Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: OneLastLullaby    03/12/2010    2 recensioni
" Le sue speranze, così come i suoi sogni, si erano infranti quella notte. Quella notte osservava, impotente, i carri armati tedeschi avanzare decisi sulla sua bella terra, rompendo quel paesaggio fragile, fatto di ghiaccio e neve silenziosa. "
L'assedio di Leningrado, visto dai punti di vista di Russia e Germania (in due capitoli alquanto brevi). Mi è uscita di getto, dopo aver visto il film "attacco a Leningrado" che, tra parentesi, consiglierei a tutti, ed è alquanto introspettiva. Spero vi piaccia ! x)
Genere: Dark, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come al solito, era ormai notte fonda quando il tedesco penetrò nella stanza.  A Ludwig non piaceva quel posto. Non un solo raggio di sole filtrava dalla vecchia finestra oscurata ormai da anni, ed il freddo dell'inverno lo faceva tremare, suo malgrado. L'aria, densa, sembrava essere esente dalla stanza, e il tedesco si sentiva soffocare ogni volta che ci metteva piede. Lanciò, come gli era solito fare, un'occhiata piena di odio alla figura rannicchiata in un'angolo. Ricordava ancora l'uomo che aveva catturato, anni fa: una nazione  fiera e possente. Ricordava quella figura imponente, quello sguardo fermo e deciso. Niente a che vedere con il corpo fragile che si trovava ora dinnanzi a lui. Mano a mano che avanzava nella semi-oscurità, Ludwig riusciva a distinguere le fattezze del russo silenzioso.  
 

O, piuttosto, di quello che ne restava.  Osservò con ribrezzo i pantaloni sgualciti, alzando poco a poco lo sguardo, che raggiunse il petto nudo e scarno dell'uomo.  Nascosto in parte da quell'eterna sciarpa ormai scolorita, che il russo continuava a stringere tra le dita, testardo, con la stessa volontà con la quale il suo popolo, ormai allo stremo, continuava ad aggrapparsi alla vita. Ludwig schioccò la lingua, seccato. Da quasi tre anni i suoi soldati lottavano per conquistare Leningrado, invano. 

Da quasi tre anni il popolo russo, così come l'impotente nazione ai suoi piedi, resistevano, bloccando la sua avanzata verso Mosca. Russia lo stava semplicemente prendendo in giro da anni, e ben presto la Germania sarebbe stata ridicolizzata agli occhi di tutti. E questo, Ludwig davvero non poteva accettarlo. Non ora, che era così vicino al traguardo. La Lituania era già caduta dinnanzi all'avanzata tedesca, ben presto seguita dalla Lettonia e dall'Estonia. Leningrado era stata accerchiata, i suoi abitanti lasciati a morire di fame. La Unternehmen Barbarossa (*) procedeva, imperterrita. Allora perché? Perché tutto sembrava andare storto? Si era battuto bene, lo sapeva. Aveva atteso, come da copione. Settimane, mesi, anni. Eppure quella dannata città non voleva arrendersi dinnanzi al proprio destino miserabile. Ed ora il tedesco ne aveva abbastanza.

In un'impeto di rabbia, afferrò le spalle della fiera nazione, costringendolo ad alzarsi. Russia era poco più alto di lui, ma tanto bastava al tedesco per odiarlo ancora di più. Occhi freddi e vuoti incontrarono iridi azzurre. Poco dopo, il silenzio fu spezzato da una risata debole, eppure inquietante.  Ludwig sentiva il corpo dell'altro agitarsi, scosso da brevi sussulti. E, per Dio, quella risata gli dava i brividi. Eppure il tedesco non distolse lo sguardo, fisso su quel sorriso malsano.
               
   Un sorriso freddo e senz'anima.

 

 

    - Предатель.   (**)


 

Il tedesco ovviamente non era in grado di capire quella lingua straniera. Eppure, indovinò senza troppe difficoltà il significato di quella parola. Immediatamente, il suo pugno stretto si abattè sul viso dell'altra nazione, macchiando la pelle chiara di un guizzo vermiglio. Eppure Russia sorrideva ancora, minaccioso. Il sorriso di un pazzo, fu quello che immediatamente attraversò la mente del tedesco. Tremante di rabbia -e forse, in parte, anche di paura-, Ludwig assestò un'altro colpo, questa volta diretto allo stomaco. Russia si lamentò appena, serrando le labbra, colto da un dolore che avrebbe dovuto piegarlo letteralmente in due. E quel sorriso, di nuovo. Un colpo,  e poi un'altro. Eppure  il suo sguardo non si distoglieva da quello, disperato, del tedesco. E quel sorriso, insistente, che non spariva. 

 

Ormai anche Ludwig era allo stremo. In fondo, anche lui aveva dovuto piegarsi alle folli pretese di un'anima marcia che, chissà come, era riuscita ad imporsi alle altre. E lui, in quanto nazione, non poteva che piegarsi alla volontà della sua gente. Alle loro folli speranze. Li aveva visti mandare a puttane la vita stessa, guidati da un'odio che prometteva loro la pace eterna. Poco a poco, anche lui era stato avvelenato da quel potere malvagio, da quell'odio incontrollato. Lo aveva sentito defluire nelle proprie vene, lo aveva sentito insinuarsi nella sua mente. E Dio sa se aveva tentato di opporre resistenza. Perché, in fondo, sapeva bene che l'odio difficilmente procura pace e serenità. Eppure anche lui, così come la sua gente, non ce l'aveva fatta; semplicemente non era in grado di contrastare un male così violento. E così, poco a poco, a sua volta era stato avvelenato da infami sogni di potere.

Si morse il labbro con violenza, gemendo e maledicendo quegli attimi di debolezza. Odiava quei pochi momenti di lucidità, nei quali veniva confrontato alla distruzione che lui stesso aveva generato. Perché era proprio durante quei brevi istanti che capiva. 

Capiva che ormai era agli sgoccioli, e che questa guerra non aveva più motivo di esistere. Capiva che per quanto potesse continuare a lottare, aveva già perso. E che, se Russia non si fosse arreso in fretta, la Germania avrebbe subito la sconfitta più umiliante della storia. Era patetico -e lo sapeva-, mentre di colpo arrestava a mezz'aria la mano stretta a pugno, afferrando di colpo quel corpo fragile e quasi privo di vita, aggrappandosi ad esso come se la sua vita stessa ne dipendesse. -E, forse, era davvero così-.


 

    - Begibt dich… (***)


 

E per una volta era lui quello che piangeva come un bambino mentre la risata del russo echeggiava nuovamente. Germania, tremando, lo zittì  come meglio poteva, continuando a colpirlo, tra lacrime che lo facevano vergognare di sé stesso.  Sfinito, si allontanò di colpo dal russo, che si  accasciò al suolo, senza interrompere il contatto visivo con Ludwig. E sorrideva, malgrado il dolore. Nonostante il contatto con quel pavimento gelido lo facesse  fremere. Perché, in fondo, anche lui sapeva. 
 

La Germania non avrebbe vinto la sua battaglia.

Non questa volta.


 

-----------------------------------------------------------------------


 

Angolo dell'autrice : 


(*) Unternehmen Barbarossa : Il nome in codice utilizzato per indicare l'invasione dell'URSS da parte del Terzo Reich.
(**) Предатель : Taditore. Nel 1939, la Russia firmò con la Germania un patto di non-aggressione. Eppure, nel 1941, la Germania nazista lo calpestò allegramente, invadendo l'URSS.
(***) Begib dich: Arrenditi. Per lo meno credo, il mio tedesco non è certo dei migliori >.<


 Volevo anche sottolineare il fatto che non sto prendendo parte per nessuno dei due, rendendo Ivan un povero innocente maltrattato e Ludwig un cattivone. Sò che anche l'URSS durante la WWII non era certo un paese "buono" e democratico, però se le è prese di santa ragione...
Detto ciò... Questa è la mia prima fanfiction perciò, vi prego, siate clementi T.T  *fugge dalla folla che lancia pomodori*
Mi è uscita abbastanza di getto, spero comunque di avere reso il tutto abbastanza piacevole da leggere... 
Lasciate pure commenti e recensioni, critiche costruttive e consigli sono più che ben accetti ! :)
 




 


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: OneLastLullaby