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Autore: NiNieL82    26/11/2010    1 recensioni
POSTATO IL FINALE
“Non me ne frega niente di questo Orlando Bloom, non so se hai capito, Laura. Di pure al boss che questa me la paga. Non me lo sarei mai immaginato che avrebbe fatto una cosa simile!” esclamò Edith dirigendosi verso l’entrata del privè, dove avrebbe tenuto l’intervista.
“Ma miss Norton, Orlando Bloom e un attore di fama mondiale, il capo ha affidato a lei questa intervista proprio per questo motivo” rispose una terrorizzata Laura, segretaria personale di Edith, dall’altro capo del telefono.
[Dal primo capitolo].
“Sono lieta di conoscerla, mister Law.”
Jude sorrise e replicò:
“Ti prego, non mi far sentire più vecchio di quello che sono dandomi del lei. Chiamami Jude e tagliamo la testa al toro. Che ne dici?”
Edith sentì le gambe cederle. Certo, se lo avesse raccontato anche a Rachel sarebbe stramazzata al suolo per la sorpresa. Dare del tu a Jude Law mica è cosa di tutti i giorni.
Sorrise, un po' nervosa e disse:
“Ok, Jude!”
Gli occhi azzurri dell'attore ebbero come un lampo. Edith sentì una strana molla allo stomaco.
[Dal capitolo 22].
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 20: Don't cha.



La redazione del 'The Bite', il giornale gestito da due amici di Orlando, era al centro di Los Angeles, vicino ad un grosso centro commerciale del tutto diverso da quelli che gestiva Brian in Inghilterra. Infatti, quando Edith scese dal taxi, guardò in alto e deglutì. Nel più classico stile chic, -stile noto nelle più grandi città americane- un grossissimo centro commerciale, con una grossissima fontana in mezzo, portava scritti i nomi di Valentino, Armani, Versace, D&G, Chanel, Bulgari e persino il marchio Ferrari nella facciata.

'Almeno so dove andare a fare shopping!' pensò Edith andando verso l'anonimo palazzo al fianco del Paradiso delle compere pazze.

Da quando era arrivata a Los Angeles si era sentita un po' come un personaggio di Beverly Hills 90210.

Viveva una vita in una città da sogno e si cercava di sbarcare il lunario in tutti i modi.

Quella mattina cercava di farsi assumere in un giornale. Il giorno dopo poteva benissimo andare a passeggiare sulla Sunset Boulevard, come Julia Roberts in 'Pretty Woman' per tirare qualche soldo.

Sorrise per quell'esempio cretino che si era proposta e prese l'ascensore.

Per quello che le aveva detto Orlando, la redazione del 'The Bite' si trovava all'ultimo piano.

Una volta arrivata là, avrebbe dovuto cercare Eric Waugh oppure Dylan Garth. A detta dell'attore erano entrambi suoi amici e, allo stesso tempo, i direttori del giornale.

Edith si guardò veloce allo specchio. I capelli erano legati in un nodo che lasciava sfuggire quasi a caso vari ciuffi ai lati della crocchia. Il vestito a fascia stretto sul seno e ampio sulla gonna, era lilla e aveva una fascia viola scuro sulla vita che si legava in un delicato fiocco dietro la schiena.

Guardò i piedi per vedere se i sandali con gli strass e il tacco altissimo fossero apposto, quando le porte dell'ascensore, con un piccolo plin si aprirono davanti a lei e le fecero vedere l'enorme scrivania della segretaria che stava all'esterno della redazione.

Ticchettando veloce, Edith si avvicinò al banco e disse:

Sono Edith Norton. Ieri ho parlato con il signor Waugh per prendere un appuntamento...”

La segretaria la guardò, sorrise e rispose:

Si! La stavamo aspettando. I signori Waugh e Garth sono dentro che l'aspettano...”

Edith annuì ed entrò.

La redazione consisteva in un grande open space, con numerose scrivanie nel quale si scriveva, si telefonava o si cercava su internet spunti per una nuova inchiesta.

Ad Edith quell'ambiente piacque subito, nonostante venisse da un clima completamente diverso, molto più ovattato e ordinato rispetto a quello che aveva davanti.

Stava guardando per cercare una porta o una scrivania che indicasse i posti dei direttori, ma inutilmente.

Stava girando la testa, arrivata ormai all'ultima scrivania, quando sentì:

Bella, bionda e sinuosa come una pantera. Se le descrizioni che ho letto su di te sono vere, credo di aver davanti la stronca carriere Edith Norton!”

Edith si voltò. Davanti si trovò un ragazzo, sui trenta-trentacinque anni, dalla pelle scurissima. Portava un grosso brillante all'orecchio destro e, per quello che Edith poteva vedere, indossava vestiti di alta moda. Probabilmente non disdegnava delle piccole fughe al centro commerciale di fianco.

Sorrise e tendendo la mano all'uomo, disse:

SI. A quanto pare hanno sparlato di me anche qua in America...”

L'uomo sorrise e stringendo la mano della ragazza, in una stretta vigorosa, rispose:

No. È che qua sono arrivati moltissimi dei tuoi articoli più importanti e io li ho letti tutti...”

Sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi e perfetti, passando una mano sulla testa completamente rasato. Poi, dandosi una manata sulla fronte aggiunse:

Che sbadato che sono. Mi chiamo Waugh. Eric Waugh, uno dei direttori della rivista...”

Sorvolando il saluto alla James Bond, Edith sorrise e chiese:

Quindi, presumo che devo fare con lei il mio colloquio?”

Esatto in parte...” replicò l'uomo sempre sorridente, tanto che sembrava quasi uscito da uno di quei telefilm americani che si vedono un po' a tutte le ore in televisione, dato anche il fatto che aveva un fisico asciutto e ben curato. “Io sono uno dei direttori e non posso decidere da solo. Devo chiedere anche al mio socio Dylan Garth. Tra noi due è quello più serio e composto, quindi ha sempre l'ultima parola!”

Edith guardò divertita Eric e disse:

Accidenti, credevo di avere il posto già in tasca. Allora devo ricominciare tutto da capo!”

Eric annuì fingendosi costernato e ribatté:

E ti dico di più. Hai parlato con quello buono e simpatico. Quello brutto e cattivo è lui!”

Edith rise divertita stavolta e disse:

Sarà più dura di quando mi sono fatta assumere a Vanity allora?”

Eric fece spallucce, facendo credere che non sapeva cosa sarebbe successo. E poggiando una mano sulla schiena di Edith disse.

Ti accompagno!” e guardando il vestito aggiunse: “Hai un vestito meraviglioso! Ti dona parecchio!”

Edith sorrise al complimento.

Orlando le aveva detto che uno dei due era gay.

Edith aveva già capito chi dei due lo fosse.



Dylan Garth era un uomo sulla quarantina. A detta di Orlando era stata direttore di un grande giornale, ma si era ribellato a qualcuno e si era trovato a dover dare le dimissioni per pressioni esterne.

Il comportamento di Brian con Edith, per l'attore di Canterbury era, quindi, una buonissima carta da giocare subito per finire la partita subito e da vincente.

Edith, che non si sentiva per nulla nervosa per quel colloquio, entrò nell'ufficio sapendo di non dover far affidamento solo su di un terribile sgarro,ma anche su di un ottimo curriculum vitae, che parlava chiaro e tondo su quello che era lei. Una che non si era mai basata su quello che era stato o su quello che era il suo compagno per arrivare in alto. Lei era una vera e brava giornalista. Che sapeva dove mettere le mani per scrivere un buon pezzo.

Entrò nell'ufficio sicura, guardando verso la scrivania, dove Dylan Garth, guardava interessato il PC. Il ticchettio dei tacchi di Edith attirò l'attenzione dell'uomo che sollevando la testa, la guardò e aprendosi in un sorriso che sembrava sincero, disse:

Immagino che tu sia Edith Norton. Orlando mi ha telefonato dicendo che eri appena uscita di casa e mi ha fatto ripromettere di trattarti bene...”

Dylan si alzò e tese la mano ad Edith che, come aveva fatto prima con Eric, strinse la mano dell'uomo dicendo:

Vedo che il mio nome, in qualche modo mi precede. Non so se sia un bene o un male!”

I due uomini sorrisero e Dylan, indicando la sedia, disse:

Io ed Eric siamo molto amici di Orlando. Ma non siamo nemmeno dei tipi che, solo perché conoscono qualcuno in alto, prendono e si mettono a fare favoritismi...”

Nel mentre che Dylan parlava, Edith si mise a sedere al bordo della scrivania, poggiandoci sopra le palme delle mani, guardando serio Edith e annuendo a quello che il suo socio diceva. E visto il tono che aveva preso, Edith non presagiva niente di buono.

.. La nostra politica è quella di prendere delle persone che sono davvero brave piuttosto che persone che arrivano in alto solo perché conoscono qualcuno che sta in alto da molto prima di loro.. Ma..”

Eric sorrise e incrociando le braccia, disse:

C'è sempre un ma. E nel tuo caso, di ma ce ne sono davvero tanti!”

Dylan annuì e continuò:

Tu non sei una che si mette a fare ricorso a questi mezzucci per avere un lavoro. La tua fama, come credo già saprai, visto che Eric è un tuo grandissimo fan, ti precede, viste le tue interviste a grandi nomi non solo del panorama politico inglese, ma anche di quello americano e di altri paesi. Tu sei una delle più grandi giornaliste che abbia mai conosciuto. E se devo essere onesto, sono pochi i giornalisti che, al giorno d'oggi non si fanno mettere la museruola dai potenti!”

Per quello che so, anche qua le cose non sono più semplici come una volta!” intervenne Edith. “Con la presidenza di George Bush so che molti hanno messo il bavaglio ad alcuni giornalisti che non erano propriamente repubblicani!”

Dylan ed Eric annuirono assieme.

Fu l'ultimo a parlare e dire:

Come saprai, credo che Orlando te lo abbia detto, non siamo un giornale in vista. Anzi! Con quello che diciamo è tanto che non ci troviamo le teste di cuoio in redazione a fare qualche ispezione per vedere se ci sono quelli di Al Queda nascosti da qualche parte. Qua non si parla di grandi nomi, ma di cose marce che circolano per le strade e non solo!”

Che volete dire?” chiese Edith sospettosa.

Che non è come a 'Vanity Fair' lavorare qua. Che potrebbero dimenticare il tuo nome se cominci a scrivere qua e la tua fama potrebbe crollare per sempre!” rispose Dylan serio.

Edith si sistemò nella poltrona e disse:

Ho passato gli ultimi tre anni a difendermi da chi diceva che avevo successo e mi veniva detto che ero brava solo perché ero la fidanzata di Brian Stephensons. Quello che non sapeva chi parlava così era che, si, io ero fidanzata con uno dei più grandi ereditieri del mondo, ma stavo con Brian Stephensons la persona, non con l'uomo proprietario di milioni, di case, di centri commerciali, di quasi tutti i giornali inglesi e così via. Nonostante mi fossi sprecata più e più volte nel dire che io non ero una che si innamorava di un uomo a seconda del suo conto in banca, ho capito che la gente vede solo quello che vuole vedere. E se ti dipingono come una mangiatrice di uomini o una, scusate il termine crudo ma era così che mi chiamavano, puttana arrivista.. Non puoi farci nulla. Nessuno ama combattere contro i mulini a vento. E io sono la prima a dirlo. Ho costruito la mia carriera mattone per mattone, fiera di amare il mio uomo. Ho scritto dei pezzi ottimo. E non lo dico per immodestia, ma lo dicono i numeri, visto che, con le mie interviste più importanti, la rivista ha guadagnato tantissimo con le ristampe.... Poi, lo stesso amore che ho difeso, mi ha tradita. In tutti i sensi. E ho scoperto che quello che avevo creato con fatica, che ciò per cui ho lavorato, il mio lavoro che amo da quando sono una ragazzina, per il quale ho abbandonato una meravigliosa carriera concertistica, è stato distrutto con una semplice telefonata fatta al momento giusto! E ho scoperto che amo scrivere e che mi manca! E non mi importa se non lo faccio per una grande rivista. Anzi! Forse, riprendere da qua, da quello che definite un giornale di confine, che non si vergogna di scrivere quello che scrive, anche se il governo attuale non è d'accordo, sarà non solo una buona scuola per riprendere a fare quella cronaca che, intervistando e basta avevo smesso di fare, di scrivere... Sarà anche un modo di far vedere a chi mi denigrava che io valgo molto di più di quello che credono! E far vedere che Edith Norton è una donna che ha sempre lottato per avere quello che aveva. E non è stata aiutata da nessuno...”

Eric sorrise compiaciuto e disse:

Sai una cosa. Per me, solo per questo discorso che hai fatto, sei assunta!”

Dylan guardò Edith mettendo le dita davanti alla bocca e serio aggiunse, facendo sembrare quasi che volesse scoraggiare Edith:

Qua non ti pagheremo come ti pagavano a Vanity, Edith!”

Edith guardò tranquilla Dylan e sollevando un sopracciglio, disse:

Non sono i soldi che mi interessano. Voglio solo un'inchiesta, un PC per scrivere il mio nuovo articolo su Word e vederlo di nuovo pubblicato. Voglio lavorare per quello che ho studiato e per cui mi sono laureata!”

Ci fu un attimo di silenzio in cui Edith e Dylan si guardarono fisso, mentre Eric li osservava come un telespettatore di una partita di tennis. Fu Dylan il primo a sorridere e dire:

Non ho altro da aggiungere e credo che tu ti possa definire assunta!”

Edith si sollevò rispondendo al sorriso di Dylan e stringendo le mani dei suoi nuovi capi e, prima di salutarli chiese:

Mi rimane solo da sapere una cosa?”

Quale?” chiese Eric.

Quando comincio?” domandò ancora Edith.

Dylan si grattò la testa e rispose:

Facciamo perla prossima settimana. Diciamo che abbiamo bisogno di prepararci anche noi al tuo arrivo!”

Edith annuì e disse, guardando l'orologio:

Quindi.. Comincio tra sei giorni! Bene. Ci vediamo lunedì allora. Ora vado a dare la notizia al mio amico. Infondo è grazie a lui se ho preso il lavoro...” e salutando, uscì dall'ufficio.

Scese con l'ascensore e si guardò allo specchio, stavolta soddisfatta.

Sistemò la borsa, diede di nuovo una rapida occhiata all'orologio e poi rivolese un'occhiata bramosa al centro commerciale vicino all'ormai suo ufficio.

E sorridendo, entrò a fare compere.

Se lo meritava.



Appena rientrata a casa, poggiando la borsa sul divano, chiamò a gran voce Orlando. Lo fece qualche volta, ma non ottenne risposta.

Posh, al contrario, senza essere chiamata, si avvicinò ronfando felice di rivedere la sua padroncina, che prendendola in braccio, baciandola affettuosamente, le disse:

Piccola. Almeno tu non ti dimentichi che ci sono anche io!” e la coccolò aumentando il volume delle fusa della gattina, che chiudeva gli enormi occhioni azzurri ogni qualvolta Edith passava la mano sulla testa per coccolarla.

Salutò Sidi, che, trotterellando, scodinzolante, si avvicinò alla ragazza, abbaiando felice.

La domestica doveva aver finito il suo turno visto che tutto era in ordine e non era ancora uscita a parlare con lei, come faceva ogni volta che lei con o senza Orlando rientrava a casa.

Edith guardò i due animaletti e disse:

Visto che sono sola, mi farò un bellissima doccia rinfrescante” e mettendo giù Posh che, ronfò soddisfatta, senza però disdegnare un'altra strusciata sulle gambe della padrona, guardò i due animali e sorridente aggiunse: “A voi due non chiedo di non litigare in nostra assenza. Sembra impossibile, ma in casa Bloom, un cane e un gatto vanno più d'accordo di un uomo e una donna...” e senza aggiungere altro, raggiunse la camera, spogliandosi. Lanciò tutti i vestiti per terra e poi, senza badare al fatto che qualcuno potesse tornare da un momento all'altro, nuda, uscì dalla stanza e prese un grosso asciugamano per avvolgerlo attorno al petto.

Canticchiando una canzone dei Take That, accese la radio e cercò una stazione che le piacesse. Ascoltò una in cui il dj sembrava simpatico e optò per quella.

Poi, entrò nella doccia, mentre Posh e Sidi andavano in giro, il primo strusciandosi su tutto, il secondo annusando soddisfatto.

Il rumore della doccia cessò e, dopo essersi asciugata e spalmata di crema, Edith, con la sola biancheria addosso e un asciugamano in testa per tamponare i capelli bagnati, raggiunse la cucina canticchiando l'ultima parte di 'Englishman in New York'.

BE YOURSELF! NO MATTER WHAT THEY SAY!” disse il dj riprendendo anche lui la parte finale della canzone di Sting. “Uno dei pezzi più belli di Sting, secondo la mia modestissima opinione. Mi sono arrivate moltissime chiamate mentre andava la canzone di Sting. Si parlava di vecchie band. La domanda rimane sempre la stessa: chi per voi ha fatto la storia della musica mondiale? Mi sono arr...”

I Take That ragazzo. Ecco chi ha fatto la storia della musica!” rispose Edith bevendo un sorso del suo succo e sorridendo per la propria risposta.

Molti di voi hanno detto gli U2. E come darvi torto ragazzi! Sono mitici. Per non parlare dei mitici Queen, dei Pink Floyd, degli Oasis e dei Deep Purple. Ci siete andati giù tosti...”

Mi chiedo quanti di loro non abbiamo mandato il nome per farsi fighi!” replicò Edith, quasi il dj la potesse ascoltare.

Sono le ore dodici in punto Los Angeles. E ci sono già trentadue gradi... Un clima rovente e siamo solo a fine marzo. Chissà che caldo quest'estate gente... Ma, visto che si parla di caldo... Vi lascio con le gattine.. The Pussycat Dolls. Don't cha!”

Edith sbarrò gli occhi e sorridendo, disse, aprendo lo sportello del frigorifero:

Ero campionessa mondiale di lap dance quando ero all'università...” e cominciando a cantare, si cominciò a muovere languida ballando contro l'anta del frigo.



Orlando fischiettava tranquillo. In mano aveva un caffè bollente, nonostante ci fosse già abbastanza caldo nella città degli angeli. Guardò l'orologio e pensò che, secondo come erano andate le cose, Edith doveva essere tornata dal colloquio.

Era davvero curioso di sapere com'era andata e scuotendo la testa, immaginando una sfilza di risposte acide da parte di Edith, aprì la porta.

Sidi le venne incontro, mentre Posh, indignata, soffiò leggermente e sparì dietro l'armadio, dirigendosi verso la cucina.

Orlando salutò il cane, ignorando il gatto apertamente e sollevando la testa, sentì le note della canzone arrivare dalla cucina. Silenzioso, con il suo caffè doppio in mano, Orlando si avvicinò alla porta, guardando dentro cosa stesse facendo Edith.

La trovò che ballava sensuale muovendo i capelli bagnati, strusciandosi contro l'anta aperta del frigorifero.

La osservò per qualche secondo, pensando che fosse davvero bella e per nulla ridicola. Stava appunto notando quanto fosse felina nei movimenti, quando il caffè, quasi senza un motivo apparente, scivolò di mano al ragazzo e cadde per terra, schizzandolo tutto. Lui compreso, naturalmente. E visto che la temperatura della bevanda oscillava tra i novanta e i cento gradi Celsius, Orlando gridò di dolore, distraendo così Edith che, mettendosi dietro l'anta dell'elettrodomestico, disse:

Che ci fai tu qui?”

Ci abito?” rispose sarcastico Orlando, cercando di staccare il telo intriso della sostanza bollente dal petto “Scusa Edith. Dopo puoi arrabbiarti per il fatto che sono entrato senza nemmeno avvisare, ma ora devo andarmi a togliere la maglietta se non voglio finire al centro grandi ustionati prima di un'ora!”e lasciò Edith dietro l'anta del frigo mentre il dj diceva:

DON'T CHA DELLE PUSSYCAT DOLLS. IL SINGOLO DEL MOMENTO. ED ORA PUBBLICITÀ!” e Posh, avvicinandosi, leccò appena un po' di caffè dalla pozza per terra e cominciando a starnutire, si allontanò a grandi balzi, mentre Sidi, credendo che giocasse la seguì scodinzolando per il salotto.



Sentendosi una perfetta idiota, Edith, decise di andare da Orlando quasi subito e di chiedergli scusa per averlo aggredito e averlo fatto bruciare con il caffè bollente.

Lenta si avvicinò alla stanza e notò la porta socchiusa. Dentro, di spalle, Orlando si stava cambiando.

Era rimasto con i soli boxer addosso e Edith, poté notare che il corpo del ragazzo era tutt'altro che trascurato.

La schiena era muscolosa, non esageratamente, ed era percorsa da una lunghissima cicatrice, segno dell'incidente che Orlando usava, alle volte, come scusa per non sforzarsi troppo.

Edith lo guardò portando una mano alla bocca, chiedendosi quasi come non fosse mai riuscita a vedere quanto fosse bello quel ragazzo.

Si stava poggiando allo stipite, guardandolo rapita, che non si accorse di Sidi che, allegra, abbaiò, per farla spostare e permetterle di entrare nella stanza del padrone.

Con uno scatto felino, entrò nella porta del bagno, chiudendo la porta senza fare troppo rumore. Orlando, tolse la testa fuori, ma non trovò altro che Sidi che, scodinzolando, guardando in alto, abbaiò felice, aspettando che il padrone le permettesse di passare. Orlando sorrise e la fece passare, mentre Edith, in bagno tirava un sospiro di sollievo.

Se Orlando l'avesse vista in quella situazione, non sarebbe stato per nulla divertente.

E aspettando che passasse un po' di tempo, uscì dal bagno, per richiudersi in camera. In effetti, doveva trovare un nuovo alloggio.



Il primo giorno di lavoro non fu poi tanto male. Fece conoscenza subito con Ayko Tetsuma, una ragazza di origini giapponesi ma nata a Los Angeles e con Charlie Inge, ragazzo di bell'aspetto, alla sua prima esperienza lavorativa, grande amico di Eric con il quale, era cresciuto assieme. Unica differenza era che, Charlie non era gay, anzi, faceva una corte spietata ad Ayko e declinava più o meno apertamente la corte del suo amico di infanzia.

Non sapeva come sarebbero andate le cose, ma, se il buongiorno si vede per forza dal mattino, Edith era più che sicura che quel lavoro le sarebbe davvero piaciuto.



La donna do servizio stava sistemando delle cose nella sala, mentre Edith leggeva un libro, quando qualcuno suonò il campanello.

Le due donne si guardarono e fu la prima ad andare ad aprire.

Si?” chiese con gentilezza.

Un pacco per il signor Bloom!” disse la voce inconfondibile di un ragazzo dall'altra parte. “Se può mettere una firma qua per favore!”

La donna fece come ordinato e quando entrò nella sala aveva tra le mani un pacco piuttosto grosso con sopra un biglietto.

Di chi è?” chiese Edith curiosa, chiudendo il libro e poggiandolo vicino a lei sul divano.

Non so. Ora chiamo il signor Orlando così lo aprirà!”

Edith guardò il pacco. Chi lo aveva regalato doveva avere un sacco di soldi. Era di sicuro un abito di alta sartoria.

Orlando non si fece attendere molto e quando vide Edith vicino al pacco, disse:

Le donne sono tutte curiose di natura. Allora è proprio vero!”

Edith si voltò e storcendo la bocca, con il suo solito piglio altezzoso, rispose:

Mi stavo solo chiedendo chi poteva averti mandato un pacco simile, ecco tutto!”

Orlando la guardò con un faccia poco convinta e prendendo il biglietto che stava sopra la confezione disse, aprendolo:

Lo scopriremo subito!”

Edith avvicinò la testa e quando lesse il contenuto del biglietto si rese conto che era un invito. Un invito ad una festa. Ad una festa di Giorgio Armani!

Tu! Invitato ad un festa di Giorgio Armani? Come è possibile!”

Orlando la guardò un po' infastidito dallo stupore di Edith e disse:

Ho posato in un servizio fotografico con dei vestiti di Armani. Dovresti sapere come funziona in questo mondo! Se fai della pubblicità a qualche stilista e sei abbastanza in vista, quello ti fa dei regali, quindi..” e febbrilmente aprì il pacco.

Come aveva previsto, Edith si trovò davanti ad un vestito di Armani, nero, bellissimo nella fattura e perfetto nel taglio. Orlando lo guardò con tanto d'occhi e disse: “Non è bellissimo!”

Edith annuì. Orlando la osservò e, tornando a guardare il vestito, facendo finta di niente, disse, quasi parlasse del tempo:

Il biglietto dice che posso portare qualcuno, se voglio. Che ne dici se vieni tu con me... Sei una donna molto elegante e mi faresti fare una bella figura ad una festa del genere. E ti divertiresti parecchio, soprattutto..”

Edith lo guardò. Gli occhi obliqui, quel giorno di un verde smeraldo che metteva in risalto le piccole pagliuzze dorate che, quando si tingevano di grigio o di azzurro si notavano di meno. Ad Orlando le sembrò quasi di guardare un gatto dritto negli occhi.

La ragazza sospirò e allontanandosi disse:

Vengo solo perché potresti prendere quel capolavoro di sartoria e indossarlo con una maglietta giallo canarino. O peggio, con una camicia rosa shocking. Mi immolo dunque per la causa e non far venire un colpo ad uno dei più grandi stilisti italiani dopo Valentino!”

Orlando rise e porgendo il pacco aperto, disse alla donna delle pulizie di portarlo in camera e sistemarlo a dovere.

Sapeva che Edith moriva dalla voglia di vedere Armani. Era pur sempre una donna e anche se non amava le feste, poter vedere l'ideatore di molti dei suoi abiti preferiti, era davvero una grande occasione.



   
 
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