1.
Non
Può e Non Deve Essere Lui
Sospiro
guardando fuori dalla finestra della mia classe. È il 30 novembre del 2010 ed è una di quelle giornate. Una
di quelle giornate orribili che sembrano non finire mai. Una di quelle giornate
che ti svegliano con un mal di testa martellante alle tempie, che non puoi
lenire in alcun modo. E il fatto che la mia professoressa di latino sia ancora
qui a blaterare fa aumentare in modo esponenziale questa sensazione di
fastidio. Vorrei solo poter agitare le mani alla Piper
Halliwell e farla implodere. Ok, forse non lo farei comunque, ma sto male.
Ok,
forse non avrete capito molto della mia situazione attuale. Il mio nome è
Anastasia Berri. Sono una comunissima ragazza di
diciotto anni con poche soddisfazioni sul suo presente e molte speranze per il
suo futuro. Sono una ragazza che come tante altre spera in qualcosa che possa
cambiarla e possa salvarla dalla monotonia. Sono una delle migliaia di ragazze
che frequentano il Liceo Scientifico più affollato della mia città. E si, sono
italiana. Il che vuol dire che sono lontana migliaia di chilometri da tutti i
posti in cui vorrei stare. Compresa l’Università dei miei sogni.
Perché
si, se avessi possibilità di scelta frequenterei Musica in uno dei posti più
belli del mondo, almeno per me.
Christ
Church University.
Lì
dove i primi due film di una delle saghe più belle del mondo sono stati girati.
Lì dove, ovunque vai in giro, ti vengono in mente immagini di quello scricciolo
minuscolo di uomo che era Daniel Radcliffe imparare a
giocare a Quidditch, o lì dove la Ford Anglia del Signor Weasley è
passata prima di sparire nella Foresta Proibita. Lì dove mi sono innamorata di
‘Harry Potter’. Una passione che, al contrario di molte altre, non è affatto
svanita.
Sospiro
di nuovo, questa volta di sollievo, quando finalmente suona la campanella e la
mia professoressa di latino libera il mio spazio vitale della sua presenza.
Nemmeno il tempo di sorridere a me stessa che entra la Professoressa d’Inglese.
Non la odio, è uno dei pochi esseri umani adulti presenti in questo plesso
scolastico che non hanno una pietra al posto del cuore, ma ciò non cambia il
fatto che, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscirò mai ad entusiasmarmi
per una sua lezione, specialmente in giornate no come questa. Certo il livello
medio della mia classe non aiuta per niente. In fondo non è colpa sua se
nessuno sa veramente parlare in inglese in questa classe.
-Salve
ragazzi.- ci saluta, con un sorriso. –Posate i libri per oggi. Ho una sorpresa
per voi. Da oggi, avremo un conversatore che terrà una lezione a settimana. È
inglese, il che vuol dire che tra gli effetti collaterali c’è anche quello che
potreste prendere l’accento britannico. Pensandoci questo non è un effetto
collaterale. Spero possiate trarre il meglio da queste lezioni.-
Nel
frattempo il suddetto conversatore è già entrato. Ascoltavo la professoressa ed
ero distratta, quindi non sono riuscita a vederlo in faccia e adesso ci fa le
spalle. Indossa un completo casual, blu intenso. Toglie la giacca, rivelando
una camicia bianca. E della sua persona fisica si vedono solo i capelli biondi,
molto biondi e la pelle chiara. Quando si gira mi sento mozzare il fiato. I
tratti del viso sono marcati, ma in un qualche modo sono gentili. No, non
gentili, aristocratici. E anche se sono
seduta all’ultimo banco riesco a vedere i suoi occhi incredibilmente grigi. Lo
vedo ghignare leggermente, mentre fa vagare lo sguardo tra tutti i miei
compagni. Il suo sguardo si posa su di me, e io mi sento avvampare.
E
mi prendo per stupida. Perché non riesco a credere che la prima persona che mi
è venuta in mente guardandolo è una persona che non esiste, che non può
esistere. Non può essere lui. Non può, non deve esistere.
-Salve, ragazzi.- dice, con tono pacato e
controllato. –Mi chiamo Abraxas Black, ho trent’anni e sono il vostro conversatore,
come avrete capito. E per chi ha visto Streghe o Supernatural,
o qualsiasi altro telefilm fantasy, no, non sono un diavolo. Ne porto solo il
nome. E adesso, su, presentatevi.-
Ride,
ed è strano, perché forse, per chi mi ricorda, non sembra adatto a questo tipo
di emozione. Forse non dovrebbe essere giusto, ma sembra giusto per il lui
attuale. I miei amici iniziano a presentarsi e io posso anche permettermi di
osservarlo tranquillamente. Anche se non sono l’unica. Molte delle mie compagne
lo stanno guardando intensamente. Attira attenzione come delle api sono
attratte al miele.
-So chi sei.- dico, senza nemmeno
rendermene conto.
Spalanco
gli occhi, sorpresa. Perché non posso essere così stupida. Non posso crederci
sul serio. Sarà una terribile somiglianza, ma no, lui non può essere Draco
Malfoy. Sarà anche uguale a lui, sarà anche la copia dell’immagine di lui che
ho nella mia testa, ma lui non è Draco Malfoy.
Però… come ha detto che si chiama?
Abraxas Black.
Abraxas è il nome del nonno paterno. E Black… be’, Black è il cognome di
sua madre. Ma anche se fosse lui… non penso sia così
stupido da farsi chiamare così. Troppo riconoscibile. E poi, no, non può, non
deve essere lui. Il mio mondo finirebbe a testa giù se fosse veramente lui.
-E chi sono io?- mi chiede, un lieve
ghigno sul volto. Ghigno compiaciuto che non fa altro che ricordarmi ancora di
più lui.
-Il figlio del figlio di Abraxas
e il figlio di una donna Black.- dico, provando a suonare certa, nonostante
i miei dubbi.
-Arguta.- risponde, senza che il ghigno
ne risenta. –Non ne possiamo parlare
adesso, però, ok, Sanguesporco?-
-Non sono una…
Sanguesporco.-
ribatto, confusa.
-Ah, giusto, hai ragione, dovrei chiamarti
Nata Babbana.- celia, con una risata secca che
non gli illumina gli occhi.
-Non sono una strega.- lo fermo. –E adesso basta parlare di queste cose. A
meno che tu non voglia farti beccare.-
-Sia mai.- dice, con una smorfia. –Dopo devo parlarti. Alla fine dell’ora. Devi
venire. Se sai chi sono, sai anche che i rifiuti non li accetto.-
Annuisco,
alzando gli occhi al cielo, perché anche se continuo a non credergli sono
troppo curiosa. I miei amici continuano a parlare di loro, come se a lui
interessassero davvero i loro drammi. Io continuo a studiarlo, provando a
scorgere altre piccole cose che possano confermare la mia teoria. Ha alzato le
maniche della camicia al gomito e sul suo avambraccio sinistro c’è una strana
ombra scura. Come un livido. Come un tatuaggio scomparso. Come un Marchio Nero
che non c’è più.
Sospiro
per l’ennesima volta in questa giornata. Lui è.. lui. Lui che, nonostante tutto,
è il mio personaggio preferito. Lui che, anche se tutte le persone che conosco
lo credono crudele e meschino, io reputo buono, solo vittima delle circostanze.
Lui che è.. Draco.
Suona
finalmente la campana. Sia lui che la mia Professoressa congedano la classe con
un saluto e un sorriso e così quasi tutti lasciano la classe per la
ricreazione. Io vado da lui, con tante domande in testa.
-Seguimi.- mi dice, con un cenno della testa,
prendendo la giacca.
Annuisco
in risposta, fingendo indifferenza, mentre tutta la parte femminile della mia
scuola, raccolta attorno ai distributori di merendine e di caffè, ci fissa,
mentre lui, a cui non voglio pensare con un nome, mi guida verso il corridoio
dietro la Sala Informatica, deserto durante la pausa.
-Sei davvero tu?- mormoro, arrossendo. –Ti prego, non dirmi che è un sogno… è un sogno, vero? Però è strano, perché, certo, mi
capita di fare sogni così, ma di solito hai la faccia di Tom Felton, e tu non lo sei.-
O
per l’amor del cielo. Vorrei tanto che si aprisse una voragine sotto di me e mi
inghiottisse. Con mia grande sorpresa, scoppia a ridere. E ha anche una
bellissima risata.
-E chi sarei io?- mi sfida, con ancora la risata negli
occhi.
-Te l’ho detto, il figlio del figlio
di Abraxas e
il figlio di una donna Black.- gli rispondo, assottigliando lo sguardo.
-Scusa, ma sono un po’ tardo.. voglio
un nome.- mi dice, col divertimento negli occhi.
-Draco Malfoy.- rispondo, tra i denti.
-10 punti alla Sanguesporco.- dice,
ridendo.
Non
so il perché, ma sento un retrogusto amaro nella sua risata.
-Come faccio a crederti?- gli chiedo,
ancora incerta.
Lui
mi guarda sorpreso. –Be’, se credermi o
no, sta a te. Però prima mandi quasi all’aria la mia copertura, e poi nemmeno
mi credi? Credevo che a quelli come voi mancasse solo la purezza di sangue, non
solo l’intelligenza.-
-Oh, ti prego!- ribatto sarcastica. –Io poco intelligente? E poi di che copertura
parli? E poi… perché continui a chiamarmi
Sanguesporco se non sono nemmeno una strega? Non provare a confondermi,
Malfoy!- gli dico, con un’occhiataccia.
Ci
resto di stucco, quando non mi risponde.
-Che c’è adesso? La serpe ha perso la
sua lingua biforcuta?- celio,
amara.
-No, non è questo. È che… mi hai ricordato la Granger
per due secondi.- mi
dice calmo e credo anche un po’ strabiliato.
-Oh, questo si che è davvero
fantastico!-
Ok,
sono consapevole del fatto che il sarcasmo qui ha raggiunto livelli
astronomici. Ma io ho una delle mie cotte letterarie davanti e lui mi paragona
a una dei personaggi che odia di più? È ingiusto, mi viene quasi da piangere.
-Ma mi vuoi ascoltare, per piacere?- mi chiede, con un sorriso leggero,
prendendo le mie mani con le sue.
-C-cosa?
Che c’è?- gli
chiedo, provando a non farmi sopraffare.
E
a non perdermi di nuovo nei suoi occhi. Lui mi guarda intensamente in risposta,
provando a cercare qualcosa in me. Non so cosa, ma spero che trovi quello che
sta cercando. Perché non posso farlo andare, non più, non adesso.
-Io resterò qui.- mi dice, e sembra più una risposta a
se stesso che alla mia domanda. –Resterò
qui per tutto il tempo necessario. Resterò fino a quando avrai bisogno di me.-
-Perché?- gli chiedo in un sussurro.
-C’è una cosa che devo dirti. Ma..
oggi non posso. Fidati di me, andrà tutto bene. Devi solo avere pazienza,
Anastasia.- mi
risponde, con il suo sguardo intenso.
-Come fai a sapere il mio nome? Non mi sono
presentata poco fa…- dico, aggrottando le sopracciglia, confusa.
-Io sono venuto qui apposta per te.- mi
risponde, lasciando andare le mie mani.
-Perché?- mi sfugge di nuovo.
-Te lo dirò, te lo prometto. Ma non
posso dirtelo adesso.- dice
scuotendo la testa, dispiaciuto.
-Posso chiederti una cosa?- dico, dopo
qualche secondo.
-Si, ma sbrigati. La pausa sta per
finire.- dice,
guardando l’orologio appeso alla parete dietro di me.
-Com’è
possibile che la Rowling sappia di voi? Come ha fatto a venirne a conoscenza e
scriverci su?- gli
chiedo, perplessa.
-Be’, lei è una Magonò,
in realtà. Non ha poteri, ma ha comunque accesso alle nostre fonti. Fonti che
lei ha usato e mostrato a tutto il mondo.- dice con una smorfia.
-Farle dimenticare tutto con un Oblivion mirato alla fronte era troppo difficile?- celio.
-No.
Però non potevamo farlo. È una magonò e va contro le
nostre leggi farle dimenticare tutto. E poi non ci da nessun fastidio. Insomma,
alcune cose rivelate sono un po’ imbarazzanti, ma alla fine non è che c’importi
molto.-
ribatte, scrollando le spalle.
-Wow. Allora è tutto vero?- gli chiedo, meravigliata.
-Cosa è tutto vero?- mi chiede, quasi scocciato.
-Harry,
Ron, Hermione.. tutta la faccenda di Voldemort…-
-Si, è tutto vero.- risponde, un po’
triste.
-Wow.. quindi.. Harry ha sposato Ginny e hanno tre figli, Ron ed Hermione due.. tu hai
sposato Astoria Greengrass e hai un figlio..- dico, rossa fino all’attaccatura dei
capelli.
-Per quanto riguarda il Trio Miracoli
hai ragione. E si, ho sposato Astoria, ma.. niente Scorpius.-
dice, un sorriso triste sul suo volto.
Non
so se sentirmi triste o no. Cioè, è triste che non abbia ancora figli. Per
chissà quale ragione, il pensiero di un Draco Malfoy genitore mi ha sempre
fatta sorridere di piacere. Immaginare quel ragazzino razzista e rompipalle
trasformarsi in un uomo capace di tenere tra le braccia un neonato…
mi è sempre sembrata una cosa dolce. Perciò gli sorrido, in mancanza di una
risposta migliore.
La
campana suona e oltre a porre fine all’intervallo, pone fine a questa strana
magia che c’è nell’aria. Lo saluto con un cenno della testa e mi avvio verso la
mia classe. Mi fermo quando una mano avvolge il mio polso sinistro con
fermezza.
Alzo
gli occhi verso Draco, che mi guarda a sua volta con occhi sbarrati. A quanto
pare questo è un gesto inaspettato per lui tanto quanto lo è per me. Sento le
mie guance arrossire sotto il suo sguardo penetrante.
-Ti prego, prenditi cura di te. Sta attenta.-
sussurra, in maniera dolce.
Annuisco
semplicemente, e aspetto che allenti la presa al mio polso. Mi lascia andare
accarezzandomi piano le dita e l’anello che porto sempre al medio e io sento la
pelle d’oca raggiungermi pure il collo. Mi scosto piano da lui e mi allontano
lentamente, dandogli le spalle solo quando è necessario. Lui mi fa un cenno di
saluto con la mano e io gli sorrido, automaticamente.
All’improvviso
corro. Le mie gambe si muovono di volontà propria e si allontanano da lui, da
lui che è Draco Malfoy, da lui che non dovrebbe esistere eppure è lì e mi ha
salutata e mi ha detto che ci saremmo rivisti. Ma so che non ci sarà altro. Non
sarà lui a cambiare la mia vita. Non sarà lui a portare speranza e luce nel mio
futuro. Perché io… non posso farlo.
Semplicemente,
non posso e non devo innamorarmi di Draco Malfoy.
Spazio
Autrice: Salve. Ok, lo so che dovrei continuare a scrivere ‘I Dominatori dell’Aria’,
tipo, però l’altro giorno stavo rileggendo questi primi capitoli e ad ogni
frase che leggevo ero ‘Oh, God. Why?’
Quindi
ho semplicemente pensato di riscrivere quei capitoli che non mi convincono,
stilisticamente parlando. Non cambierà nulla, aggiusterò solo quei piccoli
errori di discontinuità e gli errori di battitura che non ho visto prima e
aggiungerò quei dettagli che per me sono scontati, ma volendoci pensare non lo
sono poi così tanto. Quindi spero di rendere la lettura della fiction più
scorrevole. :D
Detto
questo, vi saluto! E ricordate che le parti in corsivo dovrebbero essere in
corsivo, ma non lo sono perché scrivere le battute due volte mi sembra stupido
e inutile!
A
presto,
Micaela!