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Autore: _Heavenly_    22/11/2010    1 recensioni
Lei non sembrava sentirlo tutto quel gelo, lei aveva un golfino di lana e una sciarpa lunghissima che quasi ripuliva il marciapiede. Passeggiava guardando dritto difronte a sé, gli occhi sporchi di azzurro e le guance rosee.
“ Sei mai stato innamorato?” chiese ad un certo punto schiudendo le labbra in un sorriso radioso.
Alessadro si ritrovava davanti ad una domanda difficile che lo porta a ricordare un dei periodi più importanti ed intensi della sua adolescenza.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1


Capitolo 1

Da ore ormai mi parlava di tutti i suoi problemi mentre io silenzioso giocavo con i suoi boccoli biondi. Chiara non era mai stata una chiacchierona, anzi se avessi dovuto descriverla l'avrei definita una ragazza taciturna, quelle rare volte che parlava soffiava perle di saggezza, parole il cui solo suono allentava la tensione. Mille e mille volte si era ripetuta questa scena, con l'unica differenza che il monologo non usciva dalle sue labbra. Non mi ero mai interessato tanto alla vita privata di una persona, ma Chiara non era una persona qualunque lei era la migliore amica che potessi trovare su questo pianeta.

Disponibile anche nel profondo della notte e con una parola di conforto sempre pronta, dolce e tenera nei momenti di maggiore intimità, magari quando le confidavo di quanto ci tenessi alla nostra amicizia, paziente come mai nessuno era stato con me.

Non ne posso più Ale, voglio andarmene, voglio scappare via..” terminò esausta.

Sapevo benissimo che la sua situazione a casa era in bilico da mesi ormai, suo padre minacciava quasi ogni giorno di lasciare tutto e andarsene via, la madre invece alternava periodi di iperattività a quelli di più totale depressione. Tra i due le cose non andavano di certo bene e giusto la sera prima Antonia aveva chiesto il divorzio, Chiara ora ne soffriva terribilmente e aprendosi come mai prima aveva fatto sperava che in qualche modo potessi tranquillizzarla dicendole che tutto si sarebbe sistemato, ma non sarebbe stato così.

Due anni prima mio padre e mia madre avevano avuto una lite molto più che furiosa che li aveva portati alla rottura definitiva del loro rapporto. Gregorio ora viveva nel centro della caotica Milano, mentre mia madre ed io, non volendo abbandonare Padova, ci eravamo trasferiti a casa della nonna.

Mai una volta nessuno dei due aveva tentato di perdonare l'altro, così ora mi ritrovo con un padre una madre separati e chissà quante matrigne in giro per la metropoli lombarda.

Chiara, non posso mentirti, i tuoi si sono amati per molto tempo, ma da altrettanto ormai non fanno altro che scannarsi e tu sei vittima delle loro liti. Vedila dal lato positivo, finalmente tu e tua madre ritroverete un po' di pace” cercai invano di far tornare il sorriso sul suo volto.

Sono sola Ale, completamente sola..” sussurrò priva di forza, questa storia le stava portando via tutta la serenità che fino a qualche giorno prima governava il suo volto.

Non potevo continuare a vederla così abbattuta, dovevo assolutamente inventarmi qualcosa, o meglio dovevo cercare di immaginare cosa lei mi avrebbe detto in un momento del genere.

Non sei sola piccola, hai me” le alzai il mento con un dito “ E non permetterò che il divorzio dei tuoi porti via il tuo sorriso stupendo e il luccichio allegro dei tuoi occhi smeraldo, farò di tutto pur di rivederti serena, ok? Stai tranquilla ci sono io..” la rassicurai prendendola tra le mie braccia. La sentii abbandonarsi al pianto e ogni volta che i singhiozzi la facevano sussultare la stringevo più forte.

Grazie Ale” mormorò asciugandosi gli occhi ancora gonfi di lacrime.


Rientrai a casa a notte fonda sorrisi alla vista di mamma e nonna che, abbracciate, si erano addormentate davanti a un vecchio film in bianco e nero. Spensi il televisore e rimboccai le coperte ad entrambe, poi me ne andai in camera.

Presi tra le mani la mia reflex, tanto agognato regalo di compleanno, e cominciai a far scorrere le foto sul piccolo schermo.

Steso sul letto sembravo essere entrato in un mondo parallelo, un mondo dove non sognavo soltanto ma vivevo in prima persona tutto ciò che desideravo. I miei scatti avevano tutti lo stesso soggetto da qualche mese ormai, una bella ragazza con i capelli corvini e un sorriso mozzafiato. Agnese si chiamava, sapevo solo questo. La vedevo tutti i giorni in stazione mentre aspettava il suo treno assieme a quello che forse era il suo fidanzato, “ il rosso” come lo chiamavo io. Era un tipo strano, alternativo e con l'immancabile cicca in bocca. Uno che si fa notare insomma, nulla a che vedere con me. Lei era tutt'altro che particolare, da lontano sembrava quasi brutta, ma avvicinandola venivi come abbracciato da quell'aurea di semplicità e classe che emanava, era semplicemente perfetta senza il bisogno di alcun fronzolo. Un ritratto bello anche senza la presenza della cornice.

Dio quanto l'avevo desiderata in questi mesi, ogni giorno imprigionavo la sua essenza nei miei scatti e mai una volta mi riusciva di catturarla senza ottenere una foto sfuocata, perchè lei era in continuo movimento. Gesticolava, sbuffava, rideva fino alle lacrime per poi piangere sulle spalle del suo compagno, e si spostava continuamente una ciocca di capelli corvini che andava subito dopo a ricoprirle l'occhio destro. Conoscevo i suoi modi nei minimi dettagli senza mai averle parlato, tutto grazie a delle semplici fotografie scattate in lontananza, tutto passando l'attesa del mio autobus senza mai staccare l'obiettivo da lei. Quando arricciava il naso, ad esempio, voleva dire che stava facendo valere i suoi ideali forse disprezzati dal “rosso”, mentre quando alzava il sopracciglio sinistro era schifata da qualcosa a cui aveva assistito o che aveva sentito dire.

A risvegliarmi dal mio universo parallelo fu la vibrazione del cellulare, lessi velocemente il display: “ Chiamata in arrivo: Chiara”.

Pronto!” risposi preoccupato rivolgendo lo sguardo verso la sveglia. Erano le tre di notte.

Ale, mio padre è tornato sbronzo e sta picchiando mia madre. Ti prego fai qualcosa..” singhiozzò e soffocò un urlo quando delle implorazioni giunsero da poco lontano.

Arrivo Chiara, arrivo!” quasi urlai in preda al panico. Infilai in un lampo le prime cose che trovai e corsi a casa della mia migliore amica.

Trovai le chiavi sotto lo zerbino del loro appartamento, inspirai ed espirai più volte cercando di trovare il coraggio dicendomi che nel peggiore dei casi mi sarei ritrovato con un occhio nero.

Ma la mano continuava a tremare e non riuscivo a costringermi a fare irruzione in quella casa. Stavo per andarmene quando sentii una chiave girare nella serratura, all'istante mi nascosi.

Fanculo le tue cazzo di carte per il divorzio! Fanculo te e quella puttana di tua figlia!” urlò il padre di Chiara uscendo barcollante. Avevo sentito bene? La mia Chiara non era quel tipo di ragazza, non doveva azzardarsi nemmeno a toccarla quello schifo con le gambe.

Ripetilo sei hai il coraggio!” urlai balzando fuori dal mio nascondiglio, posseduto da una forza che mai mi era appartenuta.

E tu chi cazzo sei?” biascicò guardandomi storto l'animale.

Alessandro, ripetilo dai!” lo incitai nuovamente.

Ma invece di ubbidirmi mi si lanciò addosso sganciandomi un destro. Urlai sentendomi improvvisamente la guancia bollire.

Ale!” urlò una voce familiare, ma ormai ero sull'orlo dell'incoscienza. Il padre di Chiara continuava a picchiarmi nonostante alcuni vicini, svegliati dalle urla, si fossero intromessi tra di noi.

Alessandro, ti prego rispondimi..” singhiozzò Chiara quando riuscirono a togliermi di dosso suo padre.

Chi-chiara..” gemetti dolorante.

Tieni duro Alessandro, adesso arriva l'ambulanza..” disse Antonia posandomi un panno fresco sulla fronte e subito mi sentii sollevato.

Ale, Ale tieni gli occhi aperti. Guardami!” mi supplicava tra le lacrime la mia piccola Chiara.

Chiara..” sussurrai prima che la vista mi si appannasse e tutto attorno a me diventasse buio.


Piccolo mio, sei sveglio?” mi domandò con la voce increspata mia madre appena sbattei le palpebre stordito dalla luce.

Ma-mamma” balbettai sentendo ogni parte del mio corpo gridare stop ad ogni mio minimo movimento.

Stai tranquillo Ale, non muoverti. Siamo in ospedale, ricordi cos'è successo?” mi domandò prendendomi le mani.

Chiara mi ha chiamato e..” risposi improvvisamente esausto. Chiara, cosa le era successo? Dov'era la mia piccola?

Alessandro!” la sentii gridare e subito dopo la vidi affacciata alla porta.

Chiara” sorrisi debolmente.

Mi dispiace tanto..” mi corse in contro con gli occhi lucidi.

Me la sono cercata” la calmai facendo spallucce.

Quello stronzo di mio padre! È riuscito a scappare..” sputò arrabbiata.

Lo troveranno tesoro, stai tranquilla..” disse mia madre posandole dolcemente una mano sulla spalla.

Hai fame?” mi chiese poi ritornando a concentrare l'attenzione su di me.

Un po'..” mentii. Avevo bisogno di rimanere solo con la mia migliore amica che non accennava a smettere di accarezzarmi i capelli.

Vado a prenderti qualcosa!” esclamò prendendo la borsa e sparendo dalla mia vista. Sospirai.

Come ti senti?” mi chiese apprensiva Chiara.

Stanco e dolorante..” gemetti a causa di un movimento troppo azzardato.

Lascia prendo io..” disse allungandosi a prendere il bicchiere d'acqua che avevo adocchiato, poi me lo portò delicatamente alle labbra.

Grazie” sorrisi.

Non avrei dovuto chiamarti” cominciò distogliendo lo sguardo.

Cosa dici, sono io ad aver sbagliato. Non avevo nemmeno il coraggio d'entrare, bell'amico che sono..” risposi contrariato non staccandole gli occhi di dosso.

Aveva i capelli sconvolti e le guance rigate dalle lacrime, ma la cosa peggiore fu scoprire i suoi occhi smeraldo stanchi, rossi, gonfi, privi di emozione.

Smettila di piangere Chiara, ti stai rovinando. Devi essere forte!” continuai, dovevo scuoterla psicologicamente per farla reagire.

Ale..” mi accarezzò la guancia “ Non hai idea di quanto sia difficile per me, sono così stanca, non dormo né mangio da due giorni ormai..” rispose sospirando.

Vorrei poter far di più..” dissi invaso da un soffocante senso d'impotenza.

Quante volte devo ripetertelo?” sorrise e per un attimo i suoi occhi tornarono a brillare “ Non è colpa tua amore..” e a quella frase si portò le mani alla bocca.

Non eravamo soliti chiamarci con nomignoli così affettuosi, come se fossimo fidanzatini, lei era la mia piccola, ma mai l'avevo chiamata “tesoro” o ancora peggio “amore”.

A quelle parole sentii una barriera dentro di me frantumarsi, come se Chiara si fosse addentrata in territori del mio cuore a me sconosciuti. No, così non andava bene.

Chiara..” cercai di ribattere.

Scusa, mi sono lasciata andare troppo. Meglio se vado ora.” mi bloccò fredda, prese le sue cose e si volatilizzò con una corsa stanca.

Maledizione” sussurrai. Cosa ne potevo io? Ormai il confine era stato oltrepassato, e con quella semplice parola di tre sole sillabe il nostro rapporto era cambiato, o almeno così era per me.


Per giorni non ebbi più notizie della mia piccola grande amica, e mi sentivo vuoto, solo. Nemmeno il mio universo parallelo mi sembrava più il posto giusto in cui rifugiarmi. Perciò passai i giorni di convalescenza steso sul letto di camera mia, con lo sguardo perso nel vuoto. Rifiutavo di mangiare, di bere, di lavarmi e di ricevere visite..fino a che non venne a trovarmi Giovanni.

Ehi amico!” esclamò sbattendo la porta della mia stanza “ Dio! Fai paura!” disse indicando l'ematoma che circondava il mio occhio destro.

Grazie eh..” risposi svogliatamente.

Elisabetta mi ha detto che domani torni a scuola, è finita la pacchia!” rise e con un braccio mi circondò le spalle.

Grazie per essere passato Giò” sorrisi con poco entusiasmo.

Ale, che ti prende? Non me la racconti giusta..” mi guardò lasciando da parte il suo spirito di eterno bambinone.

Chiara..” sospirai “ Ha oltrepassato i confini della semplice amicizia..” non volli andare oltre con la spiegazione sperando che il mio amico capisse.

Giovanni ed io eravamo amici da una vita, nati insieme eravamo destinati a passare tutti i santi pomeriggi in partite di calcio e chiacchierate nel giardino di casa. Di litigate ce ne erano state parecchie, ma mai nessuna era riuscita ad intaccare il legame indissolubile che si era formato tra di noi.

Vi siete baciati?” e per un attimo un sorriso impertinente spuntò sul suo viso.

No” sbuffai e subito la mia immaginazione corse a pensare come sarebbe potuto essere l'incontro delle mie labbra con quelle della mia piccola Chiara. “ Scemo!” mi dissi allontanando quella marea di cazzate che stavo immaginando. Non era lei quella che sognavo di tenere stretta sotto un manto stellato, non era lei quella che volevo fosse mia per sempre. Quella era Agnese.

Che è successo allora?” mi chiese Giovanni riportandomi con i piedi per terra.

Mi ha chiamato “amore”..” dissi “ E tu sai benissimo che le regole dicono di non oltrepassare mai un certo limite di confidenza con un'amica” finii.

Mmh.. e se fosse stato il momento e la stanchezza a farla parlare? Chiara è sola in questa situazione, sente il bisogno di una presenza costante accanto a lei..” pensò ad alta voce Giò.

Ma io sarò sempre presente, come amico però..” sospirai.

Forse questo non le basta più” mi guardò dispiaciuto.

Eccomi qui dolci anime!

No, per vostra sfortuna sono ancora viva * Sospiri afflitti da parte dei lettori * 

Ed ecco il primo capitolo di " Agnese " spero sia all'altezza del prologo che ho postato più o meno una settimana fa, anche se a dirla tutta

mi convince poco -.- 

Eh vabbè " l'eterna insoddisfatta " è il mio secondo nome quindiii :) 

Spero che voi non l'abbiate disprezzato come la sottoscritta, ma anche se fosse ci tengo a leggere il vostro parere :)

Baci 

_Heavenly_

  
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