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Autore: ethelincabbages    25/11/2010    12 recensioni
Finché un giorno non riuscì a capire cosa si celasse dietro quell’abbraccio che ai suoi occhi di bimba sembrava così sincero e amichevole. Ginevra aveva sposato Artù, eppure amava Lancillotto, il cavaliere più fidato e l’amico fraterno del re. C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo, ma non riusciva a condannare né Lancillotto, né Ginevra, né a biasimare Artù per essere un marito disattento o troppo sciocco. Erano in tre, per sempre in tre – legati da un destino di amori, bugie e amicizia tradita.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quali colombe dal disio chiamate

Le lancette della pendola in miniatura sulla scrivania dondolavano pigre sulle sei pomeridiane: un’ora di pace. Hermione si buttò a peso morto sulla sua poltrona preferita, sistemata proprio sotto la finestra dello studio; posizione che le permetteva di leggere alla luce del sole e di raggomitolarsi tranquillamente su se stessa.
Ron era uscito da poco con Rose; lo faceva sempre, una volta a settimana, diceva che aveva bisogno di passare del tempo con la sua bambina. In realtà, era una scusa per farsi coccolare da Molly e dai suoi famosi dolci. Se c’era una cosa che Hermione non aveva ancora imparato a fare, era soddisfare il palato viziato di suo marito.
Adesso, per riuscire a godere appieno di questa meritata pace, le serviva solo un bel libro. Rose era il suo tesoro più grande, con i suoi occhioni blu e quel sorriso sghembo Weasley, ma certe volte aveva bisogno di staccare anche da lei.
Saltò a pié pari la zona ‘magica’ della sua libreria, e si ritrovò tra le mani un vecchio volume di sua madre con le opere di Chretién de Troyes. Un po’ di sana poesia cavalleresca le avrebbe fatto bene. Le avrebbe ricordato dei momenti in cui sembravano loro – lei, Harry e Ron – gli eroi cavallereschi di una storia antica.
Eppure la loro storia era stata così moderna e così poco fiabesca: rivedeva chiare nella mente le morti di Fred, Remus, Tonks, Dobby … per quanto ne potesse dire  Ron, lei non riusciva ancora a trovare nessuna distinzione particolare in una morte eroica. Sempre morte era. Magra consolazione una medaglia sul petto.
Malgrado ciò, ricordava ancora vividamente l’eccitazione per una scoperta fatta, per una soluzione trovata, o quell’attimo di brivido prima della paura, prima di affrontare il nemico. Eroismo, coraggio e lealtà – non era una Grifondoro per nulla!
Si concesse di perdersi dietro le vicende eroiche dei cavalieri bretoni, ma come suo solito indugiò sulle vicende d’amore di Lancillotto e Ginevra. La loro storia l’aveva sempre affascinata; fin da bambina, prima di entrare nel mondo della magia, amava passare ore a guardare il suo libricino cartonato in cui troneggiava l’immagine della regina e del suo amato abbracciati.
Finché un giorno non riuscì a capire cosa si celasse dietro quell’abbraccio che ai suoi occhi di bimba sembrava così sincero e amichevole. Ginevra aveva sposato Artù, eppure amava Lancillotto, il cavaliere più fidato e l’amico fraterno del re. C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo, ma non riusciva a condannare né Lancillotto, né Ginevra; né a biasimare Artù per essere un marito disattento o troppo sciocco. Erano in tre, per sempre in tre – legati da un destino di amori, bugie e amicizia tradita.
Troppo, troppo facile l’analogia. Quante, e quante volte, era stata tentata dal peccato di Ginevra? Quale ironia crudele aveva scelto un tale nome? Ginevra. Ginevra, avrebbe voluto essere Ginevra.
Quante volte avrebbe voluto dimenticare i suoi doveri di madre, e il suo amore per Ron e per Rosie dando retta a un capriccio del cuore? Un capriccio che aveva gli occhi verdi e una cicatrice sulla fronte, un capriccio che quando la trovava triste le abbozzava un sorriso, e la faceva danzare come una papera senza stagno. Quante volte si era sentita al limite con Harry? Così vicina …
“Harry!” Scattò in piedi. Il suo vecchio compagno si era Materializzato nello studio improvvisamente. “E’ successo qualcosa?” D’un tratto le passarono per la mente le migliaia di situazioni che avrebbero potuto spingere Harry a Materializzarsi, una peggiore dell’altra.
Il suo amico per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata. “Ma perché più passa il tempo e più diventi simile a Molly? Non posso più venire a trovare la mia vecchia amica So-tutto-io?”
Hermione sbuffò a sentire quel vecchio nomignolo. “Di solito si avvisa, prima di comparire all’improvviso.” E rituffò nella poltrona con un altro sbuffo. Non era il caso di andare dietro ai convenevoli quando si trattava di Harry.
“Ok, la prossima volta suonerò il campanello alla Babbana.” Rispose, dopo un’alzata di spalle. Si accomodò sul bracciolo della poltrona dell’amica, in un modo che avevano consolidato ai tempi di Hogwarts, quando lei si fermava a studiare sul divano davanti al camino nella Sala Comune di Grifondoro, e lui ne approfittava per spiare qualche compito.
“Ho interrotto una lettura interessante?” Era difficile che la sua Hermione non si lasciasse tentare da un buon libro, in un pomeriggio estivo, senza Ron tra i piedi.
“Chretién de Troyes” disse lei, fingendosi annoiata e porgendogli il volume. Lui lo sfogliò un po’.
“Ma che lingua è?”
“Francese antico.”
“E tu parli francese antico?” Certo, Hermione Jean Granger poteva tutto, ma conoscere il francese antico era eccessivo persino per lei.
“C’è il testo a fronte” disse indicandogli le pagine in inglese.
“Ah, di che parla?”
“Amori, cavalieri, imprese, tradimenti, guerre. Ordinaria amministrazione.” Si fermò un attimo a guardare in viso l’amico, perplesso e un po’ divertito. Era tutto molto strano, questa istantanea curiosità per le sue letture, il suo arrivo inaspettato.
“Harry, come mai sei venuto?” chiese sincera.
“Mi andava di passare un po’ di tempo con te.” Rispose lui, altrettanto schietto. Non aggiunse: ‘Mi mancavi’, ma Hermione lo capì ugualmente. Perché anche a lei mancava Harry; il suo amico Harry, non il suo capriccio Harry. Tra il lavoro al ministero, la gestione della piccola Rose, Ron e tutto il resto, il tempo per parlare col suo migliore amico si era drasticamente ridotto. E le mancava.
“E cosa vorresti fare? Non hai più compiti da copiare.” Gli ricordò scherzosamente, per alleggerire la tensione.
“Puoi sempre insegnarmi il francese antico.” E quando Hermione gli tirò l’antologia del poeta troviero in testa, capì che quella non era la risposta giusta. “Raccontami la storia.” Sembrò serio. “Ti ricordi in tenda? Quando leggevi Beda il Bardo? Era l’unico momento della giornata in cui riuscivo a sentirmi calmo.”
A questa richiesta, così semplice, Hermione non poté sottrarsi. Non sapeva cosa turbasse Harry, ma leggere era quello che le chiedeva; e leggere senza fare domande era il minimo che potesse fare.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Mentre procedeva nella lettura delle avventure di Lancillotto e Ginevra, Harry rimase seduto accanto a lei, a seguire con gli occhi i versi, o qualche volta, le linee del viso di lei. Senza accorgersene, si appoggiarono assieme allo schienale della poltrona, e accostarono i loro volti, guancia a guancia. Si scambiarono uno sguardo dubbioso, e Hermione continuò la lettura.

 Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Turbata, Hermione fingeva di leggere con nonchalance quei versi d’amore e di passione illecita. Accanto alla sua personale mela proibita. Solo pochi minuti prima, aveva castigato i suoi pensieri sul suo miglior amico, e ora si ritrovava il respiro delicato di Harry sul suo collo, mentre seguiva i versi del vecchio poeta francese. Era così difficile concentrarsi. Era così difficile restare fedele a se stessa. Distratta, si voltò verso di lui.

 Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Labbra. Morbide, incerte e, al tempo stesso, desiderose. Le labbra di Harry si erano posate sulle sue, e ora cercavano insistenti la via per andare oltre. Harry, il suo amico Harry, il suo capriccio del cuore, la stava baciando. Dischiuse la bocca, quale potere aveva lei di resistere al suo desiderio? Lasciò cadere il libro da una parte, e occupò le mani in più piacevole attività – accarezzare la scompigliata capigliatura del suo compagno. Harry accolse il cambiamento con sorpresa, ma non si tirò indietro; la prese in vita, e la posizionò su di sé, mentre poggiava la schiena alla poltrona.
E la strinse. Perché troppi anni erano passati senza tenerla tra le braccia, troppi momenti erano stati buttati via, troppe carezze erano state promesse con gli occhi e mai date, troppe incertezze si erano frapposte sulla loro strada. Troppo, tutto troppo.

Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
Quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

NA: Sapete che vi dico? Che la pubblico ora. Ore: 02:51.
Volevo finire ‘Finché dorme l’Aurora’ prima di pubblicare qualcos’altro su Harry/Hermione, ma quando ho risentito Benigni declamare il Quinto Canto dell’Inferno proprio ho sentito il classico formicolio nelle mani. Come ho scritto su, ‘troppo, troppo facile l’analogia’. Voglio dire, chi meglio di Paolo e Francesca? Lancillotto e Ginevra? Gli amanti. Ho trovato il gioco di rimandi letterari terribilmente affascinante. E’ uno dei miei talloni d’Achille. In questo senso, credo tra l’altro di dover qualcosa al ‘Racconto d’inverno’ di Roxy_xyz; mi perdonerai?
Onestamente, dopo il bacio, avevo in progetto di farli rinsavire e separarsi, poi ho pensato a una scena madre per Ron, infine ho posto il verso dantesco lì. E chi può chiudere meglio di lui? Nessuno. Scegliete un po’ voi cosa può voler dire.
Non credo che la storia sia particolarmente originale, ma ha un suo nonsoché. Che ne dite di dirmi quello che ne pensate in una bella recensione?
Mi faccio vanto di usare questa ‘sciocca’ one-shot come un piccolo omaggio a Dante, e alla stupenda tradizione letteraria che abbiamo alle spalle. Senza di loro non saremmo assolutamente niente.
Credits a J. K. Rowling per i personaggi di Harry Potter, Hermione Granger, Ron e Rose Weasley, a Dante Alighieri (v 82 e vv. 127-138, Canto V, Inferno), per Lancillotto e Ginevra non ho idea di creditare, la fantasia dei britannici?
   
 
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