Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Tersy    27/11/2010    1 recensioni
Erano rimasti molti misteri da svelare. Il nemico peggiore non era ancora arrivato. Ed era invisibile.
Mai sfidare il Destino.[...]Dove abbiamo sbagliato per essere stati puniti in questo modo? Abbiamo combattutto per il Bene, difendendo i più deboli, affrancando dal proprio dolore i malvagi. Abbiamo ridato la speranza ai cinici, scaldato i cuori più indifferenti. Abbiamo creduto nell'Amore, nella Giustizia e nella Pace. Umani che salvano altri umani. Insicure del nostro valore, ma coraggiose nelle nostre paure. Pronte a tutto, ma non a questo.
Perché questa tortura, perché questo massacro, perché questa distruzione?

(Storia totalmente riscritta nello stile narrativo e più vicina al manga. Per ogni capitolo, un narratore diverso. Enjoy!)
Genere: Drammatico, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo III (parte seconda)
Sarà mai abbastanza?


Mai affacciarsi al Destino.
Nascondi il viso piuttosto, camuffati se puoi. No, non è sufficiente a sfuggirgli, ma fa guadagnare del tempo, vita raschiata sul fondo in una scodella. Tutti abbiamo bisogno di vivere, ancora un altro po'. Affrontarlo a volto scoperto è un suicidio. E non tutti sono pronti a questo passo così presto. Vigliacchi, certo, ma la spavalderia con cui ci si toglie dal mondo è la paura che prima o poi qualcuno ci rubi la felicità. Non voglio perdere la mia felicità.

Spingo la porta d'ingresso al negozio. Una pasticceria di cui mi ha parlato Makoto. Dice che fanno dei dolci buoni quasi quanto i suoi. E di cioccolato ne ho bisogno un bel po', se è vero quello che afferma Ami, ovvero che cura lo stato depressivo. Mangerei tonnellate di cacao se mi aiutasse, se sciogliesse questo blocco di marmo che mi ostruisce la respirazione. Mogia, raggiungo il bancone, facendo dondolare la cartella.

La commessa mi sorride e mi chiedo come facciano i commercianti a mascherare le proprie delusioni, i propri sospiri. C'è un corso apposito? Perché vorrei tanto imparare a gettare un muro di cemento davanti a me, perché gli altri non possano penetrare nei miei sentimenti così facilmente. Vorrei essere come Haruka, forte, fredda, audace. Ma ognuno è ciò che è e dai miei occhi traspare una terra intrisa di sofferenza.

«Posso aiutarla?»

Non credo tu possa farlo, onestamente. Come spesso accade, l'unica persona che può curarti è la stessa che ti ha appena fatto del male. E questa persona è divenuta un'ombra grigia che che non diffonde più alcun calore. Sono passati tre giorni dall'ultima volta che io e Mamoru ci siamo visti. Sono convinta di essere morta già allora. Temo che l'odore della mia carne in putrefazione inizi a dilagarsi.

«Io vorrei...»

«Mi scusi, fino a che ora restate aperti?»

Alle mie spalle, irrompe una voce femminile. Mi volto d'istinto, perché sono sempre stata terribilmente curiosa. E' una ragazza, poco più alta di me, dai capelli lunghi e mossi dal colore rosso vivo. Punta dritto davanti a sé, con due iridi turchesi immobili.

«Stiamo per chiudere.» si affretta la commessa a rispondere. Eppure a me non sembra siano in fase di chiusura. E anche la ragazza deve aver fatto la mia stessa osservazione, tanto è che replica:

«A quest'ora? Non è un po' presto? Certo che perderete molti clienti così.»

«Chiusura straordinaria.» altra risposta assai rapida. I miei occhi sono palline da ping pong che rimbalzano da una all'altra donna, in questo dialogo semplice, ma serrato. E' come se ci fosse un mare di cose non dette che però aleggiano nell'aria. Sono perplessa e quest'atmosfera fredda mi inquieta.

«Stavo dicendo. Vorrei un po' di quelle...»

Miagolio stridulo. Abbaiare intenso. Ho l'impressione che qualcosa non vada, ma è la ragazza a darmene la conferma quando urla:

«SIRIO, SMETTILA! LASCIARE STARE QUEL GATTO!»

Mi precipito verso l'uscita ed è quello che temevo. Luna è avvinghiata con gli artigli al tronco di un albero del viale, mentre un esemplare di Akita Inu le ringhia addosso dal basso. Ogni tanto vola una zampata, ma fortunatamente la mia gattina è più agile e riesce a schivarlo pur restando in bilico.
La ragazza, che sembra essere la padrona dell'animale, gli si avvicina senza timore. Io ne ho a bizzeffe: i suoi canini gocciolano bava. Non gli andrei incontro nemmeno con addosso una corazza di piombo. Invece ella con il passo severo, ma il volto limpido, imperturbato, lo raggiunge e gli afferra le zampe anteriori, quelle che tentano di ferire Luna. Nel frattempo faccio cenno al felino di approfittarne per scendere. Si lancia in un balzo leggero e la prendo tra le mie braccia. Perfetto.

Per la fanciulla, però, la situazione è più complessa. La belva è molto poco mansueta e tenerla a bada sembra una grossa impresa. Decide di ricorrere a mezzi estremi: gli blocca la mascella da ambo le parti del muso, ma è in quel breve contatto con la sua dentatura animalesca che commette l'errore. Il cane le morde la mano destra. Non riesco a guardare, ho mosso la testa di lato e le palpebre si sono strizzate da sole, senza che glielo abbia chiesto. Oddio, chissà che dolore si prova, infilzata così nel profondo da quelle bianche sciabole. Eppure non emette un solo gemito. Questo mi convince a riportare lo sguardo su di lei. Gocce di sangue scivolano dai bordi dell'arto, ma quel rosso scarlatto non ha la forza di competere con l'assoluta fermezza del suo sguardo. Ho paura io per l'animale. Spalanca allora le fauci e rilassa i muscoli. La mano della giovane è libera e salva dalla sua morsa. In pochi secondi, l'aspetto del cane è mutato radicalmente: tiene il muso basso, amareggiato. In quegli occhi neri, leggo il dispiacere di chi sente di aver fatto del male a una persona a cui vuole un bene immenso. Perché mi sento affine a questi occhi?

«E' tutto apposto?» Spezza la mia osservazione. La sua voce è così impostata, ho la sensazione di essere costretta a risponderle, a non lasciare le sue parole incompiute. Mi trascina, la sua voce.

«Sì, sto bene, non mi sono spaventata.»

«Mi riferivo al gatto. »

«Oh sì, certo... No, Luna sta benissimo, non si è fatta nulla. »

«Bene. »
Con un cenno alla bestia, sta andando via come nulla fosse, ma io vedo che quella ferita perde ancora sangue. Così faccio uscire fuori le parole dalle labbra, con un coraggio in cui non mi riconosco.

«Aspetta! La mano... » le indico il taglio.
Quella, come se avesse già dimenticato, preme il palmo della destra con quello della sinistra, per tamponare il flusso. Apro la cartella d'istinto e cerco qualcosa per aiutarla a medicarsi, almeno finché non potrà disinfettare la ferita come si deve. Ma quella capisce le mie intenzioni e scuote la testa. Sorride, è assolutamente magnetica. Ma chi è?

«Non ti preoccupare, non fa male. Non è profonda. Perdonami ancora per l'incidente. » Senza aggiungere una sola parola in più, mi volge le spalle sagomate e si allontana, fiancheggiata dall'Akita fulvo.

«Ma che diavolo è successo? » mi premuro di chiedere a Luna.

«Quel cane lì è tutto ammattito! Deve avere la rabbia o qualcosa del genere. Giravo per la città, senza una meta precisa, ma ho avvertito una presenza malvagia e mi sono messa sulle sue tracce. Arrivata qui, il bestione si è infuriato e mi ha aggredita. Cose da pazzi!»

Devo essere sbiancata. Avverto proprio la mancanza di sangue sulle gote. Luna se ne accorge e mi scuote per farmi riprendere dallo shock. Ma questo è un incubo e io sprofondo nel baratro. Non è vero, non è possibile. Non voglio crederci, non posso ricominciare da capo.

«Presenza malvagia. Mi avevi detto che era tutto finito.» arrabbiata, confusa, straziata. Stanca.

«Non te l'ho mai promesso, ti avrei solo mentito. Non posso sapere quando le cose possono volgere al peggio e fino a quando durano. Non sono una veggente.»

«Io credevo che dopo Galaxia non ci sarebbero state altre minacce, credevo di poter vivere una vita normale.»
Mi viene da piangere e mi sento di esplodere da un momento all'altro.

«Mi dispiace, Usagi, ma non dipende certo da me. Il male esiste ed è qualcosa contro cui bisogna sempre combattere. Lo so che...»

«NON SAI PROPRIO NIENTE!»

Superato il punto di sopportazione massima, sconfino nella rabbia, nella frustrazione, nel dolore accumulato. Tengo la testa tra le mani e le lacrime fluiscono scoordinate.

«Non sai cosa si prova a vedere morire tutti attorno a te, sempre, ogni volta. Essere sola nel momento decisivo e trovare le forze per non cedere. Essere sempre la vittima puntata dalle peggiori creature dell'universo. Non ce la faccio più, Luna. Io non voglio combattere. Non voglio combattere mai più.»

«Ma che stai dicendo?! Lasceresti le tue compagne da sole nel pericolo per colpa delle tue debolezze? Non è così che si comporta una vera leader.»

«Beh, non me ne frega niente! Non sono stata io ad aver scelto di esserlo. »

«Nessuno lo sceglie.»

Mi asciugo il viso con la manica del vestito, ma non è andato via niente. E' ancora tutto lì, sulla pelle fresca. Vorrei proprio andarmene e per una volta, una volta sola, lasciare che gli uomini se la sbrighino per conto proprio. Un mostro vi attacca ? Arrangiatevi. Avete combattuto guerre mondiali, ve la caverete anche stavolta. E sono sul punto di farlo davvero, di dare sfogo a tutto il mio egoismo. Di rubare un po' di serenità, a costo di sacrificare altre vite, altre serenità. Mamoru, che persona mi hai fatto diventare?

E poi un boato. Ho un ronzio che mi corre per le orecchie e sugli zigomi ci sono piccole gocce di sangue. Sono esplose le vetrate del negozio, schegge che investono i passanti. I clienti sono scappati all'esterno, urlando. Voglio scappare anch'io, ma le mie gambe sono bloccate, piantate a terra. Maledizione, mai una volta che il mio corpo e la mia testa si accordino sulle reazioni.
La donna, quella dietro il bancone, è l'unica a non fare un solo passo in avanti.

«Allora ho attirato la tua attenzione? E' bastato poco. »

Luna balza in terra e si mette in posizione di difesa. E' lei il mostro che aveva percepito, non ci sono dubbi. Se mai ci fossero delle incertezze, sarebbero unicamente su di me. Sono io Sailor Moon, la Paladina della Giustizia? Un attimo fa mandavo a 'fanculo l'intero pianeta che dovrei difendere. Iniziamo a ridefinire il concetto di “mostro”.

«Dimmi, principessa. Di che morte vuoi morire?»

Non so da dove sbuca, so solo che la forza e la sorpresa con cui mi raggiunge, mi fa dapprima cadere all'indietro e poi mi opprime il collo. Un tentacolo d'acciaio mi sta strangolando e più mi strattono per liberarmi, più spreco energie e i miei tentativi si fanno più deboli e inutili. Dalla cintola della donna dipartono una serie di grosse protuberanze metalliche, che la rendono simile ad una piovra. Sento le grida di Luna e mi paiono lontanissime. Con i suoi artigli cerca in tutti modi di ferire quell'essere demoniaco, perché si distragga e allenti la presa su di me; ma con un altro dei suoi tentacoli la spazza via, lontano, contro un muro e credo abbia perso i sensi.

Mi schiaccia la trachea. Non solo respirare diventa un sogno secondo dopo secondo, ma anche il cervello si sta spegnendo, privato dell'ossigeno. E io non mi sento particolarmente combattiva per agire più del necessario. Ce la sto mettendo tutta per non morire, ma sono sola, sconfortata e debole. Non verrà Mamoru a salvarmi in extremis. Non verrà un miracolo. Devo smetterla di frignare. O mi lascio uccidere o mi dimeno fino allo stremo. In ogni caso, è meglio il silenzio. Forza, che sia presto. Non voglio restare ancora in bilico su un filo mentre la mia vita si annulla al di sotto. Finiscimi!

«Che diamine...? Cos'è questo maleficio?» La donna ha preso a imprecare e non mi spiego il perché. Non prima di rendermi conto che la presa su di me è nullificata. Tossico vigorosamente, con la mano sinistra che preme sul petto, quasi a consolare i polmoni. Non mi capacito di essere ancora tra i vivi. Sollevo il capo, restando sul pavimento: il tentacolo che mi teneva soggiogata si è liquefatto. Tuttora dall'estremità a me più prossima continua a gocciolare il metallo fuso e una pozza grigia macchia le piastrelle. E' un intervento divino, non so come altro giustificarlo.

«Puttana! Te la farò pagare subito.»

Io non c'entro! Io non sono stata! Non ho il tempo di spiegarle le mie ragioni e di potermi difendere dalle accuse. Una sferzata d'acciaio mi colpisce il ventre. Percepisco proprio la pelle squartata, aperta. Sono fatta di carne, e non di desertiche lande lunari.

«Usagi, sbrigati ad usare i suoi poteri!»

Luna si è ripresa e mi ammonisce dalla parte opposta del negozio. Ho sempre bisogno di un grillo parlante. E' questa la più grande debolezza. Ha ragione: io non sono una leader, non lo sono mai stata. Piuttosto, sono un pupazzo da spingere in avanscoperta. Sono un fallimento. Eppure tramano per uccidermi. Difficile stabilire chi sia più disperato.
Seguendo il profilo della parete, mi rimetto in piedi malconcia. La ferita brucia da impazzire. Non sono fatta per sopportare il dolore.

«Moon Eternal, make up!»

Non credo di aver mai provato così tanta paura in tutti i miei diciassette anni. Usagi non è nulla. Usagi è una ragazzina che sta per finire il liceo e non ha nessuna idea sul suo futuro. Usagi non eccelle in questo o quello, fa tante cose e male. Usagi sorride a chiunque per dimostrare anche a se stessa che le persone buone prima o poi trovano il loro posto nel mondo. Ed è un bel posto.
Ma Sailor Moon è una donna carismatica, vitale, passionale, energica, coraggiosa. Sailor Moon è il successo, la conquista più grande che abbia mai realizzato. Essere Sailor Moon è tutto, è tutto quello che mi rende speciale.

Quando le parole non hanno alcun effetto e la trasformazione non avviene, sì, sono terrorizzata. Non solo dal pericolo immediato che si prospetta, ma da un futuro di vuoto esistenziale. La luna si è stancata di me.

«Scappa, Usagi, scappa!»

Riesco a udire solo frammenti di questo consiglio. Il barbarico scatenarsi della furia di quella donna (che di umano ha solo l'aspetto) distrugge quel poco che resta del locale: volano sedie, carta, schegge. E' un frastuono che mi avvolge e mi imbalsama. Fortuna che, come ho già detto, il mio corpo reagisce diversamente agli stimoli. Luna è già al mio fianco e assieme ci dileguiamo correndo verso la metropolitana.

Mi ha chiamato principessa. Come fa a saperlo? Era più di un anno che non sentivo pronunciare questo appellativo nei miei confronti da parte del sesso femminile. C'era solo una persona che continuava a soprannominarmi così e l'ha fatto fino all'ultimo momento che l'ho vista.

«Ciao principessa. »
«Sei pallido, Mamoru. Non stai bene?»
«Non riesco a dormire da qualche notte.»
«Sei malato o hai brutti pensieri?»
«Tesoro, ascoltami. Ci sono delle cose che mi turbano e ho paura che starti vicino possa solo farti soffrire. E' meglio se per qualche tempo non ci vediamo.»
... «Non piangere. Non ho detto che voglio lasciarti. Non potrei mai. Sei la parte più bella della mia vita. Per questo mi devo allontanare. Ma vedrai che tornerò così presto che non ti sarai nemmeno accorta della mia assenza. Ti amo, principessa.»


M'infilo nel primo vagone disponibile della metropolitana e dietro di me si chiudono le porte scorrevoli. Mi accascio su un posto libero, il braccio sinistro preme contro la ferita. La fronte è sostenuta dal mio pugno destro. Luna mi accarezza i capelli, mentre continuo a piangere disperata, noncurante dei viaggiatori che mi osservano straniti. Piango per il dolore, per l'infelice prossimo futuro che mi attende, per Mamoru. Per questa sofferenza che non vuole permettermi di respirare.

Per me sarà mai abbastanza?

Usagi Tsukino
principessa della Luna
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Tersy