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Autore: Payton_    29/11/2010    4 recensioni
Era fermamente convinto che non si dovesse sudare molto nel quidditch; passare ore e ore sopra ad un manico di scopa non era certo un'attività in grado di rafforzare né di scolpire il fisico, ma al massimo di provocare un terribile dolore alle natiche a causa della scomodità del manico in questione.
Questa storia ha partecipato al contest dell'Anti Canon classificandosi seconda
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Oliver Wood/Baston
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Questa storia ha partecipato al 'Contest dell'anti canon' indetto da AliH, ma che ha avuto come giudice Gigettina, classificandosi seconda.

Per prima cosa ringrazio ancora Gigettina per aver sostituito AliH come giudice, e la ringrazio anche per il bellissimo giudizio e per la bellissima posizione in classifica.

Per questo contest bisognava semplicemente scrivere una storia con personaggi completamente anti canon, OCC, e devo dire che è stato molto divertete per me.

Buona lettura!^^

 

Maledetto, maledettissimo quidditch!

È tra i monti della Scozia che ci condurrà questa storia, in un antico castello dove veniva appresa l’incredibile arte della magia. Non era visibile all’occhio di noi babbani perché protetto da innumerevoli incantesimi che ne celavano la presenza; era la famosa Hogwarts, casa di maghi e streghe di tutta l’Inghilterra. Come ben sapete, molte generazioni si sono susseguite tra le sue antiche mura, ma è di un solo ragazzo che parleremo in queste righe. Saliremo su una delle torri più alte del castello dove, dietro al vecchio ritratto canterino della Signora Grassa, si celavano i Grifondoro. Giusti e coraggiosi come richiesto da Godric in persona, erano tra le teste più calde di Hogwarts. Soprattutto tra i Serpeverde, al sicuro lontani da quegli impavidi nella loro segreta, si credeva che il forte vento percepito a quell’altezza rovinasse irreparabilmente le menti di quei giovani. Non era altro che una diceria sussurrata per cattiveria dato che, nella torre gemella a quella dei Grifondoro, trovavano la loro casa le menti più brillanti della scuola: i Corvonero. Gli adepti di Cosetta non potevano sicuramente esser classificati alla stregua degli impulsivi Grifoni dai figli di Salazar e quindi, per i più fantasiosi, dietro al maledetto ritratto della vecchia Befana Grassa doveva esserci qualcosa capace di cancellare perennemente ogni traccia d’intelligenza. A confermare questa diceria c’era Hermione Granger, la studentessa più brillante del suo anno. Efficiente, preparata, diligente, tutte qualità che evidenziavano i difetti della spesso grossolana torre dei Grifondoro. Le malelingue di Hogwarts insinuavano che la so-tutto-io Granger, come venne soprannominata dal professor Severus Piton a causa della sua mania di metter parola ovunque, fosse immune alla maledizione della torre di Grifondoro perché nata babbana. Ovviamente, questa era la teoria diffusa tra le Serpi dei sotterranei e non il parere comune della scuola, che classificava molto spesso Hermione Granger come uno dei pochi errori del Cappello parlante. Nelle numerose teorie diffuse ad Hogwarts c’era chi sosteneva che il Cappello fosse oramai troppo vecchio per smistare gli studenti, altri che fosse inadatto al compito assegnatogli proprio per la sua natura di semplice cappello. Appartenuto secoli prima a Godric Grifondoro, smistava i nuovi arrivati nelle quattro Case da dopo la morte dei quattro fondatori. C’era chi sosteneva che, nell’anno in cui Hermione Granger venne smistata, il Cappello si prese la libertà di compensare la disastrosa comparsa tra le file dei figli di Godric di Neville Paciock, in memoria del suo vecchio padrone. Anche questa però, come ogni teoria, era infondata, perché Hermione Granger venne smistata prima di Neville Paciock.

Quello che più risuonava insolito nella torre dei coraggiosi era la loro noncuranza per i punti ed il prestigio che la Granger continuava a regalare alla Casa da ben tre anni anzi, c’era un tacito accordo di non sostenere la sua campagna di rigido studio e rispetto delle regole del so-tutto-io medio. I Grifondoro erano da sempre propensi ad infrangere qualsiasi regola, usando ogni mezzo possibile per fuggire ai controlli del custode Gazza, aiutato nella sua campagna contro gli studenti dal suo fedele cane, un lupo cecoslovacco di nome mr. Grr. Purtroppo per il custode, il cane era troppo corruttibile per essere considerato dagli studenti una reale minaccia, e tra i Grifondoro in particolare c’era chi riusciva ad ingraziarsi l’animale nel migliore dei modi, potendo così aggirarsi liberamente per la scuola anche dopo l’orario del coprifuoco.

Molti anni prima di quelli narrati in queste righe, riuscì a Sirius Black, noto a pochi come Felpato, di amicarsi il cane del custode grazie alle sue doti di Animagus che gli permettevano di divenire un grosso cane nero. I suoi più grandi rivali in quel rapporto d’amicizia furono i gemelli George e Fred Weasley, che riuscirono a portare il cane dalla loro parte grazie a dolcetti e caramelle. Questi due ragazzi erano la fedele rappresentanza di quanto potesse esserci di opposto ad uno studente modello. Da quando la torre di Godric aveva accolto i due fratelli tra le sue mura, la pace e la tranquillità avevano finito di esistere. I loro scherzi magici erano noti a tutti Hogwarts, e tra i più c’erano i loro sostenitori. Irriverenti e pieni di spirito, riuscivano a trasformare ogni minuto in vero divertimento. Non tutti però amavano il loro incessante frastuono…

Come ogni sera di quell’anno iniziato da poco, la sala comune di Grifondoro straripava di studenti. C’era chi giocava a scacchi magici, chi giocava a gobbiglie, chi leggeva per proprio piacere e chi, esponente di pochi impavidi, tentava di studiare. I G.U.F.O. ed i M.A.G.O. ancora lontani spaventavano un ristretto numero di studenti del quinto e del settimo anno, ed ancor meno erano gli studenti ligi al dovere che eseguivano i compiti loro assegnati. In un angolo si poteva scorgere Hermione Granger –  o meglio, si potevano scorgere i suoi disordinati capelli spuntare dalle alte pile di libri disposti attorno a lei – che, innervosita e distratta dal vociare della sala, malediceva se stessa per aver scelto uno spropositato numero di materie per quell’anno. La regina dei so-tutto-io non era certo l’unica a scagliare maledizioni mentali all’interno della sala comune, ed il più agguerrito tra tutti gli iettatori era di certo un ragazzo del settimo anno che, nascosto dietro un enorme libro, osservava in modo particolarmente malevolo i ragazzi che erano stipati attorno ad uno dei grandi tavoli. Tra loro c’erano i gemelli Weasley, che avevano gentilmente smesso di lanciare razzi magici per la stanza ma che non si tiravano indietro dal parlare con un tono di voce capace di raggiungere le segrete di Serpeverde. La fonte di tanta attenzione altri non era che un modellino in scala ridotta di un campo da quidditch. Pochi giorni ancora e la stagione si sarebbe finalmente aperta. Finalmente per quelli che amavano il quidditch, per gli altri sarebbe stato solo un logorante fastidio che si sarebbe protratto fino alla fine del campionato. Non che fossero molti, ma anche le minoranze, per equo diritto, cercano di far valere le proprie ragioni.

« Con loro non funziona, i loro schemi sono completamente diversi » spiegò Alicia Spinnet alla squadra.

« Ed hanno un nuovo cercatore » li informò Angelina Johnson. « Quello alto e carino, Diggory ».

« Ma se è più tonto di un Troll! » si intromise Fred Weasley, con il preciso intento di interrompere subito l’adulazione delle ragazze per il nuovo cercatore di Tassorosso.

« Comunque sia, dobbiamo riorganizzare ogni cosa. Da domani ci alleneremo tutti i giorni per recuperare il tempo perso »

« Siamo nelle tue mani Harry… » disse George Weasley. « O anche nella tua bocca! In caso volessi ingoiarti anche questo boccino » riprese Fred.

Quel vociare insistente infastidiva non poco il ragazzo, immerso nel suo libro in una poltrona vicino al camino, che così facendo apprendeva veramente poco del suo tomo di Antiche Rune. Questo ragazzo era tra i più brillanti che se ne fossero mai visti ad Hogwarts, con una media di voti superiore, per quanto possibile, a quella dell’impeccabile Hermione Granger. Avrete di certo capito che era uno dei sostenitori della sopra citata teoria comportamentale del so-tutto-io medio, capace di studiare nei luoghi e nei momenti meno opportuni e pretendendo che tutti adottino la sua politica. Come per ogni essere umano, anche per il so-tutto-io hogwartsiano c’era qualcosa di incomprensibile. Quello che questa eccelsa categoria proprio non concepiva era l’amore per il quidditch; era contro la sua natura amare quello sport.

Nella sala comune di Grifondoro qualsiasi mago o strega, anche del primo anno, sapeva quanto quel ragazzo in particolare odiasse quello sport con tutto se stesso. Non tutti l’avrebbero descritto con le medesime qualità, i medesimi pregi ed i medesimi difetti, ma su una cosa convenivano tutti: Oliver Baston odiava il quidditch.

Osservava la squadra al completo di Grifondoro, pensando a tutte le fatture possibili che avrebbe potuto – o meglio voluto – scagliargli contro. La disgrazia più grande gli era capitata tra capo e collo una mattina di tre anni prima, quando la professoressa McGranitt aveva annunciato ad Angelina, capitano della squadra, d’aver trovato un nuovo cercatore. Da quel giorno il più giovane cercatore visto da un secolo, nonché il già famoso bambino sopravvissuto Harry Potter, divenne il bambino che prima o poi sarebbe morto per mano di Oliver Baston. Era già famoso in tutto il mondo magico, perché mostrare le sue doti alla più agguerrita sostenitrice della squadra di Grifondoro? Nonostante tutti i tomi letti in vita sua, Oliver non trovava risposta a quella domanda. Stava di fatto che da quel triste giorno tutta Grifondoro si fosse convinta che presto avrebbero vinto il campionato, ed il fermento era continuo.

Per di più, nonostante Oliver si fosse impegnato particolarmente dimenticando il suo tomo di Antiche Rune, non era riuscito a trovare risposta nemmeno all’agitazione che aveva travolto la squadra di quidditch. Il senso di quello sport era far gol nei tre cerchi difesi dal portiere, disarcionare barbaramente gli altri giocatori e, qui entrava in gioco il più giovane cercatore visto da un secolo, recuperare una stupida pallina alata. Che bisogno c’era d’avere degli schemi di gioco? E soprattutto, che differenza faceva giocare con l’una o l’altra squadra? Tutte le ‘E’ prese da Oliver nei sette anni passati ad Hogwarts non lo aiutarono minimamente a trovare delle risposte.

« Abbiamo una settimana per riorganizzarci. Domani mattina alle sei vi voglio sul campo da quidditch » sentenziò Angelina, ponendo fine allo strazio di Oliver. Si stavano disperdendo, lontani dalle sue orecchie e pronti per andare a cena. Avrebbe potuto studiare in santa pace…

« Oliver! » o forse no. Alicia stava venendo verso di lui, decisa a passare un po’ tempo con quello che doveva essere il suo fidanzato.

« Hai sentito? » chiese innocentemente « La prima partita del campionato non sarà più contro i Serpeverde, ma contro i Tassorosso: un vero disastro! »

« Alicia, una squadra è una squadra, non può essere così diverso »

« Oliver, tu non capisci… »

« Esatto, io non capisco » la interruppe « quindi, se vuoi scusarmi, avrei un libro che mi aspetta » disse sollevano il pesante tomo, come se prima avesse potuto passare inosservato.

« Mi dai sui nervi quando fai così! » esclamò Alicia, alzandosi dal bracciolo della poltrona dov’era seduta, pronta a girare sui tacchi ed ignorare per qualche giorno il suo ragazzo, ma quest’ultimo la afferrò per il braccio e la fece cadere sopra le sue ginocchia.

« Scusa, non volevo risponderti male, ma sai quanto odio il quidditch » le disse sorridendo, facendo sentire la ragazza in colpa. Oliver aveva un sorriso talmente dolce da far rabbonire anche un Ippogrifo infuriato.

« Scusami tu, so che tieni allo studio quanto io tengo al quidditch. Sai, a volte mi chiedo come ho fatto ad innamorarmi di un ragazzo che odia quello che io amo »

« Perché ho mille qualità pronte a compensare quella mia mancanza » spiegò ridendo Oliver, ottenendo così il perdono dalla sua ragazza.

« Ti lascio studiare » sussurrò Alicia, prima di lasciare il suo ragazzo al suo libro e dirigersi verso il ritratto della Signora Grassa. Non appena Alicia fu scomparsa dalla sua vista, Oliver ghignò soddisfatto. Aveva imparato che bastava dare ragione ad Alicia e scusarsi con un gran sorriso per compensare la sua mancata passione per il quidditch. Era più forte di lui, ma non appena sentiva un termine come boccino, pluffa o mazze diventava intrattabile. Non riusciva a concepire cosa ci potesse mai essere di tanto interessante in quel maledetto sport.

Dopo solo quindici minuti di pace, poggiò il libro sulla poltrona e si diresse verso l’uscita; anche lui doveva pur mangiare infondo. Arrivato nella Sala Grande individuò Alicia al tavolo di Grifondoro e si sedette accanto a lei, pur sapendo che l’argomento in quella zona sarebbe stato sempre e solo il quidditch. Non poteva farci nulla, amava la vitalità di Alicia, la sua spontaneità, i suoi sorrisi. La amava, e questo superava di gran lunga il suo odio per cercatori e battitori.

« Quest’anno nulla ci toglierà la coppa » esclamò poco più in là Semaus Finningan, un ragazzino del terzo anno. « Abbiamo tre cacciatrici fantastiche, due battitori con i fiocchi, un portiere invidiato perfino da Serpeverde » Lavanda si inchinò in modo teatrale per il complimento ricevuto « ed il più giovane cercatore visto…»

…da un maledettissimo secolo! Pensò Oliver. Era ufficiale: il quidditch era peggio di un virus. Un virus per cui non c’era vaccino.

« Io continuo a preferire il calcio ». Una voce fuori dal coro attirò l’attenzione di Oliver. Dean Thomas – benedetto ragazzo! – , probabilmente babbano di nascita, aveva appena, a suo rischio e pericolo, pronunciato qualcosa di melodioso per le orecchie di tutti i non amanti del quidditch. Di Oliver e Hermione Granger, si intende.

« Il quidditch non è brutto » si affrettò a dire dopo che tutta la tavolata – o quasi – aveva pensato di cruciarlo, « ma il calcio è meglio ».

« Concordo con te » disse Oliver, facendo ammutolire tutti i partecipanti alla conversazione. « Gli sport babbani richiedo sacrificio e vero sudore »

« Ma tu cosa ne sai degli sport babbani, sei un purosangue! » cercò di liquidarlo Lavanda Brown, giunta in difesa del suo amato sport e fallendo miseramente.

« Si dia il caso, Lavanda, che io sono molto ben informato su ogni sport babbani » precisò, con un tono di voce che fece ammutolire l’irriverente ragazzina. Alicia, che già sapeva di questa passione di Oliver, non disse nulla e continuò a mangiare la sua torta di zucca ridendo sotto i baffi. Tante volte aveva discusso con Oliver proprio la questione degli sport babbani, e tante volte aveva dovuto cedere di fronte alla determinazione del suo ragazzo. 

« Richiedono fatica e costanza, oltre che doti naturali non indifferenti » si fece coraggio Dean.

« Anche il quidditch » rispose Fred. « E si rischia anche la vita » continuò George.

« Non lo trovo un punto a suo favore » convenne Oliver, da sempre impressionato dalla noncuranza con cui veniva trattata la pericolosità di quello sport.

« Tiferai almeno per Grifondoro alla prossima partita? » chiese scherzosamente Angelina, con la speranza di smorzare la tensione.

« Tiferò per Alicia » rispose diplomatico Oliver, facendo sorridere la propria ragazza.

Fin da quando era bambino gli sport babbani avevano attirato la sua attenzione molto più del quidditch. I Baston abitavano nella Londra magica, ma molto vicini all’insediamento babbano, così Oliver era cresciuto osservando i ragazzi babbani giocare a basket o calcio, apprezzando sempre di più le soddisfazioni che si riusciva a trarre da quegli sport. Sapeva che anche il quidditch era uno sport difficile e che richiedeva non poco talento, ma la completezza fisica che vedeva utilizzata negli altri sport lo appagava molto più che cavalcare un manico di scopa. Era fermamente convinto che non si dovesse sudare molto nel quidditch; passare ore e ore sopra ad un manico di scopa non era certo un'attività in grado di rafforzare né di scolpire il fisico, ma al massimo di provocare un terribile dolore alle natiche a causa della scomodità del manico in questione. Oliver detestava i cercatori rachitici considerati adoni dalle ragazze perché praticavano sport: il quidditch non era fatica fisica. Punto. Non si sudava né si rafforzavano i muscoli, e rischiare ogni partita di morire non era certo ciò che lo rendeva bello ai suoi occhi.

Era strano e molto raro – per non dire insolito – che un ragazzo purosangue ed atletico fosse così riluttante nei confronti dello sport magico nazionale, preferendo di gran lunga i libri ad esso – o peggio, gli sport babbani! – ma chiunque avesse avuto il piacere di conoscere Oliver Baston sapeva che le eccezioni esistono davvero.

Dopo la cena, Oliver si diresse verso la sala comune di Grifondoro, pronto a riprendere lo studio da dove l’aveva lasciato e sperando fortemente che nessuno fosse in vena di creare confusione. Arrivato d’innanzi al ritratto della Signora Grassa, trovò ad accoglierlo il perfetto e diligente Percy Weasley, Prefetto di Grifondoro. Wealsey e Baston non erano mai andati particolarmente d’accordo, ma da quando Oliver era stato nominato Prefetto prima e Caposcuola poi, Percy non aveva certo cercato di nascondere il suo disappunto. Voleva il posto di Caposcuola e, se Oliver non fosse stato così “Eccezionale”, sarebbe stato certamente suo. Il secondo posto non era cosa di cui l’ambizioso Percy s’era accontentato tacitamente. Ogni singolo giorno cercava di mettere i professori nella condizione di rimpiangere la scelta fatta, ma Oliver non era una persona competitiva, e spesso Percy si ritrovava a combattere da solo.

« La professoressa McGranitt ti cercava per darti l’orario del tuo turno di ronda. Tranquillo, sono sempre reperibile e mi sono offerto di portartelo io stesso » sibilò altezzoso, porgendo il foglio ad Oliver, che lo prese con un sorriso.

« Sei stato molto gentile, Weasley » commentò sereno, non avendo colto il tono aspro nelle parole di Percy, prima di allontanarsi e lasciare il Prefetto-perfettino di Grifondoro solo ed impalato accanto ad una colonna. Sì, Oliver Baston non era decisamente una persona competitiva, e Percy Weasley prima o poi si sarebbe rassegnato smettendo di cercare di provocarlo per fargli commettere un passo falso. Forse.

Se Oliver fosse stato un ragazzo come tutti gli altri, nessuno si sarebbe stupito nel sentirlo imprecare poco delicatamente nel leggere il suo turno di ronda, ma usare un linguaggio scurrile non era certo nel suo stile. A quel ‘cazzo!’ sibilato a denti stretti, seguito da molti altri detti con più vigore, perfino Malocchio Moddy avrebbe storto il naso – o quello che ne rimaneva – perplesso per uno sfogo così improvviso.

Maledetto, maledettissimo quidditch!, pensò. Probabilmente, la professoressa McGranitt doveva aver sentito le teorie di Oliver sul quidditch, perché assegnargli il turno di ronda proprio quella sera era una cose spregevole, a parere del ragazzo. Una punizione per il suo mancato amore per quello sport. Lui doveva studiare Antiche Rune, possibile che nessuno lo capisse? Non gli importava minimamente che Angelina, Prefetto di Grifondoro, avesse una “riunione speciale” per decidere i nuovi schemi per la squadra e quindi non potesse effettuare il suo turno di ronda.

Con crescente fastidio, disse la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrò nella tranquilla torre di Grifondoro. I gemelli Weasley avevano deciso di riprendere il lancio di razzi da dove l’avevano interrotto, e tutta la torre chiacchierava eccitata come se fosse pieno pomeriggio.

« Fred, George, smettetela subito con quei razzi magici! » tuonò deciso, ma ovviamente i gemelli non obbedirono. Sapevano che Oliver non avrebbe mai e poi mai tolto punti alla sua Casa, perdendo così quelli che faceva guadagnare con la fatica dello studio. 

Stizzito, Oliver prese il suo preziosissimo libro e si diresse verso i corridoi, pronto per il turno di ronda.

Dopo aver controllato tutta la zona del castello che gli spettava, verso le ventitre, Oliver si sedette nel mezzo di un corridoio, pronto per studiare anche in quello strano posto: sapeva che nella torre, non appena il buco del ritratto s’era richiuso alle sue spalle, il vociare era iniziato peggio di prima. E sapeva anche che Angelina, non appena finita la riunione con se stessa, avrebbe spiegato subito i nuovi schemi alla squadra, anche a mezzanotte se necessario, così da non trovarla completamente impreparata la mattina seguente. Non poteva nemmeno pensare di studiare nel dormitorio maschile, perché Percy non voleva assolutamente nessuna luca accesa durante il suo riposo. Forse Oliver, prima o poi, avrebbe capito che Percy cercava solo di impedirgli di studiare per abbassare la sua media, ma per ora, ignaro e dirla tutta sprovveduto, evitava sempre di dare fastidio al suo compagno di dormitorio.

Non aveva ancora aperto il libro che una voce cavernosa arrivò a disturbare le sue orecchie.

« Perché non chiami papino, se vuoi che ti lasciamo in pace? » aveva chiesto a qualcuno la fastidiosa voce di un alunno fuori dal dormitorio dopo il coprifuoco. Un dono del cielo, per un Oliver Baston molto, molto incazzato.

« Già, magari viene a difenderti, visto che da solo non faresti male ad una mosca ». Una seconda voce aveva parlato proprio mentre Oliver era arrivato alle loro spalle. Un teatrino che il Caposcuola aveva visto molte volte negli ultimi tre anni si presentava ancora davanti ai suoi occhi.

« Tiger, Goyle, cosa fate fuori dal dormitorio a quest’ora? » aveva sibilato, ghignando soddisfatto per aver colto sul fatto quei due Troll.

I Troll in questione, non appena sentita la purtroppo familiare voce del Caposcuola di Grifondoro, avevano imprecato a denti stretti, coscienti che molti granelli di sabbia sarebbero spariti dalla clessidra segnapunti di Serpeverde.

« Cinquanta punti in meno a Serpeverde » appunto.

« Non è giusto! »

« Sono troppi punti! »  protestarono, assolutamente in vano, i due colpevoli.

« Se dovessi togliere punti alla vostra Casa in proporzione alla vostra stupidità, Serpeverde rimarrebbe a quota zero » aggiunse impassibile Oliver. « Sparite, forza! »

« Ma anche lui… »

« Lui ha il mio permesso » tagliò corto, riferendosi al ragazzino che Tiger e Goyle stavano tormentando prima che lui arrivasse. I due ragazzi non dissero più nulla, per paura di vedere altri punti sottratti alla loro Casa, e scivolarono via lanciando sguardi di puro odio alla loro oramai ex vittima.

« Draco, cosa ci fai fuori dal dormitorio a quest’ora? » aveva chiesto Oliver, rammaricato. Da quando Draco Malfoy aveva messo piede ad Hogwarts, Oliver aveva deciso di tenerlo sotto la sua ala protettiva. Non aveva mai conosciuto un ragazzino più gentile di Draco, e proprio non si capacitava di come fosse finito a Serpeverde. Era un purosangue, certo, discendente di due nobili Casate, ma Tassorosso sarebbe stata una Casa molto più adatta a lui. Era sempre gentile con tutti, educato, disponibile, un esempio di correttezza e lealtà. Era anche molto timido, al pari di Paciock, e proprio per questa sua mancanza di carattere non era molto popolare tra i suoi compagni di Casa. Tiger e Goyle in particolare non perdevano mai occasione di prenderlo in giro e tormentarlo, cosa che faceva davvero arrabbiare Oliver.

« Ero ad allenarmi a quidditch » rispose Draco, con lo sguardo rivolto a terra di chi spera di non aver deluso nessuno. Draco sapeva bene quanto Oliver odiasse il quidditch, ma lui lo amava; era l’unica cosa che lo faceva stare bene ad Hogwarts. Però voleva anche bene a Oliver, lo considerava come un fratello maggiore, e per questo non voleva deluderlo.

Quidditch, sempre solo il quidditch! aveva pensato subito Oliver. Quello sport era davvero ovunque. Ovunque!

« In effetti non credo che tutti vaghino per i corridoi con la scopa da corsa » ammise, una volta osservato meglio Draco. « Cosa ci trovi in quello sport, Draco? » chiese poi, deluso dal fatto che il suo pupillo avesse infranto le regole per il quidditch. Il quidditch per l’amor di Godric!

« Be’…ogni volta che Serpeverde vince… i miei compagni mi lasciano in pace per un po’ » ammise Draco. Era vero, quando riusciva ad afferrare il boccino e portare punti alla sua Casa, perfino Tiger e Goyle non lo tormentavano per parecchio tempo. Amava il quidditch, amava cavalcare una scopa e sentire il vento tra i capelli, e amava anche essere lasciato in pace per un po’.

« In questo caso, posso sorvolare sul tuo allenamento » concesse Oliver, lasciando Draco alquanto stupito.

« Davvero? » aveva chiesto sgranando gli occhi: era una cosa quasi impossibile. Oliver era davvero ligio alle regole, e Draco non avrebbe mai pensato di vederlo infrangerle per… il quidditch!

« Sì, davvero, però ora torna subito al tuo dormitorio e non farti più trovare alzato a causa degli allenamenti »

« Certo, Oliver! Grazie » aveva detto Draco prima di incamminarsi verso il suo dormitorio, stupito ed ancora più affezionato ad Oliver. Qualsiasi altro ragazzo avrebbe di certo guadagnato una punizione al suo posto, ma il Caposcuola di Grifondoro non poteva di certo punire l’unico giocatore di quidditch – esclusa Angelina – per cui avesse mai patteggiato. Se non fosse stato per la sua ragazza, avrebbe sperato con tutto se stesso che Draco riuscisse a strappare il boccino dalle mani del più giovane cercatore visto da un secolo, o anche dalla bocca se necessario. Meritava d’essere lasciato in pace, e se il merito doveva essere attribuito al quidditch… be’ Oliver avrebbe trovato un modo per sopportarlo.

Riafferrò il suo libro e si sedette nuovamente sul freddo pavimento, ma evidentemente quella sera tutta Hogwarts aveva deciso di impedirgli di studiare.

 

“Il Caposcuola Baston vuole studiare,

ma Pix non lo lascerà concentrare.

Canterà la sua canzoncina

anche fino a domattina.”

 

Pix il poltergeist, lo spirito dispettoso della scuola, aveva trovato Oliver, ed evidentemente non aveva nulla di meglio da fare che impedirgli di studiare.

« Pix, sparisci! Non ho tempo per i tuoi giochetti! » aveva tuonato Oliver, arrabbiatissimo, ovviamente invano.

 

“Il Caposcuola Baston vuole studiare,

ma Pix non lo lascerà concentrare…”

 

« Pix, se non la smetti chiamo il Barone! » l’aveva minacciato Oliver, ancora invano.

« Il Barone è lo spirito di Serpeverde, non aiuterà di certo il Caposcuola che ha appena tolto cinquanta punti alla sua Casa » aveva risposto Pix sghignazzando.

Touche, aveva pensato Oliver, rassegnato al fatto che Pix non avrebbe smesso presto di tormentarlo. Esasperato, s’era incamminato – con Pix alle calcagna che ovviamente non la smetteva di cantare – verso l’unico posto in cui lo spettro non poteva entrare: la biblioteca.

Assaporando il momento in cui avrebbe varcato la soglia liberandosi di Pix, spalancò la porta d’ingresso con gioia, ma dovette subito bloccarsi.

« Le loro cercatrici sono troppo veloci! » aveva esclamato dall’interno della biblioteca Cedric Diggory, cercatore di Tassorosso.

Ad Oliver ci vollero pochi secondi per capire quanto la sua sfortuna fosse sfacciata quella sera; un modellino in scala ridotta di un campo da quidditch torreggiava sopra uno dei tavoli della biblioteca, dove tutta la squadra di Tassorosso era riunita in una scena molto, molto familiare per Oliver.

« Che fate voi qui? » aveva chiesto comunque, vagamente isterico.

« Abbiamo il permesso della Professoressa Sprite, dovevamo riunirci per decidere gli schemi della prossima partita » rispose Diggory, interrompendo la preziosa riunione. Oliver non si disturbò a chiedere altro e, con un modo di fare estraneo alla sua persona, sbatté la porta senza aggiungere una parola, lasciando tutti gli occupanti della biblioteca sgomenti.

Il quidditch aveva davvero deciso di rovinargli la vita.

Ovviamente, Pix non se ne era andato, e come Oliver era uscito dalla biblioteca, aveva ripreso la sua irritante canzoncina.

Maledetto poltergaist, sei irritante come il quidditch! pensò Oliver, ed un lampo di genio illuminò il suo volto con un sorriso vittorioso.

Forse c’era un modo per liberarsi di Pix e vincere la sua personale battaglia contro il quidditch; forse Oliver doveva solo giocare ‘fuori casa’…

Sempre seguito da Pix, si incamminò verso l’unico posto in cui –  questa volta ne era certo –  non ci sarebbe stato nessuno a quell’ora. Quando arrivò all’ingresso e varcò la soglia, Oliver si voltò ad osservare Pix con aria soddisfatta: adesso non gli avrebbe più dato fastidio.

Con un ghigno soddisfatto sul volto, si avviò verso la sua tanto agognata pace. Una volta arrivato, si sedette su uno dei seggiolini ed evocò un piccolo fuoco per scaldarsi; aprì il suo tomo di Antiche Rune dove era stato costretto ad interrompere la lettura, pronto per studiare un quantitativo di pagine che gli altri studenti avrebbero letto solo a febbraio. Prima di studiare però, si guardò in torno e non poté fare a meno di sorridere.

Per sfuggire dal quidditch, si era ritrovato a studiare sulle gradinate dello stadio della scuola, proprio nel fulcro del suo disprezzo.

Doveva ammettere però, che lo stadio, illuminato dalla Luna e coperto dalle stelle, aveva il suo fascino. E poi, era davvero piacevole stare immersi in quel silenzio delicato, scaldati da un piccolo fuoco. Finalmente avrebbe potuto studiare in santa pace; forse, non tutto quello che era collegato al quidditch era poi così male.

Forse, un campo deserto sarebbe stata la giusta mediazione tra Oliver Baston ed il suo odio smisurato per il quidditch.

 

 

 *

 

 

Payton Sawyer - Maledetto, maledettissmo quidditch!

Seconda classificata

Grammatica: 9,75/10
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione pg: 19,75/20
Originalità: 20/20
Giudizio personale: 4,5/5

Totale: 64/65

Pay, ammettilo, ti piace Oliver. In qualsiasi salsa ti venga presentato, tu continuerai ad amarlo forevA and evA.
E’ stata dura, durissima, scegliere tra primo e secondo posto, quindi vorrei spiegarti come mai alla fine ho fatto questa scelta. Prima di tutto, ho confrontato la grammatica, e se noti tu hai un punteggio più alto dovuto agli errori: ne ho trovato solo uno, e per questo ti ho premiata. L’originalità merita il punteggio pieno perché il tuo Oliver è puramente e schifosamente OOC. Lui che odia il Quidditch? Proprio lui? Oh Merlino! Ecco perché nevica!
Tra l’altro, l’odio per il cercatore più giovane dell’ultimo secolo fa troppo ridere. Per non parlare del fatto che prende sotto la sua ala Draco, quel bambino così gentile ed educato.
Ora, quello 0,25 che ti ho tolto nella caratterizzazione è stato più che altro perché non tutti i personaggi comparsi erano OOC. So che questa è una motivazione del cavolo (puoi schiantarmi se vuoi), ma giuro che è stato l’unico motivo per il quale la tua storia e quella di Mally sono diverse. Fosse stato per me avrei messo tutte e due prime a pari merito.
Complimentissimi e grazie per aver partecipato.


 

 

 

 

 

 

 

   
 
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