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Autore: C_Moody    06/12/2010    1 recensioni
Sono fra noi. Hanno smesso di chiamarsi "leggende".
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lily non sembra affatto intimorita da questo lungo viaggio che intraprenderemo.
Anzi, da quanto ho capito, l'umana non è mai uscita dalla città. Quindi al solo pensiero di dover vivere spostandoci di città in città, in fuga da un potente fauno vendicativo, Lily sorride e si sente pronta.
Ben per lei, perché io non lo sono affatto.
Ellie non si lascia contagiare dall'entusiasmo di Lily perciò per me è ancor più difficile da accettare questa cosa della clandestinità, visto che Ellie mi rivolge poche, fredde parole.
Lily invece trova emozionante persino un imbottigliamento nel traffico appena fuori New York.
«Dove stiamo andando?»
La lican, al volante della macchina dai vetri oscurati presa in prestito dalla società, non si è ancora decisa sulla destinazione. A me non interessa particolarmente, mi basta solo che non si infuri.
Ellie si mordicchia un labbro e poi risponde.
«Penso che andremo in Florida.»
La terra del sole... secondo me Ellie l'ha fatto apposta.
Comunque anche questo non mi interessa particolarmente. Il fatto che Ellie abbia chiesto una macchina dai vetri oscurati dice già tanto sulla bontà che ancora conserva nell'anima. So che prima o poi le passerà.
Più o meno quando capirà che fuggire è veramente l'unica cosa che ci rimane da fare e quando si metterà nei miei panni. Avrebbe lasciato morire Lily? Non penso proprio. Al mio posto, anche lei l'avrebbe salvata dal suicidio.
Forse è proprio questo che ora la fa tacere anziché urlarmi contro. Se avessi completamente torto, avrebbe già tentato di scannarmi. Se avessi completamente ragione, avrebbe lasciato perdere questo silenzio testardo. Ma la verità è che mi trovo esattamente nel mezzo. Non è giusto quello che ho fatto, ho costretto noi tutti alla fuga e alla clandestinità. Ma non è neppure sbagliato, perché avrei permesso ad una deliziosa ragazzina di morire senza conoscere la felicità.
È proprio questo che ora leggo negli occhi di Lily. Occhi tanto espressivi in confronto ai miei da sconvolgermi.
Leggo tanta felicità. E se penso che questo è solo l'inizio...
 
L'umana si appisola dopo sole tre ore di viaggio.
Si stende completamente sui sedili posteriori e l'espressione del suo viso trasuda cieca fiducia da tutti i pori.
Ellie ne approfitta per parlarmi. Si vede a occhio nudo che questo silenzio imposto principalmente da lei, la fa soffrire quanto me. Non ha intenzioni di svelare tutti i particolari del suo piano all'umana, appunto per non scioccarla.
«Ho parlato con Alvin, secondo lui ci conviene unirci per un po' ad un altro gruppo clandestino. Loro sono nomadi, Alvin è riuscito a scoprire che un piccolo gruppo di quattro creature si nascondono in Florida. È lì che siamo dirette. Alvin ha già parlato di noi al capogruppo, Lynn.»
«Aspetta, aspetta... È la Lynn che penso io?»
Ellie distoglie lo sguardo dall'asfalto, il quale la stava quasi ipnotizzando, per rivolgermi un sorriso per confermare.
«Ellie, stai scherzando? Proprio Lynn, la succube?»
«Sì. Anch'io quando l'ho saputo ho avuto un po' la tua stessa reazione. Incredibile ma vero.»
«Da quanto ormai? Come mai non lo sapevamo?»
«Eh, che ci possiamo fare? Crediamo che Alvin ci racconti tutto e invece non è così. Lynn gli aveva chiesto di non dire niente a nessuno. Tranne ora, a distanza di qualche mese.»
«Qualche mese? E che cosa ha combinato?»
«Indovina.»
Eccola tornata, la Ellie di sempre. Incapace di provare rancore per un giorno intero.
Meglio fare proprio finta di niente, non parlare del passato e soprattutto distrarla con le chiacchiere.
Chiacchiere che lei mi offre su un piatto di argento.
«Ah, non so. Se te lo chiedo è perché proprio non riesco ad immaginare.»
«Un caso un po' analogo al tuo. Per colpa di un umano. Hai già qualche conoscenza riguardo la sua natura.»
«Sì, certo. Ma non mi sorprenderebbe affatto. Insomma, so già che i succubi vanno a letto con gli umani.»
«E fin qui tutto legale. Se non fosse che Lynn si è innamorata dell'umano con cui è andata a letto. Ora fa molto come te, lo protegge, se ne prende cura e lo nasconde.»
«Non si può paragonare. Un uomo adulto non ha l'innocenza di una ragazzina.»
«Può essere. Comunque, è lei che stiamo raggiungendo.»
La vedo rilassarsi, smettere di torturare il volante con le sue mani contratte.
Ed è automatico, una reazione molto naturale: se è rilassata lei, sono rilassata anch'io.
Credo proprio che sia per via della nostra natura. Nonostante l'amicizia, siamo nemiche naturali e da qualche parte nel nostro DNA c'è la sana reazione di ansia di fronte al nemico irritato.
Così è molto più piacevole. I vetri oscurati non fanno penetrare abbastanza luce da farmi stare male. Ellie è rilassata, dunque mi rilasso anch'io contro lo schienale del sedile e ogni tanto getto uno sguardo all'umana, che dorme pacifica.
Dopotutto, dopo lo shock iniziale, c'è armonia fra noi, fra tutte e tre. Perciò ho speranza che il lungo viaggio che ci aspetta non sarà un incubo come Ellie mi vuole far credere.
Ammesso che lei stessa lo creda ancora.
Mi stupisce che Ellie non mi abbia ancora chiesto di guidare. Lei sa benissimo quanto io sia efficiente alla guida. Non ho mai bisogno di fermarmi, per nessun motivo. Alla guida non mi stanco mai, la trovo solo un'alternativa alla mia poltroncina.
Oh, quanto mi mancherà quella poltrona...
Ma se comincio ad avere nostalgia delle cose che mi lascio indietro, ho un rimedio infallibile. Mi volto a guardare Lily addormentata. Guardo quel suo visetto e ogni sentimento negativo scompare.
Non mi pento delle mie azioni. Non c'è pentimento mentre la vedo sorridere nel sonno.
 
Dopo diverse ore di viaggio, con me al volante, arriviamo finalmente in Florida. Solo Ellie sa l'esatto indirizzo dei fuggiaschi, quindi con qualche leggero tocco sulla spalla, la lican si sveglia e comincia a seguire le precisissime indicazioni di Alvin.
Non credevo fosse facile perdersi, nonostante la mappa dell'elfo e la memoria della lican.
Eppure ci perdiamo ed Ellie si vede costretta a scendere dalla macchina per chiedere informazioni. Fuori ormai sta rapidamente calando sera. Lily si sveglia ma resta taciturna e assopita per un bel po' di tempo, anche dopo il frappé e le ciambelle che Ellie le porta. Torna vitale molto lentamente e risponde alle nostre domande con movimenti della testa. Ma più che interessarci a lei, ci interessiamo alla meta da raggiungere che sembra prendersi gioco di noi e scappare, diventando invisibile. Quanti accidenti borbottati fra i denti sono volati ad Alvin per questo...
«No, ecco, credo sia questa.»
«Prova a lanciare un infrasuono.»
«Ma no, Crystal, sei matta?»
«Be', ma perché no?»
«Perché potrebbe esserci qualcun altro all'ascolto.»
«Ma chi vuoi che ci sia, dai. Loro attendono il nostro arrivo! Se sentiranno qualcuno che li chiama, penseranno subito che siamo noi.»
«Oppure no. Ricorda che sono clandestini.»
«Avranno calcolato più o meno l'ora di arrivo. Penseranno che siamo noi.»
Ellie, esasperata dalle mie insistenze, mi lancia un leggero ruggito contro. Non arrabbiata bensì seccata da me.
Non resto indietro e rispondo anch'io con un ringhio. La differenza fra i due versi è notevole; mentre il suo è nettamente animale, il mio ricorda più lo stridere di pneumatici.
Insultata dalla mia risposta, Ellie scende dalla macchina e fa un giro, seguendo probabili piste.
Lily scoppia a ridere all'improvviso. Non mi spaventa, ma quasi.
«Cosa c'è da ridere?»
«Voi due.»
«Noi due cosa?»
«Ammetto che ci tenevo a vedervi così. Volevo proprio sentirvi discutere. Solo che quei suoni finali sono stati proprio la ciliegina sulla torta di una scena divertente.»
«Oh, Lily, io non ci troverei così tanto da ridere. Finora è andato sempre tutto molto bene. Non ci sono mai state grosse liti fra di noi. Ma non oso immaginare cosa succederebbe se accadesse.»
L'espressione divertita di Lily lascia il posto ad un'espressione più perplessa.
«È per quella cosa dei cani e gatti?»
Giro appena la testa verso di lei e soltanto con lo sguardo le rispondo, sapendo in anticipo che lei capirà benissimo la risposta nei miei occhi di ghiaccio.
«Ma sarebbe così tanto grave? Siete pur sempre amiche.»
«Non lo so Lily, proprio non lo so. Non è mai successo, perciò non so quanto in là le nostre nature si spingerebbero e quanto la nostra amicizia ci fermerebbe.»
Le mie orecchie captano un infrasuono. È Ellie, senza dubbio. Ma proprio quando pensavo che i suoni non fossero dedicati a me, questi si ripetono insistentemente e capisco all'istante, nella stretta dello stomaco, che il destinatario sono proprio io.
«Ok. Lily, andiamo.»
Scendiamo e automaticamente l'umana si incolla al mio fianco.
Le situazioni nuove e sinistre la innervosiscono e la spaventano così tanto da spingerla sempre a cercare un riparo dietro il corpo di Ellie o il mio. Solo che Ellie le offre più volentieri il proprio corpo come scudo.
Non è così facile seguire le tracce di Ellie, ma ci riesco. Confuse fra altre che potrei riconoscere.
«Dove stiamo andando?» Mi domanda l'umana con timore, nella sua voce c'è una nota terrorizzata.
«Dove Ellie ci sta chiamando.»
«E dove ci sta chiamando?»
«Non lo so. Seguiamo e basta. Ok?»
Innervosita da altre cose, la mia pazienza riservata a Lily tende a diminuire. Stringo i denti e cerco di concentrarmi sul mio autocontrollo. Dopotutto, per Lily queste cose sono fin troppo strane.
Oltre che sul mio autocontrollo, devo lavorare molto sulla mia comprensione.
«Come fai a sapere dov'è Ellie?»
«Lei ha un odore molto forte che posso seguire.»
Le narici di Lily si dilatano un paio di volte prima di fare una faccia perplessa e suscitare un piccolo risolino da parte mia. Lei non capisce il motivo del mio divertimento, lo stesso mi sorride.
Mentre l'odore di Ellie comincia ad intensificarsi, i miei occhi scrutano ogni angolo buio di questo pezzo di bosco-palude abbandonato poco lontano dai cortili delle case che abbiamo appena oltrepassato. A giudicare dall'odore, Ellie, da brava mutaforma, si è trasformata per seguire meglio eventuali tracce. Perciò a questo punto, nell'osservare attentamente tutto intorno a me, conto di vedere un grosso lupo bruno.
L'unico aspetto negativo di questo sarà che Lily come minimo griderà.
Continuiamo a camminare fra l'odore di acque stagnanti e alghe secche provenienti dai pantani vicini a noi. Avverto la presenza di Ellie, ne sento il forte odore ma probabilmente a distrarmi è il calore che Lily sta appiccicando su di me direttamente dal suo corpo e dalla paura che le provoca camminare in questi boschi sconosciuti di notte.
Sì, non devo dimenticare che Lily è mortale.
Io ormai non temo nulla. A parte il sole e il calore, niente può uccidermi. Lei invece ha tanto da perdere. 
Ha una vita da perdere...
«Eccoti. Mi stavo proprio chiedendo dov'eri finita.»
Pronuncio sicura ad alta voce fissando due alberi avvinti appena oltre la mia sinistra. Lily si ferma quando vede che non mi muovo ma parlo al buio della palude. Guarda me e cerca di scorgere qualcosa fra gli alberi anche lei.
«Cosa c'è, Crystal?» Dice a voce bassissima. Quel suo odore di paura...
«C'è Ellie.»
«Dove?» Continua a parlare a bassa voce, deve aver capito che qualcosa non va bene.
«Proprio lì, fra quegli alberi. Ma, oh, non credo che si farà vedere così.»
«Così come?»
«Trasformata. Un temibile quadrupede di centoventi centimetri di altezza al garrese, con un peso compreso fra i centocinquanta e i centottanta chili, fauci sbavanti, occhi verdi, artigli ben affilati, pelame folto e un puzzo stordente.»
Sottovalutavo i nervi di Lily, a quanto pare.
L'umana, sulle prime, crede che scherzi. Il mio umorismo nero spesso è prevedibile. Ma qualcosa le dice che questo non è uno scherzo, nonostante abbia provato a descriverle la lican più ironicamente possibile. Restando nel vero.
Lily non risponde e si protegge dietro il mio corpo, afferrando un bordo della mia maglietta.
Sì, ha paura. Meglio lasciar perdere. In questi giorni di cose incredibili ne ha già viste a sufficienza per la sua sanità mentale. Indecisa se lasciar che si riprenda o riprendere a parlare con la bestia nel buio della palude ad aspettare un segnale da parte mia. 
«Ellie, su dai. Ne ha avute abbastanza, ok? Troppo presto per lei.»
Non è difficile avvertire la presenza di un essere di centocinquanta chili in piedi fra gli alberi. O forse è l'abitudine che mi sono fatta di avvertirla non solo nei sensi ma anche nel pensiero.
Ma fa una bella differenza quando quei centocinquanta chili mutano lasciandone cadere al suolo soltanto sessantasette. Ellie, vuotata di quella forza che la rende una lican da ammirare meravigliati, si lascia cadere per riprendere forze e fiato.
Lily invece il fiato lo trattiene, fissando gli alberi come se aspettasse di veder comparire la creatura che le ho descritto. Per sua delusione appare Ellie, esattamente come la conosce.
«Ho trovato delle tracce. Ovviamente, le hanno lasciate di recente perché aspettavano il nostro arrivo. Si nascondono molto bene. L'auto può rimaner parcheggiata dov'è. Portarla da queste parti sarebbe una follia. Ma vi avverto che c'è un bel po' da camminare. Vivono molto a contatto con la natura e le zone più irraggiungibili per gli umani.»
A questo punto cerco di scrutare meglio oltre gli alberi. E cosa vedo? Altri alberi. Oltre all'umidità e gli insetti, c'è solo del verde qui. Scommetto che sarà una scampagnata poco piacevole da fare.
«Si balza?» Domanda Ellie distraendomi da quell'ipnosi di alberi.
«Spero che scherzi. Ellie, non possiamo.» E con un movimento della testa indico Lily alla mia destra. Da escludere immediatamente l'idea di raggiungere la destinazione a balzi.
«Ma Crystal, è una camminata di un'ora come minimo.»
«Allora, in marcia.»
Muovo qualche passo, l'umana mi imita. Ellie invece resta ferma di fronte a noi. No, non intende spostarsi e scansarla sarebbe offenderla. Sposta ripetutamente gli occhi su di me e Lily, conosco quel suo sguardo: un'idea le sta frullando in testa e sono certa in anticipo che non mi piacerà.
«Lily, ti sarai sicuramente resa conto della situazione speciale nella quale ci troviamo. Dobbiamo portarti al sicuro e nasconderci tutte e quante per evitare così un'inevitabile morte. Tuttavia, il luogo da raggiungere è lontano. Ti stancheresti facilmente a percorrerlo. C'è un'altra soluzione: posso portarti in groppa. Certo, vedermi trasformata non sarà facile ma ti assicuro che sono bella anche da lican.»
«Andiamo, Ellie! Credo che Lily ne abbia avute abbastanza con le creature strane. Vai avanti, trasformata se proprio vuoi, e facci strada. Diventa un machete per noi e spianaci il cammino.»
Ma la lican mi ignora. In situazioni normali il fatto che Ellie mi ignori avrebbe già suscitato la mia reazione poco simpatica di ira. Ora è diverso; sono stata io a cacciare entrambe in questo pasticcio, certe reazioni dovrò proprio soffocarle. Contraggo le dita e sbuffo lievemente. Ci sarà qualcosa che mi libererà mai da questi sensi di colpa? Potrò mai essere libera di reagire senza poi sentirmi biasimare tutto questo?
«Allora Lily? Che ne pensi?»
L'umana si volta a guardarmi. Non avrà mai la mia approvazione. Purtroppo Ellie ha tattiche di persuasione davvero infallibili perciò Lily terrà conto del mio disaccordo ma si lascerà conquistare dal potere persuasorio della lican. Cosa rispondere all'umana? Tutta questa nuova situazione l'ha molto amareggiata, per cui renderle l'esistenza più terrificante di così sarebbe proprio un crimine.
«Fa' un po' come vuoi.»
Benché mi penta della freddezza usata per pronunciare quelle parole, tengo conto della mia dignità vampiresca da mantenere intatta. Oltrepasso entrambe e riprendo a camminare. La curiosità però riesce a vincermi e dopo pochi passi, nascosta dagli alberi, osservo la scena.
Ellie sa benissimo che sono lì a guardarle. Non ha bisogno di vedermi, può fiutarmi.
«Per me va bene.» Decide l'umana. In volto ha l'espressione di colei che non è pronta per vedere certe cose. L'indecisione non trova posto nella sua mente.
«Ok. Vedrai, sarà divertente. Io non potrò parlarti ma ti capirò abbastanza bene. Cercherò di balzare il meno possibile, tu comunque tieniti aggrappata forte al pelame.»
Istintivamente Lily indietreggia di qualche passo. Ellie, senza vergogna e senza pietà, si china in avanti e si trasforma. Le sfuggono alcuni gemiti che preoccupano l'umana. Poi eccola lì, immensa, maestosa, minacciosa. Si mette a scodinzolare per riconquistare le simpatie di Lily e si accuccia per far salire l'umana sopra la sua schiena. Si assicura che l'umana si tenga forte e fa qualche passetto come prova.
Finalmente mi rilasso perché a Lily sembra piacere.
La lican comincia ad accelerare, passandomi vicino, ed io le seguo veloce qualche metro alla loro sinistra. Mi lascio guidare dalle gioiose risate di Lily che prende tutto come un gioco.
Eppure non riesco a smettere di pensare alle parole di Benjamin. Prima o poi dovrò affrontare la questione, anche se mi spaventa e cerco di evitarla. Vorrei tanto che Benjamin avesse esagerato o che si fosse sbagliato. C'è solo un modo per saperlo ma non credo di aver raggiunto quel livello di autocontrollo. È fuori discussione. Portarla dai medici? Molto probabilmente Lily non è assicurata, non ha cartelle di nessun tipo. Senza contare che Ellie ed io stiamo tenendo una minorenne illegalmente. Vivere questa clandestinità è l'unica scelta che abbiamo.
Data la nostra velocità è impossibile sapere quanto manca e quanto abbiamo percorso. Non credo di essere capace di calcolare neppure il tempo che è passato da quando siamo partite. Tuttavia, oltre agli odori quasi nauseanti che aleggiano qui, riesco a sentire l'avvicinarsi della nostra meta. Lo sente anche Ellie che rallenta e fiuta come meglio può tutto ciò che la circonda. Fa scendere Lily dalla sua groppa e procede fiutando il suolo.
Dal movimento della sua testa, indirizzato a me, capisco che si deve procedere ancora un po' e che io sono la più adatta nel farlo; è meglio se Ellie resta insieme all'umana. Le oltrepasso e con passi misurati e cauti raggiungo un pezzo di giungla privo di alberi e liane. C'è un sentiero. Poco lontano intravedo una luce, probabilmente proveniente da una finestra.
La casetta fatta di legno marcio e bagnato non è tanto invitante, tuttavia al suo interno sembra molto accogliente. Busso alla porta e mi giro per controllare se Ellie sta seguendo le mie mosse. Infatti. Da sopra la sua spalla scorgo la testolina curiosa di Lily che fa capolino.
Dei passi leggeri si avvicinano alla porta, sciolgono un catenaccio e aprono la porta.
Oh no. Jeffrey?
«Tu?» Dice con voce spettrale quel soggetto grigiastro, scheletrico e puzzolente di carne marcia.
Che bella accoglienza. Resto sulla soglia a guardarlo. Certo che proprio lui, Jeffrey... che disgrazia.
«Sono loro, Jeff?» Chiede una voce melodiosa proveniente da un salottino poco lontano.
«Sì, a quanto pare.»
Jeffrey sposta lo sguardo su Ellie e Lily che giungono alle mie spalle. Poi, con un gesto naturale ma del tutto inaspettato, Jeffrey spalanca la porta per farci passare compiendo un leggero inchino destinato a me, senza alzare lo sguardo per eccesso di ossequio. Ellie ed io ci guardiamo. Questa non doveva proprio succederci.
«Ragazze, vi stavamo aspettando. Oh, Crystal, come stai ragazza mia? Ellie, ma guardati! Ciao! Oh, questa bella fanciulla dev'essere Lily, è così?»
Lynn, la succube, viene verso di me con il viso gentile e le braccia allargate. La sua pelle, calda come quella di Benjamin, mi provoca un leggero brivido. Lynn si mostra estremamente carina con Lily che già di per sé è spaventata da Jeffrey che la osserva da sopra una spalla.
Altri esseri ci raggiungono nella piccola hall per i saluti. Hayden, il grendel. Daàmaris, la centauro e Russel, l'umano di Lynn. O per meglio dire, il suo osso di gomma. Russel è smunto, la faccia da ebete e l'aria di un naufrago; accanto a Lynn, dal corpo rosso e sinuoso con quello sguardo sensuale e quegli atteggiamenti sicuri, il povero Russel fa una figura tremenda. Ma vedere le catene d'amore che li legano non è difficile anche se Lynn lo guarda come un giocattolo più che come un amato.
Osservo Lily. Tutti la fanno subito sentire la benvenuta. Jeffrey sulle prime la guarda con diffidenza e rancore; è bastato un mio sguardo intimidatorio per fargli subito cambiare atteggiamento.
Per quanto mi sforzi in modo che la mia natura non prenda il sopravvento nella mia vita, questa è più forte di me e in un modo o nell'altro riesce sempre a ricordarmi chi sono.
Ci servono subito la cena, non dimenticandosi di me. Ellie e l'umana s'ingozzano di bistecche e dolciumi. Per me due bei boccali di sangue a detta loro ovino. 
Alla fine di una giornata così stressante un po' di sangue è proprio quel che ci voleva. 
Non volevo che Lily mi guardasse mentre mi nutrivo ma non riusciva a togliermi gli occhi di dosso ed io ero troppo estasiata dal sangue per preoccuparmi dell'impressione che le avrei fatto. Non credo che se la sia poi presa tanto; lei sa benissimo cosa sono. Nascondermi la farebbe stare peggio.
Quello che invece fa stare peggio me è Jeffrey. 
Presto giunge l'ora di andare a letto. Non appena Ellie, Lily ed io ci siamo chiuse nella piccola stanzetta tutta per noi, ho voluto sfogarmi. Non c'erano altri se non Ellie per ascoltarmi.
«No, Ellie! Ma guarda proprio chi ho la sfortuna di ritrovare. Non possiamo fermarci qui a lungo, spero te ne renda conto. Non riesco a stargli vicina, non ce la faccio perciò dobbiamo ripartire, andarcene altrove.»
«Crystal, no. Ormai siamo qui, non possiamo scappare come dei vigliacchi solo perché tu hai dei problemi a relazionarti con Jeffrey.»
«Relazionarmi? Tu lo sai benissimo che non potrei. Sai benissimo che la parola "relazione" non ha niente a che vedere con il nome di Jeffrey vicino al mio.»
Sentendo il mio tono di voce così irritato, Lily si intromette chiedendo spiegazioni, che le fornisce Ellie con voce soave e misurata e con tutta la tenerezza materna di cui la lican è capace.
«Come ben sai, Crystal è un vampiro. Jeffrey invece è un ghul e, secondo le leggende, i ghul sono i servi dei vampiri. Ciò significa che le loro nature spingeranno Jeffrey e Crystal a comportarsi come schiavo e padrone. Cosa che la nostra vampira non gradisce.»
«Non gradisco, eccome!» Aggiungo portandomi le mani in viso.
«Perciò a te non va che lui voglia diventare il tuo schiavo?»
«No, Lily, a me non va che la sua natura lo costringa con la forza a trattarmi da sua padrona. In passato abbiamo già avuto scontri per questo. Nel mio passato ribelle arrivavo persino a picchiarlo. E lui... lui si sottometteva. La sua natura non gli permetteva di reagire, di difendersi. Mi sarebbe tanto piaciuto che si ribellasse.»
«Perché?»
«Perché picchiarlo, schiavizzarlo... mi piaceva.»
«Non è detto che le cose stiano così anche adesso.» Dice Ellie, cercando di farmi capire che sto affogando in un bicchier d'acqua. Se non riuscirà a capirmi almeno lei, mi sentirò completamente smarrita.
«Ellie, non fare la stupida. Le cose stanno così anche adesso. Quando ci ha fatto entrare si è leggermente inchinato davanti a me. Sono cose che non potrei più sopportare, come bere ancora sangue umano! Non voglio tornare indietro a quel tempo. Quella schiavitù era eccitante ma al tempo stesso orribile, soprattutto visto con gli occhi della vampira che sono adesso.»
Ormai Ellie è completamente avvolta in una coperta e i suoi occhi fra poco si chiuderanno per lasciarla scivolare in un buon sonno. Lily invece pare troppo spaventata anche solo per provare la stanchezza.
«Ma se sei cambiata tu, forse è cambiato anche lui.» Sussurra Lily, accorgendosi anche lei che Ellie fra poco ci abbandonerà per riposarsi. Perché pur seguendo la conservazione ridotta a sussurri, Ellie non ha più la forza per parlare.
«No Lily, le classi basse non cambiano mai.»
«Provate ad essere amici.»
«Non si può. Ora dormi. Io esco a fare due passi.»
Mi allontano a grandi passi dalla stanza, sicura che se non lo faccio Lily non si addormenterà mai. So che ha ancora moltissime domande da farci ma starle vicina mi provoca sentimenti negativi e positivi che entrano in conflitto fra di loro, facendomi impazzire. Una camminata nella natura, senza la tensione costante causatami da Lily, sarà un ottimo anti stress.
Ma dopo soli pochi passi incontro Daàmaris, anche lei in giro per una passeggiatina notturna.
Le nostre nature sono così distanti nel "ramo" delle creature che per nostra grande gioia non proviamo nulla avvicinandoci l'una all'altra e chiacchierando serenamente.
«Bello shock trovarti qui Jeffrey, vero?»
«Sì, abbastanza. Ma perché si nasconde?»
«Tempo fa si era trasferito in un cimitero nel Tennessee. A quanto ne so, si stava nutrendo quando il guardiano del cimitero, insospettitosi dai rumori strani, lo aveva scorto illuminandolo con la torcia. Così Jeffrey, in preda al panico, si era subito avventato contro l'uomo. Lo aveva ridotto male e se n'era andato pensando che fosse morto. Qualche ora dopo era tornato per riprendersi il cadavere che stava divorando e lasciare tutto in bell'ordine e si era accorto che il corpo del guardiano non c'era più. Il suo aiutante lo aveva soccorso e il tipo, uscito dall'ospedale, aveva chiamato nel giro di qualche giorno polizia, sensitivi e criptozoologi. Quello stupidone di Jeffrey aveva persino lasciato, nella fretta di svignarsela, qualche impronta. Quando il capo l'ha saputo e ha visto il grande polverone che questa faccenda aveva sollevato fra gli umani, si era molto adirato con Jeffrey giurando di tagliargli la testa. Così, Jeffrey si è ritrovato a nascondersi e scappare dalla ghigliottina.»
Storia raccapricciante, senza dubbio, ma al tempo stesso gratificante. Sentirmi superiore di fronte alla stupidità di Jeffrey non fa che aumentare quel mio lato vampiresco che si sente nel modo più assoluto il padrone del povero ghul.
«Sai, Daàmaris, non è facile tenere a bada i miei istinti di fronte a lui e per lui è la stessa cosa. Non può esserci una serena convivenza perciò appena potremo, toglieremo il disturbo.»
La centauro cammina tranquillamente sulle quattro zampe equine e incrociando le braccia umane; ciò le dona un'aria molto affabile e simpatica. È più alta di me ma nessuno dei miei istinti si muovono per avvertirmi che Daàmaris è una minaccia. Cosa che invece succede quando nelle vicinanze c'è Benjamin, nonostante gli anni che ci conosciamo quindi gli anni che i miei istinti hanno avuto per convincersi che Benjamin una minaccia non era e non lo sarebbe mai stata. Tutt'altro invece.
«Su, Crystal, le nature sono una cosa che in fin dei conti si possono controllare. Anzi, il termine giusto sarebbe "domare". Guarda per esempio tu ed Ellie! Vedervi così vicine è sbalorditivo. Vampiro e licantropo che sono amici per la pelle? Dove si è visto? Avete vinto contro le vostre nature. Perciò tu e Jeffrey potreste fare ugualmente.»
Pur sapendo che nelle parole di Daàmaris ci sono delle verità, l'idea di diventare amica di Jeffrey mi risulta tanto strana da apparire illusoria, surreale e per di più ridicola. Sarebbe come se il cane da pastore stringesse amicizia con le pecore. Ellie ed io ci troviamo su due livelli esattamente uguali nella "piramide" delle creature. Jeffrey, purtroppo per lui, è molto più in basso. O sale di livello lui, ribellandosi. O scendo io. Preferirei morire.
 
La notte stranamente mi pare più lunga del solito, col pensiero fisso di Jeffrey ad alcune stanze da me. Impossibile decifrare il sentimento che carica quei pensieri fatti di lui.
Oppure è proprio questa giungla a darmi la sensazione che il tempo non trascorra. Gli insetti là fuori si limitano ad un unico suono ripetitivo, ben diverso da quelli a cui ero abituata a New York. E se, pur essendo chiassosi, i suoni della mia città mi permettevano di rilassarmi per farmi superare la notte, tutta questa nuova situazione mi tiene più sveglia del solito. Già, come se potessi comunque dormire.
Prima di diventare schiava della noia, mi dirigo in cucina guidata dall'odore di Lynn. 
Non è sorpresa di vedermi, mi invita a sedermi a tavola accanto a lei. Solo il fuocherello del candelabro ci illumina.
«Non resterete a lungo, vero?»
«In effetti, no.»
Non lo dice perché la nostra presenza la infastidisce, ma perché sente ben distintamente il disagio che provo. All'improvviso si alza e va verso il frigo, non ho la forza di seguirla con lo sguardo quando scompare dal mio campo visivo. Un leggerissimo aumento del livello della mia ansia accende i miei sensi anche se non riesco a capire a cosa sia dovuto. Lynn torna a sedere con due calici neri colmi fino all'orlo di sangue.
«Brindiamo.» Ordina alzando per prima. Lo scontro dei calici fa versare sul mio polso una goccia che recupero con la lingua come una selvaggia.
«Può servire a qualcosa dirti che Jeffrey è innamorato di te?»
La mia gola manda giù con difficoltà quel sorso che improvvisamente mi pare amaro, insopportabile. Eppure nessuno dei miei segnali di emozioni, negative o positive, vengono colti dall'occhio della succube.
«Lynn, no. Peggiora solo le cose.»
«Anche per lui è difficile. Amare qualcuno che lo considera una nullità, uno schiavo.»
«Ciò che lui potrebbe amare di me è proprio quello, la mia superiorità razziale. Per il resto non mi ha mai capita. E rispetto ad allora, sono ben diversa.»
L'angoscia che parlare di questo mi provoca fa sì che il mio calice si ritrovi completamente vuoto in poco tempo, se considero che mi sarebbe piaciuto assaporarne il contenuto un po' di più.
La succube mi guarda negli occhi a lungo cercando di decifrare gli strani sintomi vampireschi, ma finisce con alzarsi dal tavolo per lasciare il calice sul bancone e, a metà strada, posare una mano sulla mia spalla come segno di comprensione e affetto.
A volte mi sembra di essere incompresa, mi è già capitato. Ma questa volta le batte tutte. Lontana da casa mia, dai miei libri, dalla mia poltrona, da ciò che per me era un mondo vero e abbandonata da qualche parte in un pezzo di giungla infestata da alligatori e tafani, disperatamente sola, e tutto questo per colpa mia. Solo me stessa da biasimare.
Ellie non sopporterebbe queste lamentele, mi attaccherebbe. Lily invece non capirebbe neanche una delle mie parole.
Quando le luci dell'alba cominciano a colorare l'atmosfera, svegliando un sacco di uccellini chiassosi, un disperato e fastidioso bisogno di compagnia pulsa dappertutto nel mio corpo, sorprendendomi. Non ricordo di aver visto l'orologio, per me è sempre stato un oggetto inutile e burlone persino, ma qualcosa mi dice di esser stata seduta a quel tavolo per diverse ore. Me lo conferma il candelabro spento.
Raggiungo le mie ragazze nella stanza, solo Ellie è sveglia.
«Dormito bene?»
«Abbastanza. Tu invece che hai fatto?»
«Niente di speciale. Una passeggiatina qui intorno e un calice di sangue con Lynn in cucina.»
«Lily ha avuto la febbre.»
Nella penombra della stanza ad Ellie non sfugge la mia improvvisa paralisi. Aspetta un po' prima di proseguire, lasciandomi riprendere dalla sorpresa. Anche se sorpresa vera e propria non è. Le parole di Benjamin mi ritornano repentine alle orecchie.
«Solitamente ho la pelle più calda della sua, così la sento tiepida. Invece era bollente, giuro.»
«Devo parlarti a proposito. Ma non qui.»
Annuendo si riveste e si dirige verso il bagno. La raggiungerò, sì, ma poi.
Ora ciò che mi preoccupa è la piccola umana. Mi avvicino a lei senza temere il calore del suo corpo. I capelli sulla fronte mostrano tracce di un'umidità che può derivare solamente dalla febbre avuta. So che toccandolo non risolverò niente, ugualmente poso una mano sul suo collo. Sono costretta a levarla subito dopo ma nei pochi istanti di contatto non ho notato differenze nella sua temperatura. Le rimbocco le coperte ed esco.
Attraverso il corridoio delle stanze dagli abitanti assopiti e raggiungo il giardino, Ellie seguirà la mia scia.
La mattina è senz'altro strana, devo approfittare di queste ore di aurora prima dello spuntare della palla infuocata per godermi un po' quel che si può godere qui. Presto l'umidità sarà insopportabile per la mia pelle, ma per ora c'è quella freschezza notturna che la trasforma in rugiada sulle foglie dei cespugli di gelsomino che circondano la piccola radura della casa. Almeno è un posto isolato, nessun umano può avventurarsi in questo pezzo di giungla impenetrabile sopravvivendo agli alligatori e ai morsi dei serpenti. E se per caso qualcuno ce la facesse, c'è Russel per accogliere gli ospiti e poi mandarli abilmente via prima che finiscano nello stomaco di Hayden.
Ellie, fresca come una rosa, riattiva le sue articolazioni venendo verso di me e sgranchendosi le membra. Ci inoltriamo insieme nella giungla prima di cominciare a parlare.
«Lily è malata, me l'ha detto Benjamin. Ecco spiegata la sua febbre.»
«Oddio... che cosa ti ha detto di preciso?»
«Niente, non è sceso nei particolari. Mi ha solo detto che è molto malata. Secondo lui dovrei assaggiare alcune gocce del suo sangue per averne la conferma.»
«Crystal, ti rendi conto che non possiamo fare niente per lei? Abbiamo le mani legate al timone di questa nave impazzita, in burrasca per giunta.»
«Qualcosa ci dovremo inventare, non me la sento di negare assistenza sanitaria ad una fanciulla.»
«È incredibile quanto bene le vuoi.»
Il sorriso di Ellie, sorpreso ed intenerito, non mi lascia indifferente. Ricambio senza esitazioni, trovare il giusto equilibrio fra ciò che mi sento di fare e quello che la mia natura vuole che faccia non è sempre un gioco da ragazzi.
«Sai, Crystal, all'inizio questa cosa mi ha parecchio infastidita, però devo dire che vederti così viva di emozioni mi fa accettare di buon grado tutto questo. Erano secoli che non ti vedevo così.»
«Non farlo per me, ti prego. Fallo per lei. Io non sto facendo e sopportando tutto questo per me, perché così posso vivere delle emozioni altrimenti rare, ma sto sacrificando la mia esistenza per quella ragazzina.»
«Anche questo fa parte del quadro.»
Entrambe restiamo in silenzio senza il coraggio di interrompere la melodia dei pennuti sopra le nostre teste. L'atmosfera è ancora sopportabile, se non altro perché i numerosi alberi riescono a coprire abbastanza bene il cielo impedendoci così di vedere i progressi del sole nella sua ascesa.
Un lieve trottare passa vicino a noi. Daàmaris nella sua passeggiata mattutina ci scorge sedute a terra con la schiena appoggiata ad un grosso tronco e ci viene incontro spensierata.
«Bella mattina, eh? Da queste parti non sono mai uguali, oggi la condensa è scarsa. Come state?»
«Non c'è male, è bello starsene qui. C'è davvero tanta pace. Chi ha trovato questo posto?»
«È stata Lynn, cercava una tranquilla capanna d'amore per il suo Russel.»
«Ha fatto centro. Ovvio, qui è ben diverso dalla nostra New York, ma mi piace.»
La conversazione vaga ma sempre gentile fra Ellie e la centauro va avanti per un bel po'. Ogni tanto aggiungo qualche parere, soprattutto se mi viene chiesto esplicitamente, ma per lo più resto ad ascoltarle. La scarsità della luce è quella giusta e benché la temperatura comincia a salire quasi impercettibilmente, è piacevole starsene un po' in contatto con la natura, non ricordo l'ultima volta che avevo passato così tanto tempo fra alberi secolari e un ecosistema quasi intatto. Forse quando, poco meno di cinquant'anni fa, con Ellie ci siamo concesse un campeggio nella Foresta Nera, ma non so perché ho un'opinione molto immatura di come ero all'epoca.
Probabilmente perché non c'era Lily a rispolverare le mie domande su vita e morte.
I miei sensi vengono ricatturati dal passato al presente per accendersi intensamente di fronte a un motivo a me ancora sconosciuto. Daàmaris, con una visuale più alta dei cespugli, si volta a guardare in direzione della casa. Ci sono dei passi che si affrettano verso di noi. Balziamo entrambe in piedi quando fra un albero e un altro ci appare Jeffrey, io molto più infuriata e repentina rispetto ad Ellie.
«È successo qualcosa, Jeff?» Domanda con voce calma la centauro, nella speranza di contagiare anche a me.
Il ghul, col fiatone e le ginocchia sporche di terriccio, si rivolge soprattutto ad Ellie, evitando di guardarmi negli occhi.
«La vostra umana sta male.»
Nessuno di loro si accorge che un secondo c'ero e il secondo dopo stavo già correndo con tutte le mie forze verso la casa. Ellie resta poco dietro di me e Daàmaris giunge solo dopo con Jeffrey in groppa. Quando raggiungo la stanza in tempo record sono tutti radunati intorno al corpo inerme dell'umana, che in questo momento assomiglia più ad un passero ferito e bagnato dalla pioggia.
Hayden in silenzio straccia per terra, Lynn e Russel sono seduti sul letto di Lily e la accarezzano per confortarla, nonostante a me ancora sfugga questo nesso fra il conforto e il contatto fisico.
«Dobbiamo fare qualcosa. È molto grave.» Dice la succube con la voce rotta da una tristezza nel suo impensabile istinto materno. Mi basta vederla da lontano per capire che ha la febbre, Russel bagna e rinfresca continuamente i panni che poi appoggia sulla sua fronte.
«Chiede continuamente di te.» Specifica l'umano, notando l'evidente afflizione sul mio viso. 
Ellie sembra essere la più indicata per calcolare la febbre della ragazzina, è anche la più coraggiosa delle due nell'avvicinarsi a lei. Quando subito dopo mi guarda, capisco che non c'è molta scelta. La febbre è molto alta e i panni bagnati non bastano. Bisogna agire subito o il suo cervello presto bollirà insieme al resto.
Trattengo il fiato per fare spazio nel mio corpo e trovare così un certo coraggio che conosco solo per sentito dire: il coraggio di una madre, l'innata volontà materna a sacrificarsi. Per Lily sto già sacrificando tutto, qualcosa di materno pulsa ancora in me. È forse una delle poche cose che mi fa sentire viva.
Se l'umana adesso muore tutti questi sacrifici per salvarla mancheranno il loro obiettivo.
«Spostatevi.»
La mia voce risuona severa e decisa nella piccola stanzetta di legno. Lynn e Russel ubbidiscono ancora sconcertati. Solo Ellie intuisce la mia mossa.
«Crystal, no! Ha una febbre molto alta, soffrirai come non immagini.»
Niente di quello che vuole dirmi per spaventarmi riesce a fare effetto, sposto con determinazione le coperte e sollevo la camicia da notte troppo grande per il suo corpicino esile.
«Non m'importa, Ellie. Soffrirò di più se muore.»
Jeffrey, Hayden e Russel lasciano in fretta la stanza quando mi vedono strapparmi di dosso la camicetta di seta nera. Loro hanno già chiuso la porta lasciando presenti solo membri femminili quando anche la gonna nera in pieno stile gotico cade ai miei piedi.
Con un balzetto agile supero il corpo di Lily per trovare posto nel lato vuoto del letto.
«Crystal?»
La vocina rotta dell'umana rompe i suoni che il respiro spaventato degli esseri presenti pervadevano nella stanza.
«Sì, sono io, Lily. Non spaventarti se all'improvviso sentirai molto freddo.»
I suoi occhi sono due fessure malaticce e stanche. Non capisce quello che le succederà e la febbre la priva di lucidità.
Nel poco spazio che trovo, mi stendo sul fianco sinistro e incollo la mia pelle alla schiena di Lily. Lei sussulta improvvisamente ma non ha la forza per emettere altri suoni a parte quel lamento sommesso, che sulle prime credevo appartenesse a me. La circondo con le braccia, stringendola a me, trattenendo il fiato nella speranza di sentire meno il dolore. Ma questo non tarda a farsi vivo. Un fuoco pungente e intenso si aggrappa alla mia pelle abbracciandomi come io faccio con l'umana. Diventerà un dolore insopportabile ma almeno Lily comincia a giovare del freddo. I suoi occhi sono più aperti e lei sembra ritrovare un colorito più sano.
Le sue braccine si appoggiano sulle mie per confortarmi, avvicinandomi così a quel concetto così lontano dalla mia natura e dai miei pensieri.
«Vi prego, dite qualcosa per distrarmi.» Imploro in un sussurro.
«Sono fiera di te.» Pronuncia con orgoglio la mia amica lican, sopra le parole di Lynn che ipotizza ciò che si deve fare con Lily. Rivolgo uno sguardo sofferente ma grato.
«Dovete portare Lily da un dottore. Avete detto che non ha documenti, ma se riuscite ad ottenere dei documenti falsi...»
Ellie si gira stupita verso Daàmaris. Io vorrei avere lo stesso stupore ma non ho altro che dolore. Gemiti strazianti cominciano a morirmi in gola.
«È un'ottima idea. Non abbiamo altra scelta.»
«Stavo pensando ad un mio amico, Howard l'uomo scarafaggio. Ha le mani in pasta su questo.»
Ormai non riesco più ad aprire gli occhi. Chiedo solo di sopravvivere per poter contattare questo Howard e salvare Lily in un modo meno doloroso per me.
Le ragazze vanno avanti a studiare l'idea per un po'. Seguire non mi distrae dal tormento ma mi aiuta moltissimo a non separarmi dalla realtà e impedire che la brutta situazione mi lasci senza ragione, il che sarebbe davvero brutto. Una bestia di solito agisce inaspettatamente, a tradimento e senza lasciare scampo se soffre molto. Ed io in questo momento non mi sento diversamente.
Sento Ellie muoversi, apro leggermente la palpebra per vedere che sta controllando la febbre all'umana.
«È a posto, Crystal. Puoi smettere.»
La lican non completa la frase, schizzo velocemente fuori dal letto mancando il corpo di Lily di alcuni precisi centimetri e correndo fuori dalla stanza. Ovunque avrei ancora quel caldo infernale addosso quindi mi dirigo verso il bagno. Le mie mani tremanti hanno difficoltà ad aprire un banalissimo rubinetto, ma senza altri indugi mi posiziono esattamente sotto il getto di acqua meravigliosamente gelida.
La temperatura ci metterà un po' a tornare normale, ma il tempo per andare orgogliosa del mio atto di sacrificio materno non manca di certo.
   
 
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