Capitolo 13
La giornata seguente passò lenta e
monotona come il pomeriggio in biblioteca. Cinthia non riusciva a concentrarsi
su nulla se non sul come riuscire a sgattaiolare fuori dalla scuola quella
sera, per seguire Draco e riuscire a capire finalmente cosa sarebbe dovuto accadere.
Stette per conto suo il più possibile isolandosi dagli altri compresa
Hermione che non mancava di lanciarle occhiate preoccupate ma mantenendo la
promessa fatta nonostante le insistenti domande di Harry e Ron che cominciavano
ad avere forti sospetti.
Quando finalmente arrivò l’ora,
per gli studenti di ritirarsi nelle proprie case, Cinthia fu la prima a
rientrare e dicendo di sentirsi particolarmente stanca si coricò senza
rimanere quella mezz’oretta o più in compagnia dell’amica e
degli altri nella sala di ritrovo. Aspettò pazientemente che tutte le
sue compagne si mettessero a letto, fingendo di dormire profondamente ma appena
udì trasformarsi i respiri delle ragazze in quelli particolarmente
leggeri dati dal sonno, scivolò via dalle coperte e in punta di piedi
facendo pianissimo uscì dalla stanza.
Si soffermò per la breve scalinata che
scendeva nella sala di ritrovo, appiattita contro il muro, sondando
attentamente il silenzio che incombeva nella casa dei Grifondoro, assicurandosi
che non ci fosse più nessuno in giro. Percorse poi lo stretto cunicolo
che la portò al corridoio su cui dava il quadro della donna grassa. Era
buio e deserto. Anche lì u silenzio quasi surreale invadeva ogni
millimetro del castello addormentato, solo i prefetti incaricati della guardia
di notte giravano per i vari piani cercando studenti che infrangevano le regole.
Regole come quella che proibiva di andarsene in giro a quell’ora tanto tarda,
proprio come stava facendo Cinthia.
Stando molto attenta a non farsi vedere,
arrivò alla scalinata principale e raggiunto il sotterraneo, si
appostò dietro la statua di un Gargoyle situata proprio di fronte
all’entrata della casa dei Serpeverde.
Non dovette attendere a lungo, infatti, pochi
minuti dopo con la sua stessa aria furtiva vide Draco uscire dalla casa.
Aspettò che si allontanasse un po’ e poi rimanendo nascosta nelle
ombre e dal buio lo seguì fino alla torre più alta di Howard,
dove si trovava la guferia.
Quando lo vide entrare si accostò al
muro aspettando qualche minuto, alzò lo sguardo e vide la finestrella
che si apriva sopra di lei. Si aggrappò al bordo tirandosi sulla punta
dei piedi e cercò di sbirciare all’interno dello stanzone che
ospitava gufi/postini di tutte le razze e dimensioni.
La visuale era minima ma l’acustica
perfetta.
“Figlio mio, perché mi hai fatto
venire qui?” una voce maschile dal tono profondo e severo fece trasalire
Cinthia che cercò di tirarsi ancora più su per vedere meglio chi
ci fosse lì dentro oltre Draco.
“Padre, volevo parlarti di quello che mi
avete chiesto… della pergamena… della prova… io… io non
posso farlo!” gli rispose cercando di mantener la voce ferma e sicura.
“Che intendi con NON posso farlo?”
ribatté Lucius indurendo tono ed espressione del viso. Alzò un sopracciglio
e sdegnandosi di quel che aveva udito, lo fissò come stesse guardando un
pazzo.
“Intendo che non posso fare quello che
mi chiedete per la prova, non voglio farlo… io… io… chiedetemi
qualunque altra cosa ma non quello!”
Lo schiocco di uno schiaffo riecheggiò
per la gelida aria notturna seguita da severissimi rimproveri che a dire il
vero assomigliavano più a insulti.
“Stupido ragazzino viziato, osi
dire di no all’Oscuro
Signore?” gli tuonò contro “Ma che ti passa per quella testa
vuota, vuoi portare il disonore sulla nostra nobile famiglia?” poi
voltandosi continuò”Non puoi rifiutare e proprio ora che hai l’occasione
di far vedere il tuo valore ed onore rinforzando quello della casta dei Malfoy!”
e dicendo questo scagliò un incantesimo che fece saltare in aria una
parte del muro della guferia che si sbriciolò come fosse di pane secco
rivelando la presenza di Cinthia.
Draco la guardò sbalordito con occhi
che assunsero poi un’espressione spaventata “Che ci fai qui?”
le chiese abbracciandola stretta come se la volesse proteggere da chissà
quali pericoli.
Lei era senza parole, quell’abbraccio
l’aveva sconcertata quasi quanto le parole che aveva udito poco prima.
Continuava a non capire cosa stesse succedendo e di cosa stessero parlando ma
poi le tornò in mente quello che aveva letto nella pergamena e tutto le
fu chiaro.
Fece un passo indietro allontanandosi da Draco
e lo fissò seria.
“Cosa ti hanno chiesto di fare?”
gli domandò non distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo
“Dimmelo!” continuò con tono autoritario!
Draco non riusciva a sopportare quel suo
sguardo limpido e senza paure ma ancor di meno voleva rispondere a quello che
gli chiedeva.
“Fallò figlio mio, dimostra che
sei un vero Malfoy… ORA!” tuonò ancora il padre strattonando
Draco per una spalla e obbligandolo ad allontanarsi ulteriormente da lei.
“Ora Draco… fallo!”
Tirò fuori la bacchetta e con occhi
supplichevoli guardò prima il padre e poi Cinthia che capì
finalmente quale fosse la prova che doveva superare per entrare a far parte dei
Mangiamorte. Si portò una mano al cuore socchiudendo gli occhi e con
voce dolcissima gli disse “Se è questo che ti può rendere
felice… se è quello che vuoi… fallo! Ma se solo una piccola
parte di te non vuole… ribellati!”
A quel punto riaprì gli occhi che erano
diventati di un profondo infinito, sembravano quasi vuoti e allo stesso tempo
colmi di emozioni indescrivibili.
Draco non sapeva dove guardare, la vista di
Cinthia li davanti che gli si offriva senza remore lo faceva star male, ma
anche la vista del padre con quell’espressione così malvagia lo
faceva star male…. Lo terrorizzava.
Un forte vento si alzò e un profumo di
rose si espanse nella stanza circolare della guferia. Draco si rivide nella
radura e rivide l’immagine della ragazza nel vestito bianco che gli
chiedeva di rispettare la promessa che aveva fatto. Tornò a voltarsi
verso Cinthia e dopo tanto tempo che non ci pensava, la riconobbe come la
ragazza misteriosa di quelle notti nel parco dei Khoocs. I capelli le
svolazzavano selvaggi intorno al viso e un misterioso alone luminoso la
circondò. Come aveva fatto a dimenticarla? Come aveva potuto
dimenticarla?
Lucius rimase per qualche istante sorpreso rimanendo
con la bacchetta a mezz’aria ma si riprese subito e rivolto verso il figlio cercando di sovrastare il forte
rumore del vento, gli urlò con tutto l’odio che aveva accumulato
in quegli anni.
“Uccidila, uccidila adesso!”
Draco al contrario, indietreggiò e si
girò verso di lui per ribadirgli che non avrebbe mai fatto quello che
gli chiedeva, che lui non avrebbe mai più fatto nulla solo per
compiacerlo e che da quel momento sarebbe stato una sua decisione agire in un
modo oppure in un altro. Non fece in tempo a finir di parlare, che vide
scaturire un raggio luminoso dalla bacchetta di Lucius mentre questi
pronunciava la più terribile delle maledizioni!
“Avada Kedavraaaaaaaa!”
Quelle parole si persero nel vento mentre un
altro urlo si sovrapponeva alla maledizione. Draco si era gettato verso Cinthia
per proteggerla facendogli scudo con il corpo.
“Nooo Draco, noooooo!”
In quel momento altri raggi di luce si fecero
strada nella stanza in cui ormai regnava il caos più totale andando a
cozzare contro quello lanciato poco prima dal mangiamorte deviandolo verso
l’alto. Harry, Ron e Hermione erano tutti e tre schierati davanti a loro.
Con le gambe divaricate tenevano una posizione d’attacco puntando le
bacchette contro Lucius.
Gufi e piume svolazzavano in ogni dove, voci e
stridii di uccelli si mischiavano tra loro portati dal forte vento che
contribuiva altamente ad aumentare la confusione e quel profumo di rose si
faceva sempre più pungente.
La maledizione senza perdono rimbalzò
sulle parti della guferia e tornò a dirigersi verso il basso proprio
nella direzione di Draco. Fu Cinthia questa volta ad intervenire spingendo via
il biondo mago che cadde a terra perdendo l’equilibrio.
Un urlo strozzato riempì l’aria e
quando si voltarono verso il punto da cui proveniva rimasero tutti senza parole,
gelati nelle loro posizioni.
Hermione si portò una mano alla bocca
che a stento riuscì a chiudere mentre Harry e Ron non osavano quasi
respirare. Anche Lucius era impietrito dall’immagine che gli apparve
davanti agli occhi quando la coltre di polvere e detriti si abbassò
rivelando due sagome a terra.
Draco con fatica si tirò a sedere,
scrollò il capo liberandosi dei calcinacci che aveva tra i capelli e poi
abbassò lo sguardo ritrovandosi il corpo di Cinthia addosso. La
spostò e delicatamente la girò su se stessa.
L’espressione che assunse il suo viso fu
indescrivibile. A dire il vero era un susseguirsi di espressioni…
sconvolto, stupito, disperato, arrabbiato… anzi furibondo e poi di nuovo
disperato.
Prese a scuoterle gentilmente la spalla, le
accarezzò i capelli e le parlò dolcemente. Cercò poi di prenderle
una mano che però gli scivolò e cadde inerme sul pavimento.
Rimase a guardarla per un lungo istante e poi
tirò indietro la testa, gli occhi si socchiusero e un grido assordante e
straziante gli uscì dalle labbra. Un dolore lancinante lo travolse
mentre la vista gli si offuscava. Calde ed amare lacrime avevano cominciato a
scendere copiose sul suo volto disegnando strade irregolari sulla pelle chiara.
Il respiro si fece rapido e affannato, quasi
facesse fatica a respirare.
Affondò la testa nell’incavo del
collo, strinse il corpo senza vita di Cinthia a se cominciando a singhiozzare
senza più nascondere i sentimenti che provava.
All’improvviso si fece serio e si
voltò verso il padre. Guardandolo con puro odio negli occhi gli
ringhiò contro.
“L’hai uccisa, hai ucciso
l’unica persona che mi volesse veramente bene a questo mondo per quello
che ero… a parte mia
madre…”
La rabbia che trapelava da quelle parole era
immensa, faceva rabbrividire anche i tre amici che erano rimasti immobili
come spettatori di un film.
“TU L’HAI UCCISA!”
gridò con tutta la forza che aveva in corpo e senza farsi problemi di
sorta puntò la bacchetta contro Lucius che, incredibile a dirsi, spaventato
da quell’atteggiamento del figlio indietreggiò mettendosi spalle a
muro.
“Draco, sono tuo padre!”
esclamò con voce tremante sperando di farlo ragionare “Tu non puoi
farlo?”
“Ne sei sicuro… papà!”
rispose Draco sottolineando l’ultima parola e avanzando verso Lucius
prese a roteare la bacchetta.
“No Draco non farlo!” intervenne
Hermione “Diventeresti come lui… e questo non ti ridarà
Cinthia…”
Draco si fermò per un istante e prima
che potessero intervenire gli altri puntò la bacchetta contro il padre e
lanciò una maledizione senza perdono
“Sectumsempraaa!”
La luce che scaturì dalla bacchetta fu
abbagliante e velocissima ma andò a scontrarsi contro la parete della
guferia infilandosi tra il braccio e il corpo di Lucius sfiorandolo appena. Questi
guardò l’enorme voragine aperta nel muro e poi si voltò
verso il figlio lasciando cadere la bacchetta a terra e inginocchiandosi in
gesto di resa.
Draco tornò accanto al corpo di Cinthia
e prendendola tra le braccia s’incamminò giù per la
scalinata che riportava verso Howard mentre il cielo si tingeva stranamente di
rosso. Il profumo di rose svanì lentamente e il vento si placava mentre
il silenzio riprendeva a far da padrone in quella notte infausta.
Nota dell’Autrice: x terryborry – Felicissima
che ti sia piaciuto così tanto^^ Me gongola
tutta ^__^ Ora non rispondo alle tue domande perché penso che questo di
capitolo parli da solo… o almeno lo spero! :-P
Volevi tristezze e battaglie? Eccotele! ^__^ Fammi sapere^^
Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!
Un sacchissimo di
bacini a chi mi segue ancora e ancora^^