Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Francesca Akira89    28/11/2005    2 recensioni
Anno 6230 d.C.
La Nuova Nazione Mondiale è scossa da una sanguinosa guerra civile. In un mondo che non conosce più il perdono, sarà forse l'inizio della tanto temuta Apocalisse..?
E se non per tutti, per uno solo dei suoi abitanti...?
Leggete e commentate, please! ^O^ (ps. non so se è anche il titolo di un film, ma se lo è vi prego di scusarmi! ^^")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Fantasy, Romantico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dio perdona, io no

 

 

 

- Capitolo Secondo -

 

 

Sbuffò, sedendosi su di una pietra squadrata e porosa conficcata nel terreno. Si accomodò per bene i guanti a giro dita, sforzandosi di ignorare quel suono metallico e incessante che una volta doveva essere stato melodioso, ma che ora rischiava solo di trapassargli il cervello.

Ma quanto diamine ci mettevano Lionel ed Hena?!

Sforzandosi di estraniarsi dal rumoroso mondo circostante, tirò fuori il libro che stava leggendo prima che il richiamo lo interrompesse, e cominciò a sfogliare piano piano le pagine, indugiando con le dita sugli angoli rovinati, i cui spigoli di carta di erano ormai smussati o addirittura strappati in più punti. Il tempo e gli avvenimenti erano stati impietosi; non sapeva a quando risalisse quel libro, ma doveva essere un sacco di tempo, considerato che erano oltre dieci anni che le aziende ancora esistenti avevano smesso di stampare libri. In effetti, avevano smesso di produrre quasi tutto… Le uniche aziende che ancora rifiorivano erano quelle di armi...

Era finalmente riuscito a ritrovare il punto in cui aveva smesso di leggere l’ultima volta (in quel libricino i numeri delle pagine erano ormai solo delle macchie indistinte), che una vocetta cinguettante, irritante, sorniona lo raggiunse sovrastando persino il suono del triangolo di Zaidan:

 

-         Oh, Léeeeooon…!- canterellò, seguita da una risatina.

 

Léon strinse così forte i bordi delle pagine da farli strappare e ritrovarsi con due pezzettini di carta deteriorata in mano, mentre il vecchio libro cadeva a terra nella polvere.

 

-         Guarda cos’hai fatto!!- sbraitò all’indirizzo di Alexya, tentando nel contempo di rimediare al malestro commesso.

 

-         Io?! Che c’entro? Sei stato tu, Léeeeoooon!- ribatté Alexya, prolungando il suo nome come poco prima e facendo scorrere le dita fra i capelli sfibrati, attorcigliandosene una ciocca intorno all’indice- Sempre con quei libri in mano… Mi chiedo cosa mai ci trovi…

 

-         E’ logico che te lo chiedi… Tu non sai leggere…- replicò acidamente lui, mentre fissava il suo povero testo ancora più rovinato di prima. Era stato il suo ultimo acquisto, dopo che era stato costretto a rifugiarsi lì.

 

-         Come la maggioranza della gente, qui… Del resto è logico, qui l’unica cosa che conviene conoscere è il linguaggio delle pistole, non quello dei libri…- fece roteare con un dito la sua Bird900 davanti al suo naso, tanto per dare maggiore intensità alle sue parole.

 

-         Conosco perfettamente il linguaggio di entrambi!- sibilò il ragazzo, a denti stretti, ripiegando con cura i due pezzi di pagina strappata e sistemandoli all’interno del volumetto.

 

Era quasi sul punto di darle una dimostrazione pratica, che qualcun’altro lì decise di dare prova della propria erudizione in materia facendo cessare il fracasso del triangolo con l’ausilio di un colpo di pistola.

Il proiettile si conficcò nel muro del rifugio, a pochi centimetri dal suonatore, che rantolò spaventato, lasciò cadere la bacchetta e quasi non rotolò giù dai pochi, sconnessi scalini su cui sostava, provocando le risate sguaiate di tutti.

 

-         Ok, Ted… Falla un po’ finita con questo casino, il concetto è chiaro!- disse una voce giovane, mentre la mano del suo proprietario rimetteva alla cintura la pistola ancora fumante.

 

Alexya sogghignò divertita, e lanciò uno sguardo a Léon, spiando la sua reazione.

Da parte sua, il ragazzo osservava la scena con una smorfia venata di disgusto: gran parte degli uomini stavano ancora ridendo come delle iene, mentre il piccolo e grassottello Ted agitava i pugni verso di loro, furioso, tentando di darsi un tono; quanto al ragazzo che aveva sparato, aveva messo su un sorriso che diceva chiaramente quanto fosse soddisfatto di sé. Fece una smorfia ancora più marcata; Tiger era tale e quale ad un bambino viziato e stupido… Si chiedeva perché mai non lo…

 

-         Invidiosoooo…?- fece Alexya, dandogli dei colpetti sulle spalle- Per una volta, la scena è di Tiggy!

 

…Avessero ancora buttato fuori. Magari insieme a quell’altra stupida.

Si tirò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la ignorò. Aveva parlato fin troppo fino a quel momento, e non aveva alcuna intenzione di sprecare ancora fiato con lei.

Tanto più che qualche secondo dopo ci pensò il “capo” in persona, a far bruscamente crollare Tiger dal piedistallo su cui era temporaneamente salito.

 

Un uomo alto e robusto, con i lunghi capelli scompigliati dal vento nonostante quel giorno non tirasse alito, si delineò con passo fermo prima sulla soglia del rifugio, poi giù  dagli scalini. Porse una mano all’uomo a terra, (che appena lo aveva visto aveva subito iniziato a balbettare e gesticolare su quanto fosse indegno che un uomo della sua età venisse trattato a quel modo da una banda di ignoranti e indisponenti ragazzini) rimettendolo in piedi  apparentemente senza difficoltà, e poi rivolse i suoi piccoli ed indefinibili occhi, che variavano dall’oro all’argento, sulla folla dinanzi a sé, scivolata in un profondo di silenzio fin dalla sua apparizione:

 

-         Chi è stato a sparare?- disse, con voce chiara e ben ferma.

 

Consapevole che mentire o tirarsi indietro sarebbe stato inutile, Tiger respirò profondamente e si fece avanti.

 

Léon si appoggiò sulle mani, predisponendosi con aria imperturbabile a godersi la scena. Alexya evidentemente si preparò a fare lo stesso, con la differenza che le sue di mani preferirono battersi lievemente l’una con l’altra, per poi andare a soffocare un gridolino eccitato sulla rosea bocca abbocciolata da bimbetta.

Il ragazzo al suo fianco alzò gli occhi al cielo; era proprio una mocciosa, probabilmente era per quello che Tiger le andava dietro… Anche se non era l’unico, rifletté in quel momento… Chissà cosa ci trovavano mai in lei…

Decise di riflettere sulla complessa psiche sessuale dei suoi coetanei più tardi, dato che Lionel, con passo deciso quanto spedito, si stava avvicinando progressivamente a Tiger. Quest’ultimo, nonostante l’aria come sempre spavalda, parve leggermente preoccupato.

Lionel si fermò a qualche passo da lui, provocandogli una fugace sensazione di sollievo, subito soffocata dalla linea dura che presero le sue labbra:

 

-         Quante volte l’ ho detto, Tiger? Quante?! Rispondi!

 

Tiger deglutì, intimorito, ma si riprese in un attimo. Sollevò la testa, e disse, stringendo gli occhi con aria di sfida:

 

-         Molte immagino… Ma ciò non toglie che sono libero di usare le mie pallottole come meglio credo… Sono stato io a procurarle, e…- s’interruppe, rendendosi all’improvviso conto di aver esagerato. Gli occhi oro-argento di Lionel sembravano aver preso una colorazione grigia per la collera. Per qualche secondo sembrò che stesse per esplodere in parole violente, ma il tono che usò fu quello solito; asciutto,  ma venato stavolta di una rabbia severa:

 

-         Le pallottole che usi, che le abbia o no procurate tu, appartengono al campo, come tutto quello che otteniamo quando effettuiamo una scorreria o una battaglia… E non vanno  sprecate, ci siamo capiti?!... Sono le prime regole di questo Campo… E se non ti stanno bene puoi anche andartene! Scegli: o le rispetti e resti, o le infrangi, come hai appena fatto, e te ne vai!

 

Il giovane non disse nulla; limitandosi a mordersi la lingua. Ci fu silenzio ancora per qualche secondo, che a lui sembrarono ore. Lionel continuava a fissarlo severamente accigliato, in attesa di una risposta, il che aumentò la sua opinione che in fondo in fondo quell’uomo tanto “retto e corretto” fosse un sadico; quale fosse la sua scelta era chiaro,  ma evidentemente voleva sentirglielo dire… Di fronte a tutti… Voleva vederlo umiliato (che esagerato… nda), e tutto per una minuscola pallottolina, tirata così per gioco… (evviva i giochi innocenti… -.- ndtutti)

Chinò lievemente il capo, per non dover vedere né il suo né gli altri sguardi puntati su di lui:

 

-         Io.. Resto…- mormorò poi, stringendo con rabbia i pugni tanto da conficcarsi le unghie nei palmi.

 

-         E..?

 

-         E.. rispetterò le regole…- sussurrò, a fatica e con voce così fievole che parecchi si piegarono in avanti per sentirlo.

 

Non ci fu alcuno scoppio di risa, per fortuna.

Lionel si allontanò da lui.

Credeva che il pericolo fosse passato, ma un attimo prima di riprendere la sua postazione sugli scalini del rifugio, il giovane capo si voltò nuovamente verso di lui e disse:

 

-         Se non fosse per quella povera anima di tuo padre che mi salvò la vita in battaglia, ti avrei già dato uno schiaffo per ogni volta che non hai mantenuto questo proposito, Tiger. Te l’assicuro.

 

Ci furono alcuni mugugni di risa, bloccati dallo sguardo glaciale di Lionel.

Tiger strinse i denti, sforzandosi di non ribattere, ma l’uomo dagli occhi ora nuovamente di un morbido color oro fuso gradualmente all’argento non gli prestò ulteriore attenzione, per rivolgerla invece ad un giovane seduto un po’ in disparte:

 

-         Léon… Sono lieto che tu abbia deciso alla fine di non partire conclusasi questa settimana… Posso sperare che sarà una decisione permanente?

 

Léon non rispose, limitandosi a fargli un cenno con la mano e rivolgergli uno dei suoi rari quanto appena accennati sorrisi, anche interiormente compiaciuto di sentire il lieve digrignare dei denti di Tiger. Lui e il giovane non si sopportavano reciprocamente fin dai primi giorni del suo arrivo lì (ma và, non s’era capito nda), ma Lionel era uno dei pochi al Campo come al mondo che godesse della sua stima.

Tra gli altri, un aspetto di lui che gli piaceva particolarmente era il suo grande intuito; difatti, capì subito che non sarebbe riuscito ad ottenere una risposta chiara finché non sarebbe stato lui stesso a deciderlo, per cui iniziò finalmente a parlare del motivo di quella convocazione generale:

 

-         Come ben saprete…- disse Lionel, facendo cessare anche gli ultimi mormorii e ottenendo l’attenzione di tutti i suoi compagni- Le scorte di cibo e di munizioni…- qui scoccò un’ultima occhiata severa a Tiger, che desiderò di trovarsi in uno scontro armato in modo da potersi sfogare ad impallinare qualcuno immaginando che fosse il suo capo- …si stanno rapidamente esaurendo… E’ passato parecchio tempo dall’ultima scorreria… Per cui…- s’interruppe e indietreggiò rispettosamente, all’arrivo alle sue spalle di un’ imponente donna.

 

Hena…

L’altro grande capo del Campo di Resistenza, nonché sua fondatrice, sebbene sembrasse che l’idea iniziale fosse stata di Lionel.

Molti degli uomini seduti si alzarono in piedi con rispetto. Léon non si mosse, sapendo che tanto nessuno ci avrebbe fatto caso; sebbene avesse passato da tempo i vent’anni, era ancora classificato nella categoria dei ragazzi, e perciò non soggetto a certe regole di galateo che ancora sopravvivevano.

La “sovrintendente-in-seconda” era una donna ben fatta, di corporatura piuttosto “pesante”. I capelli neri e crespi erano sempre strettamente intrecciati, pieni della polvere e della sabbia della steppa desertica, la pelle scura bella e liscia nonostante l’età avanzata.

Con lui era tenera, quasi materna, sebbene sapesse essere più severa di Lionel. Léon sapeva che Hena era probabilmente originaria dell’ ex-Africa (chiamato così prima dell’ Unificazione Mondiale), e al Campo di diceva che fosse così affettuosa con ragazzi e bambini in ricordo dei figli che aveva lasciato nel proprio paese.  

Non che ci si potesse fidare troppo delle voci del Campo, dato si vociferava anche che lei e Lionel fossero amanti (con tutto che la donna doveva avere almeno vent’anni più dell’uomo), ma i due non erano mai stati visti far niente che potesse avvalorare questa teoria. Secondo lui erano tutte storie. Probabilmente, si trovava fosse divertente immaginare i due austeri, seri e rispettati capi mentre facevano cose un po’ sporche.

Scosse la testa, disgustato.

Hena ringraziò con un cenno del capo Lionel, che si era spostato in modo da lasciarle spazio sulla gradinata, e prese la parola al suo posto:

 

-         Come vi stava dicendo il mio compagno…- risatine dalla folla- ..Sapete cosa intendevo dire! Dunque, come vi stava dicendo Lionel, le nostre provviste si stanno esaurendo. Secondo le nostre informazioni, fra pochi giorni sulla pista Ovest passerà una delle carovane di rifornimento dell’ esercito. Dovremo per cui tenerci pronti ad attaccarlo!

 

Diverse reazioni accolsero questa notizia. Alcuni, soprattutto i ragazzi più giovani, erano eccitati all’idea di un nuovo scontro dopo così tanto tempo dall’ultimo, mentre alcuni sembravano titubanti:

 

-         Sarà prudente, Hena?- chiese uno- Non ci siamo mai spinti così lontano… E con le poche munizioni che abbiamo, attaccare una carovana militare non sarà uno scherzo…

 

-         Non abbiamo altra scelta…- sentenziò Lionel- L’ esercito ha capito l’antifona ormai, e ha modificato i tragitti abituali dei suoi rifornimenti… L’unico modo per procurarci cibo e munizioni è attaccare sulla pista Ovest, che resta comunque la più vicina… Se non deprederemo questa carovana resteremo senza provviste per chissà quanto altro tempo…

 

-         Noi siamo pronti!- esclamò Tiger, spalleggiato dai suoi compari- Vogliamo far parte dell’offensiva!

 

Sul viso di Hena si stirò un lieve sorriso, cortese quanto stanco. Annuì con un’ acquiescenza non priva di segreta esasperazione e disse sommessamente:

 

-         D’accordo, Tiger. Ma ricordati che non andremo lì per dimostrare la nostra forza all’ esercito. Dovremo puntare unicamente alle provviste, il fuoco dovrà essere minimo.

 

La cosa fece immusonire molti dei ragazzi.

 

-         Allora.. Andate a prepararvi, forza! La carovana non passerà prima di qualche giorno!- esclamò Lionel.

 

Mentre tutti i compagni, chi più chi meno velocemente, sciamavano da lì per dirigersi verso le rimesse e i dormitori, Léon raccolse la sua sacca e v’infilò dentro il libro che ancora teneva tra le mani, dando un’ultima scorcia al titolo: il Vangelo.

Chissà perché la maggior parte dei libri che era riuscito a trovare erano tutte stampe religiose.

Probabilmente perché erano l’ultima cosa che avevano smesso di pubblicare.

Con suo grande disappunto, mentre caricava la Colt e si dirigeva con gli altri verso una rimessa per rifornirsi di munizioni, il suo pensiero continuava a vagare per la prima pagina di quel libro.

 

 

 

Nota dell’autrice:

 

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato.

Chiedo scusa per il ritardo, ma non prometto nulla perché ho troppe fic in corso, ragion per cui sarebbe inutile dire che aggiornerò presto d’ora in avanti, quando so che non ce la farò…

Tenterò invece di presentare capitoli migliori di questo… Lo trovo davvero orrido… =.=

Purtroppo i tempi di aggiornamento saranno piuttosto lunghi, ve l’ho detto, ma tenterò di fare del mio meglio.

Ultimamente mi è venuta persino un’idea su una nuova fic semi cross-over fra Harry Potter e Beyblade… ^^; Beh, se la metterò in pratica, di sicuro non potrò postarla senza aver finito almeno 1 delle fic in corso…

Ciao =^O^=

ps. chiedo scusa per il titolo. Non l'ho ben giustificato. Conto di farlo non appena sarò più apposto con la testa.p>

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Francesca Akira89