare che sempre peggio.






Note: Un grazie di cuore a tutti coloro che si sono fermati a leggere, a chi ha inserito questa storia tra le Seguite, i Preferiti o la Ricordate e a chi ha lasciato un commento.
Le risposte alle recensioni slittano nella sezione apposita creata adesso sul sito in ogni commento.

Per chi fosse interessato, nella sezione Sovrannaturale ho aggiornato ieri La casa di Candledoore Square.

Si ringrazia Murasaki per avermi permesso di correggere un errore di battitura.
  
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