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Autore: Guitarist_Inside    07/12/2010    6 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ah-ehm *si schiarisce la voce, che tra l’altro in questi giorni purtroppo sembra aver preso una vacanza ._.*
Hi everybody!
Sì, “acciacchi” a parte, sono ancora viva… xD
E, sì, sono ancora una volta in ritardo a postare… Ormai sta diventando una prassi >.<” I’m so sorry…
Ok, vi risparmio le solite giustificazioni chilometriche o quasi (lol), vi dico soltanto che ancora una volta la colpa va attribuita in primis alla sQQQuola (che ultimamente ci ha messo sotto un opprimente torchio con circa una verifica o possibile interrogazione MINIMO al giorno…e andrà avanti così fino alle vacanze di Natale…Help! :S), e oltre a ciò anche alla Musa ispiratrice, che, come diciamo scherzando io e la mia mate cerere (che anche ‘sta volta devo ringraziare a tal proposito, per i suoi prodighi consigli e consulenze -anche su questo capitolo xD-, nonché i nostri Scleri su MSN che amo così tanto…e che quindi perciò perdono del “ritardo” xD), talvolta è davvero una puttana, anche peggio della Beatrice della mia fic… [- *Ispirazione: Vabbè, non esageriamo ora! - *Io: Hey, tu, Ispirazione dei miei stivali, fai meno l’ipocrita e dì le cose come stanno! u.ù - *Ispirazione: … ._." - *Io: *ehm..ehm..* perdonatela, ma s’è inserita da sola, non era mia intenzione divulgare tal parte di conversazione xD ._. ]…
And so… Scrivere questo capitolo non è stato per niente facile, ne è testimone la sopra citata cerere, che mi ha vista bloccata più di una volta…
E, oltre a ciò, diciamo che ad un certo punto la situazione è uscita dal mio diretto controllo e si è evoluta un po’ per i fatti suoi…
Non saprei dire proprio che ne penso… A mio parere non è dei migliori capitoli che abbia scritto, anzi, che SI E’ scritto… xD
Beh, anyway, spero che non vi faccia pena, cioè, volevo dire, che vi piaccia ^^” (solita autostima che ormai si è comprata un appartamento a sé sottoterra… ._. ah, mate, mi serve la tua “pompetta-gonfia-autostima”! xD)
Ok, prima di lasciarvi a questo capitolo 19 del mio “Sclero Mentale Formato Famiglia TM (marchio registrato xD)”, una piiiiiiiiiiccola, ma forse pure inutile, anticipazione, che poi anticipazione non è. O.o che frase contorta… Vabbè, in sintesi, spero vivamente di riuscire a postare il prossimo capitolo entro l’anno 2010 (lol)… Anche perché una buona parte è già stata scritta da tempo (e la mia mate probabilmente ne sa qualcosa, dato che è una parte che le avevo promesso qualche mese fa… xD *aria complice*)… Ok, vi avverto, per quello che ho scritto fin’ora (grossomodo la seconda parte del prossimo capitolo..), non è che sia proprio una cosa “seria”… cioè, volgio dire… No, basta, non dico più niente se no finisco a raccontarvi già tutto v.v
Well… Now it’s time for my little (ma neanche così tanto “little” xD) crazy…

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
First of all, grazie 1,039 (*w*) a tutti voi che mi supportate e continuate a seguire e leggere questa mia sottospecie di fanfic che abitualmente indico con l’appellativo di “Sclero Mentale Formato Famiglia”, e in particolare a tutte voi recensitrici (si dice? O.o vabbè, chissenefotte u.ù)… ♥
E un grazie speciale anche a tutte coloro che hanno letto e/o aggiunto a qualche categoria e/o recensito (**) la mia one-shot ( 10.11.09 - 10.11.10 - Esattamente un anno fa... ), che più che altro è un insieme di ricordi, emozioni, e “scattered pictures” a distanza di un anno, su quel Giorno con la G maiuscola, quel 10 Novembre 2009 che rimarrà impresso per sempre nella mia memoria, come uno dei giorni più belli della mia vita…
“Craziiii”!! (Giusto per restare in tema.. lol *ç*)
Tornando a questa fic…

Crazy_Me : Hi, my dear! *-*
Innanzitutto, il mio ginocchio ti ringrazia per l’interessamento e ti fa sapere che sta molto meglio, grazie xD
Poi… Beh, inutile dire quanto mi facciano piacere i tuoi complimenti, spero di meritarli ^^” I’m happy you liked so much the previous chapter… E, beh, hai previsto bene: con James “ci sarà un po’ da litigare”… xD
See ya soon *ç*

409inMyCoffeeMaker: DonnaH caVissima! (ma perche diavolo sto parlando così? xD) *-*
Seriamente, non pensavo che tu leggessi questo mio ‘Sclero Mentale eccetera eccetera’ in così poco tempo! Rimango (già, ‘rimango’, perché lo ero già anche quando ho scritto i commenti vari nello scorso capitolo) commossa! *ç*
So, now (cercherò di essere relativamente breve e non annoiarti troppo, và..xD):
-Chapter n.15.
E s a t t a m e n t e… ;D
Per quanto talvolta possa sembrare il contrario, in fondo la routine è rassicurante. Per quanto sia monotona e noiosa, un drastico cambiamento può sconvolgere profondamente.
“Insomma, per tutto il capitolo era chiaro che la povera ragazza non sapeva dove sbattere la testa.” --> ahaha, detto in parole povere, esattamente. Beh, anyway, mi fa piacere che tu abbia apprezzato la descrizione dei sentimenti contrastanti e della confusione che tormentano la caVa Ema, mi fa piacere sapere che sia riuscita a rendere come questa guerra dilani la sua psiche…
Per quanto riguarda il “colpo di scena”… Beh, devo dire che l’idea non era programmata quando iniziai a scrivere, ma si auto-impose durante la scrittura, e non riuscii a non darle retta… Ovviamente anche Ema avrebbe preferito, come te, che quell’“essere” non tornasse nuovamente a galla eccetera, ma, come ti ho detto, alla fine è saltata fuori di nuovo… Sarà che mi diverto, a volte, ad inserire “colpi di scena” e un po’ di sfogo-violenza (vedi capitolo successivo -e parte del precedente xD-, così come mi diverto talvolta a mischiare all’inverosimile vari generi di situazioni, magari contrapposti, e cambiare improvvisamente ciò che inizialmente avrebbe potuto porsi come l’”ovvia” conseguenza… Sarà anche che a me, onestamente, l’“ovvio” (né lo stereotipo… altra cosa che cerco, come posso, di evitare) non piace molto… xD
-Chapter n.16.
”Ema è uscita vincitrice, almeno per ora.” --> Già… “almeno per ora”. L’hai azzeccata, girl: non si sa mai cosa la mia mente pazzoide possa riservare al futuro di questo mio povero (??!) alterego… xD
Felice di essere ancora una volta riuscita a trasmetterti sensazioni e sentimenti della protagonista =) E, ovviamente, pure l’odiosità di Beatrice, e il ciò che rappresenta il personaggio di Saul. Due persona che hanno influenza sulla vita di Ema, seppur in maniera opposta. Forse, in futuro, ho intenzione di approfondire su quest’ultimo, nonché di farlo “interagire”, in qualche modo… Ma meglio non anticipare troppo (dato che poi sono ancora idee confuse che FORSE utilizzerò in futuro…)
-Chapter n.17.
“Io ADORO Mike, quel sant'uomo. E' così comprensivo e pieno di tatto! *__*” --> Me too! *__* Per quanto riguarda Biggei, bhe, risposte molto esaustive, eh? xD “E' stato azzeccatissimo farlo impappinare tra gli "you know" e i "something like that"..” --> Già, credo anch’io (anche se forse ci ho un po’ calcato la mano… ma la colpa è anche stata di aver appena visto un’intervista in cui ne infilava una quantità davvero spropositata! Ahahah… Poi, sarò pazza, ma io adoro gli habits americani, e quindi pure i suoi “y’know” e cose analoghe..ahaha)… Anche perché, volente o nolente, quell’uomo ne usa davvero una quantità quasi imbarazzante! E, beh, ritengo che esprimano bene l’“impappinamento”, il non sapere come esprimere una determinata ‘cosa’, eccetera… Beh, mi fa piacere che anche tu la pensi così ;)
And finally… -Chapter n.18.
Eggggià, capitolo dove tirava decisamente un’aria più leggera… E, beh, ci voleva! :)
“Billie è fantastico, sembra davvero un ragazzino che nonostante si trovi a combattere ogni giorno la guerra con se stesso e il resto del mondo, ha sempre voglia di guardare il lato positivo e mettere un giorno in fila all'altro.” --> Già… O, almeno, questo è il BJ che mi immagino, e, indi per cui, quello che popola le righe di questo Scle..ehm, di questa fanfic ^^”
Mi fa davvero piacere che ti piaccia (scusa la ripetizione :S), e soprattutto che tu abbia apprezzato la storia dell’albero, del sopra e del sotto. Sai, ho sempre trovato affascinante il cambiare prospettiva, il fatto che, magari, guardando le cose da un altro punto di vista, queste possano in un certo senso “cambiare”, che TU possa vederle in modo diverso e sentirti quindi in modo diverso… Non so se mi spiego °°…
Anyway… Chi non vorrebbe vedere un concerto dei Foxboro?! ç___ç Ah, credo che scrivere quel fantomatico capitolo mi procurerà una dose indicibile di invidia verso l’alterego da me stessa creato (ok, sono decisamente pazza xD)… E, beh, sai che ti dico? Che sono curiosa ANCH’IO di vedere come riuscirò a sviluppare “il concerto di quei matti, ubriachi e traballanti”…ahahah
Anyway, probabilmente ho già scritto troppo… Chezz, avevo promesso che avrei cercato di essere almeno un po’ sintetica, ma mi son comunque lasciata prendere la mano… Vabbè, ti lascio al capitolo, sperando non ti faccia cambiare drasticamente opinione su questa fic (aka: che, nonostante tutto, pure questo sia di tuo gradimento **)…
An, quasi scordavo: the last but not the least… Grazie davvero davvero tanto per la recensione su quell’intruglio ingrovigliato di ricordi ed emozioni della mia “one-shot” sull’Anniversario di Milano… ( Ma tu sei troppo buona xD) P.P.S.: Avevo promesso che avrei recensito altre tu fic (molte delle quali ho anche letto *ç*)… Solo che non ne ho ancora avuto il tempo MATERIALE conciliato con il mio “carissimo” PC, chiamato anche “Chiuov” (che starebbe ad indicare un “aggeggio” elettronico che non funziona, come spesso fa codesto mio carissimo computer che decide di impallarsi quando gli pare e piace ._.”)… Spero comunque di riuscirci in tempi decenti! E, beh, prego per la recensione sugli Op. Ivy… del tutto meritata! *w*
Beh, ti lascio sul serio ora… Alla prossima! *-*

Green Star 90: Ftellù mia! *ç*
“Ma un piccolo peto che rovini l'atmosfera no? *bastardaggine mode on*” --> Ahahahahahahha… Oddeo, me lo so’ scordata! xD Scherzi a parte, come farei senza i tuoi commenti che puntualmente mi fan morire dal ridere (è una cosa positiva, eh **)?
Duuuunque, diciamo che la descrizione del suddetto nipote è rimasta alquanto superficiale perché volevo far apparire il tipo come “superficiale”… Però non so se son stata sufficientemente chiara e ho trasmesso ciò o.O… Beh, anyway, devo anche dire che per codesto tizio (il nipote “fighetto”), ho (purtroppo) avuto anche degli esempi di persone conosciute a cui ispirarmi…
Oh, davvero la scena dell’ammirazione del cielo stellato sull’albero avresti voluto scriverla tu? Quale onoVeH *ç*… “E invece no, l’ho scritta prima io! Muahahah *bastardaggine mode on* xD… A parte gli scherzi… Diciamo che mi è venuta in mente anche perché mi ha sempre affascinato l’idea di ammirare un cielo stellato seduta tra le fronde di un albero… anche se fin’ora, purtroppo, non l’ho ancora fatto…
Cambiando discorso… Ahahahah, oddeo, l’abbigliamento “Foxboro”… Uhm, diciamo che devo ancora pensarci xD… Quiiiindi, la tua proposta va in lista candidati…lol. A parte il nome “tornado LATINO”, che escludo dalle possibilità, perché quella parola mi ricorda troppo la sQQuola e le TROPPE interrogazioni e verifiche e versioni di quella stramaledetta lingua (morta, se no l’avrei uccisa io u.ù) che, in questo periodo ad esempio, sono davvero un’oppressione ._. senza contare che NOI dobbiamo studiarci alla lettera la grammatica, per poi tradurre gente che se ne fregava altamente e sottintendeva cose varie, a cui viene attribuita la scusa della “licenza poetica” ._.” … xD Ahahaha, nooo, il tuo commentoH non è inutileH (xD) **… Beh, salutami il sottomarino giallo **
A presto *ç*

m i n o r i t y: Darlin’! *w*
“Be who you are. - The Rev.” --> *ç* Tu che inizi una recensione ad un mio capitolo con una citazione del Rev (che tra l’altro condivido appieno)… ma io ti adoVoH! *ç* xD
E dire che il mio “caro” alterego ha fatto proprio questo... beh… grazie mille! Ok, era mio intento rendere ciò, ma sentirselo dire e rendersi conto di essere riuscita a trasmetterlo, beh, è importante u.ù
“ [… --> questi stanno a citare tutto il discorso sopra, che non copio se no qui diventa troppo lungo xD] "C-can I?", come a chiedere il permesso a Billie di entrare nella sua vita, a passi felpati, di soppiatto, quasi a domandarsi mille volte perché mai dovrebbe contare qualcosa nella sua vita, quando si sente qualcuno di assolutamente insignificante. Forse sbaglio, anzi, quasi sicuramente; fatto sta che mi sono inevitabilmente immedesimata, ancora una volta, nel tuo piccolo, meraviglioso alter-ego.” --> Forse sbagli?!? Ma… ma… ma se hai azzeccato in pieno!! ** Aww, mi fa davvero piacere trovare qualcuno che legge tra le righe di codesta mia fic (la chiamo così in tua presenza, contenta? xD) i miei pensieri, e che riesce ad immedesimarsi in quel mio “piccolo, meraviglioso alter-ego”… *__* No, davvero, grazie ^^”
E sono felice che tu trovi che riesca a rendere giustizia ad entrambi, Billie ed il Reverendo… E, beh, la tua descrizione di queste due facce di quella stessa meravigliosa medaglia, con tanto di agganci in vari punti del mio Scl..ehm, della mia fic, è… wow (I’m lost for words *w*)
“(on the lighter side of things: sul suo fido e sbavoso destriero, il Re dei Llama!),” --> ahahahah, right!
“Anyway, have a nice week, grazie ancora per aver aggiornato, per aver scritto un capitolo così meraviglioso and for being who you are. :D” --> Ma tu sei davvero così tanto intenzionata a farmi commuovere? *ç* No, davvero… Grazie a te !
”Che il Llama sia con te, giovane Obi Wa- Ehm, giovane Ema! :D” --> Ahahahah… E, poi, beh, sempre lui, il mitico Llama! ** Aahahah, beh, grazie mille xD
P.S.: Per la recensione sulla mia “one-shot”, per così definire brevemente l’excursus della mia mente ad un anno di distanza da quel Giorno di Vita, il ricordo e le emozioni ancora così “vivi” (per restare in tema..)… Beh, sul serio, thanks so so so much, darlin’. Davvero, grazie mille per la tua recensione. Lo sai, anche per me sono importanti… E, beh, il tuo commento è stata come un’aggiunta ai ricordi, ed un ricordo complementare… Non so se mi spiego… E, inoltre, è stata la prima recensione *ç* nonché quella che mi ha detto che non avevo commesso un errore a pubblicarla, nonostante fosse molto più “personale” del solito, nonostante non fosse una vera e propria “fic”, e nonostante tutti i miei dubbi eccetera (ma di questi te ne parlai a suo tempo…). Beh, grazie ancora *w*
Se ya very very very very soon (virtualmente e, SOPRATTUTTO, non *ç*), Darlin’

ShopaHolic: Sweetheart! *ç*
Ahahaha, beh, consolati, la tua mente non è la sola che davanti a frasi ambigue va verso “quelle folli direzioni”.. xD
“specialmente se ci sono di mezzo i Green Day, sarà perchè da loro, e in particolare da Billie, ci si può davvero davvero davvero aspettare di tutto, mi sbaglio, forse?! xD” --> No, non sbagli xD
È stato “quasi romantico”, dici? ** Beh, wow xD. No, seriamente, è una cosa che mi è venuta così, senza pensarci più di tanto… Anche perché mi ha sempre attirato l’idea di salire di notte su un albero e ammirare il firmamento tra le sue fronde ed i miei pensieri (poi se con BJ, come in questa fic, ancora meglio eh xD)… Già, è vero, è come se Billie fosse tornato indietro nel tempo, arrampicandosi tra i rami dell’albero ed invitando Ema a seguirlo, e, quindi, un po’ di nostalgia ne traspare… Anch’io da bambina (e non solo :P) mi arrampicavo sugli alberi, per guardare le cose da un’altra prospettiva, o semplicemente per divertirmi, ma non ho mai provato il brivido di farlo la notte… Chi lo sa, magari un giorno lo farò anch’io xD
Anyway, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato la spiegazione dell’“odio” di James verso Ema… Sai, era un tentativo così, un’idea nata una sera di qualche mese fa, parlando (o meglio, massaggiando xD) con la cara cerere.. E, beh, mi fa quindi piacere che sia andata bene in porto ^^… Anyway, hai perfettamente ragione, il tuo ragionamento non fa assolutamente una grinza… Solo, vaglielo tu a spiegare a James! xD
Offesa, io? Ma figurati! Anzi, grazie del consiglio, cercherò di farvi più attenzione in futuro! E, soprattutto, cercherò di rileggere
con calma ciò che scrivo (cosa che purtroppo spesso non riesco a fare, tra un impegno e l’altro e il conseguente obbrobrioso ritardo con cui mi ritrovo sempre più spesso a postare i capitoli…).
Per quanto riguarda i Foxboro… Beh, sappi che probabilmente quando scriverò il suddetto capitolo invidierò all’inverosimile il mio alter-ego! xD E, già, se suonare assieme ai Green Day è già un grandissimo sogno che si realizza, beh, partecipare e addirittura suonare ad uno dei Foxboro Hot Tubs…beh, come hai detto tu, supera ogni aspettativa! xD… Beh, spero comunque che quando arriverò a descriverlo (spero abbastanza presto.. :D), riuscirò a darti l’illusione di essere anche tu lì in mezzo, nonché darla pure a me stessa! ;D
Grazie mille ancora dei complimenti, e della recensione così lunga *w*
A prest(issim)o (virtualmente, e non *ç*)!

K_Billie Joe: CaraH! **
E beh, chi non vorrebbe vivere/vedere un concerto dei Foxboro?! Chi?! xD
Wow, l’anno prossimo vai in California? *ç* Io probabilmente ci andrò tra 2 anni… Beh, ti invidio u.ù E, anyway, spero che suoneranno almeno una volta.. So, in bocca al lupo che li “becchi”! ^^
See ya! **

cerere: Maaaaaaaaaate! *ç*
Sappi che ti perdono il ritardo solo perché sei tu, e perché mi hai sempre dato consigli vari e puntualmente (? …vabbè, facciamo finta che sia sempre “puntualmente” ;D) mi hai aiutato con questa fic, anche laddove quella puttana dell’Ispirazione s’era presa una bella vacanza non autorizzata (._.), e tutt o riest appries (come dici tu).. xD
Iniziando a rispondere alla tua recensione (**):
È vero, noi due dobbiamo davvero molto a questa storia, nonché all’HTML (xD)… *__* Se penso che è grazie a loro che è nata la nostra amicizia e ne è testimone (come hai detto tu, con “tono saccente”, prima di quella padellata xD)…. Awww. Davvero, non riesco a pensare come avrei fatto senza la “sventura di averti incontrato”, come hai detto tu (che più che sventura la chiamerei fortuna) xD
Passando al resto… Beh, visto che alla fine la partitella a scala quaranta te l’ho risparmiata? xD Anche se, a ripensarci, forse avrei fatto bene a inserircela, così tu saresti venuta quassù da me… *ç* *inizia a fantasticare e farneticare finché non riceve una padellata in testa, forse dallo stesso ‘anonimo’ che l’ha tirata alla sua mate xD*
Beh, I’m so pleased che ti sia sembrata “figofighissima” l’idea del cambio di prospettiva… Anyway, non che c’entri molto, ma sappi che anch’io da piccola mi ero messa a guardare il panorama a testa in giù per “cambiare prospettiva”..però senza arrivare al punto di perdere quasi conoscenza! xD Anyway, grazie comunque del consiglio… lol
“beh, poi per quanto riguarda il resto, OVVIAMENTE da una mia idea non poteva venir fuori altro che un capolavoro di motivo dell'odio di James per la Ema. *si pavoneggia*” --> Aahaha, modestia a parte, eh? xD
“(no, scherzo. seriamente parlando, sono contenta che l'idea abbia funzionato, perchè onestamente mi sembrava un'idiozia come tutte le idee idiote che mi vengono... tu l'hai sviluppata alla grande, quindi il merito è tutto tuo, io non c'entro niente. :D ).” --> Adesso, non esagerare! Punto 1, le idee che ti vengono non sono idiozie u.ù. E punto 2, una parte del merito ce l’hai pure tu, mi sembra ovvio ** (Ma io di più *bastardaggine mode on*…ahahah just kidding, mate!)
E, beh, non sei certo la sola ad invidiare “madamigella Ema” ogni giorno di più. E io sono tra questi, per quanto possa sembrare assurdo che un’“autrice” invidi l’alter-ego da lei stessa creato…xD
Già, mo pure i Foxboro… BeataH sì *w*! xD
“ma si fermerà mai la tizia nella sua strada alla conquista del mondo (dei sette, beh in realtà tre, nani)?” --> Ahahahah… Uhm, I dunno xD
Se ya very very very soon (sia virtualmente che, spero, non, finalmente *ç*)

Rage ‘n’ Love



E un ringraziamento va anche a tutti voi che avete aggiunto questa fic alle seguite e/o ai preferiti e/o alle storie da ricordare e/o, addirittura, me alle autrici preferite… (*arrossisce*xD)! *_* - Fujiko_Chan (AmantaH *_*! I miss you... Ti ho persa definitivamente? ç_ç), Green Star 90, Helena89 (I miss ya…), Mary17, micky_malfoy87, millape, m i n o r i t y, 801_Underground, cerere, Crazy_Me, Asuka96, Jayden Akasuna, K_BillieJoe, Sybille, SuomiLover, Francy924, _LISA_, totolo, DarkSwan, Fagiolins, Haushinka_ , LaFrappuccino
E se non chiedo troppo, quando riuscite, mi farebbe davvero piacere (per chi non lo fa già *w*) se lasciaste una recensione, o un commento, magari anche piccolo, giusto per sentire la vostra presenza e per sapere cosa ne pensate ^^”


Vabbè, vi ho già “rotto” fin troppo, vi lascio al capitolo… =D
See ya soon *ç*







CAPITOLO 19 Losing my self-control…


James era lì, in piedi, le mani appoggiate ai fianchi e i gomiti piegati, con un’aria che non faceva presagire niente di buono.
I suoi occhi ci squadravano duri, freddi, glaciali, mentre spostava lo sguardo su ognuno di noi.
Fissò quei due pezzi di duro ghiaccio su di me, fulminandomi. Il suo sguardo esprimeva sdegno, rabbia, disprezzo, astio… E al contempo trasmetteva un’incredibile freddezza.
Cercai di sostenere quel contatto visivo, non senza fatica, più che potei.
Ma lui non sembrava intenzionato a mollare.
Aveva scrutato già gli altri, e ora restavo solo io preda di quello sguardo raggelante.
Ma se sugli altri si era soffermato pochi secondi, forse una manciata di più su Billie, su di me… Su di me, mi sembrava si fosse trattenuto da un tempo interminabile. Sicuramente più che sugli altri. Non saprei dire se fossero stati secondi, minuti, o cosa. Probabilmente quel terribile lasso di tempo superava il minuto, ma non potevo esserne certa.
Sentivo il cuore martellare nella cassa toracica, il respiro che stava diventando affannoso.
E, ad un tratto, mi accorsi che avevo cominciato a tremare, impercettibilmente.
La voglia di abbassare lo sguardo era molta, ma la determinazione a tenerlo alto era altrettanta.
Continuavo a fissare quei due occhi rapaci, cercando di mantenere un’espressione che fosse il più imperscrutabile possibile.
Ma diventava sempre più difficile sostenere quello sguardo, e cercare di rimanere impassibile. Soprattutto fissare quegli occhi…
Mi accorsi che il mio tremore era aumentato considerevolmente, senza che potessi quasi accorgermene né fare nulla per impedirlo.
Poi, ad un tratto, avvertii un braccio caldo cingermi la schiena e attirarmi verso un corpo altrettanto caldo.
L’idea di opporre resistenza non sfiorò nemmeno la mia mente in subbuglio, che, al contrario, si sentì quasi sollevata da quel gesto, calmo e rassicurante, al contrario di quello sguardo indagatore e gelido che stavo sostenendo da fin troppo tempo.
Cercai, con scarsi risultati però, di distendere i miei muscoli contratti, di affievolire il tremito che mi percorreva tutto il corpo.
Cercai di focalizzare l’attenzione su di lui, sul suo corpo caldo a contatto col mio, tremante e assiderato
Tentai di “scongelarmi”, almeno in parte… E in parte ci riuscii.
Stavo ancora tremando, il cuore mi martellava ancora nel petto, il respiro era ancora affannoso… Ma meno di prima.
Sentivo una nuova forza per continuare a fronteggiare quei due occhi gelidi, attraversati da uno sdegno, da un disgusto, da un disprezzo ed un astio sempre maggiore.
Quel dannato contatto visivo si protrasse per un’altra manciata di secondi, poi James distolse finalmente lo sguardo (con mio grande sollievo), per riportarlo pochi secondi dopo su noi tutti, in generale.
Seguì una coltre di silenzio, che nella mia mente era interrotto solo dal battito inarrestabile del mio cuore, dal mio respiro e dai pensieri che mi attraversavano veloci la mente.
E quel silenzio era più imperscrutabile e temibile di qualsiasi parola.
Era la classica immobile ed innaturale tranquillità che precede la furia di una tempesta.

Tempesta che, infatti, arrivò poco dopo, investendoci in pieno.
– È mai possibile che se non combinate qualche cazzata, voi tre, non siete mai contenti? – esclamò, infatti, un furente James, rompendo quel precario silenzio.
Silenzio che tornò a regnare sovrano nella stanza per qualche secondo, per essere poi nuovamente interrotto.
– Una volta non eri così… così… fottutamente fiscale! – questa volta era stato Tré a parlare, stizzito. Il manager non rispose.
– Cos’è? Hai perso la parola? – tornò all’attacco il batterista – Non è questo il manager che ci ha affiancato da anni, o meglio, non è questo il manager che abbiamo conosciuto. E, sai, se non ci fosse un fottuto contratto, probabilmente, un giorno di questi ultimi, avrei già chiesto a Billie e Mike se fossero d’accordo a licenziarti, e tu non saresti certo ancora qui a romperci i coglioni!–
Guardai Tré, che tentava invano di mascherare il fremito ed il rossore in volto causatogli dal restare troppo in silenzio a coltivare sdegno ed indignazione.
– Hai ragione, Frank. Non è questo il manager che abbiamo conosciuto. In queste ultime settimane poi è diventato davvero insopportabile. Hai perfettamente ragione… – aggiunse poco dopo il bassista, con una pacatezza innaturale, rivolgendosi direttamente a Tré.
James, al contrario, appariva sempre più irritato. Ricordava vagamente un vulcano sul punto di esplodere.
Ma perseverò nel non dire nulla, limitandosi a fulminarci con l’ennesimo sguardo gelido.
E, se non parlò lui, non parlò nemmeno nessun altro.
La stanza tornò ad immergersi in quel silenzio innaturale, carico di tensione ed estremamente snervante.
Ad un certo punto, la tensione creatasi nell'aria diventò per me ancora più insopportabile di prima.
Non riuscivo più a reggerne il peso opprimente, e soprattutto non riuscivo più a tenermi dentro quello che mi frullava in testa, tutta la rabbia, l'odio, l’impulso provocatorio, l’indignazione ed altri sentimenti simili, che ormai dominavano i miei pensieri, sovrastando il timore e la paura di quel freddo agghiacciante che ci squadrava.
Sapevo che l’idea che si stava impossessando della mia mente non certo era la migliore.
No, era un’idea che in una situazione normale avrei considerato l’esatto opposto di una buona idea.
Ma in quel momento non erano il mio buon senso, la mia razionalità, il mio senno, quelli che governavano la mia mente. Al contrario, erano stati messi prepotentemente a tacere, improvvisamente, da nuovi e violenti sentimenti che divampavano in me, sconvolgendomi.
– Se vuoi posso anche andarmene, nel bel mezzo del tour, così ci metti il tuo nipotino del cazzo a suonare la chitarra! –
La mia voce, dall’apparenza falsamente calma, ma che mal mascherava un profondo sdegno, ruppe nuovamente quel silenzio che si era ricreato e che regnava da fin troppo tempo.
Le parole uscirono dalla mia gola ancor prima che il mio cervello potesse revisionarle, impulsive, indignate, con un accento quasi di sfida.
Un attimo dopo, mi trovai addosso gli sguardi dei tre musicisti, non meno sbigottiti di quanto lo fossi io stessa.
Il volto di James sbiancò di colpo, fissandomi anch’egli sbalordito per qualche secondo, sia per il fatto che avessi parlato, sia per quello che avessi detto.
Poi, aggiungendosi al frastornamento, una nuova furia si accese nei suoi occhi, che presero a scrutare, furibondi e sconvolti, alternativamente me e i tre Green Day.
– E tu come fai a saperlo? Chi... Chi diavolo ti ha detto una roba del genere? –
– Un nano verde – risposi, con aria di sfida, ancora una volta quasi senza darmi il tempo necessario per valutare ciò che stesse per uscirmi dalla bocca.
Come risposta, ricevetti una gomitata nelle costole da Billie Joe, e un'occhiata, paragonabile a fulmini inceneritori e agghiaccianti allo stesso tempo, da parte di quell'avvoltoio del manager.
– Nano?! Nano a chi? – commentò Billie Joe al mio orecchio, sussurrando offeso.
Lo ignorai e tornai a concentrarmi su James, che mi fissava ancora in volto, che aveva assunto un colore che alternava il pallido al rosso di collera.
– Chi pensi di prendere per il culo, ragazzina? – sibilò questo, con un tono di velenoso e altezzoso disprezzo, che mi fece infuriare ancora di più, mandando al diavolo quel pochissimo self-control che m’era rimasto.
– Raccolgo la mia roba... – feci, con finta calma, profondamente indignata, alzandomi e facendo per dirigermi verso la porta.
I miei pochi passi furono seguiti da sguardi di completo disappunto da parte dei tre musicisti.
– No, ragazzina, ora non te ne vai e stai qui! Tanto ormai la frittata l’abbiamo fatta! E non la risolvi così facilmente, scappando come una poppante codarda... –
Ancora quel tono.
Ancora quel “ragazzina” sibilato con disprezzo, che mi faceva saltare i nervi.
E, per condire il tutto, mi aveva dato della “poppante codarda”.
Era troppo per i miei fin troppo provati nervi.
Se prima ero convinta di aver perso anche l’ultima briciola di self-control rimastami, ora ne avevo la certezza.
Non mi sentivo quasi più padrona di me, dei miei pensieri, ma completamente in balìa dei miei sentimenti.
Sentimenti che avvertivo come un fiume in piena, impetuoso, che aveva travolto gli argini, la cui corsa pareva impossibile da essere arrestata. E così ero io, controllata ormai esclusivamente da loro.
Mi bloccai e mi voltai di scatto.
– Frittata di cosa, che la colpa è soltanto di quella mezza checca di tuo nipote che non sa suonare?! –
Non urlai. No. Quasi me ne stupii.
Al contrario, mi limitai a “gridare” sottovoce, con rabbia, quella frase.
E, ad un tratto, fugace, un ragionamento sentito tempo prima mi attraversò nuovamente la mente: “Non è urlando che si spaventano le persone, non è urlando che si fa valere la propria opinione. Un urlo può far sussultare, per la sua impetuosità, per essere improvviso e frastornante, ma ben presto annoia e dà solo fastidio. Il suo effetto è fuggevole. Magari riesce anche a distruggere molto, ma non fa dar veramente retta a chi l’ha gridato. Sono le frasi sibilate, gridate sottovoce, quelle che incutono vero terrore, nonché quelle che rimangono impresse, continuando a ronzare e dando più che un semplice fastidio… La rabbia sussurrata è sempre quella più temibile…”.

Tré non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere davanti alla scena.
Ma non feci in tempo a concentrarmi sulla risata del batterista, che mi sentii afferrare con forza un braccio.
– Ema, ora non esagerare. Tu non te ne vai da nessuna fottutissima parte, ok? –
Billie mi fissò negli occhi, alquanto alterato.
Non risposi.
– E poi, sarà anche un grandissimo stronzo, ma è pur sempre il nostro manager. È un tuo fottutissimo superiore... – continuò Billie, ma non lo lasciai finire.
– Superiore un cazzo, porca di quella troia di Beatrice! Ma cos'è, ti metti anche a fare il lecchino ipocrita, adesso? Proprio tu? Tu che dici tanto di non farci mettere i piedi in testa da nessuno? Tu che dici che siamo noi i fottuti leader? Tu che dici di essere semplicemente noi stessi, di credere nei nostri ideali e di non lasciare che qualche fottuto bastardo pretenda di dirci cosa fare o no? Eh? – gli urlai quasi in faccia, tanto fu lo sdegno che mi colpì.
– Cazzo, Ema, fammi finire almeno! – mi gridò lui, in risposta – Non sono un fottuto ipocrita! Ficcatelo bene in quella tua maledettissima testa dura! Non era quello, quello che volevo dire, Cristo santo! Stavo dicendo che non è il caso di esagerare in quel modo, dannazione! E stavo dicendo che James è un tuo fottutissimo superiore, sì, ma è anche diventato uno stronzo oppressore, e quindi fai bene a reagire, cazzo, ma che comunque non lo conosci quasi, è il nostro di manager, e quindi è meglio che lasci risolvere a noi questa faccenda! –
– Stronzo, eh? È così che mi chiami, Armstrong, brutto nano malefico? – sbraitò James, ma nessuno gli badò, in quel momento.
– Beh, grazie mille dell'interessamento, Billie, ma credo proprio di riuscire a cavarmela da sola! Non sono più una bambina, sai? – replicai, sarcastica.
– Ah, è così che la metti? Sai, lo so che non sei una fottuta bambina, anche se adesso quasi quasi sono costretto a ricredermi! –
– Billie Joe Armstrong, so risolvermi i casini da sola. Non sono più una bambina, te l’ho già detto, e se tu pensi di doverti ricredere su questo, beh, sono cazzi tuoi, ma sappi che sbagli, sbagli di grosso! E ora smettila di fare l’idiota, sta’ zitto e fammi parlare, ok? –
Non sapevo neanch’io perché avessi detto tutto ciò, ormai ero completamente in balìa dei controversi sentimenti che mi travolgevano in continuazione.
Non ero più la “solita” Ema. No, ero un’altra Ema, la parte oscura, irruente, e sempre quasi sconosciuta e sorprendente, di me stessa.
L’unica cosa che sapevo era che non avevo intenzione di mettere in mezzo Billie, e soprattutto non volevo entrare di nuovo in conflitto con lui, dopo essere così faticosamente appena uscita da un altro ed aver ricostruito quel bel rapporto che si stava instaurando tra di noi.
Ma ormai il fiume aveva travolto gli argini, era inarrestabile, e non potevo più fermarlo né tornare indietro.
– Sì, lasciala parlare, ora! Sentiamo, la colpa sarebbe di mio nipote, eh? E non tua, che ti sei messa in mezzo rovinando tutto? Interessante come punto di vista, peccato sia l’opposto del mio… – fece James, ad un tratto, con cattiveria, riportando l’attenzione su di sé.
– Non sai quanto mi dispiaccia non condividere la tua stessa idea, sai, ma sono estremamente convinta della mia – replicai, con altrettanta maligna ironia.
– Ah, sì?! Ancora non ho capito bene come diavolo hai fatto a sapere di mio nipote, anche se dei sospetti ce li ho… – incenerì Billie con un’occhiataccia, ma il frontman non ne rimase affatto intimidito – Comunque, anche se così fosse… Mi potresti spiegare, ragazzina, per quale arcano motivo non saresti tu la causa di tutto questo casino, ma mio nipote? – finse meraviglia, dandomi ancora più sui nervi, con quel tono sprezzante e perfidamente sarcastico – Perché, sai, a quanto mi risulta sei tu quella che è piombata qui dal nulla, e sei tu quella che durante la sua prima esibizione con una band di fama mondiale si è buttata nel pubblico scatenando un bordello assurdo e facendo a botte con una tipa là sotto, seguita a ruota, per un altro misterioso motivo, da un frontman davvero idiota… –
– Se uno non sa le cose, farebbe meglio ad informarsi meglio, prima di parlare – risposi, con un’acida atonia.
Ciò mandò il manager ancor più su tutte le furie.
– Ah, adesso ti permetti anche di darmi dell’ignorante, piccola insolente? –
– Io non sto dando dell’ignorante a nessuno, sto solo dicendo che se qualcuno non sa come stanno realmente le cose, farebbe meglio ad approfondire le sue dannate conoscenze, prima di dar invano aria alla bocca e sputar sentenze a destra e a manca! –
– E com’è che starebbero, ‘ste cose? –
– Sai, è una cosa lunga da spiegare, e non ho intenzione di rivangare i miei fatti personali con una persona come te e… – ma non mi lasciò terminare.
– Ah, e quindi non ne puoi parlare… Ma che peccato… Anche perché ciò mi fa credere che questi fantomatici motivi personali non esistano, e che abbia ragione io, ancora una volta –
– Perché, se una non ha voglia di raccontare questioni che appartengono alla sfera privata ad un egocentrico megalomane bastardo che crede di aver la verità in bocca, che non vuol sentire ragioni, e per di più che crede che la sottoscritta sia soltanto una stupida imbecille presuntuosa o qualcosa di analogo, si può ritenere che tali motivazioni personali non esistano o non abbiano validità? – risposi pungente, formulando una domanda, retorica, peraltro.
– Bella scusa, davvero, complimenti –
– Non è una fottuta scusa. È la dannatissima verità. Ma a che parlo a fare, con tipi così è impossibile ragionare… –
– Senti chi parla, una stupida ragazzina che si crede…–
– Adesso basta! – la voce di Mike sovrastò quella di James, obbligando tutti al silenzio.
Il bassista, prima appoggiato al muro, aveva mosso due passi in avanti, risoluto, sotto i nostri sguardi attenti, raggiungendoci.
– Smettetela. Cazzo, mi sembrate dei bambini di due anni, entrambi. Soprattutto tu, James: non mi aspettavo ragionamenti così infantili da te… – continuò, con una pacatezza quasi innaturale, per poi tornare nel “mistico” silenzio meditativo che l’aveva caratterizzato fino ad allora.
Alle sue parole seguì un immobile silenzio di qualche secondo.
– Bah, fate come volete, se volete tenervi come chitarrista quest’insulsa ragazzina, che Dio solo sa come diavolo abbia fatto a conciarsi così, – constatò con disprezzo, fissando le mie ferite sul volto ed il braccio fasciato – fate pure, ma sappiate che alla prossima cazzata… – il manager lasciò la frase in sospeso.
– Alla prossima cazzata, cosa, James? – questa volta fu Tré a parlare, uscendo anch’egli dal suo prolungato ruolo di spettatore.
Il manager non rispose, si limitò invece a girare i tacchi ed uscire dalla stanza, con le sembianze che ricordavano vagamente, ancora una volta, un vulcano sul punto di esplodere.
Non appena si richiuse la porta alle spalle, gli staccai lo sguardo di dosso, e lo puntai in direzione dei tre Green Day.
Con un tacito sorriso ringraziai Mike, che era intervenuto prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Il bassista mi rivolse a sua volta un debole sorriso, che mi risollevò un po’ l’umore.
Poi fissai Tré, il quale mi indirizzò un buffo tentativo di sorriso, che mi provocò una precaria ma lenente ilarità. Ricambiai il sorriso, scuotendo leggermente e quasi impercettibilmente la testa.
Infine fu il turno di Billie Joe.
Ebbi un po’ timore a voltare lo sguardo e fissarlo nei suoi occhi, perciò inspirai profondamente prima di compiere tale azione, come per cercare il coraggio che mi mancava per affrontare quello che avrei potuto scorgervi.
Tutto mi parve come al rallentatore, finché non incontrai le sue iridi. E quello che vidi fu… niente.
Non ci vidi assolutamente niente. Un dannatissimo, maledettissimo, fottutissimo niente.
O meglio, niente che io riuscissi a decifrare, perché qualcosa in quegli occhi c’era.
Sì, a fissarli meglio, riuscivo a scorgervi un miscuglio indistinto e misterioso, oscuro.
Non avevo mai scorto quell’apparente apatia indecifrabile permeare quegli occhi, che mi apparivano solitamente così espressivi e vivi.
Invece, in quel momento, mi risultavano perfettamente imperscrutabili, dominati da un’impenetrabile coltre d’inespressività.
E ciò mi paralizzò, mi turbò, mi sconvolse nel profondo, nonostante esternamente cercai di non darlo granché a vedere (senza sapere però nemmeno io il motivo di questo tentativo).
Cosa si nascondeva dietro quell’espressione incomprensibilmente arcana?
Che fosse ancora indignato per come lo avevo trattato prima?
O turbato da qualcosa? Da cosa?
E cosa c’entravo io, questa volta?
“E ora smettila di fare l’idiota, sta’ zitto e fammi parlare, ok?”. L’ultima frase che gli avevo rivolto, in balìa dei miei controversi sentimenti, mi attraversò la mente. Effettivamente, da allora non aveva più aperto bocca… Avvertii una fitta lancinante, e mi sentii veramente un’idiota.
Ma era solo per come mi ero rivolta a lui una decina di minuti prima, o c’entrava anche qualcos’altro?
E cosa potevo fare per ripristinare nuovamente la situazione che avevamo così faticosamente ricostruito poche ore prima? Dio, ero proprio un disastro…

D’un tratto, Billie distolse lo sguardo dal mio e si allontanò, uscendo silenziosamente, richiudendosi la porta alle spalle.
Se ne andò, lasciandomi con i miei pensieri, le mie preoccupazioni, le angosce che mi aveva provocato con quello sguardo, le mie mille domande senza risposta…
Non so per quanto tempo rimasi a fissare quella porta.
So solo che ad un tratto sentii una mano calda posarsi sulla mia spalla tremante.
Mi voltai, lentamente, incrociando due iridi celesti, ed uno sguardo amichevole, rassicurante.
Ancor prima che la mia mente si rendesse pienamente conto delle mie azioni, mi ritrovai avvinghiata al bassista, cercando un sostegno, ed appoggiando la testa divenuta ormai insopportabilmente pesante alla sua spalla. Mike, da parte sua, mi cinse delicatamente la schiena, sorridendo debolmente, inspirando ed espirando lentamente. Rimase in silenzio per un po’, come a calibrare le parole, poi parlò.
– Hey, Ema, calmati – mi sussurrò, parlando adagio e con voce pacata – Non è successo nulla di grave… Tranquilla… –
Lo fissai, ancora sbalordita.
– No, invece, ho creato un altro casino… – riuscii a bisbigliare poco dopo, con voce rotta, insicura.
– Nulla di irrimediabile… – fece lui, cercando di rassicurarmi – Ti sei fatta un po’ prendere la mano, certo, ma non sei stata la sola. James ha esagerato e quella è stata la reazione che ti ha provocato… Non voglio dire che tu non ne abbia responsabilità, sto solo dicendo che non era tua iniziale intenzione, e magari non eri nemmeno del tutto cosciente, forse eri in balìa di contrasti e sentimenti fuoriusciti al tuo controllo o qualcosa del genere… –
Lo guardai negli occhi nuovamente, stupita della velocità con cui avesse inteso le emozioni che mi sconvolgevano, ed avesse capito come queste avessero preso il controllo di me…
– Sai, non è così incomprensibile… – continuò il bassista, sorridendomi lievemente – E, credimi, non è successo nulla di grave. James se n’è andato, infuriato, sì, ma penso che abbia su cosa riflettere, da solo. E in modo analogo, ma pure differente, anche Billie. È uno di quei momenti in cui è meglio lasciarlo stare, lasciarlo da solo coi suoi pensieri, a ragionare e a sbollire i sentimenti che lo pervadono, discrepanti ed antitetici. Credimi, lo conosco bene, in momenti come questi è da azzardati tentare di inseguirlo, ne riceveresti solo porte chiuse in faccia, inviti non troppo cortesi a lasciarlo in pace, occhiate che non lasciano trasparire alcunché, o, se lasciano trasparire qualcosa, beh, esprimono irritazione, indignazione, ostilità, sentimenti non proprio confortanti, nonché i vari contrasti che lo attraversano in quel momento… – fece una breve pausa, mentre io continuavo a fissarlo, pendendo dalle sue labbra – E, se ora non ha detto nulla e se n’è andato in quel modo… Beh, forse cercava di trattenere parole che sarebbero uscite solo per la rabbia e lo sdegno… Forse non voleva, per qualche suo motivo non sempre così chiaro, lasciarti intendere tutto ciò che gli attraversava la mente, tutti i sentimenti furenti di cui era preda… – sospirò – Se lo conosci bene, capisci che quella non è indifferenza. No. Magari a prima vista può sembrarlo, ma ti assicuro che è qualcosa di differente, molto differente… Perché se fosse davvero indifferenza, beh, certamente non avrebbe alcun problema a urlarti in faccia quello che la mente in preda ai sentimenti che ho detto prima gli detta, accompagnato da un bel vaffanculo, come minimo… E dopo avrebbe probabilmente chiuso, di te non gliene fregherebbe più niente. E poi, beh, se fosse indifferenza, sta’ pur certa che non si metterebbe in mezzo per te, non si arrabbierebbe per insulti diretti a te, né per delle tue reazioni che ritiene esagerate e prive di un’adeguata riflessione… E non se la prenderebbe più di tanto se tu insinuassi che sia un’ipocrita e dica le cose solo tanto per, senza pensarle né applicarle, eccetera… Voglio dire, non gliene fregherebbe più di tanto di cosa una persona che a lui non fa né caldo né freddo pensi di lui… – ridacchiò sommessamente – E, inoltre, quello che vedresti nei suoi occhi sarebbe un niente dietro cui vi è solo altro niente, non un niente posto come sipario ad un groviglio intricato di pensieri ed emozioni… Non so se capisci cosa intendo… –
Mi fissò, ed io annuii piano, abbozzando un sorriso grato.
Mike rimase nuovamente in silenzio qualche manciata di secondi, come per riflettere.
– Ora, la cosa migliore è lasciarlo sbollire… Non è la prima volta che gli capita un momento così, lasciatelo dire da uno che lo conosce da più o meno una vita… – rise, per poi tornare subito serio – Vedrai che tra un po’ gli passa… E, se non si presentasse entro un’ora, che mi sembra più che sufficiente data la gravità non molto rilevante del vostro diverbio, beh, allora è meglio che tu vada a vedere. Forse la causa sarebbe che, magari, dopo essersi accorto che in fondo è stata solo una cazzata, che avete avuto reazioni fin troppo esagerate, avete perso il controllo per un nonnulla o poco più… beh, capirebbe che anche lui ha sbagliato. Ma, sai, a Billie non piace molto accorgersi di aver esagerato per una sciocchezza e dover chiedere scusa… Credo si senta un po’ in imbarazzo o qualcosa del genere… È per questo che ti ho detto che è meglio che nel caso vada tu a vedere... Sai, se non è lui a dover fare il primo passo, ho come l’impressione che per lui sia un sollievo, un peso in meno… – si interruppe un attimo per cercare di nuovo il mio sguardo, prima di riprendere – Lo so, non è facile ammettere di aver sbagliato, né fare il primo passo, però, se ci tieni, vedrai che la fatica verrà ripagata appieno… Adesso mi chiederai perché debba essere proprio tu a fare questa fatica… Beh, la risposta è che ognuno pensa questo e… Insomma, se nessuno si muove, la cosa non si risolve più e alla lunga peggiora pure. E, se aspetti che sia Billie che in una situazione del genere faccia il primo passo per scusarsi ed ammettere di aver commesso un errore… – rise – Beh, allora aspetta e spera! –
Cercai di sorridere ancora, per ringraziarlo e per tentare con quel gesto di allentare l’inquietudine che mi tendeva come una corda di chitarra fin troppo tesa.
– Mike… Thank you… Thank you so much – mormorai, abbracciandolo vigorosamente.
– E di che? – replicò questi, un po’ imbarazzato.
Dalle mie labbra uscì una risata. Seppur debole, fugace, insicura, era un’autentica risata. Una di quelle che ti fanno sentire l’animo un po’ più leggero. Una di quelle che non speravo di riuscire a liberare così presto, in quel momento, dopo tutto quel guazzabuglio di emozioni e sentimenti, quella rabbia, quell’indignazione, quell’avversione, quell’ostilità, quell’ansia, quella preoccupazione, quella tensione, e tutto il resto…
– Beh, anche di questa, tra l’altro – risposi, alludendo a quella risata liberatoria.

Tic tac, tic tac, tic tac…
L’inesorabile corso dei secondi, che passavano così lentamente, mi rimbombava nelle tempie, amplificato.
Dannazione, dovevo distrarmi, dovevo smetterla di fissare come ipnotizzata quelle lancette. Aumentavano solo l’ansia, e la sensazione che il tempo scorresse più lentamente del solito.
Stavo diventando troppo paranoica…
Mi alzai dal letto, per risedermivi due secondi dopo.
Mi presi la testa tra le mani, massaggiandomi lentamente le tempie. Poi feci scivolare le dita leggermente più in su, afferrando e stringendo fin quasi a farmi male una ciocca di capelli.
Tic tac, tic tac, tic tac…
Maledizione, dovevo distrarmi, o il mio cervello sarebbe esploso.
Mi alzai nuovamente, e questa volta feci qualche passo avanti, per poi chinarmi, far scattare i fermi ed aprire la custodia della mia chitarra. La imbracciai, sentendomi per un attimo più forte, e tornai a sedermi sul bordo del letto.
Sfiorai le corde, senza sapere esattamente cosa fare. Ne feci vibrare alcune, a caso, pensierosa.
Poi, quasi inconsciamente, le dita della mia mano sinistra si serrarono sulla tastiera in un accordo, seguito da un altro ed un altro ancora, mentre le dita della destra, stringendo saldamente il plettro, ne dettavano il ritmo.
Continuai a suonare quel riff, dettato dall’improvvisazione della mia mente, che sfogava quello che provavo, ma al contempo mi trasmetteva nuova grinta…
E persi quasi la cognizione del tempo, dimenticando quasi l’orologio che fino a poco prima aveva occupato ogni angolo della mia mente.
Quando alzai gli occhi dalla tastiera, infatti, notai con stupore che le lancette si erano spostate, e di parecchio!
Ma ciò mi fece anche fare due calcoli, notando che era passata più di un’ora da quando ero tornata nella mia camera, e quindi indubbiamente più di un’ora e mezza da quando Billie se ne era andato dopo la discussione con James…
Forse era meglio seguire i consigli di Mike, facendo il tanto temuto “primo passo”…
Sospirai.
Riposi delicatamente la mia “Baby Billie Joe” nella sua custodia, sfiorandola un’ultima volta, come per trarne la forza necessaria per andare a bussare a quella dannata porta, la sua porta…

   
 
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