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Autore: Val    22/11/2010    3 recensioni
"Lei era una strega...
No, niente cappello a punta o naso adunco...la scopa sì, ma per pulire in terra e...beh il calderone è una cosa che stregoneria o non stregoneria, bolle comunque, a prescindere dal colore del liquido che contiene e indipendentemente da quanto inquietante e denso siano l’odore e il fumo che ne fuoriescono.
Insomma Sìle, anche se a prima vista non si vedeva, era una strega."
Niente a che vedere con la wicca o con qualcosa di Potteriano, senza nulla togliere loro, è ovvio. L'ispirazione per me è nata tutta da Brian Froud e le sue splendide illustrazioni che aiutano a capire meglio il mondo affascinantissimo delle fate e...più "bassamente", da un sacco di pensierini fatti su quel bel figliolo di Gerard Butler(fisicamente il protagonista maschile è lui ;p).
Grazie di cuore a coloro che,seguendo la mia storia, consigliandomi e incoraggiandomi, mi hanno portato a concludere per la prima volta un racconto.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Capitolo 22 –

Niente paura, il 35 è già scritto per metà, giuro che non arriva tra un altro mese ^^'


Durante la notte, anche se non lo aveva notato, Liam non era stato sempre da solo.
Se ne accorse la mattina dopo.
Si alzò sfinito e senza febbre, la stanchezza Clawley gli aveva promesso senza tema di smentita che se la sarebbe portata dietro almeno un giorno, dopo quell’alterazione così improvvisa della temperatura.
Aveva promesso di passare a dargli un’occhiata quando fosse rientrato da Carlisle.
Liam si avvicinò alla finestra della camera in cui aveva dormito e guardò fuori: aveva nevicato, c’era un sottile velo bianco che copriva tutto, prati e colline e nel giardino dietro la casa, appesa al ramo di un piccolo albero spoglio di foglie, c’era una mangiatoia per gli uccelli da cui però si stava servendo con grande soddisfazione un bello scoiattolo rosso.
Aprì la finestra a scorrimento verticale e infilò la testa fuori piegandosi di un bel po’.
Era abbastanza presto, non oltre le otto e trenta a giudicare dalla luce, e un pallido raggio di sole colpiva trasversalmente il suolo bitorzoluto ed erboso di uno dei bassi rilievi circostanti, illuminando anche un gruppetto di tre o quattro pecore.
L’aria pungeva, ma il tempo prometteva bene per quel giorno.
Era tutto tranquillo, tutto normale, ma Liam sapeva che non era così, per di più a ricordarglielo, nel momento in cui rientrando richiuse la porta, ci pensarono una serie di strane impronte fangose sul vetro.
Potevano sembrare mani di un bambino dalle dimensione, ma non lo erano.
Liam provò due sensazione contrastanti in quel momento: da una parte ebbe quasi un impeto di stanchezza e rifiuto per quelle presenze che lo circondavano, aveva bisogno di una vacanza da loro dopo quegli ultimi avvenimenti, dall’altra sentì un moto di affetto per chi l’aveva osservato senza però volerlo disturbare.
In un modo o nell’altro comunque, quei pochi minuti di tranquillità erano passati.
Qualcuno bussò alla porta e un attimo dopo Jane si affacciò sorridendogli.
- Buongiorno…- gli disse e vedendolo sorriderle soltanto e con poca convinzione, fu lei a fargli un sorriso più ampio – Ceday ha telefonato di nuovo, domani al massimo Sìle torna a casa…che ne dici ora di mettere qualcosa nello stomaco?- propose tornando la pragmatica madre proletaria di Glasgow.
Liam ci pensò un attimo assottigliando le palpebre, autointerrogandosi in merito e lo stomaco rispose all’istante con un lungo gorgogliare languido.
- Sì, Mrs.Kerr, direi di sì…- le rispose.
- Tattie scones, oatcake? E Dorcas ha portato una splendida marmellata di lamponi, ti conviene venirla ad assaggiare…-
Ah! I famosi lamponi…
- Penso che c’entrino tutte e tre le cose…- scherzò, poi ci pensò meglio – Dorcas è tornata? Quando?- chiese.
Jane si strinse nelle spalle.
- Ieri sera intorno alle sei mi ha dato la stanza migliore della casa ed è sparita con Una e la bambina, ma stamattina alle cinque era già qui…coraggio datti una rinfrescata e scendi. Ma copriti, è davvero freddo oggi: al nord stanno avendo un sacco di problemi col maltempo, c’è stato anche un brutto incidente nell’Aberdeenshire, dobbiamo telefonare a Libbie…-
Liam annuì prendendo atto del bollettino meteorologico che significava: guarda che la mamma, appena scendi, ti mette al telefono con la tua pseudo- cugina maggiore e intanto controlla quanti strati hai addosso, attento a te!
Sapeva che in camera di Sìle c’era un suo maglione più pesante, quello che portava la notte dell’incidente: Dorcas lo aveva lavato e lasciato lì, su un mobile.
Gli ci vollero dieci minuti di doccia e altri due o tre fermo davanti alla porta prima di decidersi a rientrare in quella stanza.
Era partito con la tranquillità con cui in genere una persona si muove in un ambiente molto familiare, con i soliti gesti istintivi, non fatti oggetto di attenzione, ma quando si trovò a stringere in mano il pomello della maniglia, spinse la porta per aprirla senza però riuscire a muoversi.
Rimase lì, immobile, con gli occhi fermi sul piccolo insieme di vestiti ripiegati sulla poltrona, con le narici sfiorate dal quel misto di odore di incenso e del profumo di lei.
Per decidersi ad entrare, si costrinse a trattenere il respiro, a non guardarsi intorno. Aveva dormito in un’altra camera quella notte perché Dorcas e Una, appena anche lui si era ripreso, avevano detto di doversene occupare, così Liam non aveva avuto molto modo di guardarsi intorno al suo risveglio e ora gli pareva di non entrare lì dentro da una vita.
Era già partito per uscire, quando gli occhi gli caddero su una fotografia, una vecchia foto in bianco e nero che sbucava appena da sotto il maglione che aveva appena indossato, che non aveva mai visto prima e forse nemmeno c’era mai stata lì, prima.
Si fermò a guardarla e scorse due cose molto familiari: la fisionomia di una bambina che somigliava in tutto a Lily, gli stessi occhi, lo stesso gesto del ditino appoggiato al labbro inferiore con aria riflessiva e un cappottino pesante su cui si notava la lucentezza dei lunghi capelli scuri colpiti dal sole; e il castello di Peel, che si stagliava sullo sfondo di una giornata soleggiata, ma con nuvole basse all’orizzonte.
La girò e lesse, scritto da una calligrafia femminile e di gusto molto arcaico, Per Paul, Sìleas, Febbraio 1983 firmato Una.
Liam nascose a tutti quel suo ritrovamento e si convinse perfino a resistere alla tentazione di partire per Carlisle non appena riempito lo stomaco, perché decise di andare a cercare Una.
Promise a Jane di tornare presto e la pregò di accettare l’offerta di Charlie di portarla a casa sua, già che quest’ultimo era capitato a trovare l’amico per vedere come stava, si infilò il giaccone e partì a piedi dritto attraverso il bosco, puntando verso il cottage come l’ago di una bussola.
- E tu che ci fai qui?- gli chiese Dorcas aprendogli.
- Voglio capirci qualcosa su Sìle, se devo prendermene cura come dici tu…- disse piuttosto impositivo – credo d’aver diritto a qualche spiegazione ancora e che quelle spiegazioni ci sia chi sa darmele meglio di lei…-
Dorcas esitò un altro momento.
- Lo dici sempre anche tu che per sé stessa non sa essere lucida no?- incalzò Liam.
Lei lo guardò fino a che al suo fianco non comparve Una.
In realtà Liam vide uno sbuffò di fumo azzurrognolo, ne sentì il profumo dolce, quindi vide una manina spuntare da un fianco di Dorcas e la sentì avvinghiarsi al suo polso.
- Ha ragione – disse mentre tirava lui verso l’interno sorridendo all’amica – ha ragione…-
Una lo portò fino a una delle vecchie poltrone all’interno del cottage, ce lo fece sedere, ma Liam si rialzò, o almeno ci provò.
- Dov’è Lily?- chiese sentendosi prendere energicamente intorno al collo e rimettere giù da Dorcas.
- Sta bene…-
- Sì, ma dove?-
- Qui; vuoi stare seduto?-
Una intanto si era sistemata su una bella sedia a dondolo di legno, senza arrivare a toccare terra, e lo fissava sbuffando a ritmo sostenuto nuvolette di fumo dalla pipa, tenendosi un gatto in grembo.
Quando anche Dorcas si fu seduta, allora prese a parlare.
- Come mai tanta fretta? Sei arrivato qui quasi di corsa, non hai neppure le mani fredde…- domandò indicandolo con la manina con cui teneva la pipa.
Liam si tolse il giaccone, lo lasciò appoggiato sul bracciolo della poltrona accanto a sé e sospirò frugandosi in tasca dei pantaloni.
- Ho trovato questa…- disse mostrando alle due donne la foto – credevo fosse Lily ad un primo sguardo, ma poi ovviamente ho capito di no…-
Dorcas prese la foto, la guardò per il tempo che le servì ad passarla ad Una che ricordò, annuì, sorrise.
- Chi è Paul?- domandò Liam per prima cosa.
- Suo padre…- rispose Una – ma Morgan deve aver scoperto che gli mandavo notizie della bambina e deve averla tenuta lei per tutto questo tempo…- ipotizzò, quindi strinse la foto tra i palmi, socchiuse gli occhi e disse di sì tra sé – già…- confermò come se la foto stessa le avesse dato quella risposta.
Liam non fece domande, aveva capito abbastanza di come erano andate le cose tra Sìle e suo padre e ora c’era altro su cui indagare.
Una gli sorrise per la prima volta.
- Dimmi cosa pensi…- lo incoraggiò.
Lui mise insieme un po’ di pensieri che gli frullavano in mente in poche parole.
- Ho capito che Lily è un riflesso di Sìle…una parte di lei…-
Dorcas e Una si guardarono.
- In qualche modo è così…- disse Dorcas tornando a rivolgersi direttamente a lui – è un calcolo piuttosto facile vero? Mettere insieme il momento in cui è arrivata da noi, il suo aspetto…la sua propensione per te…mh?-
Liam rimase in silenzio, non c’era bisogno di replicare.
- Ormai sai che gli Sidhe sono spiriti che comunicano con noi attraverso le emozioni e che sono emozioni molto intense, quasi violente, benché questo non significhi che sono negative -
- Sì…-
- E queste emozioni variano molto durante la nostra vita, non sono sempre così intense e non sono sempre le stesse. Ecco quindi che il manifestarsi della loro presenza al nostro fianco, dipende dal nostro trasporto interiore di quel particolare momento…- aggiunse Dorcas fermandosi per essere sicura che lui capisse, cosa di cui non aveva dubbio alcuno, infatti riprese subito.
Spiegò a Liam di come Lily si fosse manifestata al fianco di Sìle in un momento in cui lei si sentiva completamente e terribilmente sola.
- Era convinta che suo padre, cosa non vera come avrai capito, l’avesse abbandonata per rifiuto, che John fosse morto per colpa sua, che forse anche Morgan, fosse troppo delusa da lei per volerla vicina come vedeva fare ad ogni madre verso il suo bambino. Sìle in quel momento, per vivere, per voler vivere ancora, aveva bisogno di darsi un senso, e questo è forse il motivo per cui Lily si è mostrata come una neonata destinata a morte certa -
Liam si ricordò di come Sìle gli avesse descritto con quale confusione ed inconsapevolezza si fosse trovata davanti al lago dove poi aveva trovato Lily, ma solo le parole di Dorcas gli chiarirono davvero quanto disperata fosse lei in quel momento.
Rabbrividì leggermente, senza darlo a vedere.
- Poi però sei arrivato tu, e Lily, ovvero la parte di Sìle che viveva in lei, ha esaurito il suo compito…o meglio…- si corresse Dorcas – in realtà è arrivato il momento in cui, naturalmente, Sìle e Lily dovessero riunirsi in un’unica persona…-
Liam fissò il pavimento, ma non lo vedeva, stava pensando tra sé.
- Quindi, se ho capito bene…è un po’ come se Sìle avesse curato da sola la parte sofferente di sé, con la convinzione che l’aiuto le stesse venendo tutto dall’esterno…magari perché si sentiva così male, da non credere di poter essere utile neppure a sé stessa… – ipotizzò Liam – e quello che è successo con Gore e quella creatura che ha…portato via Sìle, ha solo accelerato un processo che già da sé stava avendo un compimento…-
Una guardò Dorcas come se avesse perso una scommessa, cosa che lo indispettì un po’.
- Senta, ammetto una particolare suscettibilità in questo momento, quindi perdoni se mi altero, ma perché non prova a concedermi almeno le facoltà intellettive di un criceto? - si ribellò infatti.
- Non ho mai detto che tu fossi uno stupido, ma sei un uomo…-
- Nemmeno io ho mai detto che lei è antipatica, ma è una tale…-
- Non dire parolacce!- lo ammonì Dorcas.
- Stavo per dire vespa infatti…- puntualizzò Liam - credevo fosse solo sua figlia ad essere così misandra! Ci speravo davvero tanto!-
- Io non le faccio certe cose…- replicò piccata Una.
- Quali cose? Che roba è? - chiese Dorcas.
- Mai sentito parlare di misoginia? L’odio verso le donne?- chiese Liam.
- Sì…- rispose un simpatico coretto di entrambe le signore.
- Ecco: la misandria è il contrario…- e menomale che c’era George che si prendeva la responsabilità di insegnargli certe parole diaboliche.
- E così si spiega perché non l’avevo mai sentito: come al solito la parola che maltratta le donne esiste, ma l’equivalente maschile no…- borbottò Dorcas ricevendo immediato sostegno da Una che sbuffò un po’ di fumo dalla sua pipetta e quindi con tono granitico dichiarò...
- O se esiste te la tengono nascosta. Castrati…-
Liam si sentì nell’ordine in colpa, mortificato, profondamente insicuro e poi un tantino spaventato, a nome e in quanto unico rappresentante presente del genere, di fronte a due streghe che stavano riflettendo sull’ennesima discriminazione sessuale ai danni delle donne.
- Beh…se un domani decideste di operare un incantesimo globale di circoncisione a sfumatura alta, ricordatevi che vi ha edotte un uomo. Proprio quest’uomo, magari…ora possiamo tornare a Sìle, mi sentivo meno a disagio in mezzo a quelle piccole carogne…- disse schiarendosi appena la voce.
Aspettò che le due gli dicessero un esplicito e non fraintendibile sì.
A quel punto, su loro richiesta, parlò loro di come si era svolto il suo viaggio.
Raccontò di come fosse iniziato, di cosa avesse visto, provato e sentito.
Era iniziato tutto da dove aveva lasciato il sogno in cui Jack dei boschi, o chi per lui, lo aveva aggredito e ferito, da una porta che si apriva in una roccia e che dalla realtà quotidiana, un po’ alterata, portava in quel mondo parallelo, di certezze rarefatte per quello che era normale aspettarsi o considerare vero, ma di apparizioni assurde e al contempo concrete quanto le pareti del cottage che ora li circondava.
Disse loro che fino ad un certo punto, aveva avuto la compagnia di Ceday, per quanto altalenante, o meglio la consapevolezza della sua vicinanza, che a tratti aveva incrociato segnali anche di loro due, Dorcas e Una, e che la gattina nera da subito era stata con lui, che poi aveva incontrato Paulie e Alec.
- Ceday era la parte di sogno elaborata da te, la gattina era quel filo che tiene legati te e Sìle nel vostro io più profondo…era la manifestazione della sua natura più intima – gli spiegò Una – è stato quello che ti ha fatto da bussola, che ti ha fatto distaccare dall’altro tuo affetto…-
A Liam venne da chiedersi che cosa avrebbe visto Sìle di lui o quale sarebbe stata la sua manifestazione più intima, ma non credeva di poter avere risposta, così non chiese nulla.
Piuttosto, per la prima volta, pensò a come si sentiva dopo aver quasi di nuovo toccato Alec e a ritrovarsi di nuovo senza di lui: per lui suo padre era stato importante e gli mancava, molto di quello che era, lo doveva a lui, oltre che alla pazienza di Jane che viveva da tanto rassegnata all’idea che gli uomini di casa sua, fossero spiriti erranti.
Non aveva corso il rischio di dimenticare Sìle in verità, non poteva dirlo questo, però certo per qualche momento la sua testa era stata occupata anche da un altro pensiero.
Senza esprimere nessuno di questi pensieri, Liam proseguì nel raccontare.
Disse di come aveva lasciato Paulie e di come, sempre seguendo la gattina, era riuscito a inoltrarsi lungo la strada, seguendo il fiume e poi dentro la foresta.
Man mano che andava avanti, descriveva a Dorcas e Una le piccole creature incontrate.
Il loro interesse ovviamente lo destarono più di tutto gli incontri con quelle entità di maggiore e più evidente potere, peso: Giano e le tre dame.
Una e Dorcas non commentavano, non intervennero riguardo le conclusioni di Liam su quella strana figura che aveva le sue sembianze.
In fondo non c’era molto da spiegargli se pensava, come disse, che forse era perché se lui per primo non sapeva dove fosse andato a finire, sarebbe stato molto difficile che potesse aiutare Sìle a uscire da quella situazione, quindi forse gli serviva di rimettere in sesto qualche punto di riferimento fondamentale.
Di conseguenza, aveva capito da solo che c’era qualcosa che dipendeva da lui e da lui soltanto in quel momento, perché era solo, non sentiva più le voci di chi lo guardava dormire accanto a Sìle, non poteva contare che su sé stesso, e non a caso l’essere gli aveva detto d’essere uno specchio per chiunque, quindi guardandolo, ci si guardava in parte dentro, ci si dava forse anche qualche buon consiglio.
Aveva senso solo facilitarsi la vita.
Tant’è che da lì aveva ripreso a guardare le cose dalla giusta prospettiva ed era andato nella direzione che doveva prendere.
In qualche modo era stata una boccata d’ossigeno in un’apnea che rischiava di diventare troppo lunga; un momento di riposo per i pensieri che iniziavano ad essere stanchi e confusi.
Sulle tre Dame invece, le due streghe gli concessero qualche spiegazione di più.
- A quel punto siamo intervenute perché vi avevamo perduti entrambi. Abbiamo cercato di venirti incontro, e per fortuna tu hai dimostrato una grande forza d’animo e un buon intuito, non hai fatto resistenza al mondo che attraversavi e così hai potuto ottenere che lui ti concedesse qualcosa. Hai perfino potuto imporre dei simboli, dei marchi, cose che per te avevano un senso e un’utilità in quel momento- e Liam ascoltando Una che gli parlava ripensò a suo padre, sì, ma poi anche a quelle strane frasi incise sulle rocce - ma ormai ti aveva inghiottito: è stato necessario che creassimo noi un varco da cui potessi uscire…- gli spiegò Dorcas.
- Già perché voi streghe…lì potete entrarci senza rischiare la pelle giusto? -
- Se opportunamente abbigliate…- confermò Dorcas strizzandogli l’occhio.
- Qualcosa, di fronte alle Tre Signore ti è stato suggerito da noi…- aggiunse Una – ma molte cose le stavi già elaborando da te. Il fatto che ognuna di loro detenesse il simbolo di qualcosa che le altre rappresentavano ad esempio; che fossero la rappresentazione di spirito, corpo e mente; gioventù, maturità e vecchiaia; nascita, vita e morte; amore, passione e desiderio. Che ognuna di loro non potesse essere senza l’altra. Tutto questo lo hai capito da solo e probabilmente hai anche fatto in modo che le tre Dame ti si presentassero in modo da suggerirti la risposta che ti chiedevano…-
- Insomma ho…fatto…qualcosa di…- fece lui sgranando gli occhi, ma senza poter finire la frase.
Era magico la parola che non riusciva proprio a dire.
- In qualche modo, ma stavi sognando: quante volte hai sognato di volare?…- gli disse Una.
- Oh un milione…- ammise lui
- Ma non puoi volare -
- Nah…-
- Ecco vedi?-
- Sì, sì…-
Dorcas vedendolo sconcertato, si piegò in avanti e gli diede un buffetto sul ginocchio con il dorso della mano.
- Da quando ti conosco, se c’è una cosa che ho capito è che tu non te ne accorgi nemmeno di quanto vali. E di quanto sai del mondo cui noi apparteniamo…credi che ti sarebbe stato così facile riconoscerci?-
Liam si riprese tutto d’un tratto.
- Allora eravate davvero voi! E allora Ceday mi ha davvero fatto questo!- esclamò quasi offeso, mostrando il braccio incerottato.
- Certo! Vedevamo tutto quello che vedevi tu!- esclamò Una.
Liam allora tornò più serio e fece una domanda che non gli piacque porre, ma che non riuscì a trattenere.
- Io ho visto un intero zoo in quel posto…voi, Ceday, Sìle, il gufo. Dov’era Morgan?-
- Non era lì – rispose Una senza esitazione alcuna, confermando a Liam la sensazione che il gufo non fosse il riflesso della madre di Sìle.
- Perché lei no?-
- Perché è stata la prima a capire tutto, appena ha visto Lily. Ci ha detto lei, mentre ancora tu dormivi, del probabile legame tra la bambina e Sìle…-
- E quindi?- chiese Liam che quella donna, Morgan, ancora non era proprio riuscito a capirla…oppure l’aveva capita fin troppo bene, cosa che gli piaceva ancora meno.
- Di questo è meglio che tu parli con lei, facendolo prima di pensare che l’abbia abbandonata di nuovo…- lo consigliò Dorcas.
Liam decise di seguire il suggerimento.
- E il gufo?- chiese allora – e quella cosa luminosa che ha portato via con sé?-
Una aspirò a lungo dalla pipa, carezzando la testina del gatto.
- Ci sono alcuni animali che difficilmente concedono la propria vicinanza all’uomo...- brontolò pensosa - il gufo non la concede affatto…è un animale della notte. Un guardiano dei regni dell’ombra. Nulla gli può essere celato, i suoi occhi vedono nella notte più nera e nell’anima più cupa. E’ l’uccello della morte, ma come tale è anche testimone e portatore di cambiamenti profondi. E’ l’unico a poter penetrare da questa realtà ai più oscuri recessi del mondo del crepuscolo. Nemmeno il più saggio e sereno degli uomini, potrebbe condividere con lui tutto questo…-
Liam rimase in silenzio in attesa che lei finisse di parlare, prima di farlo lui.
- Ha posato quella sfera luminosa in mano ad una figura avvolta in un sudario…-
- Sìléas era alla fine di un viaggio, come lo era la bambina, come lo eri tu…Morte non è solo una mietitrice, può anche decidere per un nuovo inizio. Quella sfera luminosa probabilmente era l’oggetto della tua ricerca, poco importa che fosse l’anima, il cuore o la stilla vitale che teneva in vita mia nipote: tu avevi bisogno di qualcosa da seguire e di capire che quel qualcosa determinava la vita o la morte di Siléas -
- Vuole dire che quella…quella, era la Morte? Quella con la falce?-
- Ora non fare domande a cui non è facile dare risposta…è una creatura molto misteriosa, non a caso si cela nelle profondità di quei luoghi: non è dato vederla se non in situazioni estreme -
Certo, era ovvio, e non che a Liam interessasse poi molto stringere amicizia con quella figura.
- D’accordo: ora posso sapere di Lily invece? Che cos’ha? Dov’è?-
Una distolse lo sguardo e si ritirò in un mondo di riflessioni tutte sue, quindi lasciò la parola a Dorcas.
- Lily è ancora qui…- prese a dire indicando la stanza dove si era introdotta Black Annis a suo tempo – e sta bene…-
- Ma?- incalzò Liam.
Dorcas era molto seria.
Fissava il pavimento con le sopracciglia corrugate sugli occhi e le labbra contratte tra loro.
- Ma…- mormorò – è cambiata, come avrai notato...e non può continuare a vivere come prima…- disse, quindi risollevò gli occhi su Liam e gli sorrise – Morgan e Una se ne occuperanno. Si fermeranno qui fino a quando sarà necessario… -
- Che significa? Che le succederà?-
- Niente. Ma è ora che riprenda il suo posto e adesso che il suo legame vitale con Sìle si è interrotto, non possiamo più permetterci di trattenerla. Non ci appartiene -
Liam ebbe un moto di ribellione di fronte a quella prospettiva, gli sembrò che Sìle in tutto questo venisse prevaricata decisamente troppo.
- Liam, no…non è così…credi, non è davvero così. Nessuno vuole fare niente alle spalle di Sìle, non lo permetterei io per prima e Sìle stessa sa benissimo quale sia la fine che questa parte della sua vita deve avere. Non soffrirà quanto credi – lo rassicurò Dorcas andando a sedersi vicina a lui e prendendogli la mano – ti fidi un po’ di me?-
Lui sbuffò abbandonando la schiena contro la spalliera della poltrona e ci pensò su un momento.
- Ho paura di stare perdendomi dei pezzi…- disse a mezza bocca – insomma io non vorrei altro che poterla vedere, poterle parlare…- borbottò guardando la foto di Sìle bambina che ora stava appoggiata sul bracciolo della poltrona - e invece questa situazione immobile non la capisco! Perché non mi cerca? Non chiede di me…-
- Non avere paura…- gli disse Dorcas quasi intimandoglielo, anche se con pazienza – adesso che sai perché alcune cose sono successe, sai che alcune dovranno succederne ancora, puoi immaginare da te che abbia bisogno di ritrovare un minimo di ordine dentro di sé no?-
- Sì…- convenne lui.
- Allora va’ da lei. Tu la capisci, sai bene quando è il momento di invitarla ad aprirsi e quando ha bisogno di silenzio…aspettala -
- E’ quello che ho sempre fatto mi pare…-
- Fallo ancora una volta…- suggerì Una come riemergendo dal sonno.
E Liam tra sé, pensò che in quel momento, sarebbe stato pronto a farlo altre mille.
Chiese di poter vedere Lily prima di andare via: le due donne glielo concessero.
Entrò nella stanza e trovò Lily seduta sulla soglia della porta aperta.
- Ehi tu…- la chiamò dolcemente.
La piccola si voltò e lo guardò.
- Che intenzioni hai?- le chiese andandole vicino per abbassarsi al suo fianco.
Aveva gli occhi neri e senza pupilla, un sorrisetto dispettoso e sempre quello strano sguardo a metà tra l’infantile e il vecchio.
E forse era un po’ più gracile e pallida.
Gli indicò il bosco.
- Te ne andrai?- le chiese lui.
Lei non rispose in nessun modo, ma a Liam ispirò molto un no, come risposta, e non fu sicuro che a dettargli quell’impressione fosse stata la speranza.
- Non proprio?- le domandò allora sedendosi con le braccia appoggiate alle ginocchia.
Lily annuì e Liam sorrise, anche se con molta malinconia.
- Ci mancherai comunque…- le disse mentre lei si alzava e, come d’abitudine, gli si andava a sedere tra le gambe, appoggiandosi al suo torace.
Lo costrinse a nascondersi il viso con una mano per non farle vedere che aveva gli occhi umidi, ma non era la commozione per un addio scampato, o forse solo rimandato, quella che prese Liam: fu accorgersi che c’era ancora qualcosa che lo legava a quella piccolissima creatura, qualcosa anche al di fuori di Sìle, che lo rendeva speciale per lei e che in lui infondeva una sensazione insostenibile di tenerezza.
Riprendendosi da quel momento, se la strinse un po’ contro e le diede un bacetto sulla testa.
- Beh non so quali saranno i tuoi impegni d’ora in poi, ma vedi di non lasciarmi troppo solo con Garlicky va bene? Tu hai un odore molto migliore…- le disse.
Rimase con lei per un po’, fino a che non la vide distrarsi e non la sentì allontanarsi con l’attenzione da lui.
Restò seduto sul pavimento per uno o due minuti, guardandola avviarsi verso il bosco più fitto, fino a che non avvertì una presenza dietro le spalle: era Una.
- Ha nostalgia del suo mondo…- disse, quindi con la piccola mano strinse la spalla di Liam – è importante che Siléas accetti questo…che capisca che è l’inizio di una nuova vita per lei questo, non la fine di una vecchia -
Liam non si girò a guardarla, ma le promise che avrebbe parlato con Sìle a proposito.
- Io spero che lo sappia già…- rifletté ripensando a quando Sìle gli aveva detto che temeva la fine di quella storia - il problema più grande sarà spiegare a coloro che ci sono intono dove sia andata a finire – osservò.
Quello era un problema che Una, quanto Dorcas e forse Morgan, non calcolavano molto: loro non rispondevano alle leggi degli altri uomini, ne erano fermamente convinte.
Non ricevendo risposta, come prevedeva, Liam si alzò in piedi e si ritrovò di fronte alla donnina in tutta la sua piccolezza.
Lei lo guardò a lungo negli occhi e quindi gli puntò l’indice vicino all’ombelico all’incirca.
- Tu sei un lupo…- stabilì.
Liam inarcò un sopracciglio.
- Ed è una buona cosa?- domandò.
- A volte sì…- gli rispose lei, gli voltò le spalle e se ne andò prima che lui potesse chiedergli altro.
Capendo che la questione era momentaneamente accantonata, Liam salutò entrambe le signore streghe, tornò indietro, fino al b&b.
C’era un’immobilità del tutto invernale tra gli alberi, come l’aveva sempre vista prima di quell’ultimo anno passato…ora gli sembrava strana quella.
L’occhio destro era tornato ostinatamente cieco, anche a quello non era più abituato.
Per la prima volta dopo tanto tempo, si ricordò che doveva starci attento e doveva tenerlo sotto controllo e che era passato già più del tempo previsto dall’ultima visita.
Prese un appunto mentale per quel pomeriggio, per prendere un appuntamento.
Sbucò sul retro del b&b molto preso dai suoi pensieri e fu Agernore e richiamare la sua attenzione trotterellandogli incontro per prendere a strofinarsi contro le sue gambe miagolando.
- Ehi gatto…- gli disse lui chinandosi a prenderlo per sotto la pancia cicciotta – qual è l’urgenza?- gli chiese portandolo con sé, appoggiandolo poi sul muretto a secco che divideva la parte posteriore da quella anteriore della casa e lasciandolo lì, che decideva se aspettarsi altre attenzioni o no.
Gli faceva effetto sentire quel posto così silenzioso: niente pentole che sbatacchiavano qua e là, niente bollitori che fischiavano, niente voci dalle stanze ai piani superiori.
Il b&b era chiuso in via straordinaria in quei giorni, ma Dorcas, o chi per lei, solitamente avvisava eventuali clienti al telefono, Liam invece trovò un’auto parcheggiata vicino alla sua.
Erano due ragazze, due americane, una bionda e una rossa, studentesse in visita nei luoghi che avevano ispirato Wordsworth, Coleridge e via dicendo.
Avevano pensato fosse carino passare il Natale a Londra e poi fare un giretto per il Paese…
- Al pub poco fuori Ambleside ci hanno indicato questo posto, volevamo fermarci una settimana. Però non ci apre nessuno…non è che tu…-
Tono confidenziale classico delle ventenni consapevoli delle proprie attrattive.
- Io non sono il proprietario, ma sono di casa e…c’è stato un problema, non prendono ospiti in questi giorni. Però posso darvi il numero e l’indirizzo di una persona che può aiutarvi…- disse pensando a Charlie.
La rossa gli porse la penna, la bionda l’agenda e gli si misero accanto mentre lui scriveva.
- Ecco fatto…-
- E’ lontano da qui?- chiese la bionda leggendo l’indirizzo che Liam le aveva appuntato su un’agendina – è che sono quasi sicura che ci perderemmo, è già stato un po’ difficile arrivare qui…- gli disse.
Liam sorrise appena e guardò verso la strada facendo mente locale, cercando il modo più agevole per indicare loro la via.
- Ok, allora…da qui tornate sulla strada principale, scendete di nuovo verso il lago e poi seguite a ritroso la A593 fino a Clappersgate. Da lì, prendete la B5286 per Loanthwaite tirate dritto per circa quattro miglia, ci sono un po’ di curve, ma non fermatevi. Appena trovate l’indicazione per Hawkshead siete circa arrivate…-
- Mi sono già persa…-
- Io mi ero già persa a Clappersgate…-
Liam rise leggermente.
- Mh…beh sì, è facile da queste parti…- riconobbe, quindi ci pensò un momento, sospirò e annuì tra sé- Ok. Se mi seguite, vi porto a casa mia…-
Risolino compiacente delle due che fece notare a Liam che aveva omesso qualche spicciolo di spiegazione, ma anche che non c’erano particolari obiezioni nell’eventualità.
Sorrise grattandosi la fronte.
- L’amico in questione, affitta diversi cottages nel circondario, forse può anche darvi qualche dritta. Dovrebbe essere a casa mia ora…- specificò immaginando che Charlie avesse accompagnato Jane.
In caso contrario avrebbe chiamato Charlie al telefono, avrebbe aspettato che arrivasse con le due studentesse e poi sarebbe partito per Carlisle.
Non servì: Charlie stava giusto rimontando in auto quando arrivarono e si fermò vedendo la BMW di Liam.
Liam gli spiegò brevemente la situazione, lasciò le due americane in custodia a Charlie, salutò Jane, le disse che andava a Carlisle e ricevendo saluti e ringraziamenti dalle due ragazze, montò in auto e partì.
Non gli sembrò strano che la chiara disponibilità all’amicizia delle due, lo avesse quasi irritato: aveva fretta di andare da Sìle e non ci pensava nemmeno a perdersi dietro qualche culo fasciato in pantaloni troppo aderenti perfino per essere comodi.


Mentre era per strada chiamò Ceday.
“Senti io ho fame e Sìle sta dormendo: se gli spiego dov’è, il mio amichetto col gonnellino, me lo porta un Kebab vegetariano?”
- Mi pare il minimo…-
“Panino…”
- Ok-
“E niente burro!”
-Bene…-
“Tanto yogurt…”
- Sì…-
“Se ci mettono le patatine, inceneriscili…”
- Sarà fatto -
“Ah! E niente cipolla!”
- Sì…ok…guarda che se per caso devo scrivermelo hai dimenticato di dirmi di accostare, Ced…-
“No ho finito…”
Quando Liam la raggiunse davanti all’ospedale, la fece salire in auto perché fuori pioveva e faceva un freddo davvero perfido, e la vide addentare il panino con l’aria di quella che si fosse appena fatta di morfina sospirò.
- Che donna…- le disse – fai diventare sexy anche i baffi di yogurt lo sai?-
- Mangio per dimenticare…-
- Cosa?-
- Non so…qualcosa da dimenticare c’è sempre no? Senti…- gli disse, poi gli porse un tovagliolo di carta – toglimi i baffi prima…-
- Agli ordini…- rispose lui eseguendo – col fish&chips non capitano certi incidenti però…-
- Non mi piacciono i fritti. Ascolta: io devo tornare a Londra, non posso proprio trattenermi di più…-
Liam annuì in silenzio.
- Quando devi partire?- le chiese poi.
- Beh, visto che a quanto pare Sìle la dimettono prima, probabilmente in serata, pensavo di salutarla una volta uscita e poi tornare a Londra -
Liam intuì un’esitazione in lei.
- Guarda che non la lasci sola…- le disse dandole una spintarella molle con un gomito.
- Lo so…è che mi sembra brutto. In fondo non è un vero e proprio obbligo e potrei…-
- Ced…la rimandano a casa, c’è Dorcas, ci sono sua madre e sua nonna, c’è Dorinda, Charlie…-
- E tu dove sei?-
- Appunto, era per non sembrare presenzialista…-
Ceday gli sorrise e gli diede dello stupido, ma poi tornò seria.
-In realtà volevo dirti un’altra cosa…- riprese e senza aspettare risposta continuò – c’è stato un momento in cui tutte noi, perfino tua madre, abbiamo sentito che eravate fuori pericolo…così abbiamo discusso della situazione. Lo abbiamo fatto ancora quando Sìle si è svegliata e ci ha detto qualche parola. E Morgan è una donna un po’ fatta a modo suo e…probabilmente sbaglia il modo, ma le intenzioni credo siano le migliori riguardo Sìle e Lily. Non è una cosa incredibile quella?- domandò distraendosi dalla linea principale del discorso per condividere con lui un po’ dell’incredulità che aveva causato in tutti loro quell’evoluzione delle cose tra la ragazza e la bambina.
Liam tacque e fece un timido cenno di assenso: non gli piaceva parlare di quella cosa.
- Comunque è facile che non ti venga spontaneo appoggiarla nelle sue intenzioni riguardo Lily…-
- Perché mi dici questo Ced?-
- Perché c’è il rischio che Sìle la prenda per il verso sbagliato. E’ molto chiusa rispetto alla madre, non crede che Morgan possa voler fare qualcosa solo perché le vuole bene. Sono quasi sicura che penserà che Morgan lo faccia perché ha l’ansia di non irritare i simili di Lily piuttosto che mossa da un pensiero per lei…-
Liam guardò fuori: un’ambulanza partì speditamente, i lampeggianti per qualche attimo andarono all’unisono con la decorazione luminosa che stava di qualche metro avanti all’automobile.
- Ced mi dici una cosa?- domandò cambiando completamente pensiero e argomento: gli era venuta una curiosità strana, che non aveva mai avuto, ma che in quel momento gli causava insicurezza.
- Cosa?-
- Com’era con John?-
Ceday fece un risolino.
- Perché mi chiedi questa cosa?-
Liam si strinse nelle spalle e scosse il capo.
- Non lo so…mi sono reso conto che non le ho mai chiesto niente. Conoscevo John, conosco lei e non so niente di loro due insieme…-
- E ti preoccupa?-
Liam si rabbuiò un po’.
- John era una persona eccezionale…e lei si è costruita quel bozzolo di protezione dopo la sua morte. Ora quella protezione è sparita e se…quello che vede, non le piacesse più?-
- Parli di te?-
- Anche…-
Ceday masticò a lungo, sembrava una bambina piccola con tutto l’impegno che ci metteva.
- Mh…- scosse la testa, ma forse non era convinta, allora ci pensò ancora un momento – quando stava insieme a John era serena, aveva la testa piena di sogni, di progetti…lui non l’ho conosciuto bene, ma mi pareva un ragazzo così solare…-
Liam annuì con consapevolezza.
- Lo era…- le disse e si indicò le labbra – aveva sempre gli angoli della bocca piegati in su, come stesse trattenendosi a stento dal riderti in faccia. E…- un ricordo di John lo fece ridere – era stonato come una campana, era incredibile! -
Ceday sorrise.
- Anzi no, scusa...- ritrattò Liam dopo un attimo - mi correggo, non era stonato. Era monocorde. Sapeva suonare benissimo, ma se gli chiedevi di cantare, non era in grado di emettere più di una nota per canzone...- disse ridendo al ricordo di sé stesso o altri che tentavano di fargli intonare qualcosa in maniera accettabile.
- Sìle rideva molto con lui, è vero, e lui la faceva sentire speciale…-
Liam era sempre più corrucciato.
”Ehi Liam…”
“Ehi…Mr.Moore! A cosa devo l’onore?”

Charlie aveva esitato un attimo.
”Charlie? Tutto a posto?”
“E’ successa una cosa Liam…e…io pensavo dovessi saperla ecco… io ho chiesto il tuo numero a tua madre, scusami forse ho fatto male, ma credevo di dovertelo dire e così…””

Di nuovo un silenzio pesante e gravoso.
”Charlie mi stai facendo preoccupare…mi dici che è successo? Stai bene?”
“Oh io sì…sì…certo, io sto bene, ma…John. E’ morto Liam…

Ricordò che si era bloccato nella stanza in cui si trovava, in mezzo a uno stanzone di New York in cui si aggiravano un sacco di persone ben vestite che visitavano una mostra d’arte.
”Quando?”
“Ieri sera…aveva bevuto, c’era un tempo da lupi. Un ramo della quercia davanti casa degli Smith è crollato sotto un colpo di vento più forte…dritto sulla sua auto e lui non l’ha potuto evitare…”

A Liam le spiegazioni di Charlie sembrarono distanti, come se non stessero parlando tra loro ma con persone diverse, o di qualcosa di diverso.
Stava per dirgli ma dai…John? Il John che conosco io sta benissimo, se lo conosco un po’ sta…giocando a freccette con gli altri ragazzini del pub e…
John non era più un ragazzino, erano passati undici anni da quando John era un ragazzino e forse no, non era al pub.
”Come…cosa l’ha ucciso?”
“Emorragia interna…la cassa toracica era schiacciata. E’ successo velocemente dicono…e lui non ha ripreso conoscenza…e…”
Charlie non era riuscito a continuare.
Liam si sentiva male dentro.
John era un ricordo affettuoso per lui, si volevano bene, ma...non c’era Sìle quando erano insieme loro due e gli altri ragazzi.
- Mi sento uno schifo Ced. Mi dico di continuo che se John fosse ancora qui, con Sìle…forse non ci sarei io…-
Ceday non gli rispose, lo guardò soltanto mentre masticava un altro morso di kebab.
- Io non lo so cosa mi sia successo. Non mi ero mai sentito così per una ragazza…voglio dire…- si schiarì la voce guardando fuori – ritrovarmi sprovvisto di orgoglio tanto da dire …ehi che culo! Il mio amico è diventato suo ex perché è morto, non c’è pericolo di ritorni di fiamma!, mi fa sentire…-
- Sì, ok, ho capito…fermati prima di dire altre idiozie!- lo interruppe autoritariamente Ceday – guardami bene in faccia Kerr, perché guarda che chiamo qualcuno dal pronto soccorso per farti fare qualche controllino al cervello! Adesso ascoltami molto attentamente: quella ragazza là dentro, famosa come mia migliore amica, nota come tua ragazza, nonché conosciuta come strega, detta anche Sìle, non ha neanche la più pallida ombra di un dubbio tra te e John, sono stata chiara? Puoi rispondere di sì -
Liam la guardava preoccupato e annuì per evitare di irritarla dicendole che a parte la spiccata nota di egocentrismo nell’elencare le peculiarità identificative di Sìle, sì, era stata chiara.
- Beh, come detto. John è morto e lei era innamorata di lui, ma c’è qualcosa che tu non stai considerando…-
- Cosa?-
- John l’ha abbandonata come gli altri. Sìle era felice con John perché lui la faceva vivere in modo normale…accettabile per tutti. E lei si sentiva tranquilla, si illudeva che prima o poi tutti si sarebbero convinti che lei non aveva niente di speciale su cui spettegolare o che potesse farle del male, bastava avere pazienza…-
Sìle si confidava con Ceday quasi su tutto, ma quelle erano cose che non le aveva detto esplicitamente; quelle erano cose che Ceday aveva percepito nell’amica, perché neppure lei forse ne era del tutto cosciente.
- La sua sbronza fatale, quella che l’ha ucciso, John se l’era presa perché da bravo, tipicamente stupido uomo, ha pensato che Sìle si fosse inventata la balla dell’essere una strega perché lo considerava un provincialotto babbeo che saputa quella cosa sarebbe scappato a gambe levate. Era convinto che non avesse il coraggio di lasciarlo e si stesse inventando una scusa assurda. La capisci la differenza tra te e John brutto zuccone?- gli chiese dandogli un pugno su una spalla – e guarda che io lo so che era un bravo ragazzo e che era innamorato di lei. Ma io non sono sicura che dopo quella notte, se fosse sopravvissuto, Sìle l’avrebbe voluto ancora…e se ha vissuto quel lutto tutto personale, di quattro anni, è stato perché in qualche modo si sentiva d’aver provocato la sua morte per un motivo stupido. Qualcosa che poteva benissimo tacere, che poteva benissimo nascondere. Tu non immagini quante volte io mi sono domandata se tutti quelli che mi mollano perché sono strana, anche quelli per cui sto male come una disperata, valgono la rinuncia a quello che sono…-
Liam si ritrovò sorpreso di fronte a quella confessione di Ceday: era la prima volta che manifestava una sofferenza.
- In tutta onestà, non potrei mai dire che è giusto nascondere la mia natura per la tranquillità del bestione che mi scalda il letto. Quello può farlo chiunque. Io mi merito qualcosa di più che essere tollerata e aiutata a dominarmi e in tutta sincerità, da amica, non potrei dare a Sìle un consiglio diverso dal dirle: hai trovato un uomo che ti vuole vicina esattamente per come sei? Beh tanti saluti ai cari estinti, rimarranno sempre nei nostri cuori, ma tieniti stretto lui!- disse concludendo il discorso con un’altra manata sulla spalla di Liam, tanto per sottolineare Lui saresti Tu.
Lui si portò una mano lì dove lei lo aveva colpito e fece una smorfia.
- Va bene, va bene, ho capito…grazie del sostegno morale. Hai finito di farmi nero?- protestò pigramente.
- Sì…ma se fai una sola parola a Sìle di questi dubbi cretini, giuro che ti stacco un orecchio a morsi!-
E tanto per esemplificare, gli tirò la cartilagine dell’orecchio più vicino a lei.

   
 
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