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Autore: LuluXI    26/11/2010    0 recensioni
Emily è una ragazza come tante, che vorrebbe essere diversa.
Alicanto è un ragazzo strano e tenebroso, che si diverte a rubare e a infrangere la legge.
Sara è la sorella di Emily, fisicamente una sua copia, caratterialmente completamente diversa.
Gabriel e Emma sono due gemelli, i fratelli maggiori di Alicanto, e nei loro occhi e nei loro gesti c'è sempre qualcosa di sinistro.
I tre fratelli abitano accanto alla nonna delle due sorelle, ed è così che i cinque si conoscono. Conducono tutti una vita abbastanza normale, fino a quando non verranno risucchiati dall'oscurità, finendo in una città al centro dell'inferno, dove dovranno affrontare le loro paure, con la morte come inseparabile compagna.
DISCLAIMER: I personaggi sono di Masami Kurumada, ad eccezione dei cinque protagonisti.
[FIC SOSPESA]
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Lyra Orphée, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alicanto seduto sul suo letto stava mostrando a Emily il suo ultimo bottino.
Si divertiva sempre ad osservare gli occhi blu della ragazza che osservavano ciò che era riuscito a rubare dai negozi.
“Complimenti… Questa volta mi regalerai qualcosa Al?” gli domandò spostando con la mano destra un ricciolo biondo che le era ricaduto davanti agli occhi, osservando l’amico.
“E perché dovrei Emily? Tu in cambio cosa mi dai?” domandò il ragazzino, osservandola con i suoi occhi neri.
“Nulla, ma che importanza ha? Sei pieno di soldi e oggetti da rivendere, cosa ti costa lasciarmi una di queste collane di perle?” domandò la ragazza indicando i gioielli.
“Io rischio sempre di farmi prendere dalla polizia Emily… Te invece stai a casa a poltrire…”
“E vorrei ben vedere! Mia nonna non mi lascerebbe mai andare in giro con te!”
“E pensi che sarebbe contenta di vederti al collo una collana che ti ho regalato io?”
 
Emily rimase a pensarci per un po’, e fu costretta a dargli ragione: sua nonna non le avrebbe mai permesso di fare una cosa del genere, considerata la brutta impressione che Alicanto le aveva fatto la prima volta che lo aveva visto.
“Non mi piace Emily cara, dovresti farti degli altri amici. Quei capelli neri e lunghi…dovrebbe tagliarseli, sembra una donna! E poi quegli occhi che ricordano delle caverne buie, i suoi vestiti scuri… E un cattivo ragazzo, lo capirebbe chiunque cara, non puoi continuare ad andare in giro con lui”.
Ripensando a cosa le aveva detto sua nonna, si ritrovò a scuotere il capo: non riusciva a capire perché sua nonna lo trovasse così strano. Si, forse non era come tutti gli altri ragazzi, ma a lei non dispiaceva, anche se girava con dei taglierini e dei coltelli. Anche se rubava.
 
“Ehi Emily ci sei?” domandò il ragazzo scuotendole una mano davanti al viso
“Si scusa Al, stavo ripensando a mia nonna…Mi basterebbe non dirle che me l’hai regalata tu!”
“Si, come se quella vecchietta se la beve! E comunque no, non posso: se la vede qualcuno, potrebbero scoprirmi!”
“E che problema c’è? Non sei forse sempre sfuggito alla polizia, anche quando hai rapinato quell’importante gioielleria in centro?” domandò sarcastica la ragazza, inarcando un sopracciglio: non si era mai bevuta quella storia.
Alicanto non rispose, e si limitò a riporre i gioielli insieme al resto della refurtiva che aveva accumulato negli ultimi mesi.
 
“Ehi voi due che state combinando?” domandarono due voci contemporaneamente dal corridoio, prima di aprire la porta. Gabriel e Emma rimasero in piedi sulla porta ad osservarli.
“Oh, oggi hai fatto una bella spesa non è vero fratellino?” domandò Gabriel
“Guardalo come sta diventando bravo, tutto papà” aggiunse Emma, e Emily si ritrovò costretta a confrontare i due fratelli.
Vedendoli nessuno avrebbe potuto dire che erano gemelli. Gabriel era alto e largo come un armadio a quattro ante, con dei cortissimi capelli castani e gli occhi verdi, mentre Emma aveva i capelli rossi come le fiamme e gli occhi neri.
“Che hai da fissare mocciosa?” domandò la ragazza ad Emily con un’espressione tutt’altro che amichevole sul viso.
“Vuoi fare la fine di nostra mamma?” domandò Gabriel con un ghigno, e Emily rabbrividì
 
“Smettetela voi due! Lasciatela in pace” disse Alicanto osservando i due fratelli.
“E perché mai?” domandarono in coro, ridendo.
“Non sa neanche rubare…”disse Gabriel
“…E nemmeno uccidere”aggiunse Emma.
“Si,insomma…”
“è solo una palla al piede.”
Emily detestava quei due gemelli, non tanto per quanto erano scortesi,ma per l’orribile vizio che avevano di concludere ognuno le frasi dell’altro. Gabriel iniziava, Emma concludeva.
“Imparerà, vedrete!” concluse Alicanto, fissando Emily, che si limitò a sorridere “Oh si, non vedo l’ora!” concluse.
 
“Non vedi l’ora di fare cosa?” domandò Sara, sbucando dalla cucina.
“Ehi clone, come cavolo sei entrato?” domandò Emma, parandosi davanti a lei, per impedirle di entrare nella camera del fratello minore.
“Io non sono un clone. E comunque, avete lasciato la porta aperta, e sono venuta a riprendere mia sorella” affermò indicando con un cenno del capo Emily.
“Ah, sei venuta a prendere il tuo clone!” disse Gabriel, posando una mano sulla spalla di Emma, per farla spostare.
Emily sbuffò, e si alzò dal letto e osservò la sorella ferma sulla porta. Era la sua copia, se non fosse stato che era più alta di lei e piena di trucco.
“Ma vostra madre non c’è mai?” domandò Sara, afferrando Emily per un braccio, cercando di trascinarla fuori.
“Nostra madre è morta…” si limitò a dire Alicanto salutando con un cenno del capo Emily.
“Oh si è morta… come nostro padre…” disse Gabriel scoppiando a ridere
“E quanto sangue!”Concluse Emma, unendosi alle risate del gemello.
 
“Sara ma perché non mi lasci stare qui?” domandò la ragazza mentre la sorella la trascinava fuori.
“Perché mamma e papà stanno venendo a prenderci per portarci a casa. E poi lo sai che alla nonna non piacciono questi ragazzi...”
“E non piacciono nemmeno a te…” concluse la ragazza “ma ho quindici anni e penso di potermi scegliere da sola gli amici…”
“E io ne ho diciassette e ti dico di no!”
“Oddio la sorella della tua amichetta ha la mia età?Ma sembra una mummia!” esclamò Emma dall’altra stanza, per poi scoppiare a ridere, seguita dai fratelli.
Le due sorelle, senza dire nulla , si avviarono verso l’ingresso.
 
Ma all’improvviso il pavimento incominciò a tremare pericolosamente e tutte e due si ritrovarono distese a terra.
“Ma che cavolo è stato?”
“Non lo so idiota, come faccio a saperlo?”
“E’ un terremoto stupidi, alzatevi in piedi.”
Le due sorelle sentivano le voci indistinte dei padroni di casa provenire dall’altra stanza e prima di poter fare qualsiasi cosa, il pavimento si inclinò pericolosamente da una parte, facendole rotolare fino nella stanza, addosso ai gemelli e ad Alicanto.
“Ahia Emily era la mia Gamba!”
“Al, mica è colpa mia!”
“Basta Emily sono stufa adesso ce ne andiamo!” concluse Sara cercando di rialzarsi in piedi, ma all’improvviso, il pavimento cedette e tutti e cinque si ritrovarono a cadere verso il basso.
 
Continuarono a cadere per molto tempo, ma l’impatto con il suolo non arrivava mai.
Ben presto si ritrovarono a precipitare nel buio più totale, senza riuscire a capire dove erano finiti, e ognuno di loro reagiva a suo modo.
Alicanto rideva come se gli avessero appena raccontato una barzelletta, mentre i suoi fratelli imprecavano e bestemmiavano nei modi più disparati, anche contro Sara che strillava e piangeva.
Emily invece stava in silenzio, rassegnata all’inevitabile: sarebbe morta a breve se non lo era già.
 
Quando infine toccarono il suolo, davanti a loro di estendeva a perdita d’occhio una landa oscura e desertica.
“Ma dove cavolo siamo finiti?” domandarono in coro i gemelli, osservando stupiti il fratello che rideva. “Ehi Al ma che ci trovi da ridere?”
“Cosa ci trovo da ridere?” domandò Al ridendo. “Bhe, è tutto così assurdo…non riesco a non ridere!Possibile che non riusciate a capire dove siamo?”
“No, non lo capisco e ora muoviti e spiegacelo!” urlò Sara afferrandolo per il collo e sollevandolo da terra.
Emily intanto si guardava attorno, e fu l’unica ad accorgersi che un ragazzo con in mano una lira si stava avvicinando a loro.
Quando finalmente anche gli altri quattro si accorsero di lui, sul gruppo calò il silenzio.
“Mi scusi, saprebbe dirci dove siamo?” domandò Sara, mordendosi il labbro inferiore a causa del nervosismo.
“Io sono Orfeo ragazzi… Benvenuti all’inferno!”
“All’inferno?Sta…sta scherzando vero?” domandò Sara spalancando gli occhi e iniziando a stringere il braccio della sorella minore.
“Oh no che non scherza: questo è davvero l’inferno!” concluse Al continuando a ridere.
Gli altri quattro si girarono verso Orfeo sperando che la sua affermazione fosse solo uno scherzo.
Ma guardandolo in viso capirono che non scherzava affatto.

   
 
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