Desiderio
Logorante.
[Draco
Malfoy - Ryne McDulls]
Londra era stupenda in qualsiasi periodo
dell'anno dato che per quanto il mondo
cambiasse con il voltare delle stagioni, lei restava sempre la stessa.
Londra però aveva anche un altra spettacolare
capacità e caratteristica: nel
suo grigiore e nella sua tristezza cinta dalla continua pioggia,
quell'enorme
città rimaneva costantemente una bellezza straordinaria,
meravigliosa e
rappresentava un vicolo di paradiso, caratterizzata da persone troppo
abituate
per capire persino il significato di un ombrello, troppo occupate per
non
sentire quell'odore nell'aria, quello che aveva un retrogusto di
malvagità.
Draco Malfoy passava le giornate sentendo quell'odore, dato che era
stato
costretto ad inebriarsene. Lui doveva diventare malvagio se aveva cara
la sua
vita e quella dei suoi genitori; lui doveva diventare qualcuno di
talmente
terribile da essere associato al nome del Signore Oscuro, doveva
uccidere,
torturare la gente e soprattutto smettere di avere paura.
Quanto poteva essere significativo un Mangiamorte che aveva persino
paura del
termine stesso?
Lui non era come Greyback, Bellatrix o Dolohov. Loro avevano la
malvagità
mischiata al sangue, mentre ribolliva, incastrandosi tra le arterie e
le vene
che arrivavano fino al cuore, cambiandolo, facendolo diventare qualcosa
di estremamente
meschino e subdolo.
[...]
Il sesto anno fu sicuramente per Draco il più difficile
della sua vita.
Arrancava lezione per lezione con l'ansia, in dubbio, come se cercasse
di
evadere continuamente. I suoi occhi grigi quasi quanto la sua anima
ormai da
tempo stanca e vile, con il tempo, iniziarono a chiudersi, a farsi
sempre più
spossati e sfiancati come se osservare il mondo e farne parte fosse
qualcosa di
troppo difficile anche solo per essere pensato.
I corti capelli biondi gli cadevano leggermente attorno al viso scarno,
mettendo particolarmente in risalto lo sguardo cupo e le labbra
incurvate: da
qualche mese portava una piccola cicatrice sul labbro, quasi come se se
lo
fosse spaccato, come se fosse un simbolo della sua rabbia.
In tutti quei mesi di piani ed elaborazioni per arrivare alla morte di
Silente,
Draco era andato avanti, cambiando, diventando sempre più
solo.
Tyger, Goyle, Baise, Pansy: nessuno di loro era li con lui, nessuno -
infondo -
doveva essere pronto per accogliere la morte nel cuore e diventare
parte di
essa.
Un giorno di Febbraio, chiuso tra la Stanza delle Necessità
e la Sala Comune di
Serpeverde, camminava per i corridoi perdendo il suo sguardo, quasi
assente, fino
a quando finì addosso a un ragazzo di cui non si era
minimamente accorto, come
se fosse comparso dal nulla.
"..Scusa."
"Nulla Malfoy." Sapeva chi era. Infondo tutti sapevano chi era Draco
Malfoy, ma chi lo conosceva veramente?
Chi sapeva quanta codardia e stanchezza traspariva nel suo animo? Tutti
conoscevano il Purosangue figlio dei Malfoy, sempre fedeli al Signore
Oscuro,
ricchi.
Nessuno, però, conosceva Draco.
Si chinò, stranamente, per aiutare il ragazzo a raccogliere
i libri mentre
osservava i particolari del suo viso. Aveva dei capelli strani, corti
però
tirati, circondanti il viso magro, tra il rosso ed il castano. Gli
occhi invece
erano di un azzurro cristallino, trasparente, come se ti ci si potessi
perdere
dentro per ore e non riuscire più ad uscirne.
"Tieni.." disse Draco al ragazzo, senza distogliere lo sguardo dai
suoi occhi.
"Ryne. Ryne McDulls. Sono di Corvonero." disse, prendendo il libro
che Draco teneva tra le mani, sfiorandogli leggermente le dita e
ritirandole
indietro in fretta, come se avesse paura della sua reazione,
così aggiunse
velocemente "grazie" prima di andarsene velocemente.
Draco rimase seduto nei corridoi, mentre il tempo passava ed ogni
giorno, alla
stessa ora, camminava proprio nello stesso posto per poter rincontrare
i suoi
occhi celesti.
In tutti quei mesi, distrutto e logorato da quello che stava accadendo,
aveva
cercato una minima distrazione, qualcosa che gli permettesse di
emettere un
vero respiro almeno una volta alla settimana, per ricordarsi
semplicemente che
lui non era un burattino ma un ragazzo, uno in carne ed essa, con dei
sentimenti e delle paure.
Ryne - in un modo estremamente pericoloso e malsano - rappresentava
quel
respiro.
Quando lo guardava, anche solo per qualche minuto, si sentiva libero,
in pace,
sereno. Percepiva dentro di sè qualcosa di strano, di
diverso, di estremamente
pericoloso perchè anche se l'unica cosa che Draco
donò a Ryne per molto tempo
fu il saluto, a Draco tutto quello sapeva di attrazione fisica eppure
non era
mai stato sicuro che gli piacessero i ragazzi, anche se infondo non gli
era mai
piaciuta seriamente nessuna ragazza.
Qualche settimana dopo Ryne s'avvicinò, nella Sala Grande,
fermandosi a parlare
con lui ed iniziando ad osservargli i capelli: era un rituale che
entrambi
compivano, Draco con gli occhi di Ryne mentre Ryne con i capelli di
Draco.
Aveva quasi un senso di perversione ed ossessione ma era un gesto che
possedeva
anche un qualcosa di puramente romantico.
"Tutto bene, Draco?"
Alzò gli occhi ed osservò Ryne quasi incuriosito;
non ricordò neppure l'ultima
volta che qualcuno gli aveva chiesto semplicemente se stesse bene.
Draco non
rispose, forse perchè non ne ebbe il coraggio, o forse
perchè la risposta
provocava dolore persino a lui.
"Seguimi."
[...]
I Sotterranei erano sempre stati uno dei luoghi preferiti di Draco per
quell'oscurità celata, per quell'odore di marcio, di
diverso.
"Vengo qua, a volte, solo a pensare."
"A cosa pensi ora?"
"Penso che sono attratto da un ragazzo e che questa,
al momento, è
la cosa che mi fa meno paura."
Ryne non aspettò altro: era stanco di poterlo osservare
semplicemente e di non
poter farlo suo completamente. Prese il viso di Draco tra le mani e si
accasciò
sulle sue labbra, leccandole e cingendole alle sue, mentre la sua
lingua
penetrò all'interno della bocca del Serpeverde.
Le sue mani scivolarono veloci, imperfette, in preda alla furia della
passione.
Non fu qualcosa di romantico o sdolcinato ma al contrario fu attrazione
forte,
inebriante, comandata semplicemente dal desiderio dell'ossessione, del
possesso, del sesso. Draco si lasciò comandare,
probabilmente per la prima
volta nelle sua vita, e si lasciò penetrare brutalmente,
ferocemente. Ryne non
era delicato, ma era esattamente tutto ciò che Draco aveva
sempre desiderato
nel suo amante: qualcuno che con la forza e l'amore riuscisse a
inebriarlo, a
ristabilirlo, a fargli sentire l'orgasmo nel puro senso del piacere.
"Sono dannatamente omosessuale." disse Draco, sprofondando le sue
labbra in quelle di Ryne, sentendone la morbidezza, leccandone la
passione, la
forza e il desiderio.
Si videro per qualche mese, spesso più volte in un giorno,
altre una volta alla
settimana. Si videro per scopare brutalmente, ogni santa volta.
Ryne era l'ossessione e la salvezza di Draco: lo fu fino a quando non
cadde
sotto il comando della paura stessa.
...
Note dell'autore:
Questo è il mio Draco. Non muscoloso, non cattivissimo, non perfetto. Normale, come tanti altri ragazzi. Impaurito, spesso un pò vile, imperfetto eppure da me intensamente amato.
Accanto a Draco non riesco a porgli nessuna ragazza infatti lo sento fortemente omosessuale ed ecco qua questa schifezza, ambientata nel sesto libro.
Spero che possa piacervi almeno un pò. Spero che qualcuni lasci il proprio parere.