Madara e Hashirama
3-
Germoglia nel sangue la Foglia scarlatta
“Da
oggi comincia una nuova era, la mia strada è cambiata.
Una
strada che percorreranno i miei figli, e i figli dei loro figli, lastricata di
sacrificio, dolore e crudeli rinunce, seguendo un destino fatto d’odio ed
insaziabile sete di vendetta.
Tutte
le generazioni a venire saranno contaminate da questo male inarrestabile che li
infetterà fin nel profondo dell’anima, oscurando ogni altro sentimento d’amore
o comprensione.
Il
loro credo ninja sarà sempre e solo il rancore.
Questa
è la mia maledizione, fratello.”
Parevano trascorsi
secoli dalla tragica notte nella quale cupe parole foriere d’odio e vendetta
erano state pronunciate da colui che, con il disperdersi del sangue, aveva dato
origine al valoroso clan degli Uchiha, e quella che un tempo era stata l’arte
oculare più pura, perfetta e letale, il rinnegan, si era lentamente tramutata
nel rosso sharingan: tre nere gocce d’odio in un oceano di sangue e perdizione.
La polvere degli anni
si era lentamente depositata su quella maledizione, sotto la grigia patina del
tempo tutti parevano aver dimenticato. Persino i più anziani avevano cessato di
farneticare a proposito di una secolare maledizione di sangue che perseguitava
la casata e che l’avrebbe portata alla distruzione.
Ciò che non sapevano
tuttavia, e che non avrebbero potuto immaginare o ipotizzare nemmeno nelle loro
più nefaste previsioni era che quel terribile giuramento mai sciolto vegliava
nel buio, scrutandoli in silenzio ed aspettando paziente colui che si sarebbe
fatto carico dell’adempimento di tale destino.
A poco più di un anno
dalla sua rinascita, Madara poteva vedere la sua ascesa farsi inarrestabile.
Nelle grandi terre
ninja la situazione era andata gradualmente stabilizzandosi in un modo quasi
grottesco, ed alla guerra aperta, cruenta falciatrice di anime, si era
sostituita una sottile forma di guerriglia portata avanti da paesi fra loro
confinanti che, con futili scuse, ben orditi sotterfugi e non di rado
spregevoli trucchi, si tendevano imboscate o, sempre più spesso, ormai
indeboliti dalle lunghe battaglie, assoldavano eserciti di shinobi mercenari
per combattere al posto loro sotto lauto pagamento.
Piccoli villaggi privi
di ninja valorosi ricorrevano quindi ai servigi di guerrieri professionisti,
che in questo modo si arricchivano alle loro spalle, traendo profitto da questo
falso equilibrio, per nulla intenzionati a favorire il lungo e faticoso cammino
verso una riappacificazione fra i differenti clan sparsi sul territorio dei
cinque grandi Stati.
Due in particolare
erano le casate che si distinguevano in battaglia per la forza ed il valore dei
suoi shinobi: gli Uchiha ed i Senju. Il loro nome era talmente conosciuto e la
loro abilità di guerrieri talmente grande che con il passare del tempo erano di
fatto diventati i clan di shinobi mercenari più famosi e richiesti di tutte le
terre ninja. Se un villaggio assoldava gli Uchiha, l’avversario sicuramente
avrebbe richiesto l’aiuto dei Senju; se una fazione era appoggiata dai secondi,
i primi si offrivano senza esitazioni in supporto della controparte.
Presto la situazione
divenne insostenibile, poiché queste battaglie, che in principio dovevano
limitarsi a semplici rappresaglie e fugaci imboscate, stavano assumendo sempre
di più le proporzioni di vere e proprie grandi guerre ninja, ed i danni erano
sempre più devastanti, fino a diventare incalcolabili in termini di vittime,
sia fra i civili che fra le file dei due clan perennemente avversari. Il
terrore stava tornando, famiglie mutilate e crudelmente trucidare, interi clan
pressoché estinti, travolti dalla feroce ondata di violenza delle battaglie.
Ancora una volta gli uomini stavano segnando la loro stessa sorte,
condannandosi ad una lenta agonia, accecati dal bieco egoismo e soffocati
dall’odio.
Le fila di shinobi
comandate dagli Uchiha e dai Senju andavano assottigliandosi sempre più,
battaglia dopo battaglia, scontro dopo scontro, sino a rimanere con non più di
un pugno di uomini per fazione.
Fu allora che
Hashirama, generale in capo del clan dei Senju, decise di porre fine a
quell’epidemia di morte che la guerra aveva portato con se, proponendo una
sorta di armistizio ed un punto d’incontro fra le parti avverse, in modo da
arrestare il dilagare dell’odio e della distruzione fra tutti gli shinobi,
uomini che in fondo condividevano la stessa natura e gli stessi desideri di
pace e di condurre una vita serena.
Un’idea coraggiosa la
sua, un gesto intraprendente, innovativo, quasi utopico.
Un’alleanza fra clan
allo scopo di creare una fitta rete di villaggi ninja al servizio dei vari
Paesi.
Una struttura
organizzata all’interno della quale ogni villaggio era legato indissolubilmente
agli altri da strette alleanze e patti di collaborazione.
Un progetto complesso
ed articolato.
Una promessa concreta di pace duratura.
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“E’
pura follia!” ringhiò in modo truce l’agguerrito
comandante degli Uchiha, lo sguardo tagliente rivolto ai propri uomini che,
all’idea di una via di fuga dall’orrore della guerra, parevano già caldeggiare
per una futura alleanza.
“Stanno
solo cercando di renderci inoffensivi, di metterci da parte. Quell’incantatore
di folle vuole solamente ammansire il mio popolo con false promesse di pace in
nome di un’inesistente fratellanza di tutti gli shinobi.”
Non poteva proprio
accettare una tale condizione, dopo tante lotte e sacrifici, dover scendere a
patti con altri clan, sicuramente inferiori, ed allearsi addirittura con coloro
che per anni avevano rappresentato quasi i loro nemici naturali, come il fiero lupo
con l’indifeso agnello, il regale leone e l’atletica gazzella, il letale
serpente e lo sgraziato rospo. Non era assolutamente fattibile, non era nemmeno
degna di essere presa in considerazione una tale folle opzione. Forse avevano
intenzione di sovvertire l’ordine delle cose? Erano realmente intenzionati a
sconvolgere l’essenza stessa di quel mondo a lungo agognato e tanto duramente
conquistato?
Tuttavia la popolazione
era stanca, e persino il fiero ed instancabile clan Uchiha sembrava ormai
esausto, giunto al punto di non ritorno, dimentico di ogni brama di potere e
gloria. L’unica necessità, l’unico spasmodico desiderio era quello di porre
fine all’orrore. Basta con le morti, basta col dolore, basta con le madri
disperate che in lacrime gridano e piangono l’inutile sacrificio dei loro
valorosi figli, piegate sopra una sterile pietra che non saprà mai dove i loro
corpi hanno realmente trovato riposto, giacendo esanimi nel fango, calpestati
da altri futuri cadaveri, che nonostante la fatica e l’esasperazione si
lanciano verso un nemico altrettanto disperato, che non ricordando più il
motivo di tanto odio, combatte soltanto per avere salva la vita.
Madara stentava a riconoscere i suoi stessi familiari, il suo clan pareva aver cambiato forma, tramutatosi in un gregge di vili pecore prive di onore ed orgoglio; che vergogna, un’onta terribile per le nobili origini della casata. Ciò nonostante il volere del popolo era più che evidente, la sua decisione come legge; non restava altro che chinare il capo, riporre almeno in parte l’orgoglio, e rassegnarsi a collaborare, almeno fino a quando non fossero stati nuovamente abbastanza forti da prendere il comando.
“…e
poi a questo villaggio servirà pure una guida.”
Tutti i più grandi clan
aderirono all’ambizioso progetto di Hashirama Senju, e con un inatteso
entusiasmo da parte di popolazioni che sino a pochi mesi prima si erano
scontrati in futili faide. Non vi erano più avversari, nemici, ma semplicemente
un’unione di shinobi, stretti sotto la stessa bandiera di pace e speranza,
impegnati nel raggiungimento di un obiettivo comune.
Finalmente
avevano compreso la forza della perseveranza, della volontà di cambiare, di
lottare per potersi finalmente comprendere l’un l’altro, che solo perseguendo
la via dell’amore si potrà raggiungere una pace duratura, l’unica e vera pace
degna di quel nome. Una
comunione d’obiettivi tra le diverse popolazioni, un desiderio di capirsi e
venirsi incontro nonostante le apparenti diversità, perché solamente
dall’unione e dalla collaborazione nasce la vera forza.
Un futuro ricco di
speranze pareva affacciarsi all’orizzonte, ancora timido, ma tenace e fulgente
come il sole che all’alba sorge dall’oceano, sfuggendo all’abbraccio freddo e
mortale delle acque.
Cinque furono i villaggi fondati: Sunagakure, Iwagakure, Kirigakure, Kumogakure ed il più grande Konohagakure, ognuno dei quali situati in uno dei cinque più grandi Stati ninja, rispettivamente il Paese del Vento, della Terra, del Fulmine, dell’Acqua ed infine del Fuoco. Ogni villaggio nascosto sarebbe stato l’insediamento ufficiale dei ninja di ogni paese, una sorta di quartier generale di shinobi ben addestrati, fedeli e sempre pronti a proteggere gli abitanti anche a costo della morte. Ogni villaggio avrebbe avuto un capo, sarebbe stato sotto la guida del ninja più valoroso fra tutti, riconosciuto ed eletto all’unanimità dagli abitanti e dal consiglio degli anziani. Il Kazekage a Suna, lo Tzuchikage ad Iwa, a capo di Kiri il Mizukage, a Kumo il Raikage ed infine l’Hokage alla guida di Konoha.
Entrambi i clan dei
Senju e degli Uchiha si erano stabiliti nel paese del Fuoco, all’interno di
Konohagakure, il più potente ed esteso villaggio ninja di tutte le Cinque
nazioni. Nonostante la diffidenza e le chiare ambizioni di Madara, l’attuazione
del progetto sembrava proseguire con l’impegno ed il favore di tutti.
Presto i villaggi
furono ultimati, ed il momento dell’elezione dell’Hokage giunse atteso da
tutti, ma soprattutto da colui che, solo apparentemente aveva chinato il capo,
in attesa dell’occasione propizia per risorgere dalle ceneri del proprio
orgoglio e, finalmente, ascendere al potere, guidando non più solo le sorti del
suo clan, ma quelle dell’intero villaggio.
A Madara infatti,
pareva inconcepibile che gli abitanti potessero eleggere qualcuno che non fosse
lui. Innegabilmente nessuno era dotato di una tale attitudine al comando,
spirito di sacrificio, dedizione totale alla causa e capacità di prendere
decisioni risolute anche in stato di emergenza. Era nato per questo, si era
spinto oltre il limite del proibito per questo, aveva sacrificato quanto di più
caro al mondo per questo…per placare la sua sete di potere.
Non avrebbe permesso a
nessun altro di prendere ciò che gli spettava di diritto. Non avrebbe ceduto il
posto ad Hashirama…ad un Senju.
Al solo pensiero gli
occhi del capoclan s’infiammano, tingendosi bagliori rossi, stille di fuoco
eterno che guizzano sul viso trasfigurato dall’ira. Una smorfia di puro
disgusto per quell’opzione e disprezzo per quel nome. “Tzk, che umiliazione!”
Il pensiero si volse
inevitabilmente ad Izuna, il povero fratello morto in guerra, all’ardore e
l’entusiasmo dei suoi splendidi occhi, al gesto estremo compiuto in onore della
loro comune causa.
Era
forse per questo che il suo adorato otouto si era sacrificato?
Aveva
così inutilmente donato la sua vista e la sua vita?
Per
vedere la forza e la magnificenza del suo clan piegarsi sotto la guida di una
casata inferiore, di una massa di strani ninja-carpentieri?
Che
concentrassero la loro imbarazzante “arte del legno” in attività più utili.
Sì,
avrebbero potuto benissimo occuparsi della costruzione del villaggio: strade,
abitazioni, edifici curati e di ottima fattura.
Per
carità, nulla da obbiettare, quando si trattava di falegnameria i Senju erano
sempre i migliori; ma che lasciassero l’arduo compito di governare e guidare le
schiere ninja a chi ne fosse realmente in grado…ed in questo gli Uchiha non
erano secondi a nessuno.
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Sicuramente Madara non
aveva fatto bene i suoi calcoli, qualcosa nel suo piano non era stato
contemplato, il tradimento del suo stesso clan probabilmente non rientrava fra
le variabili considerate.
Eppure l’imprevedibile
accadde…e la consapevolezza del verificarsi dell’impensabile lo colpì come un
pugno proprio al centro dello stomaco, lasciandolo per diversi secondi
completamente incapace di respirare, di voler accettare che persino i
discendenti della nobile stirpe Uchiha, il suo stesso sangue, avevano
attivamente contribuito all’elezione di Hashirama, all’ascesa di un Senju alla
più importante carica non solo di Konoha, ma di tutto l’universo degli shinobi:
quella di Hokage.
Tutto era perduto.
Ogni vana speranza
gettata al vento, data in pasto ai corvi, che sinistri e gracchianti
aleggiavano, volando in cerchio sopra il cielo di Konoha.
Cupo presagio
d’imminenti sventure.
E’ troppo, troppo anche
per lui.
Colui che ha affrontato
le più terribili guerre, sopportato le più atroci sofferenze, che ha rinunciato
alla propria infanzia, che ha sacrificato persino il proprio fratello, che ha
annullato completamente la propria esistenza votandosi senza riserve alla
gloria del proprio clan, con l’unico obiettivo di rendere gli Uchiha la stirpe
più temuta e potente mai esistita dalla nascita degli shinobi…
…quest’uomo, innanzi al
tradimento della sua stessa famiglia, vedendosi rivolgere le spalle proprio da
coloro che un tempo lo avevano eletto loro guida, ponendolo al comando di un
intero esercito, si arrende.
Si arrende…e sconfitto
se ne va.
Lascia il villaggio al
suo destino.
Un destino di morte e
distruzione.
E il destino, si sa, è
inesorabile ed infallibile.
Madara ne è ben
consapevole, e farà in modo che questo destino non muti. Si vestirà di destino
egli stesso, sarà la sua mano, il suo braccio dalla lunga falce argentata.
Il destino talvolta può
anche cambiare nome…e mutarsi in vendetta.
Tadaa…eccomi qua!! No…dai…vi
prego…ahi…le sassate no…(Scarlett fugge
e va a nascondersi dietro una trincea, probabile residuo di guerra dell’ultima
battaglia di qualche Uchiha).
Ok, oggi vi parlo da qui! -.-° Lo so, avete pienamente ragione ad essere
indignati ma…(riprende la sassaiola fra urla ed insulti)…ma no, lasciatemi
spiegare!! Insomma, quello che volevo dire è che, se sono più o meno tre
settimane che non aggiorno, c’è un motivo più che valido…ve lo giuro! Già,
proprio ieri (martedì) ho fatto la prima prova dell’esame di stato per
psicologia e quindi è circa un mese che sudo a capo chino sui manuali…chissà
com’è andata! Allora…sono perdonata?
Dunque, questo capitolo è mozzato, ne
sono dolorosamente consapevole, ma se avessi deciso di racchiudere in un solo
capitolo tutta la saga di Madara e Hashiarama, compresa la mitica battaglia
nella valle della fine, ne sarebbe uscito un papiro assolutamente illeggibile…troppo!
Ad un occhio attento dovrebbero
risultare evidenti le prima citazioni ed i concetti chiave che cominciano a
ripetersi…beh, sappiate che da adesso in poi sarà sempre peggio!! Muhauhauha…
Ma non dubitate, per almeno un mesetto
gli aggiornamenti dovrebbero tornare regolari, una volta a settimana fra giovedì
e venerdì.