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Autore: ila74cullen    27/11/2010    9 recensioni
E' passato un anno dai fatti di BD. I Cullen si stanno preparando per andare al College, i loro problemi non sono ancora finiti: La scia di un intruso che li osserva... un nuovo vampiro... il passato dimenticato di Edward... Riusciranno a ritrovare la serenità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Buon sabato a tutti!!! Almeno per questa volta ho mantenuto la parola data ed ecco qua l’Epilogo, si svolge pochi giorni dopo lo scontro con i Volturi, ovvero, la Vigilia di Natale. Nei vari libri il Natale non è mai stato descritto se non solo marginalmente, ed essendo questa la festa che adoro più di ogni altra ho deciso di chiudere così la mia FF.

Ho risposto ad ognuna delle Vostre recensioni con un messaggio, quindi oggi mi sento solo di dire grazie a tutti coloro che hanno letto la mia storia, a coloro che hanno commentato, a chi l’ha pubblicizzata, ha chi l’ha inserita nei preferiti e letta silenziosamente, grazie di cuore a tutti; sapere che il frutto della mia fantasia possa aver appassionato così tante persone mi inorgoglisce a dismisura.

Buona lettura

 EPILOGO

 

I giorni che seguirono lo scontro volarono e in un attimo arrivò anche il Natale, e fu il più bello che avessi mai vissuto, forse perché era il primo che passammo, finalmente, insieme, sereni.

 Dovevo ammettere che Alice aveva superato se stessa, la villa dei Cullen non aveva nulla da invidiare alla casa di Babbo Natale. Un imponente abete addobbato in stile vittoriano si ergeva infondo al salone, ghirlande, calze, e addobbi di tutti i tipi adornavano ogni angolo della casa e un profumo di cannella la riempiva.

Non si era risparmiata nemmeno nel giardino, aveva riempito alberi, siepi e ogni specie di arbusto con una miriade di lucine dorate e qua e là nel parco circostante si scorgevano sculture di ghiaccio di folletti e giocattoli, mancava giusto la pista di atterraggio per la slitta e il quadro sarebbe stato completo.

Dopo due giorni di estenuanti trattative con Alice e Rose riuscii ad avere la meglio, per la prima volta fui capace di imporre il mio pensiero. Forse perché mi avevano voluta assecondare o, forse, perché anche Edward si dimostrò talmente determinato nelle nostre intenzioni che, alle sue sorelle, non restò che capitolare.

Ad essere sinceri non fu proprio una vittoria schiacciante, ma un diabolico compromesso. Noi avremmo passato la Vigilia nella nostra casetta, in santa pace ad addobbarla come si deve, come una famiglia normale; verso mezzanotte, però, avremmo permesso ad Emmett di inscenare l’arrivo di Babbo Natale.

Non avevo mai approfondito l’argomento con Reneesme ma ero più che convinta che non avrebbe creduto a quella farsa, era molto più sveglia dei bambini della sua età e sicuramente avrebbe smascherato l’impostore, decisi comunque di non privare mio cognato dell’illusione di sorprenderla e accettai il compromesso. Dopo aver visto la delusione negli occhi di Nessie Feci un’eccezione per Jacob, ma lo volevo fuori dalle scatole prima di sera, la notte della Vigilia saremmo stati solo noi. Il prossimo Natale Reneesme sarebbe stata troppo grande per potercelo godere.

 Il Natale è la festa della famiglia; io non avevo mai avuto modo di festeggiarlo, come si deve, da umana. I Natali in cui i miei genitori erano ancora sposati ero talmente piccola che sarebbe stato impossibile comunque ricordarli, dopo il divorzio iniziammo a festeggiarlo separatamente… ad anni alterni, fino a quando stufa di essere considerata un pacchetto postale, restai sempre con mia madre. Ero stata egoista nei confronti di Charlie, adesso che avevo una figlia, capivo quanto potesse averci sofferto.

Ora che avevo una famiglia mia, non ci sarebbe stato alcun motivo per ostacolare questo mio desiderio, il primo anno che avevo conosciuto Edward ero in stato catatonico a causa del suo abbandono, non ricordavo assolutamente niente di quei giorni. L’anno successivo ci stavamo preparando all’incontro con i Volturi nella radura, andammo a far finta di pranzare da Sue per tenere il più lontano possibile Charlie e gli altri umani dagli ospiti che erano giunti in nostro aiuto, festeggiammo principalmente per non far avvertire a Nessie la nostra preoccupazione, ma fu molto sottotono. Quest’anno non sarebbe andata così.

 Dopo essere stati a caccia, cercammo un alberello adeguato alla nostra casetta ed insieme ci impegnammo ad addobbarlo, non c’era confronto con l’albero di Alice ma ne ero comunque orgogliosa, lo collocammo tra la finestra ed il camino, in modo che si potesse vedere anche dall’esterno. Anche se non passava nessuno vicino alle nostre finestre mi piaceva l’idea che si potesse scorgere da fuori. Quando ero piccola e camminavo per la strada, guardavo sempre se dalle finestre, lungo il mio tragitto, si riusciva a scorgere qualche addobbo; ma il Natale in Arizona non ha certo lo stesso fascino che un Natale con la neve.

Finito con l’albero Edward e Jacob, tentarono di sistemare l’illuminazione esterna sotto lo sguardo divertito mio e della mia piccola brontolona. Riuscirono a discutere anche in quell’occasione, quando uno disponeva una serie di luci da un lato, l’altro gliela spostava tirandola dalla sua parte. Erano comunque troppo buffi da guardare mentre s’impegnavano a farsi belli agli occhi di Nessie nell’addobbare il tetto e le finestre ma con le loro schermaglie il risultato fu che le serie luminose ciondolavano da ogni lato.

Andava comunque bene così. La perfezione l’avevamo già, sentire ridere Nessie era il regalo più grande.

 

Jacob ci lasciò nel pomeriggio, per tornare poi al momento della sorpresa, rimanemmo così finalmente soli, solo noi tre. Sistemammo le ultime ghirlande e candeline qua e là, appendemmo le calze al camino e ce ne restammo tranquilli a godere il tepore che la nostra casetta, l’atmosfera natalizia ci donava. Nessie corse in camera, prese un enorme libro di leggende che le aveva regalato Esme mesi prima e sdraiandosi sul tappeto dinanzi al camino chiese che le fosse letta, la storia di Babbo Natale, lo pretese per sei volte di fila, Forse mi sbagliavo… non era così diversa dagli altri bambini. Più si avvicinava la notte più diventava incontenibile, girava intorno all’albero ammirandolo estasiata, si affacciava alla finestra, Tentava di sporgersi dentro la cappa del camino, dopo averla trattenuta dal suo proposito, una decina di volte riuscimmo a distrarla con delle canzoni Natalizie. Presa da questa nuova attività si mise in collo a suo padre costringendolo a suonare tutto il repertorio. Edward fingeva di sbuffare ma sapevo che era più che felice di poter soddisfare ogni desiderio della sua principessa e in special modo era contento di averla tutta per sé. Finalmente, verso le dieci e mezzo, crollò esausta in un sonno profondo, la sistemammo nella sua cameretta e restammo in attesa di “Emmett Natale”. Infondo ero curiosa anch’io di vederlo con la barba bianca, il pancione ed il vestito rosso.

 Chiusi nella nostra stanza e distratti da “altri argomenti” per poco non ci perdemmo il segnale convenuto per il magico arrivo. Un tintinnio di campanellini e la tipica risata festosa vicino alla finestra di Nessie annunciarono l’arrivo della slitta, e il tonfo sordo di un blocco di neve fatto cadere dalla cappa del camino per spengere il fuoco simulò la discesa del vecchietto in casa.

Dovevo ammettere che Alice aveva organizzato, come sempre tutto alla perfezione. Se non fossi stata tanto sicura che non esistesse avrei quasi finito per crederci anch’io… a pensarci bene poteva anche esistere… in linea teorica non dovevano esistere nemmeno vampiri e licantropi…

 Il cigolio sommesso della porta di camera di Nessie ci fece capire che si era svegliata e alzata. I suoi piccoli passi sulle scale ci fecero capire che aveva sentito i rumori e stava andando a indagare sulla provenienza degli stessi…

«Sta scendendo le scale…» mi sussurrò all’orecchio «…è incuriosita ma non pensa che possa essere lui…»

Uscimmo dalla nostra camera facendo attenzione a mantenere il silenzio più assoluto, giunti alla scala ci sporgemmo per osservarla arrivando giusto in tempo per vederla inciampare e ruzzolare negli ultimi gradini delle scale dall’emozione. Quando si accorse chi fosse l’ospite misterioso che si aggirava per il salotto disponendo i regali sotto l’albero, emise un gridolino perse l’equilibrio e si ritrovò seduta per terra ad osservarlo imbambolata.

Emmett si girò, non disse niente, e le sorrise sotto i baffi riempiendo la casa della sua grassa risata.

Dovevo ammetterlo, aveva un futuro come sosia di Babbo Natale.

«Cosa pensa?» chiesi curiosa di sapere se ci avesse veramente creduto.

«Ma non eri quella che diceva che non sta bene leggere nei pensieri altrui?!?!?» sghignazzò Edward.

«Edward Cullen! Non metterti a fare lo schizzinoso proprio adesso e dimmi cosa pensa!!!»

«È incredula e… sospettosa… ma comunque affascinata, sta ripensando alla storia che le abbiamo letto oggi e … si sta facendo un esamino di coscienza per capire quanto è stata buona… »

Continuammo a fissarla in silenzio fino a quando Emmett, porgendole l’ultimo dei regali, le carezzò la testa per salutarla per poi dileguarsi nel nulla, lasciandola sempre più stupita fissare il nulla che si era creato nel salotto, sotto gli occhi divertiti di Jacob e del resto della famiglia Cullen che sbirciavano dalla finestra.

Le bastò un attimo per riprendersi dallo shock, Edward percepì le sue intenzioni come sempre prima di me, mi prese in braccio e in un instante eravamo nella nostra camera, appena pochi secondi prima che Nessie la spalancasse per raccontarci della sua avventura.

Parlava a raffica sotto l’effetto dell’adrenalina che le si era scatenata e, quando non riusciva a spiegarsi come voleva, ci mostrava tutte le immagini del suo incontro. Ne dedussi che la sorpresa era riuscita in pieno.

Fingendo incredulità e sorpresa ci lasciammo condurre fino all’albero e una volta arrivati davanti alla distesa dei regali rimase immobile a guardarli indecisa da dove cominciare a scartare.

«Che succede tesoro? Perché non li scarti?» Le chiesi chinandomi vicino al lei.

«Sono tutti per me? Non ho scritto letterine…»

«Le abbiamo scritte noi per te…» intervenne Edward, levandomi dall’imbarazzo di doverle infrangere un sogno «… noi, gli zii, i nonni e …Jacob. E abbiamo detto a Babbo Natale di portarli tutti qua.»

Reneesme sorrise soddisfatta della spiegazione e, come sempre, Edward era stato impeccabile, non solo non le aveva tolto l’illusione che ciò che aveva visto fosse reale ma le aveva anche fatto capire che quei regali non nascevano dal nulla e c’erano persone che dovevano essere ringraziate per averglieli inviati.

Io avrei sicuramente fatto un danno.

Pochi minuti dopo arrivò anche il resto della famiglia, non si sarebbero persi l’apertura dei pacchetti nemmeno se li avessero torturati.

Non c’era modo che quella bambina non crescesse viziata, nel nostro piccolo salotto c’era una distesa di bambole, vestiti, giochi, libri, di ogni razza e specie. Jacob le aveva regalato un acchiappasogni molto simile a quello che aveva regalato un tempo a me, ma molto più elaborato; senza staccarsene un solo momento continuò a spacchettare ciò che restava fino ad arrivare ad una scatolina che conteneva il nostro: un fine settimana all’Euro Disney, tutti e tre insieme le grida di gioia raggiunsero le stelle. Conoscendo la passione per i parchi divertimento eravamo sicuri che le sarebbe piaciuto; Disneyland sarebbe stato molto più bello ma il sole della California non ci avrebbe permesso di girare durante il giorno; a Parigi, speravamo, che con l’aiuto delle previsioni di Alice avremmo individuato un bel fine settimana piovoso e ci saremmo comunque accontentati.

Quando anche l’ultimo regalo fu aperto, era già notte fonda, Nessie cominciò a ciondolare ubriaca dal sonno e tutti tornarono alle loro rispettive case. Fu allora che intenta a rimettere in ordine mi accorsi di un ultimo pacchetto che nel caos era finito sotto il divano; stravolta dal sonno, ma decisa a non mollare iniziò a scartarlo e pian piano dall’involucro dorato ne uscì un libro dall’aspetto antico e usato, si vedeva bene, ma pur sempre in buono stato. Sulla costola intravidi il titolo: “Cantico di Natale” di C. Dickens.

Edward ed io ci guardammo senza capire chi fosse il mittente fino a quando Reneesme non ne sollevò la copertina e potemmo leggere la dedica al suo interno.

 

Natale 1913
Ad Annabell,
Perché lo spirito del Natale non l’abbandoni mai.
Con affetto.
Zia Elisabeth

 

Appena sotto un’altra dedica.

 

Natale 2007

Mi fu regalato da tua nonna quando ero molto piccola. Adesso desidero che sia tuo. Perché non ti scordi mai di me.

Abbine cura te lo affido con tutto il cuore.

Annabell

 

 Ci guardammo negli occhi stupiti entrambe da quel regalo inaspettato.

«Me lo ricordo…» mormorò Edward.

«Davvero?»

«Sì, non nitidamente ma ricordo quando Annabell aprì il suo regalo…» rimasi incantata a fissarlo senza dire una parola, ogni altro commento era superfluo.

«Era della tua mamma?» domandò Nessie reclamando la sua attenzione.

«Sì…» rispose ancora assorto.

«Leggi papà!?» chiese Nessie nuovamente sveglia come un grillo.

«Domani. Adesso è ora di dormire.» disse prendendola in braccio.

Mentre Edward la portava in camera, iniziai a rimettere in ordine quel turbinio di cartacce ma prima di quanto potessi immaginare due braccia mi strinsero la vita.

«Buon Natale Signora Cullen.»

Non feci in tempo a rispondere che sentii scendere sul mio decolté qualcosa di liscio e freddo. Mi portai istintivamente la mano al collo e vidi un pendente esattamente identico a quello che portavano gli altri membri della famiglia, solo che lo stemma dei Cullen era stato scolpito in una pietra blu di una lucentezza abbagliante ed incastonato dentro il ciondolo in oro bianco. Conoscendo Edward dubitai fortemente fosse un semplice cristallo colorato…

«O mio Dio… ma sei impazzito… io… io…»

«Schhhhh» sussurrò posandomi un dito sulla bocca ed avvicinando lentamente il suo viso al mio «Ce l’abbiamo tutti… era giusto l’avessi anche te…»

«Ma… avrai sp…»

«Schhhhh… e poi il blu ti dona particolarmente.» aggiunse appena prima di posare le sue labbra sulle mie, facendomi precipitare in quel vortice di sensazioni che solo lui era in grado di farmi provare…

 

Soltanto un paio d’ore più tardi mentre nel silenzio continuavamo a coccolarci, mi ricordai di avere anch’io un regalo per lui, come sempre la disparità di valore si faceva notare. Non avevo avuto molto tempo per prepararlo, fino a qualche giorno prima non avevo avuto né la testa né la voglia di organizzare niente, poi una volta risolto il “problema” con i Volturi mi era rimasto veramente poco tempo, ci avevo messo tutta me stessa e potevo, comunque, ritenermi soddisfatta del risultato.

«Aspettami qui… » gli mormorai all’orecchio prima di alzarmi.

«Mmmmm… è ancora presto…» bofonchiò stringendomi nel suo abbraccio.

«Edward Cullen! Non ne hai ancora avuto abbastanza??» esclamai fingendomi scandalizzata.

«NO. Decisamente no.»

«Pazienza. Dovrai comunque aspettare qualche secondo…» e liberandomi dalla sua presa, nella frazione di un secondo salii in camera, presi il regalo che gli avevo preparato e nascosto solo  un paio di giorni prima nell’immensità della cabina armadio e tornai da lui.

«Buon Natale!» esclamai orgogliosa porgendogli il pacchetto.

«Ma non sei quella che non sopporta i regali?!?!?» scherzò esaminando il pacchetto.

«Solo quelli estremamente costosi che LEI ha il vizio di farmi, Signor Cullen!» replicai «Dai aprilo!»

Iniziò a scartarlo lentamente, non so se per farmi impazzire nell’attesa della sua reazione o se perché si stesse pregustando lui stesso la sorpresa. Quando finalmente la carta sparì, vidi i suoi occhi guardarmi esterrefatto, balzellavano dal mio viso al regalo senza dire una parola ma talmente emozionati da essere, sebbene fosse impossibile, lucidi.

«Ho visto che per il mio compleanno guardavi, con grande interesse, l’album che mi ha regalato Charlie… ho pensato di regalarne uno anche a te… le foto più vecchie me le ha date Annie, sono tutte quelle che aveva dove tu eri presente… »

«È bellissimo…» sussurrò continuando a sfogliarlo studiando attentamente ogni immagine.

«Certo non sono molte… è passato un po’ troppo tempo… ho aggiunto anche le nostre… spero…»

«È perfetto così… grazie…» mormorò sulle mie labbra riprendendo il discorso da dove l’avevamo lasciato pochi minuti prima…

---

 

Il giorno di Natale lo passammo alla villa, insieme a tutti gli altri. Neanche a dirlo fu una festa in grande stile, come sempre ogni cosa: dal buffet agli addobbi, perfino la musica era curata nel minimo dettaglio, Charlie e Sue restarono con noi tutto il giorno, e a loro volta portarono l’ennesima montagna di regali a Nessie… non c’era scampo.

Rimasi stupita quando vidi arrivare anche un’insolitamente gentile Leah.

Edward mi disse che aveva avuto una bella strigliata dal suo Alfa. E che doveva cercare di cambiare atteggiamento nei confronti, almeno, dell’imprinting di suo fratello. In cuor mio ero più che convinta che la tregua non sarebbe durata a lungo… l’acredine nei nostri confronti era talmente radicata che sarebbe stato troppo bello poterla abbattere con una semplice imposizione, ma era comunque ammirevole che ci stesse provando… almeno per riguardo nei confronti di sua madre… almeno per oggi.

Annie restò a farci compagnia tutto il giorno, e spettò a lei iniziare a leggere a Reneesme il libro che le aveva regalato, la vitalità che sprigionava quella donna era talmente contagiosa che stentavo a credere ci avrebbe lasciati così presto.

Edward aveva provato in più riprese a dissuaderla, conoscevo bene la sua insistenza quando voleva ottenere qualcosa, ma lei era stata altrettanto irremovibile. Capivo soffrisse all’idea di perdere un’altra volta un pezzo della sua vita, ma comprendevo perfettamente anche le ragioni di lei e non potevo darle torto.

L’unica ombra di tristezza della giornata era data nei suoi occhi e dall’espressione malinconica che assumevano quando pensava a sua nipote, la sua assenza doveva pesarle in modo tremendo. Farle trascorrere la giornata insieme a noi ed a tutti gli umani presenti ai festeggiamenti sarebbe stato veramente troppo rischioso. Dal giorno dello scontro non l’aveva più vista, ma oggi ci sarebbe stata una sorpresa anche per lei.

Dopo che tutti i nostri ospiti umani si furono congedati, arrivò finalmente il momento della nostra sorpresa.

Alcuni giorni prima c’era stato un acceso dibattito sull’argomento, Edward ed io sostenevamo fosse giusto che Meg potesse rivedere sua nonna, Jasper aveva cercato di opporsi ma alla fine, anche grazie all’insistenza di Alice, riuscimmo a far valere le nostre ragioni, oltretutto Annabell non riusciva a darsi pace e continuava a ripetere che sua nipote la odiava; non potevamo permettere che ci lasciasse con questo tormento, sapevamo che il rischio era alto ma decidemmo comunque di dare a tutte e due la possibilità di un incontro. Carlisle continuava a passare con Meg molte ore al giorno imponendole di cacciare più volte anche in una stessa giornata, in modo da tenere il più a freno possibile la sua sete, per sicurezza era rimasta nel rifugio con Seth che si era spontaneamente offerto di farle da “guardiano” e potevamo essere certi che non l’avrebbe persa di vista. Nemmeno per un istante.

 

Appena percepimmo il loro arrivo io, Edward Alice ed Esme ci disponemmo intorno ad Annie, Carlisle e Rose andarono in supporto a Jasper ed Emmett che la scortavano da ambo i lati, il primo controllava il suo umore cercando di mantenerla tranquilla, il secondo era pronto ad immobilizzarla, o almeno ci avrebbe provato… era molto più forte di lui adesso, ma questo per Emmett era un concetto difficile da assimilare, Jacob portò Reneesme al piano superiore per non farle correre rischi inutili, mentre Seth rimase a vigilare nel salone insieme con noi.

Si trovarono faccia a faccia, nonna e nipote, distanti ma comunque presenti entrambe nella stessa stanza. Rimasero ad osservarsi a lungo ed infine la voce di Meg ruppe quel terribile momento d’imbarazzo.

 

«Ciao nonna…» il suo viso trasfigurò. Fino a quel momento non aveva respirato ma parlare non glielo consentiva più. Il profumo del sangue di Annie le arrivò dritto come un pugno alla bocca dello stomaco, conoscevo io stessa quanto potesse essere devastante e la guardai con compassione. Jasper, doveva aver avvertito il duo disagio, lo vidi posarle una mano sulla spalla e dal sorriso di lei intuii che il potere di mio cognato aveva alleggerito la sua sofferenza.

«Tesoro mio…» sussurrò appena la vecchietta. «Come ti senti?»

Meg afferrò la mano di Emmett e ripose.

«Mai stata più in forma!!» esclamò sorridendo «Oddio un po’ di disagio in questo momento ce l’ho… ma hanno detto che passerà… ed io gli credo.» aggiunse cercando la conferma negli occhi di Carlisle, che lentamente annuì.

«Mi dispiace…»

«Ti prego nonna non…»

«Forse non avevo il diritto di fare questa scelta per te… e se adesso mi odi… non posso biasimarti… e….»

«NO!» gridò improvvisamente Meg.

Tutti ci mettemmo sulla difensiva.

«Scusate è che non riesco a dominarmi…» si affrettò a giustificarsi resasi conto della nostra istantanea reazione. «Volevo dire soltanto che… che non devi dispiacerti… hai sempre scelto per me, o comunque, mi hai sempre aiutata nel compiere le mie scelte. Sei stata allo stesso tempo nonna, genitore, e amica. Come sono lo devo soltanto a te, so che la tua decisione è stata solo per il mio bene… e credo… credo lo sarà davvero…» aggiunse guardando Seth che improvvisamente arrossì «è complicato e difficile essere qui in questo momento, non credo di farcela a ripetere questa cosa… almeno non a breve» vidi Emmett aumentare la sua presa, guardai Edward per cercare nei suoi occhi la conferma dei miei timori ma lo vidi tranquillo, so che stava ascoltando i suoi pensieri, se ci fosse stato, anche solo un barlume di pericolo non se ne sarebbe mai stato così impassibile «Volevo farti sapere che non ti serbo alcun tipo di rancore; che non sarò sola, e che ti sarò eternamente grata per avermi concesso quest’opportunità di vita…» Continuò Meg indugiando nuovamente lo sguardo su un ormai imbarazzatissimo e fosforescente Seth «Ti voglio bene nonna…»

«Anch’io tesoro… te ne voglio tanto…» singhiozzò Annabell.

«Per favore ho bisogno d’aria…» chiese portandosi le mani alla gola, e subito le sue guardie del corpo la accompagnarono all’aperto.

 

Annie rimase in silenzio a guardare nel vuoto oltre la finestra, scese ancora qualche lacrima, fino a quando un timido sorriso le si disegnò sul volto «Edward, Bella, per favore potreste accompagnarmi in camera?» chiese con tranquillità.

Edward la fissò turbato, corrugando impercettibilmente la fronte, doveva aver letto qualcosa nei suoi pensieri ma, senza far domande, la prese in braccio come se fosse una piuma, mi fece cenno di seguirli, e salì al piano superiore.

Si accomodò in poltrona, ma prima che potessimo congedarci, ci invitò a sedersi accanto a lei. Da un cassetto della scrivania posta vicino alla poltrona estrasse due scatoline.

«Anche se tardi è ancora Natale…» disse porgendoci i due pacchetti «… e questi sono i miei regali per voi.»

Guardai Annie e poi Edward imbarazzata, che con una sola occhiata mi fece capire che non era il caso di fare, come mio solito, la difficile ed insieme iniziammo a scartarli.

Aprii la scatolina di velluto rosso che era contenuta all’interno del pacchetto e iniziai a preoccuparmi… conoscevo quel genere di “scatoline”, doveva essere un vizio di famiglia mettermi in difficoltà con certi regali… feci scattare la chiusura con il tremore nelle mani ed al suo interno vidi due orecchini, piccoli, ma sicuramente di gran valore.

Rimasi esterrefatta.

Lo zaffiro incastonato al centro, era circondato da una coroncina di piccolissimi brillanti; più li guardavo, più cercavo di convincermi che non lo fossero… Quei regali così costosi riuscivano a mettermi sempre in imbarazzo…

«Non… non posso accettare… io…» provai ad ansimare.

«Non voglio sentire ragioni.» ribatté decisa «Questi orecchini mi sono stati regalati dai genitori di Edward per il ballo del mio debutto in società. Ci tengo in maniera particolare che restino a te. Consideralo un mio ricordo.»

«Ma io…»

«Ti prego.» insistette e alla fine capitolai.

Mi girai verso Edward per scoprire quale fosse il suo regalo e lo vidi rigirarsi nelle mani una chiave.

«Immagino sia della casa che vedo insistentemente nei tuoi pensieri…»

«Esattamente. Certo che è davvero impossibile nasconderti qualcosa…» confermò Annie.

«Grazie ma… Non ho bisogno di una casa, mi sembra esagerato e…»

«So perfettamente che possiedi già una casa. Credimi non è mia intenzione farvi traslocare. Appena sono stata certa della tua identità, ho provveduto a modificare il mio testamento. Tutte le mie proprietà saranno di Meg, ma questa casa… la casa dei tuoi genitori, è giusto che torni nelle tue mani.»

Era la sua casa? Quella dove era nato e cresciuto quasi un secolo prima… ero sconcertata del fatto che esistesse ancora e che fosse stata conservata intatta.

Per la prima volta vidi Edward in difficoltà. «Non è stato toccato niente, sia mia madre che io abbiamo fatto in modo che rimanesse esattamente com’era. Spero non ti dispiaccia.» concluse.

«Grazie.» fu quanto riuscì a malapena a sussurrare.

 

---

 

Annabell si spense pochi mesi dopo quell’incredibile giornata, lasciando in tutti un vuoto tremendo.

Non importa da quanto tempo tu conosca una persona, la sua vita può intrecciarsi alla tua per anni o solo per poche ore ma se è una persona che vale, rimarrà con te per sempre.

Annie per noi era stata così.

 

Per Meg la scomparsa di sua nonna fu un duro colpo, non che non se l’aspettasse prima o poi, l’età era quella che era, ma perdere la persona che era stata il suo punto di riferimento per tutta la vita, per di più in un momento così particolare della sua esistenza, la disorientò talmente che arrivammo a temere il peggio. Annabell ci chiese espressamente di non far parola con sua nipote della scelta che aveva preso, temeva potesse sentirsi abbandonata o che ci ritenesse responsabili di quella decisione; sicuramente fu un bene. Conosceva bene sua nipote, si sarebbe rivoltata contro di noi e non ci avrebbe permesso di aiutarla come invece riuscimmo a fare. A turno passavamo le giornate con lei in quello che ora era diventato un appartamento con tutti i confort.

Alice ed Esme non tolleravano che un membro della famiglia dovesse vivere in quel capanno pericolante e siccome, purtroppo, avrebbe dovuto risiedervi ancora per un po’, decisero di dare libero sfogo al loro estro creativo, anche perché ormai non ci abitava più da sola: Seth era fisso da lei. Nessuno dei due faceva un passo se l’altro non era presente. Il più sconvolto da questa situazione era Jasper che restando fermo sulla sua convinzione che vampiri e licantropi non potessero convivere pacificamente non riusciva a capacitarsene… «Una tregua nelle ostilità è una cosa… » borbottava in continuazione «… tutto QUESTO, è una follia.»

Edward invece li osservava senza proferire parola, ma sapevo benissimo su cosa stesse rimuginando e ne ebbi la certezza quando una sera tornando dalla visita che le avevo fatto, gli mostrai il bacio che, essendo arrivata un po’ prima del previsto, mi era capitato di scorgere accidentalmente… niente di travolgente e passionale, era quanto di più casto ci si potesse immaginare, ma i presupposti c’erano tutti…

Dopo una decina di minuti di silenzio si alzò dal divano e si diresse in camera borbottando «Se ancora nutrivo delle speranze per Nessie, questo me l’ha demolite…»

A stento riuscii a trattenere una risata.

Anch’io ero curiosa di capire come potesse funzionare tra quei, ma facevo il tifo per loro. Per esperienza diretta ero più che sicura che se l’amore lega due persone tutto il resto non conta.

 

In primavera Accompagnai Edward a Chicago. Entrare in quella casa fu come fare un viaggio nel tempo, improvvisamente mi ritrovai ai primi del secolo scorso.

La memoria dei ricordi che sosteneva di non avere, pian piano tornò a riempire i suoi pensieri, non avevo mai creduto potesse aver dimenticato completamente il suo passato, vuoi per quanto appreso da sua cugina, vuoi per la possibilità di toccare con mano cosa era stato, riuscì a colmare il vuoto dei suoi ricordi.

Osservavo tutto con religioso silenzio, ascoltando incantata i racconti degli aneddoti della sua vita che mano a mano tornavano alla luce. Conoscere quella parte di Edward che da sempre era stata celata, me lo fece sentire, se possibile, ancora più vicino, ancora più mio; dandomi l’assoluta certezza che non ci sarebbe mai potuto essere un altro uomo nella mia vita se non lui, indipendentemente dall’epoca in cui l’avessi conosciuto e dalla natura in cui si sarebbe mostrato.

 Fine.

 

 

Come promesso prima di iniziare questa FF proverò ad affrontare Breaking Dawn, da un punto di vista diverso da quello originale, ma questo di sicuro non prima dell’anno nuovo.

Intanto vi anticipo i miei auguri di Buone Feste, che possiate passarle tutti con le persone che amate e che vi portino tanta felicità, poi, se avrete ancora voglia di stare un po’ con me vi aspetto ad anno nuovo…

Un abbraccio.

Ila

 

  
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