Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    26/11/2010    1 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 19: Fly away.


'Lo so che è difficile, che qua hai la tua vita. Ma so che sei amica di Orlando Bloom, che ti sta ospitando lui, ora a casa sua. Perché non provi a partire con lui? Un amico non ti nega mai l'aiuto se ne hai bisogno e, per quello che mi ha raccontato Jen, lui farebbe i salti mortali per te!'

Le parole di Tom rimbombarono nella testa di Edith, mentre Rachel l'aiutava a mettere nella valigia tutti gli indumenti necessari:

Ammettilo!” disse Rachel guardando un bikini per poi metterlo nella valigia.

Che cosa?” chiese Edith voltandosi a guardarla, cadendo dalle nuvole.

Rachel la guardò per un attimo e mormorò:

Non mi stavi ascoltando, vero?”

Edith si morse il labbro per non ridere e Rachel, scuotendo la testa, disse:

Dicevo... Orlando che insiste per ospitarti a casa sua per far si che tu non rimanga in mezzo ad una strada, pur sapendo che ti avrei potuto tenere io a casa mia come hai fatto tu quando mi sono saltate le tubature...”

Lo ha fatto perché ha pensato che tu e John voleste un po' di privacy, dal momento che avete per casa una bambina di quattro anni che rende le cose un po' difficili” disse Edith piegando una maglietta e mettendola dentro la valigia.

Rachel la guardò con scetticismo e rispose:

Si, diciamo che lo ha fatto per questo. E che, per bontà d'animo, poi, ti porta in America per farti trovare un lavoro. Un santo. Non c'è che dire!”

Edith si bloccò e guardò fisso Rachel. Capiva dove voleva arrivare l'amica. Perciò, un po' risentita, chiese:

Che vuoi dire?”

Che forse arriverà il momento che ti chiederà il conto? È comunque un uomo.. Solo, per giunta, abituato ad avere tutto quello che vuole...” si fermò un attimo e scrollando le spalle, continuando a riempire la valigia aggiunse: “Un po' come te insomma... Sarà tanto che non vi scannerete, prima di finire a letto assieme!”

Edith mise le mani sui fianchi e seria chiese:

Cosa vuoi dire? Che Orlando, tra di un po' mi chiederà di andare a letto con lui!”

Rachel si bloccò, la guardò fisso per un po' e poi, aprendosi in un sorriso malizioso, annuì.

MA CHE TI DICE LA TESTA?” sbottò Edith.

Rachel sospirò e rispose:

Edith. È troppo strano. Questo si sta prodigando un po' troppo per il tuo bene...”

Ma non ti viene da pensare che siamo solo amici che si stanno aiutando senza il doppio fine del sesso!?” replicò Edith seria, alterata dal fatto che la sua migliore amica volesse vedere nero dove, invece era tutto bianco.

Rachel si mise a sedere sul letto e la guardò con un mezzo sorriso. Edith rispose con uno sguardo torvo e le chiese:

Che cosa ti ridi?”

Rachel cominciò a ridere forte ed Edith, guardandola prima sconcertata, dopo qualche attimo di silenzio, la seguì. Si misero a sedere vicino e quando finalmente riuscirono a smettere di ridere, Rachel portò una mano alla bocca e scoppiando a piangere, disse:

Sono felice per te, Norton. Ma, in dieci anni che ti sono amica, questa è la prima volta che ci distacchiamo!”

Edith, per nulla stupita da quella reazione che, anzi, si aspettava, abbracciò Rachel, e accarezzandole la testa le disse:

Basta che tu mi dica che ne hai bisogno e io prendo il primo aereo per venire da te!”

Rachel pianse più forte ed Edith cercando ancora una volta di calmarla, aggiunse:

Lo so che è difficile... Ma preferisci vedermi qua che soffro o felice in America?”

Edith non lo sapeva ma era stata Rachel a suggerire per prima ad Orlando di portarla in America con lui. E non poteva sapere che, la sera che lei aveva accettato, per SMS era stata avvisata del lieto evento.

Nonostante questo, la migliore amica di Edith non riusciva a fermare le lacrime. Ora che vedeva le valige aveva la certezza che il viaggio era imminente e che loro due, dopo dieci anni unite, si sarebbero separate.

L'abbracciò e tra i singhiozzi disse:

Ti voglio un mondo di bene!”

Edith sorrise, sollevando la testa e sospirando forte, cercando di non piangere, senza riuscirci, rispose con voce rotta:

Anche io. Te ne voglio un mondo e non permetterò un oceano di dividerci. Basta che tu mi dica che ne hai bisogno e io sarò qui, per te...”

Rimasero abbracciate per un po' in silenzio, quando Rachel, senza staccarsi disse:

Comunque non sei sincera!”

Edith si sollevò la guardò confusa, senza capire. E Rachel aggiunse:

Starai sempre scopando con Orlando Bloom. Non avari mica il tempo di venire a Londra a sentire le mie lagne!” e facendo la vaga, con una strana espressione che, dato il viso gonfio per il pianto la rese più buffa, disse:”Hanno detto che tra Jude Law e compagna le cose non stanno andando bene... Indi per cui... Se me lo faccio, avrò tutti i miei buoni motivi!”

Edith sbarrò gli occhi ed emise un verso di divertita sorpresa e replicò:

Se so che sei andata a Primerose Hill, sappi che ti uccido. Non è bello che tu faccia una cosa simile a me e al tuo compagno!”

Perché devi essere solo tu quella che si fa un attore?” si lamentò Rachel.

Perché tu stai con il migliore amico di un attore!” rispose Edith sorridente.

Rachel fece un espressione ancora più buffa che fece ridere di cuore la giornalista.

Orlando e John le sentirono ridere.

Fu John, guardando Orlando a dire:

Non lo so se lo stai facendo solo perché te lo ha chiesto Rachel o perché siete amici e vuoi aiutarla oppure per entrambe le cose. Quello che so, Orlando, è che ti stai cacciando in un grossissimo guaio”

Orlando non capì. Guardò l'amico confuso e John aggiunse:

Ti innamorerai di lei, Ob. Sta già succedendo. E lo sai che te lo sto dicendo da tempo. Prima ti piaceva. Ora che ce l'hai in casa e ti rendi conto di quello che è...”

..non succederà nulla John. Io ed Edith siamo come fratelli e tu lo dovresti sapere. Non dico di essere stato un santo in questo mese. Ho avuto le mie avventure, ma sono ancora troppo preso da Kate per innamorarmi di qualcun altro. Specialmente se quella persona è come Edith. Ci vorrebbe troppa forza di volontà per sopportarla...”

John sorrise e poggiando un braccio sulle spalle di Orlando, disse:

Ti auguro che non accada Orlando, perché potrebbe complicare le cose se lei non ricambia il sentimento... Ti chiedo solo che, se dovesse succedere qualche cosa tra di voi, tu non faccia la super star spocchiosa... Per quanto sia stronza Edith non meriterebbe un trattamento simile. E tu lo dovresti sapere meglio di me.” e si allontanò.

Orlando lo guardò perplesso.

Tutti in quel periodo pensavano che tra loro due potesse succedere qualche cosa. Ma lui non era dello stesso avviso.

Sospirò e seguì l'amico entrando a prendere in giro le due donne che stavano preparando i bagagli.



Posh gironzolava tranquilla per la casa.

Orlando faceva zapping nervoso.

Quella sera aveva sentito Robin, la sua manager, che le aveva detto che, verso aprile avrebbero cominciato le riprese degli ultimi due capitoli della trilogia de 'I Pirati Dei Caraibi' e che questo avrebbe richiesto la sua presenza di Orlando a Los Angeles.

Questo anticipava di qualche settimana la partenza programmata per marzo dato che, la stessa produzione, nella rappresentanza delle Disney, aveva richiesto la presenza degli attori per definire delle cose che non erano state ancora chiarite.

Nervoso, preso dai suoi pensieri, lanciò il telecomando di fianco a lui, sul divano e alzandosi quasi inciampò su Posh che soffiò leggermente.

Gattaccio. Non ti sopporto!” bisbigliò Orlando ancora più infastidito.

Senza curarsi della sorte della povera gattina si avvicinò alla finestra.

Quella sera il cielo opalino era stato messaggero di neve. E quella notte, piccoli fiocchi, cominciavano ad imbiancare i tetti scuri della capitale inglese.

Ti innamorerai di lei, Ob. Sta già succedendo.

Sciocchezze! Lui innamorato di Edith. Bisognava essere folli solo a pensarlo.

Fissava i fiocchi senza però vederli. La sua testa vagava nel tempo, ricordando quello che era successo negli ultimi mesi.

Non poteva negare che un po' di attrazione per Edith l'avesse provata. Ma chi non l'avrebbe provata? Solo un pazzo non avrebbe notato quelle curve, quel modo di muoversi. E i capelli che sembravano quasi danzare sulla sua schiena quando si muoveva. E il neo sul labbro superiore. E gli occhi, quando scrutava con sarcasmo qualcuno...

Ok! Le piaceva. Come ad un uomo può piacere una bella donna...

Forse!

Con passo lento si avvicinò alla sua camera e, da sopra un mobile prese il diario di Edith.

In quelle ultime due settimane non aveva scritto. E da un mese a quella parte, per Orlando, era come aver commesso una grande mancanza.

Aprì il diario e prese una penna cominciando a scrivere, come sempre la data...

Lunedì 13 Febbraio 2006...

non so cosa mi stia succedendo. Lo so che ho detto che avere Edith in casa, per me, era davvero importante. E lo è, non voglio rimangiarmi quello che ho detto. Averla in casa mi rende tranquillo. Posh a parte, naturalmente.

Oggi però, la mia testa ha cominciato a vagare. È tutta colpa di John come al solito. E non lo dico scherzando, stavolta, come direi in altre circostanze. Stasera mi ha detto che, secondo lui, io mi sto innamorando di Edith. Il problema non è quello che lui ha detto. Non sono così cretino da farmi abbindolare da qualcuno, sia esso il mio migliore amico. È che mi rendo conto che, Edith, per me sta diventando indispensabile come poche persone lo sono diventate nella mia vita. E ho paura che, quando mi blocco a guardarla mentre gioca con Posh o con Sidi, stia succedendo qualche cosa che non posso controllare. Perché, nonostante voglia bene ad Edith, - e le voglio davvero tanto bene- non riesca a controllarmi e finisca davvero a fare qualche cosa di stupido. Tipo cercare di provarci con lei e rovinare questa amicizia che, per me è diventata importante come l'aria. Perché, infondo, chi è che mi ha accompagnato in macchina fino a Parigi? Chi è che, invece di festeggiare l'ultimo giorno dell'anno con gli amici, mi ha ascoltato piangere? E chi mi ha dato una seconda opportunità nonostante i miei innumerevoli errori? Chi ha lasciato il suo ragazzo multimiliardario dopo aver scoperto che aveva architettato qualche cosa alle mie spalle non solo ai suoi danni, ma anche ai miei -soprattutto ai miei- danni? LEI. Sempre e solo lei.

E questo basterebbe a chiunque per far vedere le cose che non sono.

Per farti cadere nel tranello della passione.

Non amo Edith. Ma ho bisogno di lei.

So che è in contrasto con quello che ho affermato poco prima. Ma Edith non è una ragazza di cui mi innamorerei. È troppo snob, troppo aggressiva, troppo egocentrica per permettermi di pensare solo di avere una storia con lei.

In parole povere: troppi dei suoi difetti sono simili ai miei. E questo è Elijah docet, non un mio pensiero.

Che devo fare? Devo aiutarla a cercare una casa a Los Angeles appena arrivato? Perché, ad essere onesto, non ho voglia di farlo. Vorrei tenerla vicino a me e chiederle se è d'accordo con me in tutto quello che faccio. La voglio aiutare e proteggere, perché, a differenza degli altri, Edith mi ha mostrato tutti i suoi nervi scoperti. E ho scoperto che sono davvero tanti.

CHE COSA DEVO FARE, ACCIDENTI!”

Chiuse il diario e sospirò. Cosa aveva scritto? Quello che il suo subconscio le suggeriva? Tutto quello che nemmeno lui, apertamente, aveva il coraggio di ammettere perfino a se stesso?

Probabile.

Si sollevò e si buttò nel letto.

Guardò il soffitto pensieroso per molto tempo. Poi, senza rendersene conto, si addormentò,senza andare sotto le coperte o mettere il pigiama, sognando Edith. La baciava, l'abbracciava, ci faceva l'amore...

Ma la mattina dopo, al risveglio, non avrebbe ricordato alcunché.


Paul guardò Edith entrare nel caffè di Piccadilly. Si sollevò e sorridendo, allargando le braccia, già emozionato disse:

Allora ci siamo?”

Edith, con gli occhi lucidi a sua volta, ricambiò l'abbraccio e rispose:

Si. Dopodomani parto! Ho deciso di vederti oggi per evitare di trovarmi con un mucchio di cose da fare all'ultimo momento...”

Paul annuì e disse, indicando una sedia vicino alla sua:

Hai visto la mamma?”

Edith scosse la testa e con gli occhi sempre più gonfi rispose:

No. A quanto mi ha detto, Emma sta molto male, dopo l'ultimo incontro con Brian!”

Paul annuì e asserì:

Si. Sta malissimo. Non mangia e, a quanto pare, sta ricominciando con la cocaina. Siamo un po' preoccupato. O meglio. Siamo molto preoccupati!”

Edith scosse la testa e disse:

Emma è sempre stata debole. Non sono mai riuscita ad aiutarla nemmeno quando i rapporti erano dei migliori. Si butta giù, troppo giù e se non entra nel tunnel della depressione, fa qualche altra sciocchezza!”

Paul annuì, guardando fisso davanti a lei. Poi, come riprendendosi da una lunghissima trance, disse:

Dimenticavo. La mamma mi ha detto di darti questo!”

Paul prese dalla sua ventiquattrore un pacco rettangolare di media grandezza. Lo porse alla sorella che lo guardò interrogativa e, allungando le mani, disse:

Non mi chiedere cosa sia perché non ne ho la minima idea. Quando le ho detto che ti dovevo vedere prima di partire per Los Angeles mi ha fatto vedere questo pacco e mi ha detto di dartelo. Credo che te lo avrebbe spedito se non ci fossimo visti!”

Edith guardò stordita il pacco e prendendolo con mani tremanti cominciò a strappare la carta.

Dal pacco cadde subito una lettera sigillata in una busta bianca. Il regalo, che Edith osservò prima di leggere la missiva della madre, consisteva in una bellissima cornice intarsiata, molto elegante, con dentro una foto di tutta la famiglia Norton prima che Edith decidesse di lasciare la carriera concertistica per seguire quella giornalistica.

Era Natale. Natale 1996. L'ultimo prima della fine delle scuole superiori.

Oddio!” esclamò commossa Edith.

Paul allungò la testa ed Edith le porse la cornice. Al centro c'erano i tre fratelli Norton. Edith già impeccabile, vestita con i lunghi maglioni e i fuseaux che si usavano in quell'epoca a metà tra la nostalgia per gli anni '80 e la voglia di cambiare di quegli anni '90 ormai giunti alla metà.

Emma aveva un vestito largo e le gambe avvolte in calze lunghe di lana, nere. Paul, appena tredicenne, invece, indossava camicioni di flanella e aveva il classico taglio a scodella. I genitori erano vicini. Patrick sorridente. Eloise tranquilla.

Forse per l'ultima volta prima della burrasca che solo qualche tempo dopo avrebbe colpito la loro famiglia.

Quello era l'anno che i Take That si erano sciolti. L'anno che tu finisti senza perdere un anno le superiori. L'anno che Emma lasciò la scuola per diventare una modella e sposare, un giorno, secondo i suoi progetti, Howard Donald. Io invece avevo a che fare con il mio corpo e la mia voce che cambiava... Terribile!” ricordò Paul nostalgico.

Edith sorrise con gli occhi sempre più gonfi di lacrime e con voce rotta disse:

Il nostro ultimo Natale assieme. Dopo lasciai casa e andai a vivere da zia Rebecca perché papà non ne voleva più saperne di me. Il Natale dopo la zia invitò Jen e Hannah. Una è rimasta mia amica. Un'altra l'ho persa per strada. È stato quel Natale che ho conosciuto Thomas Carlyle, il padre di Jen. E la mia vita è migliorata notevolmente.”

Paul la guardò e le domandò:

Sei sicura di voler partire?”

Edith accarezzò la foto e rispose:

Quando zia Rebecca morì, ci pensai. Ero molto triste e mi sembrava che qua non avessi più nulla da dare, da fare. Poi ho conosciuto Rachel, John -l'ex marito di Rachel intendo-, Fred e decisi di non partire. Volevo rimanere con loro. Volevo costruire la mia vita assieme a loro. Il padre di Fred mi aiutò con l'eredità della zia e vendetti quello che potevo e misi in banca i soldi. Mi aiutarono tutti a trovare un piccolo appartamento. Trovai un piccolo lavoro in un giornaletto e cominciai a farmi le ossa. Non ero ricca. Alle volte, per non toccare i soldi in banca, non facevo la spesa. Allora trovavo i miei amici con il take away del cinese sotto casa, la busta del market dei pakistani con generi di prima qualità... Ti dico. Nonostante i problemi, i pochi soldi, ero felice, più di quanto lo sono ora che ho un conto in banca tutt'altro che irrisorio. Perché mi sentivo capace di tenere il mondo in mano, di sfidarlo, di vincerlo e di tagliarli la testa e fargli vedere che ero io la più forte... Rimasi per questo. Perché avevo trovato la felicità. E facevo quello che mi piaceva!”

E ora?” chiese ancora Paul.

Edith guardò verso la vetrata e rispose:

Ora voglio seguire Orlando. So che a Londra ho già dato il massimo e forse di più del massimo. Forse a Los Angeles troverò qualche cosa di nuovo da costruire... Da sola o con un nuovo compagno. Ma come è successo quasi dieci anni fa, so di aver dei buoni amici vicino. Sia qua a Londra, nel caso le cose in America non andassero bene, che a Los Angeles, nel caso le cose andassero bene e dovessi intrattenermi di più di quello che credo..”

Paul sorrise. Stava per rispondere ma il cameriere li bloccò, per ordinare.

Quando rimasero di nuovo da soli, Paul guardò la sorella e le disse:

So che te lo stanno dicendo tutti. So quello che pensa John, dato che io e Jessica abbiamo invitato lui e Rachel a cena. E sono d'accordo con lui. Sai perché? Perché penso che sia possibile che tu ed Orlando possiate reciprocamente innamorarvi l'uno dell'altro!”

Edith sorrise, fingendosi infastidita. E giocherellando con lo zucchero nella bolla di fronte a lei, disse:

Io e Orlando siamo amici...”

Per un amico non fai andata e ritorno Londra Parigi in due giorni” fece notare Paul.

Se voi non credete nell'amicizia tra uomo e donna non è colpa mia. Certo, non ci conosciamo da una vita, ma sento che di Orlando mi posso fidare. Lui mi vuole aiutare davvero e non per portarmi a letto come hanno fatto moltissimi uomini nel passato...” sottolineò Edith.

Paul stava per rispondere quando sia il tiramisù che la cheese cake, con le due cioccolate venne loro servita. E, attaccando la glassa di ciliegia della sua torta, con uno sguardo che era tutto un programma, disse:

Sono venuta per salutarti Paul, perché, davvero, non so quando tornerò a Londra stavolta. Non è un viaggio di piacere, al contrario. Sto andando a ricostruirmi la vita. Quella che Brian Stephensons ha ben pensato di mandare a rotoli quando ho scoperto che animale era...”

Paul la guardò, sorrise e rispose:

Tranquilla sorellina. Non mi permetterei mai, mai di romperti le scatole in una situazione simile” e prendendo la forchetta l'affondò nel tiramisù precedentemente ordinato.



L'aeroporto internazionale di Heatrow era il miglior aeroporto di tutta la Gran Bretagna, non solo il primo di Londra.

Edith e Orlando dovevano partire dal terminal numero quattro.

Dopo aver imbarcato i bagagli, Orlando ed Edith si fermarono con Rachel e John, venuti a salutarli prima della partenza.

Mentre Edith e Rachel cercavano qualche cosa da mettere sotto i denti aspettando che i passeggeri del volo per Los Angeles venissero chiamati all'imbarco, John prese un giornale e guardando la copertina, mentre Orlando cercava un libro, lo comprò per mostrarlo all'amico.

Quando furono fuori da VHSmith, nota libreria inglese, John porse la rivista ad Orlando e gli disse, con un sorriso:

Leggilo, può interessarti!”

Orlando prese il giornale e lo lesse.

ORLANDO BLOOM DI NUOVO INNAMORATO? TUTTI I RETROSCENA DI QUESTA STRAORDINARIA NOTIZIA A PAGINA 9 E PAGINA 10

Orlando guardò John senza capire. John gli fece cenno di continuare e l'attore fece come ordinato. Aprì a pagina nove e lesse il titolo a lettere cubitali.

La notizia è scoppiata come una bomba ad orologeria. Orlando Bloom, a detta di persone ben informate, è di nuovo fidanzato. Si parla di una vecchia conoscenza dell'attore, una ragazza un poco più giovane di cui ancora non si conosce il nome. Si dice che divida con lui l'appartamento da un mese, ormai e che, sempre con lui, stia organizzando la trasferta a Los Angeles dove l'attore trascorrerà buona parte di quest'anno per lavoro. Il toto-nomi è naturalmente cominciato. Spiccano nomi tutt'altro che anonimi. Da Charlyze Theron a Sienna Miller, ormai in crisi con Jude Law. Si presentano nomi di modelle più o meno conosciute alle pagine patinate, per passare a quella che tutti definiscono la causa della rottura dell'attore con l'attrice americana Kate Bosworth: l'ex giornalista di 'Vanity Fair', Edith Norton. E proprio quest'ultimo sembra il nome più accreditato dai più...”

Orlando diede la rivista a John e serio chiese:

Cosa vuoi dire?”

Quello che c'è scritto. Che ormai tutti pensano che siate una coppia. E che questo rovinerà quello che c'è tra di voi!” rispose John.

Orlando sbuffò e disse:

Posso chiederti un favore Johnny? Per piacere, smettila di essere così pessimista e pensa che, da questo viaggio sia io che Edith avremo solo da imparare, nel bene e non nel male. E le congetture su di una possibile storia, lasciale a questi giornaletti che, con questa immondizia ci mandano i figli a scuola...”

John prese il giornale lo guardò e disse:

E tu promettimi che non la ferirai. Perché, ottimista o no, da prima che lo dicessero questi giornali, che tra di voi potesse esserci una storia lo pensavo eccome...”

Orlando sorrise e rispose:

E allora augurami buona fortuna, perché quello che rimarrà ferito sarò io e non Edith..”

John sorrise e lo abbracciò dicendo:

Mi ero abituato a te Orlando. Non averti a Londra per un po' di tempo mi sballerà il bioritmo!”

Orlando fece un'espressione scettica e replicò:

Con Rachel non avrai nessun bioritmo sballato. Piuttosto fammi una promessa anche tu... Non fare troppo il coglione e tientela stretta...”

John sorrise e chinando la testa imbarazzato disse:

Ti dico un segreto. Sei il primo a saperlo. Il mese prossimo vado a vivere da Rachel...”

Orlando sbarrò gli occhi e sorpreso disse:

Non stai scherzando?”

John scosse la testa in segno di diniego e subito, a quel gesto, Orlando gli saltò al collo, abbracciandolo forte.

Sapeva quanto avesse sofferto John dopo la morte di Rocio, la prima moglie del migliore amico, vittima dell'attentato alle Twin Towers. E sapeva quanto, in quei cinque anni fosse stato difficile per lui riprendere in mano la propria vita, cercando una donna capace di riempirgli i giorni come aveva fatto Rocio per il poco tempo che gli era stato concesso ad entrambi.

Quindi devo prepararmi alla nascita di un nipotino?” chiese malizioso Orlando.

John scosse la testa anche quella volta, rispondendo:

Vogliamo aspettare. Stiamo già facendo un gesto molto importante andando a vivere assieme. Non vogliamo accelerare ulteriormente le cose. Certo! Se Rachel dovesse rimanere incinta, non credo che sarebbe un figlio non voluto. Inaspettato, magari, ma mai non voluto!”

Poco più in là anche Rachel ed Edith trattavano lo stesso argomento:

E il tuo ex marito che cosa dice?” chiese Edith allegra.

Rachel fece spallucce, segno che non le importava dell'opinione di quello che, con ironia, aveva chiamato John I per distinguerlo dall'attuale compagno e replicò:

Non mi importa. John Green non è più mio marito. Non sono tenuta a prendere atto delle sue opinioni sulla mia vita privata. Almeno che, le sue opinioni non riguardino Charlotte, allora le cose cambiano. Ma visto che Johnny si è dimostrato un ottimo compagno e mi ha dimostrato di essere anche premuroso verso mia figlia. E di questi tempi, non è poi tanto facile...”

Edith guardò Rachel con un sorriso. Si sentì subito in colpa per non essere vicino alla migliore amica proprio in un momento tanto importante. L'aveva vista distruggersi con le sue stesse mani, mandano in fumo il suo bellissimo abito da sposa e l'album delle foto del matrimonio. Ora che metteva il primo mattone per la sua nuova vita lei partiva in America per ricostruire anche lei dalle macerie, quello che aveva creato e Brian aveva buttato giù come un castello di carte.

Non pensarci sai!” esclamò Rachel distraendola dai suoi pensieri.

Edith la guardò confusa e l'amica aggiunse:

Non pensare nemmeno di non partire, Norton. E non sentirti in colpa. Se decidessi di rimanere solo per starmi vicino, non riuscirei più a guardarmi allo specchio per la vergogna...”

Edith sorrise e con gli occhi lucidi, abbracciandola, rispose:

Lo so che vuoi che resti. Ma sei abituata a fare la dura e non lo vuoi far vedere. Quindi smettila o mi farai piangere!”

Rachel la strinse e così, abbracciate, piansero in silenzio.

Orlando e John non si intromisero, anzi, lasciarono le due amiche alla loro intimità, parlando ancora tra loro.

Poi l'altoparlante annunciò:
[I PASSEGGERI DEL VOLO DF7779 CON DESTINAZIONE LOS ANGELES SONO PREGATI DI RECARSI AL GATE 65 PER ESPLETARE LE OPERAZIONI DI IMBARCO. RIPETO....]

Edith guardò in alto e anche nel tabellone aveva cominciato a lampeggiare la scritta 'imbarco'. Si voltò verso Rachel e trattenendo le lacrime a stento promise:

Ti chiamo appena arrivo. E bacia di nuovo Charlotte da parte mia e dille che tornerò appena posso. E che le porterò la cosa più bella che troverò a Los Angeles e che avrà solo lei... E mi raccomando stai vicino a Jen. Fred è così sbadato alle volte che ho quasi paura per lei e per il bambino. E appena sapete il sesso fatemelo sapere. E sta dietro a Paul e digli di non lavorare troppo...”

D'improvviso, Edith, si rese conto che le cose da dire erano davvero tante. Troppe.

E che non bastava quel poco tempo per dire tutto. Rachel, con il viso inondato di lacrime, la guardò e cercando di sorridere, le disse:

Vai. L'aereo non ti aspetta anche se stai partendo con Orlando Bloom.”

Ti chiamerò davvero Rachel!” continuò Edith che, per la prima volta in vita sua si rese conto che il suo posto era lì, che non poteva lasciare la casa, gli amici, le mille cose che aveva, per fare un salto nel buio che non le dava nessuna garanzia.

Rachel, quasi le leggesse nel pensiero, indicò la strada che conduceva ai gate e perentoria disse:

Vola via da qua... Non stare qua per noi. Costruisciti una vita migliore di quella che puoi avere in Inghilterra. E se incontri qualche attorone che ti chiede di sposarlo, ricorda quello che ti ho detto. Alle volte la felicità non bisogna cercarla lontano. Basta voltarsi per accorgersi che l'abbiamo sempre avuta accanto. VAI!”

Edith la guardò. Orlando, dolcemente le prese un braccio e disse:

Andiamo o partiranno senza di noi!”

Edith lo seguì.

Fecero i controlli per l'imbarco, prima di andare al gate 65 e prima di sparire alla dogana, Edith si voltò e vide John stringere Rachel che piangeva.

Edith girò immediatamente la faccia.

Se non l'avesse fatto sarebbe rimasta a Londra.



Era notte.

C'erano ancora otto ore di volo. Londra era lontana. Sotto di loro l'oceano.

Edith, per quanto ci provasse, non riusciva a prendere sonno. Si rivoltò mille volte, per quanto le era possibile e cercò di essere cortese con le hostess che le chiedevano in continuazione se tutto fosse apposto, rispondendo quasi tra i denti sempre e solo si, anche se, lei per prima lo sapeva, non era vero.

Sapere tutti lontani, sapere che quello non era un viaggio di piacere, ma un viaggio mirato a cambiarle la vita, la lasciava spaventata, quasi attonita. E lo era perché solo allora si era resa conto del perché non avesse mai lasciato Londra nonostante tutte le proposte di lavoro: lo aveva fatto perché Londra era una parte di lei, che rappresentava la sua infanzia, la sua adolescenza, i suoi anni universitari, le prime difficoltà e i primi successi e, anche, il suo grande amore per Brian, che, con sua grande sorpresa, giorno dopo giorno si andava affievolendo. Anche per un sentimento così forte, tutte le cose fatte da Brian, non erano cose da poco.

Per non pensare decise di prendere il libro di Isabel Allende che aveva comprato. Lo stava per prendere quando si rese conto che, dentro la borsa c'era una lettera ancora sigillata. La prese tra le mani e lesse 'Per Edith' nella classica grafia tonda e senza sbavature della madre.

Subito ricordò della cornice che Paul, solo due giorni prima le aveva portato al bar di Piccadilly. Veloce cominciò a strappare la carta, dando attenzione di non rovinarla. Poi prese il figlio e lo lesse:

Piccola...

chi lo avrebbe mai detto che mi sarei trovata a scriverti una lettera di una buona fortuna per la tua partenza perché, per via di tuo padre, prima, di tua sorella, poi, non ho potuto farlo di persona.

Sono terribilmente addolorata da questo, ma, da brava madre, per quello che sono riuscita ad esserlo – e credimi, alle volte mi è difficile pensarlo- non posso mancare a questo appuntamento.

La mia bambina parte. Sembra ieri che avevi cominciato a camminare che quasi mi sembra impossibile che un aereo ti porti via da me per Los Angeles.

Ti chiedo scusa in anticipo, ma ho chiesto a Paul di questo Orlando Bloom che, a quanto ne so, è il ragazzo con cui stai lasciando Londra. Tuo fratello mi ha detto che è un attore, cosa che va subito a suo sfavore. Poi mi ha detto che, superati i primi momenti, quelli in cui ti senti comunque in soggezione davanti a qualcuno che tutti conoscono, non è poi tanto male. Anzi! Ha detto che, a parte qualche piccolo difetto -che tutti, poveri mortali e no abbiamo- sa essere davvero simpatico.

Spero che sia abbastanza bravo da non farti sentire la mancanza di casa. Di tutti i tuoi amici, di tuo fratello e di quelle bellissime serate che passavamo assieme davanti ad una coppa di gelato o ad una tazza fumante di tè, a seconda della stagione.

Ti avviso. Sappi che, nonostante tu non sia a Londra, questa abitudine la terrò sempre viva, in modo che non mi risulti innaturale riprenderla quando tornerai a trovarmi.

Una volta alla settimana andrò nel nostro bar, quello vicino a casa nostra, mi siederò al nostro tavolino vicino alla vetrata e chiederò a Jeff il solito. Lui saprà cosa portarmi. So già che mi chiederà di te. Lo sai quanto è curioso. Ti chiedo perdono se, parlando con orgoglio di te, qualche lacrima scenderà veloce sul tè annacquandolo un po'. Sono sempre stata una sentimentale. È il mio cruccio. Che vuoi che ti dica.

Perfino ora che ti scrivo questa lettera mi scendono delle lacrime. E mi rendo conto che tutto quello che ti vorrei dire è banale e scontato. Sono i soliti avvertimenti da mamma, quelli che tanto ti facevano arrabbiare quando partivi per un concerto. Ti direi di stare attenta. Che nel mondo ci sono persone che ti fanno vedere il loro miglior viso e poi, quando meno te lo aspetti, ti danno una pugnalata. Ma so che un certo Brian Stephensons ha fatto del suo meglio per fartelo capire. Di lottare per le tue idee, per farle vedere davanti agli altri. Ma ho visto che non si può, se c'è qualcuno più forte di te che fa di tutto per sbarrarti la strada.

Vorrei dirti di non prendere troppo freddo, ma vai in un posto dove fa sempre caldo, quindi anche questo consiglio va perso.

Allora ti chiedo una cosa che forse non è scontata. Ricordi quel Natale del 1996? Il nostro ultimo Natale felice. Il nostro ultimo Natale assieme.

Ti ho regalato una cornice con una foto di quel momento. Ho scelto una in cui ci siamo tutti. Perché, come tu sai, nonostante le vostre divergenze passate, tuo padre ti ha amata come solo un padre sa amare la sua prima figlia. E solo per orgoglio non ammette nemmeno a se stesso che gli manchi da morire.

Ed Emma, già da allora, era come una farfalla, debole, che vive solo un giorno. Ha sempre voluto essere forte, almeno un po' come te. Ma non c'è mai riuscita. E per quello che si è autodistrutta, per cercare di ricreare quella stessa forza che lei non ha mai avuto. E mai avrà.

Io e Paul, a differenza di quello che è successo dopo quel Natale, nel bene e nel male ti siamo stati vicino.

Ma da brava sentimentale che sono, voglio che tu possa ricordare uno dei tanti momenti felici della nostra famiglia. E ce ne sono stati davvero tanti. Lo sappiamo entrambi.

Così, quando la nostalgia di casa ti coglie e non sai sconfiggerla, spero che quel dolce ricordo lo sappia fare. E se non ci riesce, affacciati e guarda il cielo piccola. La luna che osserverai, anche se rischiara un cielo che non è quello di Londra è la stessa che bagna i tetti della mia città. Così, se guardi quella luna, guarderai la stessa cosa che guardo anche io. E sarà quello il legame che ci terrà unite.

Ti voglio bene. Un mondo di bene. Tua madre.”

Gli occhi di Edith si riempirono di lacrime. E portando una mano alla bocca, trattenendo un singhiozzo si mise a piangere. Stavolta nessuna delle hostess si avvicinò a chiedere se tutto fosse apposto. Ed Edith gliene fu enormemente grata.








   
 
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