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Autore: TittiGranger    07/12/2010    24 recensioni
Raccolta Missing Moments.
Dal primo capitolo: Quel luogo era sempre stato saturo di gioia.
Durante gli anni aveva avuto numerosi significati: un nuovo anno ad Hogwarts, l’inizio delle vacanze, l’arrivo del Natatle, la possibilità di rivedere gli amici, l’estate…
Ma stavolta, nel leggendario e ineguagliabile Espresso di Hogwarts, Ron non riusciva a trarre lo stesso tipo di emozione.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hogwarts Express: next stop… Life

Hogwarts Express: next stop… Life

 

I minuti non erano mai passati così lentamente.

Le lancette dell’orologio che teneva al polso sembravano volergli fare un dispetto, diminuendo il loro già lento andare.

Ron sospirò, sedendosi sulla panchina vuota.

Quel giorno non gli interessava aspettare.

Erano anni che aspettava quel momento, dopotutto.

Negli ultimi minuti si sarebbe semplicemente goduto la sensazione piacevole dei semplici pensieri.

I pensieri di ciò che lo attendeva… che li attendeva.

Sorrise tra sé, sentendosi un po’ bambino.

 

Probabilmente, nel suo intimo lo era davvero; d’altra parte Hermione glielo rimproverava sempre quando si arrabbiava.

In quel momento, però, Ron si sentiva davvero come un bimbo che, fremente ed eccitato, attende l’arrivo di Babbo Natale.

Con la differenza che il suo Babbo Natale aveva i capelli castani e voluminosi, un tono da saputella e con al posto del sacco, una borsa piena di libri al seguito.

Ed era bella, bellissima per lui… il più bel regalo che Babbo Natale avrebbe mai potuto portargli.

Si morse le labbra, guardandosi attorno.

 

Di nuovo, genitori e fratelli in attesa del ritorno dei figli…

Chiacchieravano sereni e spensierati, aspettando l’arrivo dell’Espresso.

Ron tentò di distrarsi; cercò con lo sguardo un qualcosa che potesse attirare la sua attenzione, permettendogli così di alleviare quell’ansia, quell’eccitazione che gravava sul suo stomaco dalla sera e che ora minacciava di esplodergli nel petto in un vortice di energia positiva.

Si appoggiò allo schienale e distese le gambe, tentando inutilmente di restare fermo.

Si tormentò le mani, in cerca del pensiero che avrebbe dovuto portare una tregua nella sua mente.

 

Spostò il suo sguardo intorno a sé. La stazione era già gremita.

I bambini più piccoli scorrazzavano su e giù; i genitori chiacchieravano tra loro, alcuni guardavano l’orologio, altri tentavano si allungare lo sguardo nella speranza di cogliere un qualsiasi segno dell’arrivo del treno.

Poco distante da lui c’era una bambina che saltellava contenta intorno ai genitori.

Non poteva avere più di cinque o sei anni.

Sbatteva i piedini a tempo, lasciando ondeggiare la sua gonna azzurra.

Azzurra…

L’azzurro era un colore che Hermione amava molto.

 

Merlino!

Con un nuovo vortice, il cumulo di energia tornò a depositarsi con prepotenza sul suo stomaco.

Non c’era nulla da fare. Non c’era via di scampo.

Ogni pensiero portava a lei.

Qualsiasi cosa terminava con… lei.

 

Scosse la testa, sorridendo.

Si coprì il viso con le mani, imponendosi di darsi una calmata.

Se le altre volte l’idea del suo ritorno era annebbiata dal pensiero della sua inevitabile ripartenza, stavolta questo limite non c’era.

Lei non se ne sarebbe andata più.

Tornava per restare.

Ron guardò per l’ennesima volta l’orologio… perché non riusciva ad aspettare? Perché quell’attesa lo stava consumando così?

Quella che negli ultimi mesi era diventata musica per le sue orecchie, interruppe i suoi piacevolissimi tormenti.

 

Scattò in piedi, mentre la gente si spingeva verso le linee della ferrovia.

L’espresso si avvicinò lento, maestoso e nel suo totale splendore.

Con due ultimi fischi, il treno si fermò.

Le porte si aprirono e fu il delirio.

Tutti cercavano di comunicare con tutti; i bambini facevano segno ai loro genitori; le mamme  si sbracciavano per salutare i loro figli; civette che sbatacchiavano nelle loro gabbie; gridolini di gioia.

Ron sopirò, aguzzando la vista; era più alto della maggior parte della gente, quindi aveva minor difficoltà degli altri a trovare ciò che gli interessava.

L’unica persona per la quale in quel momento aveva occhi.

O avrebbe dovuto.

Ma, tra le frotte di studenti che si affrettavano a scendere, di Hermione non sembrava esserci traccia.

 

Ron non si meravigliò; anche se ormai l’anno era praticamente finito, Hermione avrebbe portato a conclusione i suoi doveri di Caposcuola, fino alla fine.

Incrociò le braccia, attendendo.

Ma presto, di nuovo, la sua attenzione fu catturata da una macchia rossiccia che schizzò fino a pochi metri da lui.

Quando i suoi occhi azzurri incrociarono quelli giallastri della creatura ai suoi piedi, il gatto gli soffiò astioso, gonfiando minacciosamente la sua coda vaporosa.

Ron non aveva mai avuto un buon rapporto con Grattastinchi, ma in quel momento fu persino felice di vederlo.

Perché se c’era lui…

Si guardò intorno freneticamente, mentre volgeva lo sguardo a destra… a sinistra. Poi di nuovo a destra…

Mentre Grattastinchi continuava imperterrito a soffiargli contro.

- Sì, anche io sono felice di rivederti, mostro - disse a mezza voce, continuando a cercare, senza curarsi del felino che sembrava propenso a sfregiargli la faccia.

- Spero che tu sia entusiasta di vedere me un po’ di più, Ron - disse una voce divertita alle sue spalle.

 

Ron si voltò in modo talmente veloce che sentì un sonoro schiocco all’altezza del suo collo.

Ma non se ne curò minimamente.

- Mhm. Non so se è possibile… vedere Grattastinchi è una gioia davvero insuperabile - disse Ron guardandola e perdendo totalmente il controllo dei suoi muscoli facciale che, spontaneamente, si contrassero in un sincero e liberatorio sorriso.

Lei sorrise in risposta, scuotendo la testa e facendo ondeggiare la coda che raccoglieva i suoi capelli ribelli.

Hermione non disse nulla.

Si limitò a volare tra le braccia di lui e chiuse gli occhi, stringendolo spasmodicamente, godendo di quel tocco delicato che gli mancava da oltre due mesi.

Ron la strinse con così tanta forza che le fece fare un giro, sollevandola di peso.

Hermione rise, distaccandosi leggermente per potergli baciare ripetutamente le guance, assicurandosi di tenergli ben fermo il viso con le mani.

Ron ridacchiò, godendosi quelle piacevoli attenzioni e stringendo più forte la sua presa intorno a lei.

- Mi sei mancato… tantissimo - disse lei, continuando ancora a sfiorare le guance ispide di Ron con le proprie labbra - Tantissimo.

Ron schioccò la lingua - E io che pensavo che, ora che sei una strega diplomata con il massimo dei voti non fossi più intenzionata a stare con un cafone aculturato come me…

Hermione interruppe la sua raffica di baci e lo guardò storto. Ron vide impercettibilmente il suo sopracciglio destro alzarsi leggermente.

- Non dire sciocchezze, Ronald! - arrivò immediata la risposta. Ma poi sorrise, pronta a stare al gioco - Se è un tentativo per liberarti di me, sappi che dovrai impegnarti di più.

Ron sorrise, sfiorando il piccolo naso di lei con il suo - Mai - disse, sussurrando le parole sulle labbra di Hermione - Per niente al mondo, mai.

 

Hermione si alzò sulle punte per facilitargli il compito, assicurandosi nuovamente una salda presa sul suo viso.

Non si curarono affatto della gente; per qualche secondo si dimenticarono di tutti, proprio come era successo la prima volta.

La prima a riscuotersi fu Hermione che, quando si accorse dei numerosi sguardi che li circondavano, arrossì, sussurrando all’orecchio di Ron - Credo che sia il momento di andare.

Ron sorrise, ma non mollò la presa; anzi, si fece più vicino…

- Io credo che non sia ancora il momento, invece - disse, prima di catturare nuovamente le sue labbra.

 

Fu solo dopo qualche minuto che si decisero davvero ad avviarsi verso l’uscita.

Hermione aveva recuperato Grattistichi che continuava a soffiare come un pazzo, gonfio come un tacchino nel giorno del Ringraziamento, lanciando a Ron delle occhiate di fuoco.

- Quell’animale ha dei seri problemi, Hermione - gli aveva fatto notare, mantenendosi a debita distanza, mentre lei lo infilava nella cesta.

 

Appellarono il baule di lei e un altro paio di borse e li caricarono sul carrello. Diedero uno sguardo in giro, alla ricerca di Ginny ed Harry, che evidentemente dovevano essersi già avviati perché non sembravano essere nelle vicinanze.

- Allora, andiamo? - disse Ron, porgendole una mano.

Hermione sospirò e annuì, incrociando le sue dita con quelle di lui.

Fecero pochi passi, finchè Ron percepì una strana resistenza: Hermione si era fermata e guardava verso il treno.

Lui si morse le labbra e avvicinando alla ragazza, l’abbraccio da dietro, posando il mento sull’incavo del suo collo scoperto- Cosa c’è? - le disse, lasciandole un leggero bacio sulla gola.

Sentì Hermione sospirare, mentre continuava a guardare verso l’Espresso ormai fermo e freddo.

- Stavolta è davvero finito tutto, Ron - disse, con un velo di malinconia.

 

Ron capì cosa intendesse Hermione. In realtà, lui non aveva vissuto il distacco da Hogwarts in modo così drastico: si era ritrovato a non andarci più, per scelta, e basta.

Non si era mai trovato nella condizione di dover dire “addio” definitivamente ad un pezzo così importante della sua vita.

Ma per Hermione era stato diverso.

Lei aveva iniziato quel percorso, ed ora lo aveva portato a termine.

- Non è… non è solo una fine - disse Ron - Può essere anche un inizio. Di qualcosa di migliore, forse.

Strinse ancora di più le braccia intorno a lei e sorrise nel sentirla annuire.

- Sì, è vero - disse lei, voltandosi leggermente per poterlo guardare. Gli accarezzò una guancia, con un mezzo sorriso stampato sul volto - Lo so, io… - farfugliò - E’ che… mi sembra assurdo dover dire addio a questo posto - disse, spiegandosi - Una volta che usciremo da questo binario, Hogwarts sarà il passato… - scosse la testa - Ti sembrerò una sciocca.

 

Ron le diede un bacio sulla fronte - No che non lo sei - disse sicuro . Si guardò intorno e lei seguì il suo sguardo: l’uscita incantata, le mattonelle rosse, le arcate, la locomotiva di un rosso sgargiante - Tutto questo è stato parte della nostra vita per anni. Tua, soprattutto.

Lei sospirò.

- Ma questo non è un addio. Magari… - quando formulò quel pensiero sentì le orecchie andargli a fuoco - Magari un giorno c-ci torneremo… insieme.

Hermione impiegò qualche secondo a comprendere il significato oltre quelle parole. Quando lo fece, i suoi occhi schizzarono su Ron, che nel frattempo era entrato in apnea, in attesa di una reazione della ragazza, di una qualsiasi reazione

- Già - disse lei e, inaspettatamente, sorrise - Già.

Ma non era un semplice sorriso, non era una banale angolazione della bocca…

Era la manifestazione di un sentimento che non si sarebbe potuto comunicare a parole, che non aveva traduzione nel nostro banale linguaggio.

Anche Ron riprese a respirare e rispose al suo sorriso tenero e  commosso, mentre nelle loro menti, vorticavano le stesse parole, gli stessi pensieri.

Io.

Te.

Insieme.

Sempre….

Famiglia.

Figli…

Io…

Tu…

Sempre.

 

- Andiamo?

Stavolta a parlare fu Hermione, che sembrava aver scacciato via la malinconia dai suoi occhi scuri. Tese la mano a Ron, proprio come lui aveva fatto poco prima.

- Pronta? - le chiese Ron, afferrando la sua mano e baciandole il dorso.

- Prontissima.

Insieme si diressero verso l’uscita, mano nella mano.

Un attimo prima di superare il confine magico, Ron si voltò, lanciando l’ultimo sguardo all’Espresso di Hogwarts.

Lo guardò, imprimendosi nella mente l’immagine della locomotiva, l’immagine di ciò che quel treno significasse.

 

Avrebbe conservato quel ricordo per anni e anni, non sapendo, in quel momento, che quell’immagine sarebbe rimasta vivida fino al giorno del loro nuovo incontro.

Perché quello non era un addio.

Era solo un rispettoso, doveroso e speranzoso arrivederci.

 

 

 

 

 

“Stavolta è davvero finito tutto”.

Ecco, non sto certo dicendo addio all’Espresso di Hogwarts, ma porre la parola fine a questa raccolta, intristisce un pochino anche me.

Che dire… mi auguro davvero che il finale vi sia piaciuto. Non era esattamente come lo avevo progettato, ma devo ammettere che sono soddisfatta di come sia uscito (viva la modestia, si).

Ovviamente, anche nel nostro caso, questo non è un addio ma un arrivederci - mi dispiace per voi- perché spero di poter tornare presto a rompervi le scatole con quella che per me è la coppia migliore dell’intera saga di quella geniaccia della Rowling.

Vi abbraccio uno ad uno, stampando anche un bacio in fronte a coloro che mi hanno accompagnato per l’intera storia con i loro commenti.

Grazie di cuore.

 

   
 
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