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Autore: Lhea    06/12/2010    5 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXIX

Capitolo XXIX

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 17.30 – Yaroslav, Hotel Pan

 

Irina guardò con soddisfazione il foglio che veniva appeso in bacheca, dove c’erano scritti i risultati finali della gara, e non poté che compiacersi nel vedere scritto a chiare lettere al primo posto il suo nome e quello di Dimitri, con il relativo tempo di percorrenza. Il russo dalla barba scura, che aveva scoperto chiamarsi Samson, si voltò e prima di andarsene le rivolse un cenno di saluto piuttosto freddo.

 

Attraversò l’ingresso, la neve che cadeva oltre le vetrate imbiancando ulteriormente il paesaggio, e gettò un’occhiata fuori, dimenticandosi per un momento che si trovava nel bel mezzo di una missione.

 

Era stata brava, poteva anche dirselo. Contro ogni previsione, era riuscita a staccare la sua vita privata dal “lavoro”, e aveva ottenuto un ottimo risultato. Il dramma per aver lasciato Xander non era riuscito a scalfire la sua determinazione, non aveva intaccato la sua capacità di essere fredda pilota clandestina quando serviva; non credeva di esserci riuscita, di aver dimenticato per qualche ora il dolore che portava comunque dentro, e che la gara aveva spento per un po’.

 

Tanto non lo avrebbe mai negato, non avrebbe mai negato che amava ancora Xander, anche se non si capivano più, anche se lui sembrava diverso e il muro che c’era tra loro appariva sempre più spesso. Non avrebbe negato che, fosse dipeso solo da lei, non lo avrebbe mai lasciato, che voleva continuare a stare con lui, ma era chiaro che qualcosa non andava, che entrambi avevano bisogno di tempo, di solitudine per capire cosa provavano ancora.

 

Non sperava che le cose tornassero come prima: aveva imparato nella vita che farsi illusioni non faceva altro che ferire e peggiorare le cose. Anzi, non ci contava neanche: era sicura che se era arrivata a quella decisione, aveva già il sentore che ormai il “loro tempo” era finito, che non ci sarebbe stato un seguito, un ritorno. Xander aveva dimostrato che condivideva la sua decisione, che non si opponeva, e ciò significava che da parte sua pensava che andava bene così: ognuno per la sua strada, liberi.

 

Appoggiò la mano sul vetro freddo, la neve che cadeva oltre le vetrate, e trasse un sospiro. Ora che le cose erano cambiate, aveva davanti molti scenari diversi, molte possibilità… Cosa fare una volta tornata a Los Angeles? Cosa fare dei ricordi che portava dentro, dei progetti che aveva avuto fino a poco tempo prima? Cosa fare delle pagine scritte fino a quel momento, in quel libro malandato che era la sua vita?

 

“Niente, non ci devo fare niente. Rimarranno dove sono, immobili, dentro la loro bella teca di vetro, senza farsi scalfire dal tempo. Se serviranno ancora, usciranno fuori, altrimenti faranno parte del passato… Non serve guardarsi troppo indietro, e non serve guardarsi troppo avanti. I traguardi sono solo nuovi punti di partenza, gli arrivi non sono altro che miraggi. Il presente è quello che conta di più, quello su cui puntare la propria attenzione”.

 

Si sarebbe concentrata solo sulla missione, d’ora in poi. Il suo obiettivo sarebbe stato solo trovare e arrestare la Lince, fare quello per cui era partita, dimenticando tutto il resto. Era quello che una brava agente dell’F.B.I. avrebbe fatto, lasciandosi alle spalle tutti i problemi. Il mondo non girava intorno a lei e alla sua vita, questo lo sapeva già.

 

Mise la mano in tasca e si rigirò le chiavi della Punto tra le dita. In quel momento, la sua auto era parcheggiata nel garage a pochi metri di distanza da lì, insieme a tutte le altre macchine, a riposo dopo una lunga e difficile gara.

 

Guardò l’orologio: era presto per fare rapporto a McDonall, e Dimitri doveva essere di sopra in camera sua, forse a parlare con Emilian al telefono. Non si erano detti quasi niente, dopo la gara, perché lei era rimasta tutto il tempo al bar, a felicitarsi del fatto che praticamente lei, Xander e Vladimir erano in situazione di parità. Anche se l’unica che sembrava entusiasta della cosa era lei, visto che gli altri si erano già defilati.

 

Raggiunse l’uscita incrociando un cameriere che le rivolse un’occhiata incuriosita e si avventurò fuori, affondando i piedi nella neve. Entrò nel garage, si spolverò la testa dai fiocchi e raggiunse la Punto.

 

Il garage era un capannone prefabbricato dalle pareti sottili, illuminato da lampadari sparsi qua e là, freddo e piuttosto anonimo. Sapeva che non avrebbe trovato nessuno, perché tutti erano ancora a rifocillarsi dopo la gara, e poteva stare tranquilla sola con stessa.

 

Rivolse uno sguardo affettuoso alla sua Punto, rendendosi conto che quella era l’auto che non l’aveva mai tradita e che l’aveva portata alla vittoria, nonostante tutti gli anni che ormai erano passati da quando l’aveva scelta. Lo ricordava come il primo giorno, quella “macchinina” vista su Internet, fatta importare e modificare di fronte ai pregiudizi di tutti i piloti clandestini con cui aveva avuto a che fare. Però si era rivelata una vera “Belva”, come qualcuno l’aveva chiamata. Sorrise al pensiero di quel nomignolo.

 

Il paraurti bianco era un po’ scheggiato per via degli urti e delle pietre che si sollevavano sulle stradine della campagna russa, la fiancata rovinata e rigata, però non aveva riportato danni che potevano comprometterne le prestazioni. Aveva resistito meglio di altre auto di più alto “lignaggio”, come la Camaro mezza sfasciata che era parcheggiata davanti a lei.

 

Passò una mano sul cofano ancora tiepido, in netto contrasto con l’aria fredda del capannone poco riscaldato.

 

“Povera piccola, ti faccio sgobbare come una matta, e ti tratto anche così… Quando torniamo a Los Angeles ti faccio fare un bel trattamento di bellezza da Max. Tornerai come nuova”.

 

Già, Max, il suo meccanico. E tutti gli altri. La sua famiglia, suo fratello, Tommy, Jenny… Cosa stavano facendo? Cosa avrebbero pensato quando avrebbero saputo di quello che stava facendo? E soprattutto, di cosa era accaduto tra lei e Xander?

 

Scosse il capo: non poteva farsi trasportare dalla malinconia proprio ora che aveva ripromesso di mettere la missione davanti a tutto e a tutti. Quando fosse tornata a Los Angeles, avrebbe affrontato il problema; non era il momento di pensarci. E finché Jenny non l’avesse bombardata di telefonate dandole della matta, avrebbe potuto stare tranquilla e fare finta che tutto andasse bene.

 

Aprì il baule della Punto e tirò fuori un vecchio straccio che teneva sempre a portata di mano, e iniziò a passarlo sulla carrozzeria dell’auto, lucidandola per bene, senza che il suo sguardo raggiungesse nemmeno una volta la Ferrari 599 parcheggiata qualche fila più in là, che brillava decisamente troppo per i suoi gusti.

 

Lucidare la Punto era come accarezzare qualcuno a cui si voleva profondamente bene: non si sarebbe mai stancata di farlo, visto che quell’auto era quella che le aveva salvato la vita e che non l’aveva mai davvero abbandonata. Non le interessava che iniziasse a diventare “vecchia”, che fosse strana o inusuale, nemmeno che non fosse la più potente in circolazione: era pur sempre la sua fedele compagna da più di quattro anni, e lo sarebbe rimasta finché lei avesse ancora ricordato cos’erano le corse clandestine.

 

<< A cosa serve tirare a lucido un rottame? >> chiese qualcuno, la cui voce rimbombò nel capannone deserto.

 

Irina alzò lo sguardo mentre Dimitri si avvicinava con aria canzonatoria, ma non rispose alla provocazione: aveva chiaramente percepito la nota divertita nella voce del russo, e capì che la stava prendendo in giro. Continuò con il suo lavoro, lasciando che lui si appoggiasse sul cofano della Camaro mezza distrutta dall’altra parte. Era incredibile come riuscisse a trovarla ovunque si trovasse

 

<< Siamo pari, giusto? >> fece lei, concentrandosi sulla carrozzeria della Punto, << Noi primi, Vladimir di nuovo secondo e… Xander terzo. Abbiamo pareggiato i conti, quindi ci giochiamo tutto domani… >>.

 

Al pensiero le venne un po’ di ansia, ma la controllò. Aveva già messo in conto che l’ultima gara sarebbe stata un vero e proprio scontro aperto tra i migliori piloti, e ringraziava il fatto di farne parte.

 

<< Sì, ci giochiamo tutto domani >> rispose Dimitri, poi nel garage calò il silenzio.

 

Irina trovò qualcosa di strano in quell’atmosfera che sembrava carica di attesa, o aspettativa. Gettò di sbieco un’occhiata a Dimitri, per capire cosa stesse pensando, ma lui teneva le braccia incrociate e la guardava, gli occhi grigi imperscrutabili. Forse non aveva molta voglia di parlare, e non era una novità…

 

Quando però si accorse che Dimitri continuava a fissarla e sulla sua faccia sembrava aleggiare un minuscolo sorrisetto, si chiese se per caso nella sua testa la stesse prendendo in giro per qualcosa… Magari stava pensando ancora alla sua uscita con il caffè e la sedia di poco prima, di cui non si era pentita, ma che in effetti poteva apparire un po’ sciocca…

 

<< Cosa c’è? >> chiese alla fine, esasperata, sventolando lo straccio.

 

Dimitri rimase fermo come una statua.

 

<< Non credevo che avresti mai preso l’autostrada in contromano >> rispose, neutro.

 

Irina tornò a lucidare la sua Punto, per evitare di mostrargli che era un pochino… imbarazzata? Sorpresa? Era pur sempre un complimento, il suo.

 

<< Tanto non avevamo alternative >> rispose, secca, << Gli altri come hanno fatto a riprendere la gara? >>.

 

<< Hanno pagato un tizio con un tir che ha sfondato il posto di blocco per loro >> rispose il russo, << Ma hanno dovuto aspettare molto prima di trovarne uno. Per quello sono arrivati tutti appaiati >>.

 

Irina annuì, poi rimase in silenzio, continuando a insistere con lo straccio sul cofano della Punto, anche se era perfettamente pulito.

 

<< Non credevo ti fidassi di me a tal punto da spingermi a fare quella mossa… >> disse alla fine, per sciogliere quel silenzio che stava diventando imbarazzante, per lei.

 

Dimitri le rivolse un’occhiata apparentemente distaccata.

 

<< Sarebbe da idioti negare che facciamo un buon lavoro, insieme >> ribatté, poi inarcò un sopracciglio. << O no? >>.

 

Irina si lasciò andare a un mezzo sorriso. Secondo complimento della giornata… Forse si sarebbe sbilanciato e avrebbe anche ammesso che era stata brava, a vincere la gara.

 

<< Già… Chi lo avrebbe mai detto, eh? >>.

 

Si guardarono per un momento, come a capacitarsi entrambi di quel fatto, sapendo che non erano gli unici che la pensavano così. Prima di quella missione, nessuno avrebbe mai puntato niente sulla coppia Irina/Dimitri, lei brava ragazza tirata fuori dalle corse di auto da un agente dell’F.B.I. infiltrato, lui pilota clandestino soprannominato “Mastino” conosciuto per la sua freddezza e spietatezza. L’unica cosa che avevano in comune era il fatto di essere stati membri della Black List, e nient’altro.

 

<< Non sei quella che ricordo, Fenice >> sentenziò infine il russo, enigmatico, alzandosi dal cofano della Camaro, come se avesse detto quello che per cui era venuto fin lì.

 

<< Nemmeno tu, Dimitri >> disse lei, guardandolo uscire con aria tranquilla, decisamente meno turbata della sua. Ma tanto ormai lo conosceva abbastanza bene da sopportare anche quelle sue strane frasi che sembravano non avere un senso, ma che in realtà lo avevano benissimo. Con Dimitri bastava saper aspettare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 19.00 – Mosca, Hotel Imperial

 

William guardava la strada principale di Mosca addobbata a festa, oltre il vetro della sua stanza d’albergo. Piccoli fiocchi di neve imbiancavano i cappelli pesanti della gente che camminava allegra di qua e di là, alla disperata ricerca degli ultimi regali di Natale, cosa di cui lui in quel momento non si preoccupava. Forse, il massimo della sua festa sarebbe stato farsi servire un bel pranzo in camera e bersi una bottiglia di champagne alla sua stessa salute, con unico compagno Dan, che ormai stazionava perennemente dentro la sua suite oppure nel bar dell’hotel.

 

Una volta aspettare una telefonata importante come quella che aveva in programma di lì a poco lo avrebbe snervato all’inverosimile, ma stava imparando l’arte dell’attesa. Questa volta avrebbe finalmente capito qualcosa in quella storia che sembrava particolarmente strana.

 

Aveva chiamato Vladimir Buinov al numero che gli era stato fornito, ma aveva risposto un certo Cyril che aveva detto che in quel momento erano nel bel mezzo della Mosca-Cherepova e che quindi non potevano parlare. Quando gli aveva detto che conosceva Dimitri e che gli stava dando la caccia, Cyril gli aveva rassicurato che l’avrebbero richiamato al più presto, perché la cosa era di loro interesse. Ora aspettava, guardando fuori dalla finestra, tranquillo.

 

Sicuramente doveva studiare un piano, e capire come stavano le cose in quel momento a Mosca. Chi mentiva, chi diceva la verità, e chi si limitava ad assistere. Aveva un sacco di domande e un unico punto fisso: uccidere Dimitri e trovare Irina.

 

Finalmente il suo cellulare squillò, e si affrettò a rispondere.

 

<< William Challagher? >> fece una voce metallica dall’altra parte, una voce piuttosto inquietante, secondo i suo gusti.

 

<< Sì, sono io >>.

 

<< Vladimir Buinov >> si presentò l’uomo dall’altra parte delle linea, << So già chi sei, Challagher, non c’è bisogno che mi ricordi della Black List… Quello che mi interessa sapere è: come mai sei libero? >>.

 

<< Sono fuggito di prigione circa un mese fa >> rispose William, << Sto dando la caccia a Dimitri Goryalef, immagino tu lo conosca… >>.

 

<< Certo che lo conosco >> disse Vladimir, << Ma permettimi un’altra domanda, Scorpione… Perché la tua ragazza sta ancora cercando di liberarti, se tu sei già fuori? >>.

 

<< Ti riferisci a Irina Dwight? >> fece William, sentendo qualcosa che si muoveva nel suo stomaco, nel pronunciare quel nome…

 

<< Lei. Sta partecipando alla Mosca-Cherepova perché vuole incontrare la Lince, e a detta sua lo fa perché vuole il suo appoggio per farti fuggire… Ma se tu sei fuori da più di un mese, perché non lo sa? >>.

 

William aggrottò la fronte, perplesso. Anche volendo, non avrebbe potuto contattarla, perché non aveva nessun recapito telefonico, né un indirizzo sicuro dove trovarla. E poi, in ogni caso, non l’avrebbe mai avvertita della sua fuga, perché non voleva darle la possibilità di nascondersi, se quello che si era messa in testa di fare era tutta una farsa… O si sarebbero incontrati faccia a faccia, oppure non si sarebbero mai rivisti.

 

<< Andrò dritto al punto, Buinov >> ringhiò, con l’idea di mettere bene in chiaro le cose, << Non mi interessa capire perché Irina si trova in Russia, né cosa stia cercando di fare. Se non l’ho ancora avvertita c’è un motivo, ma comunque sono qui perché voglio trovarmi faccia a faccia con lei, e uccidere Dimitri Goryalef. Mi hanno detto che hai dei conti in sospeso con lui… >>.

 

<< Lo voglio più morto di te, Challagher >> ribatté Vladimir, << Ma ci sono diversi problemi. Ha tutta la sua famiglia a proteggerlo, e al momento sembra che vedersela con me sia l’ultimo dei suoi pensieri… E poi non era il tuo braccio destro? >>. Aveva una nota di sospetto nella voce.

 

<< Sono finito dietro le sbarre per colpa sua >> rispose William, furioso al pensiero, << Mi ha tradito nel momento del bisogno… Penso sia una buona giustificazione per volerlo morto, non credi? Non mi interessa che stia cercando di liberarmi, ormai il torto è fatto… Voglio solo sapere se hai dei piani riguardo a Irina >>.

 

<< Irina? >> fece Vladimir, canzonatorio, << Perché mi fai questa domanda? >>.

 

<< Perché lei è mia, e sei hai intenzione di usarla per far cadere in trappola Dimitri, come qualcuno mi ha fatto intuire, dovrai pensarci due volte, perché se c’è qualcuno che può e deve ucciderla sono io, chiaro? >>.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi Vladimir disse: << Perché dovresti volerla uccidere, se è la tua ragazza? >>.

 

William fece una smorfia.

 

“Dovrei ucciderla proprio perché ho sempre voluto che fosse la mia ragazza”.

 

<< Sta cercando di liberarmi, ma è stata lei a farmi arrestare, due anni fa >> rispose, << Si era alleata con uno sbirro dell’F.B.I., e lei e Goryalef hanno fatto di tutto per farmi finire dietro le sbarre… >>.

 

Vladimir tacque ancora, come se stesse assimilando le sue parole.

 

<< Ho l’impressione che in questa storia ci sia qualcosa di molto strano, Challagher >> disse lentamente, << Molto, molto strano. Se è vero quello che dici, allora perché Irina e Goryalef sono qui? >>.

 

<< Questa è una domanda a cui possiamo trovare risposta, se collaboriamo >> ribatté William, << Io mi trovo in territorio straniero, in mezzo alla gente di Dimitri, e non posso rischiare di fare un passo falso, perché anche se lui per me è un traditore, non lo è per loro. Lo difenderanno, e sicuramente se lo uccidessi adesso mi sarebbero addosso nel giro di poche ore per farmi fare la stessa identica fine. L’unico che sembra non aver simpatia per Dimitri sei tu, che come me hai dei conti in sospeso con lui. Mi hanno detto che gli hai dato la caccia per tanto tempo, ma che non sei mai riuscito a catturarlo… Forse dandoci una mano a vicenda, potremmo arrivare da qualche parte… >>.

 

Allearsi con Vladimir poteva essere in effetti molto utile: era un russo, conosceva la gente e il territorio, e sapeva come muoversi.

 

<< Tu cosa ci guadagneresti, Challagher? >> domandò Buinov, sospettoso.

 

<< Facciamo così, ci dividiamo il bottino: tu Dimitri, io Irina >> rispose William, sicuro, << Tra i due, quella che voglio di più è lei. Se poi vogliamo trovare un diverso accordo, si può anche fare: ti basti sapere però che la ragazza non si tocca, che me la gestirò io come più mi aggrada. Non la useremo come esca, perché non sono intenzionato a cederla >>.

 

Vladimir rimuginò sulle sue parole, ma William sapeva benissimo che non avrebbe rinunciato volentieri nemmeno a Dimitri: lo aveva pur sempre tradito, e non l’avrebbe passata liscia. Intanto, però, poteva fare buon viso a cattivo gioco, e far credere a quel russo che gli avrebbe lasciato veramente il Mastino. Una volta che li avessero catturati, avrebbe studiato un piano per liberarsi anche di lui.

 

<< La cosa mi alletta, Challagher >> disse Vladimir, e sembrava ghignare, al di là del telefono, << Potremmo fare quattro chiacchere faccia a faccia, che ne dici? Ci sono un sacco di cose che non mi convincono, in questa storia, e credo che tu possa togliermi qualche curiosità >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 20.00 - Yaroslav, Hotel Pan

 

Xander gettò malamente il cellulare sul letto, facendo una smorfia. Aveva appena comunicato a McDonall l’esito della gara, e si era accorto del fatto che il suo capo non sembrava poi tanto scontento del fatto che fossero arrivati terzi… Sembrava aver apprezzato maggiormente la vittoria di Irina, della quale non era ancora stato informato personalmente da lei.

 

Sbuffò. Gli dava fastidio aver perso, ma non poteva dare la colpa a nessuno, nemmeno a sé stesso: aveva fatto partire Nina all’inizio proprio per aver modo di rimontare verso la fine della gara, se ce ne fosse stato bisogno, perché era convinto di potercela fare. L’inconveniente della polizia però non lo aveva proprio preso in considerazione, e quando Nina si era rifiutata categoricamente di percorrere l’autostrada in contromano, dicendo che il rischio di rimetterci la pelle era troppo elevato, non aveva potuto far altro che seguire Vladimir e tutti gli altri.

 

Ammetteva anche che Irina era stata brava; molto brava e molto coraggiosa. La vittoria l’aveva meritata più di loro, che si erano fatti aprire la strada da un tir, pagandolo profumatamente.

 

Sapeva bene anche ciò che era passato nella testa di Irina in quelle ore trascorse al volante, mentre combatteva con le unghie e con i denti per accaparrarsi la prima posizione: doveva essere stata determinata come ai giorni di Challagher, se non di più, quando la sua intenzione era stata di arrestarlo, o ucciderlo. Totalmente diversa dall’Irina che aveva vissuto con lui per due anni.

 

Non ci aveva pensato fino a quel momento, fino a gara terminata; aveva tenuto staccati lavoro e privato, ma ora che aveva dieci minuti per stare con sé stesso, si rendeva conto che forse quella era davvero la scelta migliore… Che quell’Irina era troppo diversa da colei che aveva amato fino a quel momento; troppo lontana da quella che conosceva lui. Se non la riconosceva più, perché continuare quel tira e molla che faceva male a tutti e due?

 

Si sedette sul letto, stranamente stanco, e lasciò vagare lo sguardo intorno, nella stanza sontuosamente arredata, ma fredda e poco familiare. Distante come tutto il resto del mondo, in quel momento. 

 

Ora era libero, come lo era stato fino a prima di incontrare lei. Non doveva pensare alle conseguenze delle sue azioni; non doveva pensare a una giustificazione per quello che voleva fare… Si tornava come ai vecchi tempi, quando era uno dei migliori agenti dell’F.B.I. pronto a partire per una nuova missione, con addosso l’eccitazione dell’avventura e del rischio.

 

Per un attimo sentì montargli addosso una certa euforia, che però si spense quasi subito: era troppo strano, troppo diverso da come si era abituato a comportarsi… Libero sì, ma lo voleva davvero? Davvero stava meglio senza Irina?

 

“Per saperlo deve passare del tempo… In questo momento, l’unica cosa che so e che sicuramente non riesco più a riconoscerla”.

 

Bussarono alla porta e lui andò ad aprire, trovandosi davanti Nina con la sua faccia d’angelo e gli occhi scintillanti, quasi fosse venuta a ricordargli che non esitava solo Irina, nel mondo. Lo guardò di sottecchi come se si sentisse in colpa, il profumo dei suoi capelli biondi che gli arrivava dritto dritto alle narici, dolce e forte al tempo stesso. Però forse lui non aveva voglia di vederla, in quel momento… Preferiva stare da solo, almeno per un po’.

 

<< Mi dispiace per oggi, Mark >> disse lei, tutta zucchero, << Ci ho pensato… In effetti, se avessimo seguito la tua…idea, saremmo arrivati primi. Ma davvero, andare in contromano in autostrada è da veri folli, non potevamo rischiare così tanto… >>. Lo guardò producendosi in un’espressione di puro dispiacere.

 

“Non è da folli, è da veri piloti clandestini” pensò Xander, cogliendo chiaramente la falsità nel tono di voce della ragazza. “Se lo fossimo veramente, non ci avremmo pensato due volte, questa è la verità”.

 

Di fronte al suo silenzio, Nina sbattè le ciglia e si fece avanti, come se non volesse stazionare troppo nel corridoio, e magari incontrare qualcuno.

 

<< Posso entrare? >> chiese.

 

Xander le rivolse un’occhiata, chiedendosi se facesse bene o male a farla entrare. Alla fine la lasciò mettere piede in camera, richiudendo delicatamente la porta. Guardò Nina incedere tranquilla e sicura fino alla poltrona che dava sulla finestra, e poi la vide voltarsi verso di lui.

 

<< Sei arrabbiato con me? >> chiese, a metà tra il serio e il dispiaciuto.

 

Xander trattenne l’irritazione: non era stupido. Nina non l’avrebbe fregato fingendo di sentirsi in colpa e facendo la faccia da cucciolo bastonato; lo sapeva benissimo che non era la santarellina che voleva mostrarsi in quel momento. Forse non gliene importava nemmeno niente della gara, forse partecipava solo perché aveva un secondo fine che lui non aveva scoperto.

 

<< Non avremmo vinto comunque >> disse rapidamente, sapendo di mentire esattamente come lo sapeva lei, << Saremmo arrivati secondi, come massimo. E comunque ci rimane ancora la gara di domani… Ormai è fatta, non possiamo tornare indietro. Avevi tutte le ragioni per rifiutarti: non posso pretendere di farti rischiare la vita >>.

 

La sua ultima frase però rispecchiava la realtà: non poteva davvero costringere nessuno a mettere in pericolo la propria esistenza per vincere una gara, nemmeno se si trattava di un pilota clandestino.

 

Nina però sembrava intenzionata a continuare con la sua farsa da bambina dispiaciuta per il guaio che aveva combinato. Si avvicinò e iniziò a solleticargli la spalla con le dita, quasi per attirarlo a sé.

 

<< Avanti, dimmi come posso farmi perdonare… >> sussurrò. << Se non fossi arrabbiato, non saresti così scontroso con me… >>.

 

Xander abbassò lo sguardo su di lei, e si rese conto che sarebbe stata dura resistere a quegli occhi azzurri come l’acqua gelata dell’oceano… A quel profumo che improvvisamente gli arrivò alle narici, fragrante, sensuale…

 

Nina era bella, troppo bella, inutile negarlo. Lo sarebbe stata per chiunque, in fondo. Per quanto fosse insopportabile, la sua faccia d’angelo e il suo corpo perfetto facevano dimenticare tutti gli altri suoi difetti… E soprattutto, sapeva di rappresentare una tentazione per chiunque gli stesse davanti.

 

Xander rimase paralizzato di fronte alle sue labbra rosse e carnose, ricordando in quel momento che era di nuovo libero, che poteva fare quello che voleva… Irina non faceva più parte della sua vita…

 

Tuttavia, fece un passo indietro. Indietreggiò perché era spaventato dal fatto di essere attirato da Nina, che non era altro che una ragazza senza morale, senza inibizioni, bellissima e vuota. Una che era diventata una criminale di sua volontà, non come Irina… Una che dimostrava molti più anni di quelli che aveva perché voleva che fosse così, non come Fenice… Una che aveva scelto di essere quello che era perché era quello il suo desiderio.

 

Ma forse era quello che lo attirava di lei; forse era la sua palese consapevolezza di essere bella e di poter aver tutto a rendergliela appetibile… Forse era il fatto che lei, nonostante tutto, sapesse meglio di tutti dove stava andando e dove voleva arrivare…

 

<< Su, non fare il difficile… >> sussurrò nuovamente lei, avvicinandosi al suo volto, << Non hai più la tua… ragazza a cui essere fedele, no? >>. Ghignò, dimostrando di sapere dove fare leva…

 

Xander fece una smorfia, che doveva essere di disgusto. “Stronza… Non gliene frega di niente e di nessuno. Vuole solo avere la soddisfazione di tentarmi, non gli importa di nient’altro”.

 

Nina si avvicinò ancora, indugiò un momento sulla sua bocca, poi disse, tranquilla: << Posso farti una domanda, Mark? >>.

 

<< Cosa vuoi sapere? >> fece Xander, rigido come una statua.

 

<< Perché cerchi la Lince? >> chiese Nina, mettendogli una mano sul petto.

 

<< Perché voglio diventare un Referente >> fu la risposta secca di Xander.

 

Nina sorrise. << Giusto… Ma sai, forse non è necessario che tu vinca questa gara per aspirare a diventare un Referente >> disse, sorniona, spingendolo verso il muro, << Conosco qualcuno che potrebbe aiutarci… >>.

 

Poi lo baciò sulle labbra, e per quanto il cervello di Xander gli gridasse di staccarsi, non ci riuscì. E forse nemmeno volle. Perché quelle labbra avevano un sapore piccante, irresistibile, che gli fece perdere del tutto il senso delle cose, fino a portarlo a fregarsene di tutto e di tutti…

 

Tanto ormai era solo.

 

Tanto ormai le cose non potevano andare peggio di così.

 

Tanto era chiaro che Nina gli piacesse.

 

Tanto valeva svagarsi un po’.

 

E mentre Nina si spogliava e prendeva possesso del suo letto, si disse che non poteva cadere più in basso di così… Che si faceva schifo da solo, perché andava a letto con una ragazza da cui non avrebbe mai avuto niente… Che era diventato come gli tutti altri, che finiva a letto con la prima che capitava…

 

Quando anche l’ultimo indumento di Nina cadde sul pavimento, lasciando completamente spogliato il suo corpo perfetto, Xander si accorse di qualcosa che gli riportò alla mente Irina.

 

Sulla schiena di Nina c’era un tatuaggio, un segno che come molti piloti clandestini si era fatta incidere per sempre sulla pelle: un grosso gatto scuro dalle orecchie a punta.

 

Niente fenici, per lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 21.30 - Yaroslav, Hotel Pan

 

<< La gara è rimandata >> disse Dan, neutro, mentre condivideva con Irina il bancone del bar, sorseggiando il suo drink con aria annoiata, una musica a basso volume come sottofondo, << Rimandata a dopodomani per via del tempo >>.

 

Irina guardò fuori dalla finestra, dove infuriava la più violenta tempesta di neve che aveva mai visto, e capì che forse era davvero meglio aspettare una giornata. Nel giro di un’ora erano caduti almeno venti centimetri di neve, e stando alle previsioni doveva continuare così per tutta la nottata. Sarebbe stato difficile persino far uscire le auto dal garage.

 

<< D’accordo >> disse lei, << Non credevo potesse accadere alla Mosca-Cherepova, ma non è un problema >>.

 

Dan si strinse nelle spalle. << La gara di domani è difficile, e i Referenti pensano che non avrebbe senso farla disputare in queste condizioni. Un giorno in più non cambia la vita a nessuno >>.

 

Irina gettò un’occhiata intorno, dove la maggior parte dei piloti clandestini stava commentando l’ultima novità. Nessuno sembrava quindi interessato a lei, ma si accorse che mancavano Xander e Nina, oltre che Vladimir e il suo co-pilota Cyril. Dovevano essere ancora di sopra, a riposarsi.

 

Dimitri era in camera, lo sapeva. Lo aveva visto parlare al telefono con McDonall, quindi lo aveva lasciato stare ed era scesa di sotto a bere qualcosa, anche se si sentiva piuttosto stanca. Aveva le gambe indolenzite e i muscoli delle braccia un po’ rigidi. Però non poteva far finta di non essere contenta di aver vinto la gara, e da brava “provocatrice” doveva farsi vedere in giro a festeggiare.

 

All’improvviso, entrarono Vladimir e Cyril, un borsone in mano e l’espressione truce. Raggiunsero rapidamente i Referenti seduti a un tavolo, e il russo dal collo sfregiato disse chiaramente: << Abbandoniamo la corsa. Ce ne andiamo >>.

 

Irina strabuzzò gli occhi, esattamente come metà della sala, rimasta in silenzio. Perché ritirarsi proprio ora? Non aveva senso!

 

<< Va bene >> disse solo Konstantin, << Non sei tenuto a dare una giustificazione… Sappi che non potrai tornare indietro, però >>.

 

Vladimir mosse impercettibilmente la testa. << Lo so. Affari urgenti mi costringono a tornare a Mosca >>. Fece cenno a Cyril di seguirlo, e si avviarono verso l’uscita. Prima di varcare la porta, però, Vladimir si voltò verso di lei, la guardò divertito e disse, canzonatorio: << Buona fortuna, Fenice. Spero proprio che tu vinca questa gara… A presto >>.

 

Poi uscì, lasciandoli tutti basiti, senza sapere che cosa dire. Irina guardò Dan, perplessa, senza capire perché Vladimir si fosse ritirato: poteva avere tutti gli affari del mondo, ma chiunque ci avrebbe pensato due volte prima di lasciare la Mosca-Cherepova, contando anche il piazzamento che era riuscito a guadagnare… Non aveva assolutamente senso.

 

“Devo dirlo a Dimitri… La cosa puzza di bruciato”.

 

Sorseggiò lentamente quello che rimaneva nel suo bicchiere, cercando di capire cosa avesse spinto Vladimir a lasciare la gara… Forse credeva di non poter vincere? Forse non poteva aspettare un giorno in più per i suoi affari?

 

L’unica nota positiva era che, tolto Vladimir, avevano un avversario davvero temibile in meno, sia lei che tutti gli altri. In effetti, i piloti clandestini che avevano assistito alla scena in quel momento sembravano solo interessati al fatto che nella gara c’era un partecipante in meno. Chiaramente la presenza di Buinov non era molto gradita, e a nessuno interessava il vero motivo per cui se n’era andato.

 

<< Perché se n’è andato, secondo te? >> domandò, rivolta a Dan, curiosa di sentire il suo parere.

 

L’italiano si strinse nelle spalle. << Deve aver capito che anche se avesse vinto la gara, la Lince non gli avrebbe mai permesso di incontrarlo per davvero >> rispose, << Nessuno si fida di lui, figuriamoci se i Referenti gli avrebbero mai permesso di avvicinarsi troppo… L’hanno lasciato partecipare solo per vedere cosa sarebbe successo, e lo hanno tenuto d’occhio fin dall’inizio. Deve averlo capito e ha preferito usare il suo tempo per qualcosa di più utile per lui >>.

 

Irina annuì, ma era convinta che sotto ci fosse qualcos’altro. Vladimir non avrebbe sprecato quella possibilità di stare fianco a fianco a Dimitri in quel modo, anche perché la prossima Mosca-Cherepova sarebbe stata tra un anno… Forse aveva qualcosa in mente, e per mettere in pratica il suo piano aveva bisogno di stare lontano dai Referenti e da Dimitri stesso…

 

Un gruppetto di russi entrò nel bar ridacchiando sonoramente, e Irina fu riscossa dai suoi pensieri. Li osservò poco interessata mentre raggiungevano un tavolo con altri due russi e iniziavano a raccontare qualcosa con l’aria estremamente divertita, gesticolando qualcosa. Non riuscì a capire cosa avevano da ridere perché erano troppo lontani, ma qualcuno di loro percorreva con gli occhi la sala come se cercasse una persona in particolare.

 

<< Ah, ancora con questa storia… >> disse Dan, divertito alla vista del gruppo,  << Tanto domani mattina potranno fargli tutte le battutine che vogliono… >>.

 

Irina lo guardò, un sopracciglio inarcato, senza capire a cosa si riferisse.

 

Dan sorrise e posò il suo bicchiere vuoto sul bancone. << Poco fa sono andato ad avvertire gli altri piloti che la gara veniva rimandata >> spiegò, << E ho beccato Nina e il suo amico pilota in palese… intimità >>. Ridacchiò, come se il pensiero fosse decisamente divertente.

 

Irina fissò Dan, il sangue gelato all’istante nelle vene, ed ebbe una fitta così forte al cuore che avrebbe potuto piegarla in due. Se poco prima non avesse abbandonato il bicchiere sul tavolo, le sarebbe sicuramente caduto a terra, spaccandosi in mille pezzi e attirando l’attenzione su di lei…

 

Non seppe esattamente cosa riuscì a filtrare dalla sua espressione, quanto fu brava o meno a rimanere di ghiaccio, perché non le interessò nemmeno. Strinse il bordo del bancone, le nocche bianche, e deglutì per impedirsi di gridare…

 

XanderXander è andato… Non può averlo fatto… Non già adesso… Non…”.

 

Dan non sembrò notare niente di strano in lei, forse perché abbassò subito lo sguardo e guardò l’orologio, come se la cosa non la scalfisse nemmeno un po’. In realtà cercava solo una scusa per lasciare il bar il prima possibile…

 

<< Scusa un momento, mi sono dimenticata di una cosa… >>.

 

Senza guardarsi indietro, lasciò la sala e andò nell’ingresso, riuscendo a sentire ancora per un attimo le risate del gruppetto di russi. Non c’era nessuno, perché la hall con il banco informazioni era nella stanza di fianco, e lei lo sapeva bene. Le due poltrone vicino alla vetrata, oltre la quale la neve cadeva incessantemente, sembravano quasi aspettarla.

 

Lei però si appoggiò al muro gelido, paralizzata.

 

Forse una coltellata al cuore sarebbe stata meno dolorosa…

 

Forse non vedere più Xander per un bel po’ sarebbe stato meglio…

 

Ma così…

 

“Non può essere andato con Nina… Non può averlo già fatto…”.

 

Rimase a fissare fuori, senza vedere né la notte né la neve, senza riuscire a riscuotersi, senza riuscire a tornare a respirare…

 

Si era già consolato con un’altra… Non si era preso nemmeno il tempo di digerire la nuova situazione, di ragionare un momento con calma… Lei lo aveva lasciato, aveva messo fine a una storia durata due anni e cominciata in maniera drammatica ma bellissima, e lui la prima cosa che faceva era andare a letto con Nina.

 

Allora era davvero cambiato anche lui. Allora davvero non gliene importava più niente di loro due. Allora era giusto pensare che in qualche modo si fosse stancato di lei.

 

Pensava di aver finito le lacrime la sera prima, ma non era così, perché tornarono a scenderle lungo le guancie, silenziose, salate e soprattutto fredde.

 

“Stupida”.

 

Perché piangere? Lo aveva già sospettato, no? E poi, era stata lei a lasciarlo, giusto? Cosa pretendeva, che Xander si prendesse un periodo di pausa e pensasse alla loro storia? Gli aveva fatto solo un favore, lasciandolo…

 

Ma tanto lo sapeva che stava male perché lo amava ancora, perché soffriva nel capire che se non fosse stata lei a troncare quel rapporto, lui con Nina ci sarebbe andato lo stesso. In fondo, lei era così perfetta, così bella, brava al volante, furba… Una donna adulta, non come lei.

 

Si sedette su una poltroncina, il volto tra le mani, controllando i singhiozzi che volevano uscirle dalla gola. Non avrebbe pianto come una disperata, anche se avrebbe tanto voluto farlo. Era l’unica a soffrire davvero in quella situazione, a non essere in grado di superare quegli avvenimenti, ma aveva ancora un po’ di orgoglio, un po’ di rispetto per stessa. Non avrebbe fatto scenate, non avrebbe gridato tutto il suo dolore… Era Fenice, non poteva dimenticarlo.

 

Lasciò scendere tutte le lacrime, nel silenzio più assoluto, sentendo solo le voci che provenivano dal bar, e guardando i fiocchi di neve cadere sul terreno bianco, il cuore che sanguinava, gli occhi che bruciavano.

 

“Entrambi hanno avuto quello che si meritano. Si sono trovati, in fondo. Meglio questo, che prendersi ancora in giro”.

 

Se superava questo, nient’altro l’avrebbe fermata. Ormai aveva toccato il fondo, e niente sarebbe stato peggio di quello. Adesso cominciava la faticosa risalita, in solitaria, verso una nuova vita a cui proprio lei aveva dato il via, con le sue scelte inaspettate.

 

Si alzò e si passò una mano sul volto, traendo un respiro profondo. Improvvisamente le piombò addosso tutta la stanchezza della giornata, e decise di andarsi a chiudere in camera sua, sperando di riuscire a dimenticare tutto, sperando di trovare un modo per fermare quel dolore che aveva dentro.

 

Raggiunse le scale e salì i gradini due a due, per evitare di incrociare qualcuno, e si ritrovò nel corridoio. Dimitri stava venendo dalla sua parte, probabilmente con l’intenzione di andare al bar.

 

La guardò passare in silenzio, forse perplesso dal fatto che lei non gli rivolgesse la parola ma si limitasse a un cenno di saluto rapido e piuttosto distaccato, e non la fermò quando lei si chiuse la porta alle spalle, barricandosi dentro la sua camera. Doveva aver intuito che volesse stare da sola.

 

Solo quando fu dentro, Irina si concesse un respiro, e si guardò intorno, sentendosi estranea persino nella sua stanza. In quel momento avrebbe voluto essere a casa sua, nella sua camera con la sua musica, le sue cose, l’affetto delle persone che le volevano ancora bene…

 

Si sedette sul letto, poi sentì bussare alla porta. Sbuffò e andò ad aprire, anche se non ne aveva voglia.

 

Era Dimitri, che evidentemente aveva sentito il bisogno di essere presente, e aveva scelto l’unica volta in cui Irina voleva stare veramente da sola.

 

Si guardarono in faccia per un momento, in silenzio, con Irina che cercava invano di non sbattere troppo le palpebre per dare l’idea di aver appena versato fiumi di lacrime.

 

<< Cosa è successo? >> chiese Dimitri, impietoso, come se sapesse benissimo che era l’unica domanda che non doveva fare.

 

<< Niente >>.

 

Il russo fece una smorfia. << Non me la dai a bere >> disse, secco, << Se davvero non fosse successo nulla di importante, non avresti risposto “Niente”. Avresti detto di cosa si trattava >>.

 

Irina sostenne il suo sguardo, poi si ricordò di quello che era successo prima che venisse a sapere di quello che le aveva rovinato la serata.

 

<< Vladimir ha abbandonato la gara >> rispose.

 

Dimitri inarcò un sopracciglio.

 

<< Bene, ottima notizia >> commentò, << Ma non sapevo gli fossi così affezionata da metterti a piangere… >>.

 

Irina rimase interdetta, soprattutto per la battuta. Che si fosse accorto che aveva pianto, non era strano: sicuramente aveva gli occhi rossi. Ma che gli interessasse il perché, era una novità.

 

<< Non… Vladimir non centra >> borbottò, evitando il suo sguardo, << E poi… Non voglio perdere tempo per qualcosa che non ha… importanza >>.

 

Dimitri la trapassò con gli occhi, e si produsse in un sorrisetto ironico.

 

<< Certo… Quando imparerai a mentire? Non riesci a ingannare nemmeno te stessa… >>.

 

Di solito Dimitri non era insistente né invadente, ma in quel caso sembrava particolarmente e odiosamente interessato a quello che le era successo. O credeva si trattasse di qualcosa riguardo al loro lavoro, oppure di qualcosa che aveva a che fare con lui. Niente di più sbagliato.

 

<< Non c’entra con la missione, perché lo vuoi sapere? >> lo aggredì Irina. Voleva solo chiudere quella porta e quella conversazione ed essere lasciata in pace.

 

<< Perché lo so già >> ribatté Dimitri, secco.

 

Irina lo guardò, e comprese che il Mastino era a conoscenza della storiella tra Xander e Nina; storiella che doveva aver già fatto il giro di tutto l’hotel.ù

 

Ma che bravi, lo sanno già tutti…”.

 

<< Bene, allora posso anche tornare alle mie occupazioni… >> disse, e fece per chiudere la porta.

 

Dimitri glielo impedì. Mise un braccio sullo stipite e digrignò i denti, arrabbiato.

 

<< Non farlo >> ringhiò, << Odio quando mi chiudono le porte in faccia >>.

 

Irina si innervosì.

 

<< E io odio chi mi impedisce di farmi gli affari miei >> disse, arrabbiata. << Cosa vuoi, ancora? >>.

 

<< Sapere se devo aspettarmi un tentativo di suicidio da parte tua, oppure se hai intenzione di ammazzare qualcuno prima di domani mattina >> rispose Dimitri, e aveva un che di ironico nella voce, << Vorrei essere informato prima, perché non ho intenzione di finire da solo la gara con quel macinino della tua auto >>.

 

<< Non ho in mente nessuna delle due opzioni >> rispose Irina, seccata, << E adesso, le cose sono due: o te ne vai, oppure entri. Non mi piace stare sulla porta >>.

 

Dimitri le scoccò un’occhiata, poi la aggirò ed entrò nella stanza come se il suo fosse stato un invito. Irina chiuse la porta e si sedette sulla poltrona, senza dirgli di fare altrettanto. Non capiva cosa volesse, visto che lei aveva decisamente l’aria di una che desiderava starsene in pace…

 

<< Se hai intenzione di fare qualche commento su quello che sta succedendo a qualche stanza da qui, ti prego di astenerti >> disse Irina, lanciandogli un’occhiata eloquente. Per quanto volesse risultare tagliente, però, dalla sua voce trasparì comunque una nota di tristezza e di dolore.

 

<< Fingere di non vedere è la cosa peggiore da fare >> ribattè Dimitri.

 

Irina lo guardò, basita. Forse lui non capiva…

 

<< Xander è andato a letto con Nina dopo appena un giorno che ci siamo lasciati >> ringhiò, infuriata con stessa e con Dimitri, << Non… Non mi ha nemmeno dato il tempo di… di elaborare la cosa. Faceva tanto l’apprensivo, ma mi ha appena dimostrato che non gliene fregava un cazzo di me, visto che ha trovato subito un’altra con cui consolarsi… E io ingenua che speravo anche che tra loro non fosse mai successo niente… Chissà quante altre volte sono stati insieme. Tanto Irina la bambina non se ne sarebbe mai accorta, no? E’ sempre stata abituata a fare la bambola, in fondo… E tu mi adesso mi vieni a dire che dovrei accettare le cose così come stanno? Io… Io voglio sono dimenticarmi di tutto questo, non accettare… >>.

 

Forse stava per perdere il controllo, forse stava per impazzire… Quello sfogo però non riuscì a toglierle di dosso la sensazione di avere qualcosa di sbagliato, e se ne fregò altamente della reazione che avrebbe potuto avere Dimitri in quel momento… Non si preoccupò nemmeno di guardare la sua faccia. Aveva una rabbia addosso che forse non aveva mai provato.

 

E poi, inspiegabilmente, le venne di nuovo da piangere. Le ripiombò addosso tutto il dolore che aveva provato fino a poco prima, e che si era ripromessa di controllare… Qualcosa di freddo le si attorcigliò nello stomaco, facendole quasi male.

 

“E’ andato con lei! E’ andato con lei!”.

 

Sospettarlo era una cosa, averne la certezza era un'altra. Prendere atto che era così facile da sostituire era difficile; accettare di non valere più nulla per Xander faceva male, troppo male…

 

Si alzò di scatto e raggiunse la porta, spalancandola. Guardò Dimitri in faccia e disse, atona: << Per favore, va via >>.

 

Voleva rimanere da sola e scoppiare a piangere in santa pace fino ad addormentarsi; voleva trovare solo un momento per sfogare tutto quel dolore che aveva nel cuore, magari spaccare qualcosa, eliminare tutto quello che le ricordava Xander… Fare quello che lui era riuscito a fare con lei: cancellarla dalla sua vita con la facilità con cui si dimenticano i brutti sogni.

 

Dimitri si alzò e raggiunse la porta, ma non uscì. Rimase in piedi, a fissarla con quegli occhi grigi come se volesse dire qualcosa, e Irina ebbe una strana sensazione, come un formicolio allo stomaco. Abbassò lo sguardo, imbarazzata, senza sapere cosa dire. In fondo lui non aveva nessuna colpa, e non aveva il diritto di trattarlo male…

 

Poi, fu un attimo.

 

Prima che avesse anche solo il tempo di rendersi conto che di quello che stava succedendo, si ritrovò incollata alla porta, chiusa dietro le sue spalle, e Dimitri davanti a lei, la bocca sulla sua.

 

Non fu in grado né di spostarsi né di chiedersi il perché.

 

Ma tanto non lo voleva nemmeno fare.

 

Perché anche se era da pazzi, Dimitri la stava baciando, e a lei piaceva.

 

Perché anche se non se lo aspettava, ringraziò che lo avesse fatto.

 

Ora la sua testa era vuota, completamente vuota, e l’unica cosa che sentiva era il calore assurdo di quel bacio, come un fuoco che divampava dopo che qualcuno aveva cercato di soffocarlo… Potente, forte, quasi prepotente. In grado di far evaporare in un attimo tutte le lacrime che le avevano inondato gli occhi, in grado di strapparla violentemente dal suo dolore prima che ne morisse soffocata…

 

Lo sapeva che non aveva senso, che non c’era nessuna ragione per cui Dimitri volesse o dovesse baciarla… Eppure era come se fosse scritto da qualche parte, che doveva accadere… Era come se le loro due anime piene di cicatrici si fossero chiamate insistentemente, finché uno dei due non aveva ceduto e le aveva fatte ricongiungere, nonostante l’enorme sbaglio che rappresentava…

 

Poi Dimitri si staccò, e Irina riprese a respirare, gli occhi completamente asciutti che le permettevano di vedere ben nitido il volto di Dimitri a pochi centimetri dal suo. Ma era l’unica parte del suo corpo che aveva vicino, perché tutto il resto si teneva a debita distanza: teneva le braccia appoggiate sopra la porta, ma in alto, sulla sua testa, senza bloccarla, come se volesse darle il modo di spostarsi, scappare, fuggire, allontanarsi da quel corpo muscoloso e pieno di cicatrici, che metteva timore a chiunque…

 

Dimitri la guardò dritta negli occhi e disse, a bassa voce, come il sussurro di un fantasma: << Non piangere per qualcuno che non ha ancora capito niente di te >>.

 

Irina non si mosse, rimase inchiodata a guardarlo, completamente rapita dalla sua espressione.  Forse avrebbe dovuto averne paura; forse avrebbe dovuto temere quello che poteva succedere dopo… Ma non aveva paura, non di quel russo dagli occhi di ghiaccio, spietato, distaccato, freddo, pieno di fantasmi e di ferite nell’anima, fino a renderlo un assassino… Non aveva paura di lui, perché lo conosceva, forse meglio e di più rispetto a chi aveva sempre creduto vicino.

 

<< E adesso >> continuò lui, senza staccarle gli occhi di dosso, senza spostarsi di un millimetro, << Puoi decidere se darmi uno schiaffo e farmi uscire da questa stanza, oppure no. Puoi anche odiarmi, per quello che ho appena fatto. Puoi fare quello che vuoi. Non ti biasimerò >>.

 

Irina rimase impalata dov’era, cogliendo chiaramente la domanda che c’era in quella frase: vuoi rischiare con me? Vuoi rischiare sapendo chi sono, cosa sono e cosa ho fatto?

 

Si guardarono, e nonostante lei si trovasse tra la porta e Dimitri, non si sentì prigioniera, anzi. Era libera di scegliere, di prendere una decisione da sola, perché qualunque fosse stata, lui l’avrebbe accettata.

 

“Potrebbe aiutarmi a dimenticare…”.

 

Non disse no, e non disse sì. Gli lanciò solo un’occhiata, e Dimitri sembrò comprendere quello che le passava nella testa.

 

Perché lei, così all’improvviso? Perché quella ragazza che aveva sempre disprezzato, in fondo? Perché Fenice, quella che lo aveva fatto arrestare, che aveva tradito Challagher, che si era innamorata di uno sbirro?

 

Dimitri non rispose, perché forse non c’era una risposta. Forse non esisteva un vero e proprio perché. Forse perché le cose a volte vanno così, nascono dal niente e muoiono nel niente…

 

E la baciò di nuovo, questa volta così prepotentemente da darle l’idea di volerlo fare da quanto più tempo era legittimo aspettarsi, ma lasciandole sempre una via fuga aperta…

 

Ma tanto non sarebbe scappata, non voleva farlo…

 

E poi ci volle un attimo a farla ritrovare nel letto, avvinghiata a quel corpo scolpito e pieno di cicatrici, bollente, senza nemmeno rendersi conto di tutto quello che ciò significava…

 

Perché tanto erano solo due persone sole alla ricerca di qualcosa che forse non esisteva…

 

Perché tanto il fondo lo avevano toccato tutti e due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Vedo i cori da stadio che si sono scatenati laggiù… Su, ragazze, contenetevi, eh.

Allora, giudizi spaccati, immagino. Ma è successo quello che molti speravano, e forse non si aspettavano. Ditemi un po’ che ne pensate, e soprattutto se la cosa vi fa piacere oppure no. Siete anche liberi di insultarmi, se volete.

Sinceramente, nemmeno io so cosa dire: rischierei di sbilanciarmi troppo, quindi rimando in silenzio e spero di leggere le vostre reazioni. Ci vediamo al prossimo cap, eh!

 

 

Isabellina: prima di tutto, spero che tu sia arrivata viva anche a questo cap, visto che mi hai lasciato dicendomi che andavi a farti un bel viaggetto a 180 in contromano… Mi raccomando, allaccia la cintura che non ti voglio mica avere sulla coscienza, eh! Naturalmente scherzo, ma sono contenta che tu abbia deciso di recensire, e non ti preoccupare, non sei l’unica che ha adorato William: molto probabilmente è il miglior “cattivo” che io sia riuscita e riuscirò mai a creare! Dimitri è Dimitri, in questa fic è uscito fuori e naturalmente ha raccolto schiere di fan. Come vedi, quello che desideravi è accaduto, ma non dare niente per scontato, eh! Un bacio!

 

Darkrainbow: madooo, tutte le tue ipotesi sulla Lince sono molto verosimili, ma ti toccherà attendere, la cosa si fa ancora lunga. E lo so che adori Dimitri, quindi immagino la tua faccia ora, a fine cap… Come quella di Xander, se mai sapesse… Ma Xander tanto al momento è occupato in altro. Eh già, le coppie scoppiano e mi mescolano. Si vedrà, si vedrà. Bacio!

 

Supermimmina: NOOOOOOOOO, SONO FELICISSIMA PER TEEEE!!!!!!!!!! Allora il nick ora bisognerebbe cambiarlo in “Supermammina”!!! Dai, veramente, sono troppo contenta! L’unica cosa che spero è che questa storia non influenzi minimamente il carattere del pargolo, altrimenti finisce che ci troviamo in giro un William o un’Irina che fanno i pazzi per strada veramente! Ah ah ah, , dai, a parte gli scherzi, cercherò di non farti aspettare troppo, che già devi aspettare di tuo, e tienimi aggiornata su questo (o questa) aspirante mini pilota clandestino. Magari finita RR mi lancio in una serie di favole per bambini! Un bacione enorme enorme enorme!

 

Danu: visto la nostra Irina? Tira fuori le unghie e fa mangiare la polvere a tutti quanti. Definire gentile Dimitri sembra un po’ strano, ma in fondo un po’ lo è. Vediamo cosa succederà quando Vladimir metterà in atto il suo piano, qualunque esso sia… Oltretutto, ora sembra allearsi anche con William: nascerà la coppia dei perfetti attivi… Bacio!

 

Neverwinter Night: sono onorata di ricevere la tua prima recensione, sai? Non capita spesso! E sono altrettanto contenta che sia riuscita a prenderti anche con il seguito del Gioco dello Scorpione: i seguiti non sono mai visti di buon occhio! Lo so, lo so, che la fine della storia tra Irina e Xander lascia un po’ tutti con l’amaro in bocca, soprattutto se si hanno freschi in mente i ricordi di come si sono trovati, ma penso che nel loro caso sia quasi “fisiologico” un allontanamento del genere: hanno vissuto sospesi per due anni, ma è chiaro che il passato non si dimentica, e molto più spesso è lui a non dimenticarsi di noi. Come vedi, il tanto incontro ravvicinato del terzo tipo tra Irina e Dimitri è avvenuto, ma consiglio di non farsi troppe idee e di vedere come andranno le cose, perché ne devono succedere ancora tante… No problem per gli accenti! Un bacio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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