Parte III: Amiche
Le due ragazze
attraversarono il centro della città e
poi presero il pullman. La casa in cui Athena viveva da sola era molto in
periferia e quindi il mezzo impiegò un po’ a raggiungere la zona. Durate il
viaggio Misa accennò alla sua nuova amica qulacosa sulla sua vita: il lavoro da
modella, i viaggi che faceva, gli stilisti che la richiedevano, lo stress e la
noia che impregnavano la sua esistenza. Accennò a Light tenendosi vaga e
descrivendolo come il ragazzo di cui si era innamorata, ma che non l’aveva mai
ricambiata. La giovane coi capelli rossi si mostrò sinceramente dispiaciuta
quando la modella, non senza esitazioni, le disse della morte di lui.
“Mi dispiace da morire, Misa” le disse abbracciandola. “Davvero”.
Il volto di Misa andò in fiamme, ma lei non ebbe il coraggio di scostarsi. “È
successo tempo fa. Non importa” balbettò imbarazzata.
Athena si staccò da lei, le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi
seria. “Queste non sono cose che si superano nell’arco di un anno, Misa” disse.
“So che ci siamo conosciute solo oggi, ma ricorda: se hai bisogno di qualcosa,
di qualunque cosa, io sono qui per te, a qualunque ora del giorno e della
notte”.
“Gra…Grazie, Athena. Sei molto...gentile”. La voce della bionda si ruppe sull’ultima
parola e lei scoppiò in lacrime. La sua compagna non disse nulla e la abbracciò
forte di nuovo , stringendola a sé.
La giovane bionda quasi non si accorse che l’altra l’aveva fatta scendere dal
bus: si litimita a stringersi addosso a lei e a piangere. Non aveva mai pianto
dalla morte di Light e aveva accumulato dentro di sé tutto il dolore di quei
mesi passati nella monotonia e nella solitudine.
Athena la fece camminare lungo una viuzza, stretta ma pulita e curata e la fece
fermare davanti a una piccola casa a due piani. Aprì il cancello e la condusse
all’interno dell’abitazione, poi lungo un corridoio finchè non sbucarono sul
retro della casa, che si affacciava su un minuscolo giardinetto tipicamente
giapponese con un piccolo ciliegio in fiore e un laghetto con la fontanella. La
fondatrice dei Veri Illuminati fece sedere Misa sul terrazzo e aspettò che si
calmasse.
Rimasero un po’ in silenzio. Misa fece dei respiri profondi cercando di
calmarsi un po’.
“Mi dispiace per questa scenata” balbettò imbarazzata, asciugandosi le lacrime
con il dorso della mano.
“Non devi scusarti. Non c’è niente di male nel soffrire. I sentimenti sono
delle brutte bestie!” cercò di scherzare Athena, sorridendole. “Be’, tu mi hai
raccontato la tua storia, adesso tocca a me. Mettiti comoda: è moooolto lunga e
anche un po’ noiosa forse”.
La modella ricambiò il sorriso, divertita dal tono della sua nuova amica.
“Io sono nata in America” cominciò a raccontare quella. “Mia madre è di origine
giapponese, mio padre invece è di Washington DC. Sono due ufficiali
dell’esercito americano, si sono conosciuti tramite il lavoro. Quando ero
piccola hanno fatto di tutto per convincere me e mio fratello a seguire la loro
strada e a diventare soldati. Siamo stati cresciuti come se fossimo in caserma.
Immagino che avrai notato i miei modi militareschi. Ecco, li devo alla mia
particolarissima educazione. Comunque, i miei riuscirono a piegare mio
fratello, ma non me. Non ne volevo sapere di andare in guerra o robe simili.
Sono completamente contro la violenza gratuita. Lo dissi chiaramente, ma i miei
genitori non accettarono la mia scelta. Così, quando compii diciotto anni,
sette anni fa, me ne andai di casa con i risparmi che avevo accumulato fin da
quando ero bambina. Tornai nella patria di mia madre e adottai il suo congnome.
Ho tagliato i ponti con i miei genitori, mio padre e mia madre non hanno più
voluto saperne di me, di questa ribelle che aveva intaccato l’onore della
famiglia. Mio fratello, invece, a volte lo sento ancora. Lui mi capisce, mi
appoggia e ogni tanto viene a trovarmi, quando riesce ad ottenere una licenza
di qualche giorno. Mi ha aiutato tanto all’inizio, quando ero appena arrivata
qui, mi ha prestato dei soldi che, uniti a quelli dei miei lavoretti part-time,
mi sono serviti per comprare questa casa e poi per pagarmi gli studi
all’Università. Poco dopo il mio arrivo qui, Kira ha iniziato il suo operato.
Non sopportavo i suoi metodi e così io e alcuni che la pensavano come me
abbiamo fondato la nostra “organizzazione” e ci siamo messi contro di lui”.
Misa la ascoltava rapita. Quella ragazza aveva una forza d’animo incredibile,
che pochi possedevano. Immaginò che razza di difficoltà aveva dovuto
affronatare e pensò sbalordita che proprio in mezzo ai suoi problemi aveva
trovato il coraggio di difendere i suoi ideali e di mettersi contro uno dei più
grandi serial killer di tutti i tempi. La invidiava: lei non aveva neanche la
forza di lasciarsi il passato alle spalle.
Athena continuò il suo racconto: “In questi ultimi anni mi sono dedicata anima
e corpo ai miei studi individuali e ai progetti dei veri Illuminati. Sai, ho
chiamato la mia organizzazione così per sottolineare il fatto che noi eravamo
la Luce, la Giustizia che combatteva contro il Buio, il Male, Kira. Ti sto
annoiando?”.
“No, no, per nulla. Hai avuto una vita difficile. Io non sarei stata capace di
fare quelle cose. Mi sarebbe mancato il coraggio” disse la modella. “Ti
invidio, sai? Io mi sono ridotta a un’ombra solo per un sentimento, tu ti sei
messa contro tutto e tutti e ne sei uscita ancora più forte”.
La ragazza con gli occhi verdi le passò un braccio intorno alle spalle. “La
forza ce l’hanno tutti, Misa. Bisogna solo trovarla. Devi porti un obiettivo e
giurare a te stessa che farai di tutti per conseguirlo, senza arrenderti mai. Io
inseguo il mio sogno: contribuire a creare un mondo migliore. È questo che mi
ha sostenuta in tutto ciò che ho fatto”. Sorrise. “È per questo che ho scelto
giurisprudenza: voglio fare politica a livello mondiale e provare a cambiare in
meglio le cose. Però seguo anche lezioni di astrofisica e biologia, perché amo
questo pianeta con le sue meraviglie naturali e lo Spazio mi attira. Come
ripeto sempre a mio fratello, l’Universo è la mia passione, la natura è la mia
anima, ma la politica è la mia vita!”.
Anche Misa sorrise: l’energia che quella ragazza emanava era impressionante e
la sua allegria era contagiosa. E poi quegli occhi…si rimproverò per l’ennesima
volta dei suoi pensieri, mentre si sentiva arrossire.
La giovane coi capelli rossi sembrò non accorgersene. “Misa, tu ce l’hai un
sogno?” le chiese, cogliendola alla sprovvista.
“Io…” balbettò la modella senza sapere cosa dire. “No, non ce l’ho”.
“Questo è un male! Tutti devono avere un sogno!” fece l’altra sorpresa. Tacque
per un attimo poi esclamò: “Allora facciamo così. Io ti aiuterò a trovare il
tuo sogno e a realizzarlo! Te lo prometto”.
Misa le gettò le braccia intorno al collo, sentendo le lacrime pungerle
nuovamente gli occhi. “Grazie” mormorò riconoscente.
Da quel giorno la vita di Misa cambiò: aveva trovato la sua amica del cuore e
la sua ancora di salvezza. Ma il Destino non è mai così magnanimo e la giovane
avrebbe dovuto superare ancora una prova prima di poter godere di quel futuro
luminoso che le si stava aprendo davanti.