Un amore diviso da un filo
spinato
Capitolo
2
Amicizia o qualcosa di più?
Passarono i
giorni, le settimane, i mesi e Kurt, come ogni sera, ritornò al filo spinato da
Nadine …
In quel
periodo, tra i due stava nascendo un bel rapporto di amicizia e di affetto … Si
erano conosciuti meglio e avevano scoperto di avere molte cose in comune.
Kurt era
nato il 29 aprile del 1917, era
segretamente antinazista e amava la fotografia. Da circa un anno, lavorava come
fotografo per il giornale di suo padre, “Der Hochmann”. Hochmann era il suo
cognome. Aveva una sorella più piccola, Käthe, di diciotto anni e un solo amico, Hans, partito per la guerra …
Entrambi erano di fede cattolica, adoravano scrivere racconti e ascoltare musica lirica. La loro canzone preferita era “L'amour est un oiseau rebelle”. Avevano gli stessi desideri: l’affermazione della pace e dell’uguaglianza e, per il loro futuro, metter su una grande e bella famiglia … I due si confidarono anche cose più personali, come la delusione per le amicizie false e quelle finite senza alcun motivo. Kurt raccontò a Nadine del rapporto difficile con suo padre, degli insuccessi in amore, dei tradimenti delle sue ex ragazze e lei gli confidò di non aver mai avuto un ragazzo.
Nadine era
contenta di aver conosciuto Kurt e, tutto il giorno, tra fatiche e soprusi,
aspettava con trepidazione il suo arrivo al campo.
Kurt era
premuroso nei suoi confronti, sensibile a ciò che gli raccontava su
Ravensbrück, a volte timido e infantile, simpatico, bravissimo nel tirarla su
di morale …
Quella sera,
infatti, la fece ridere fino alle lacrime …
Nadine: “ No
… Non ci credo …”
Kurt: “
Credimi! … è tutto vero!”
I due erano
stesi su un fianco.
Nadine: “ E
come avete fatto a scappare dal ristorante?!”
Kurt: “
Siamo usciti dalla finestra del bagno!”
Nadine si
sdraiò bruscamente e, continuando a ridere, asciugò le lacrime … Ma, quando
tolse le mani dalla faccia, vide il fumo e la sua allegria svanì.
“ Kurt … ”
si girò di nuovo verso lui.
“ Cosa c’è,
Nadine? ”
“ Io … ho
paura. ”
“ Di cosa? ”
“ Ho paura
che possa capitarmi qualcosa di brutto … che possano uccidermi … di botte o …
in una di quelle camere.”
“ Non
preoccuparti, Nadine … A te non capiterà nulla di tutto questo!”
“ Cosa te lo
fa pensare, Kurt? ”
“ Lo sento!
… Non preoccuparti … Andrà tutto bene, vedrai! … ”
Kurt tese la
mano attraverso il filo spinato e, accarezzandole la guancia, ripeté con più
dolcezza: “ Vedrai …”
Entrambi
sorrisero.
Nadine aveva
davvero bisogno di parole incoraggianti e desiderava la carezza di Kurt ormai
da tempo …
Si divisero
e, sdraiatisi, fissarono il cielo sporco di fumo.
Tra i due
cadde un improvviso silenzio …
“ Grazie per
la giacca, Kurt.”
“ No …
Tienila pure!”
“ Sai che
non posso …”
Kurt si
rimise la giacca e le disse: “ Mi dispiace, Nadine … Questa notte sarà gelida …
”
“ Dispiace
anche a me … ”
“ Cosa ti
porto da mangiare domani?”
Nadine alzò
le spalle e rispose: “ Quello che vuoi tu.”
“ Va bene …
A domani …”
“ A domani
…”
“ Kurt!”
Kurt si
volse. “ Cosa c’è, Nadine?!”
“ Grazie!”
“ Di cosa?!”
“ Di tutto!”
I due,
contenti e divertiti, sorrisero e si salutarono agitando la mano.
“ Ciao,
Kurt. ” disse Nadine a bassa voce e lo guardò andar via …
Di notte,
Nadine sentiva ancora il profumo di Kurt addosso. Un profumo intenso e
gradevole di muschio. Non riusciva a smettere di pensarlo e, addormentatasi, lo
incontrò di nuovo nei suoi sogni …
Alle 3:30,
il fischio della sirena scandì l’inizio di una nuova massacrante giornata a
Ravensbrück … Nadine balzò dal letto, sistemò il vestito e legò meglio il
fazzoletto in testa. Le mani erano gelate e i denti le battevano per il freddo.
Molte prigioniere già tossivano e i bambini avevano già la febbre. Nadine
cominciò a preoccuparsi anche per la sua salute … All’improvviso, si ricordò
che quel giorno era il 15 novembre, cioè il secondo mesiversario dell’incontro fra lei e Kurt!
Sorrise e, incrociando le braccia per riscaldarsi, pensò alla sera … A quando
Kurt le avrebbe prestato di nuovo la sua giacca … A quando il suo profumo si
sarebbe impresso di nuovo su di lei, sul suo vestito, sulla sua pelle, nei suoi
pensieri … Si chiese se fosse normale e giusto pensare queste cose dato che
Kurt era suo amico … Nadine fu l’ultima a uscire dal blocco …
Tutte le
prigioniere si radunarono sul piazzale del campo, in ranghi di dieci e
sull’attenti. L’appello di quel mattino costò la vita a ben sette donne …
Per
l’ennesima volta, Nadine riempì di sabbia la carriola ma, mentre la
trasportava, inciampò su una pietra e cadde a terra.
Stava per
rialzarsi, quando un improvviso calcio sul fianco destro la ributtò
violentemente con la faccia nella sabbia. Nadine temé per la sua vita …
Dopo
l’ultima spruzzata di profumo, Kurt cominciò a tossire: forse aveva un po’
esagerato con la quantità … Avvicinò la faccia allo specchio per controllare la
rasatura fatta di mattina e, in fretta, uscì dal bagno. Prese la giacca e,
uscito da casa, si diresse a Ravensbrück … Arrivato al campo, sedette al solito
posto e aspettò l’arrivo di Nadine …
Kurt guardò
di nuovo l’orologio: erano le nove e trenta. Era trascorsa più di un’ora e di
Nadine nemmeno l’ombra. Cominciò a preoccuparsi e, per scaricare la tensione e
riscaldarsi, ad andare avanti e indietro … Di solito, Nadine alle otto era già
al filo spinato; a volte ritardava di qualche minuto, al massimo di mezz’ora …
Passò nervosamente una mano fra i capelli e riguardò l’orario. Proprio in quel
momento, vide da lontano una figura avvicinarsi lenta e si calmò: Nadine stava
finalmente arrivando …
“ Cosa ti è
successo, Nadine?!” domandò Kurt allarmato …
La ragazza
aveva dei lividi sul viso e un labbro spaccato.
Nadine
sedette, seguita da Kurt e gli raccontò ciò che le era successo al laghetto …
“ … Poi la sorvegliante
mi si è buttata addosso e ha iniziato a prendermi a pugni … Ho temuto veramente
di morire, Kurt … Non sapevo quando … se si sarebbe fermata! … è stato orribile …” “ Mi dispiace,
Nadine … Ma … adesso è tutto finito e … sei ancora viva! …”
Entrambi
parlavano con voce tremante ed erano sul punto di piangere …
Si
sdraiarono, per nascondere l’uno all’altra i loro volti commossi. “ Stamattina
…” riprese Nadine “ … durante l’appello, sono state uccise sette donne … Una di
loro è stata sparata … alla fronte … ” Deglutì mentre Kurt sospirò
profondamente … Poi, pian piano, si calmarono. Il fumo iniziò a uscire dal
comignolo del forno crematorio e a imbrattare il cielo sereno e stellato.
“ Perché Dio
permette tutto questo?” domandò Kurt, quasi arrabbiato e Nadine, con la sua
solita dolcezza, rispose: “ Io, invece, mi domando: perché l’uomo permette
tutto questo? Dio non ha creato burattini ma uomini! Uomini liberi di scegliere
se fare del bene o del male …”
“ E perché
l’uomo sceglie il male? … Perché ha dato inizio a questo inferno?!”
“ Io …”
Nadine mise le mani sulla faccia e scoppiò in lacrime “ … Io voglio andare via
da qui!”
“ Nadine,
scusami …” disse Kurt, girandosi verso di lei “ … è tutta colpa mia: non dovevo dire quelle cose! … Scusami!”
Nadine smise
di piangere e, rivolgendogli un tenero sguardo, lo rassicurò: “ No … non è
colpa tua.”
Kurt le
accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime e riprese: “ Io vorrei tanto
aiutarti, Nadine … Ma non so come fare …”
“ Stai già
facendo abbastanza per me, Kurt … E ti ringrazio!”
I due si
scambiarono un sorriso malinconico …
Kurt
trascorse la notte in bianco, pensando e ripensando al pestaggio di Nadine.
Immaginava
quei brutti momenti, la sua paura, il suo dolore e la testa si riempiva di
perché …
Perché tanta
violenza? Perché tanto odio nei confronti degli ebrei? Perché dal disprezzo,
l’intolleranza e la discriminazione si era giunti alle deportazioni nei campi
di concentramento, alle violenze fisiche e, addirittura, agli omicidi? Perché
l’uomo era diventato così crudele? Perché su Ravensbrück la gente comune non
conosceva la verità?
Pensò di
nuovo alle privazioni e ai maltrattamenti a cui erano sottoposti donne,
ragazze, bambini e Nadine …
Kurt voleva
fare qualcosa per lei, aiutarla in maniera più concreta. Perché non gli bastava
portarle da mangiare o prestarle la sua giacca! Kurt voleva fare qualcosa di
più per la sua amica: portarla via da Ravensbrück … Ma come?
Le prime
luci dell’alba penetrarono dalle fessure delle persiane e Kurt sobbalzò dal letto,
avendo avuto finalmente un’idea …
Kurt non si
rendeva conto di ciò che di grande stesse già facendo per Nadine, con la sua
sola amicizia. La stava liberando, infatti, dalla trappola della rassegnazione
e dell’apatia, risvegliando in lei il desiderio di libertà e di una vita
normale. Le aveva anche ricordato quanto fosse bello e importante fidarsi di
qualcuno; affidare le proprie angosce, paure, aspirazioni e i propri sogni
all’altro; parlare, confrontarsi, scherzare con l’altro …
In breve
tempo, Kurt raggiunse la stazione di polizia.
Era
soddisfatto e sicuro di sé.
Sedette su
una sedia lungo lo stretto corridoio e, nell’attesa che qualcuno lo ricevesse,
rifletté su come esporre la sua richiesta …
Ben presto,
quell’euforica sicurezza andò via lasciando il posto alla preoccupazione e al
timore.
Forse i suoi
risparmi non sarebbero bastati a pagare un riscatto …
Un agente
uscì dalla stanza di fronte e gli fece segno di entrare.
“ Prego, si
accomodi …” disse il commissario, con tono arrogante “ Dunque, qual è il suo
problema?”
Kurt non
rispose subito e, per scaricare il nervosismo, iniziò a far tremare la gamba.
“ Dica! ” lo
esortò il commissario.
L’autorevolezza
di quel luogo e della persona che aveva dinanzi lo metteva in uno stato d’estrema
soggezione.
“ Io …
vorrei sapere … a quanto ammonta il riscatto di una prigioniera … del campo di
Ravensbrück. ”
Il
commissario esplose in una fragorosa risata mentre l’agente sorrise.
“ Cos’ha
detto?! … Il riscatto di una prigioniera del campo di Ravensbrück?! …”
Il
commissario tornò serio e aggiunse: “ Non è possibile pagare nessun riscatto
perché nessuno può uscire dal campo di Ravensbrück! … Poi per questa richiesta
doveva rivolgersi alla gestapo e non alla polizia! Quindi se ne vada immediatamente!”
“ Scusate
per il disturbo.” disse Kurt agitato e, alzatosi per andar via, rischiò
d’inciampare nella gamba dell’altra sedia.
Uscito
dall’ufficio, sentì il commissario ridere e immaginò che lo stesse prendendo in
giro … E, purtroppo, non si sbagliava …
Kurt si
sentiva offeso da quelle risate ed era arrabbiato, deluso, dispiaciuto per quel
tentativo fallito.
Pensò che
per Nadine non poteva far nulla e che forse aveva ragione suo padre quando gli
dava dell’incapace. Sedette sul letto e mise la testa fra le mani. Per
l’ennesima volta, i suoi occhi si velarono di lacrime che s’impose di
trattenere …
“ L’amour
est enfant de Bohême, il n’a
jamais, jamais connu de loi …” Nadine e Kurt canticchiavano la
loro canzone preferita “ … si tu ne m’aimes pas, je t’aime,
si je t’aime, prends garde à toi.”
Scoppiarono a ridere sommessamente.
“ Sei stonato come una campana,
Kurt!”
“ Io?!” ribatté, fingendosi
offeso e risero di nuovo …
I due avevano iniziato a parlare
e scherzare molto più tranquillamente, mettendo da parte anche le loro più
piccole timidezze e paure.
La fiducia aumentava e si
consolidava giorno dopo giorno, così come l’affetto e la complicità.
Stavano bene insieme e, per
entrambi, lo scopo della giornata era quello d’incontrarsi la sera, allo stesso
posto e alla stessa ora …
Prima delle dieci, la sirena
fischiò e dovettero salutarsi.
Il tempo passava troppo
velocemente e avrebbero voluto fermarlo …
“ Io devo andare, Kurt …” disse
Nadine, con tono triste e scattò in piedi “ … Ci vediamo domani.”
“ Sì, a domani.”
Kurt odiava il fischio di quella maledetta sirena che interrompeva momenti di serenità e di allegria! Sarebbe voluto rimanere per sempre lì, al filo spinato con Nadine, nonostante le basse temperature e la sabbia umida. Con Nadine che era il suo ultimo pensiero alla sera e il primo al mattino e la ragione dei suoi sorrisi durante il giorno …
“ Ah, Kurt!
Domani mi porti le caramelle? Quelle morbide alla menta?”
Nadine non
aveva più vergogna di chiedere.
“ Sì,
certo!” rispose Kurt e si sorrisero con tenerezza …
Per Nadine
era sempre un piacere vederlo sorridere! Adorava il suo sorriso e adorava il
suono della sua voce e della sua risata, il suo sguardo, le sue espressioni da
bambino e soprattutto la sua dolcezza nel dirle “non preoccuparti, andrà tutto
bene”…
Si volse e
lo salutò di nuovo, agitando la mano.
Kurt
ricambiò e, mentre la guardava allontanarsi di corsa, pensò al loro primo
incontro: a quando, ubriaco fradicio, l’aveva scambiata per un fantasma. Gli scappò
un sorriso … Poi, pensò agli incontri successivi: al suo imbarazzo e alla sua
diffidenza; a quando non immaginava neanche lontanamente che in lei avrebbe
trovato una splendida persona e una carissima amica. Gli scappò un altro
sorriso …
“ … Sei un
incapace e un immaturo, Kurt! … è
da mesi che non fai uno scatto! … Ti do un’altra settimana di tempo, poi ti
licenzio!”
Kurt uscì
dall’ufficio sbattendo la porta.
Ancora una
volta, suo padre lo aveva umiliato e stavolta alla presenza di un suo collega. Si
arrabbiò profondamente e in quel momento sentì, anzi, decise di odiarlo. La sua
mancanza di comprensione e di rispetto lo aveva ferito e soprattutto deluso
come figlio. Non vedeva l’ora di andare da Nadine, raccontarle ciò che era
accaduto con suo padre, confidarle il suo stato d’animo, sfogarsi e ricevere
attenzione, conforto, sostegno … Ma quella sera piovve a dirotto e non poté
recarsi al campo …
La pioggia
batteva fortemente sul tetto e il vento faceva tremare la porta e la piccola
finestra della baracca. Nadine si sporse dal lettuccio, aggrappandosi alla
trave di legno, per guardare i vetri bagnati. Rimpianse le sere di pioggia
trascorse in casa al calduccio, davanti alla sua macchina da scrivere, con una
tazza di tè bollente, lo scialle di lana sulle spalle, il grammofono acceso e i
suoi pensieri, sogni e preoccupazioni … Il desiderio e la speranza di trovare
l’altra metà della mela, quell’anima tanto simile alla sua, il ragazzo che
l’avrebbe completata; la paura e la rassegnazione di non incontrarlo mai, di
trascorrere il resto della propria vita da sola, senza uno sposo e un bambino
dei quali prendersi cura. Speranza e rassegnazione si alternavano
continuamente. Nadine aveva gran voglia e bisogno di amare qualcuno e di essere
ricambiata. Sognava un ragazzo capace di apprezzarla così com’era, confortarla
e farla ridere di gusto, di trasmetterle un senso di protezione e di sicurezza,
di rispettare e comprendere anche i suoi silenzi e i suoi sbalzi d’umore; un
ragazzo accogliente e generoso, dolce e sincero, maturo e deciso nelle proprie
idee e nelle proprie scelte; un ragazzo con cui condividere passioni e valori
importanti, con cui crescere e affrontare la vita … Le tante mancanze del campo
avevano offuscato quella d’amore ma, da alcuni giorni, essa era riapparsa e
quel ragazzo stava acquistando un volto, un nome: Kurt. Nadine non capiva che
ciò che provava per lui non era un sentimento di amicizia ma qualcosa di più:
un sentimento molto più vicino all’amore … Sentì forte la sua mancanza e sperò
che la sera successiva fosse bel tempo per poter rivederlo. Sperò e così fu …
Kurt, con voce arrochita dalla commozione, le confidò fin nei minimi
particolari quel che era successo con suo padre, del modo in cui lo aveva
trattato e della sua profonda amarezza.
“ … E adesso
sto pensando di dimettermi.” concluse.
“ Perché non
gli parli, Kurt? … Glielo dici che non ti è piaciuto il suo comportamento e …
che per il momento non te la senti di fotografare il nazismo …”
“ Il fatto è
che io non voglio più fare quel genere di foto! E il giornale è di propaganda
nazista! … Come faccio?”
“ E allora
dimettiti …” gli consigliò Nadine “ … ma devi comunque parlare con tuo padre e
risolvere la situazione.”
“ è inutile, non mi ascolterebbe … Non mi
capirebbe!”
“ Tu provaci
lo stesso … Forse in quel momento davvero non ti capirà, penserà che il suo
comportamento sia stato più che giusto ma … può darsi che con il passare del
tempo capirà di aver sbagliato nei tuoi confronti … e sarà lui a voler
parlarti.” Gli sorrise e aggiunse: “ Non aver paura di fare tu il primo passo.”
Anche Kurt
sorrise e, con sicurezza, disse: “ Va bene, ci proverò!”
Improvvisamente,
l’espressione di Nadine divenne triste.
“ Quanto
darei adesso per poter parlare con mio padre …” affermò.
“ Ti manca,
vero?”
Nadine si
sdraiò e, dopo un lungo sospiro, rispose: “ Sì, mi manca … come mi mancava
anche prima che ci dividessero … Non è mai stato presente nella mia vita. Sì,
fisicamente c’era a casa soprattutto nell’ultimo periodo ma … per me … era come
se non ci fosse. Era assente, disinteressato … inaffettivo. Non mi parlava ed
io facevo la stessa cosa …”
Poi Nadine
si girò di nuovo, mettendosi sul fianco e poggiò la sua mano su quella di Kurt.
Anche Kurt
era steso su un fianco.
“ Devi
parlargli! … Perché un giorno potresti pentirti di non averlo fatto …”
Kurt abbozzò
un lieve sorriso e poi, lentamente, ritrasse la mano. Nadine si rattristì,
immaginando che lui avesse sgradito o mal interpretato quel gesto.
Kurt invece
aveva ritratto la mano per appoggiarla alla sua e per poi stringergliela …
“ Ringrazio
il cielo di averti conosciuto. ” le disse.
Nadine
sorrise e rispose: “ Anch’io. ” …
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Carissimo lettore,
spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto
e che ti abbia regalato qualche piccola, grande emozione!
Come hai ben capito, l’amicizia tra Nadine e Kurt, un’ebrea e un tedesco, si sta evolvendo
in un sentimento molto più profondo e caratterizzato dall’attrazione … Ma
i due quando e come lo capiranno? Oltrepasseranno il confine dell’amicizia?
Beh, lo scoprirai molto presto
…