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Autore: Nadine_Rose    09/12/2010    3 recensioni
15 settembre 1939: un giovane tedesco non passa la visita militare. È deluso e affranto ma, quello stesso giorno, un incontro molto particolare sconvolgerà la sua vita.
“Quando la guerra sarà finita, ci trasferiremo a Berlino e andremo ad abitare in una casetta dal tetto rosso con fuori un grande giardino. Ci sposeremo e tu entrerai in chiesa vestita di bianco accompagnata dalle note dell’Ave Maria di Schubert. Quello sarà il giorno più felice della nostra vita”.
[Ultimo capitolo: Sangue e lacrime]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Un amore diviso da un filo spinato

 

 

Capitolo 2

 

Amicizia o qualcosa di più?

 

Passarono i giorni, le settimane, i mesi e Kurt, come ogni sera, ritornò al filo spinato da Nadine …

In quel periodo, tra i due stava nascendo un bel rapporto di amicizia e di affetto … Si erano conosciuti meglio e avevano scoperto di avere molte cose in comune.

Kurt era nato il 29 aprile del 1917, era segretamente antinazista e amava la fotografia. Da circa un anno, lavorava come fotografo per il giornale di suo padre, “Der Hochmann”. Hochmann era il suo cognome. Aveva una sorella più piccola, Käthe, di diciotto anni e un solo amico, Hans, partito per la guerra …

Entrambi erano di fede cattolica, adoravano scrivere racconti e ascoltare musica lirica. La loro canzone preferita era “L'amour est un oiseau rebelle”. Avevano gli stessi desideri: l’affermazione della pace e dell’uguaglianza e, per il loro futuro, metter su una grande e bella famiglia … I due si confidarono anche cose più personali, come la delusione per le amicizie false e quelle finite senza alcun motivo. Kurt raccontò a Nadine del rapporto difficile con suo padre, degli insuccessi in amore, dei tradimenti delle sue ex ragazze e lei gli confidò di non aver mai avuto un ragazzo.

Nadine era contenta di aver conosciuto Kurt e, tutto il giorno, tra fatiche e soprusi, aspettava con trepidazione il suo arrivo al campo.

Kurt era premuroso nei suoi confronti, sensibile a ciò che gli raccontava su Ravensbrück, a volte timido e infantile, simpatico, bravissimo nel tirarla su di morale …

Quella sera, infatti, la fece ridere fino alle lacrime …

Nadine: “ No … Non ci credo …”

Kurt: “ Credimi! … è tutto vero!”

I due erano stesi su un fianco.

Nadine: “ E come avete fatto a scappare dal ristorante?!”

Kurt: “ Siamo usciti dalla finestra del bagno!”

Nadine si sdraiò bruscamente e, continuando a ridere, asciugò le lacrime … Ma, quando tolse le mani dalla faccia, vide il fumo e la sua allegria svanì.

“ Kurt … ” si girò di nuovo verso lui.

“ Cosa c’è, Nadine? ”

“ Io … ho paura. ”

“ Di cosa? ”

“ Ho paura che possa capitarmi qualcosa di brutto … che possano uccidermi … di botte o … in una di quelle camere.”

“ Non preoccuparti, Nadine … A te non capiterà nulla di tutto questo!”

“ Cosa te lo fa pensare, Kurt? ”

“ Lo sento! … Non preoccuparti … Andrà tutto bene, vedrai! … ”

Kurt tese la mano attraverso il filo spinato e, accarezzandole la guancia, ripeté con più dolcezza: “ Vedrai …”

Entrambi sorrisero.

Nadine aveva davvero bisogno di parole incoraggianti e desiderava la carezza di Kurt ormai da tempo …

Si divisero e, sdraiatisi, fissarono il cielo sporco di fumo.

Tra i due cadde un improvviso silenzio …

“ Grazie per la giacca, Kurt.”

“ No … Tienila pure!”

“ Sai che non posso …”

Kurt si rimise la giacca e le disse: “ Mi dispiace, Nadine … Questa notte sarà gelida … ”

“ Dispiace anche a me … ”

“ Cosa ti porto da mangiare domani?”

Nadine alzò le spalle e rispose: “ Quello che vuoi tu.”

“ Va bene … A domani …”

“ A domani …”

“ Kurt!”

Kurt si volse. “ Cosa c’è, Nadine?!”

“ Grazie!”

“ Di cosa?!”

“ Di tutto!”

I due, contenti e divertiti, sorrisero e si salutarono agitando la mano.

“ Ciao, Kurt. ” disse Nadine a bassa voce e lo guardò andar via …

Di notte, Nadine sentiva ancora il profumo di Kurt addosso. Un profumo intenso e gradevole di muschio. Non riusciva a smettere di pensarlo e, addormentatasi, lo incontrò di nuovo nei suoi sogni …

Alle 3:30, il fischio della sirena scandì l’inizio di una nuova massacrante giornata a Ravensbrück … Nadine balzò dal letto, sistemò il vestito e legò meglio il fazzoletto in testa. Le mani erano gelate e i denti le battevano per il freddo. Molte prigioniere già tossivano e i bambini avevano già la febbre. Nadine cominciò a preoccuparsi anche per la sua salute … All’improvviso, si ricordò che quel giorno era il 15 novembre, cioè il secondo mesiversario dell’incontro fra lei e Kurt! Sorrise e, incrociando le braccia per riscaldarsi, pensò alla sera … A quando Kurt le avrebbe prestato di nuovo la sua giacca … A quando il suo profumo si sarebbe impresso di nuovo su di lei, sul suo vestito, sulla sua pelle, nei suoi pensieri … Si chiese se fosse normale e giusto pensare queste cose dato che Kurt era suo amico … Nadine fu l’ultima a uscire dal blocco …

Tutte le prigioniere si radunarono sul piazzale del campo, in ranghi di dieci e sull’attenti. L’appello di quel mattino costò la vita a ben sette donne …

Per l’ennesima volta, Nadine riempì di sabbia la carriola ma, mentre la trasportava, inciampò su una pietra e cadde a terra.

Stava per rialzarsi, quando un improvviso calcio sul fianco destro la ributtò violentemente con la faccia nella sabbia. Nadine temé per la sua vita …

Dopo l’ultima spruzzata di profumo, Kurt cominciò a tossire: forse aveva un po’ esagerato con la quantità … Avvicinò la faccia allo specchio per controllare la rasatura fatta di mattina e, in fretta, uscì dal bagno. Prese la giacca e, uscito da casa, si diresse a Ravensbrück … Arrivato al campo, sedette al solito posto e aspettò l’arrivo di Nadine …

Kurt guardò di nuovo l’orologio: erano le nove e trenta. Era trascorsa più di un’ora e di Nadine nemmeno l’ombra. Cominciò a preoccuparsi e, per scaricare la tensione e riscaldarsi, ad andare avanti e indietro … Di solito, Nadine alle otto era già al filo spinato; a volte ritardava di qualche minuto, al massimo di mezz’ora … Passò nervosamente una mano fra i capelli e riguardò l’orario. Proprio in quel momento, vide da lontano una figura avvicinarsi lenta e si calmò: Nadine stava finalmente arrivando …

“ Cosa ti è successo, Nadine?!” domandò Kurt allarmato …

La ragazza aveva dei lividi sul viso e un labbro spaccato.

Nadine sedette, seguita da Kurt e gli raccontò ciò che le era successo al laghetto …

“ … Poi la sorvegliante mi si è buttata addosso e ha iniziato a prendermi a pugni … Ho temuto veramente di morire, Kurt … Non sapevo quando … se si sarebbe fermata! … è stato orribile …” “ Mi dispiace, Nadine … Ma … adesso è tutto finito e … sei ancora viva! …”

Entrambi parlavano con voce tremante ed erano sul punto di piangere …

Si sdraiarono, per nascondere l’uno all’altra i loro volti commossi. “ Stamattina …” riprese Nadine “ … durante l’appello, sono state uccise sette donne … Una di loro è stata sparata … alla fronte … ” Deglutì mentre Kurt sospirò profondamente … Poi, pian piano, si calmarono. Il fumo iniziò a uscire dal comignolo del forno crematorio e a imbrattare il cielo sereno e stellato.

“ Perché Dio permette tutto questo?” domandò Kurt, quasi arrabbiato e Nadine, con la sua solita dolcezza, rispose: “ Io, invece, mi domando: perché l’uomo permette tutto questo? Dio non ha creato burattini ma uomini! Uomini liberi di scegliere se fare del bene o del male …”

“ E perché l’uomo sceglie il male? … Perché ha dato inizio a questo inferno?!”

“ Io …” Nadine mise le mani sulla faccia e scoppiò in lacrime “ … Io voglio andare via da qui!”

“ Nadine, scusami …” disse Kurt, girandosi verso di lei “ … è tutta colpa mia: non dovevo dire quelle cose! … Scusami!”

Nadine smise di piangere e, rivolgendogli un tenero sguardo, lo rassicurò: “ No … non è colpa tua.”

Kurt le accarezzò la guancia, asciugandole le lacrime e riprese: “ Io vorrei tanto aiutarti, Nadine … Ma non so come fare …”

“ Stai già facendo abbastanza per me, Kurt … E ti ringrazio!”

I due si scambiarono un sorriso malinconico …

Kurt trascorse la notte in bianco, pensando e ripensando al pestaggio di Nadine.

Immaginava quei brutti momenti, la sua paura, il suo dolore e la testa si riempiva di perché …

Perché tanta violenza? Perché tanto odio nei confronti degli ebrei? Perché dal disprezzo, l’intolleranza e la discriminazione si era giunti alle deportazioni nei campi di concentramento, alle violenze fisiche e, addirittura, agli omicidi? Perché l’uomo era diventato così crudele? Perché su Ravensbrück la gente comune non conosceva la verità?

Pensò di nuovo alle privazioni e ai maltrattamenti a cui erano sottoposti donne, ragazze, bambini e Nadine …

Kurt voleva fare qualcosa per lei, aiutarla in maniera più concreta. Perché non gli bastava portarle da mangiare o prestarle la sua giacca! Kurt voleva fare qualcosa di più per la sua amica: portarla via da Ravensbrück … Ma come?

Le prime luci dell’alba penetrarono dalle fessure delle persiane e Kurt sobbalzò dal letto, avendo avuto finalmente un’idea …

Kurt non si rendeva conto di ciò che di grande stesse già facendo per Nadine, con la sua sola amicizia. La stava liberando, infatti, dalla trappola della rassegnazione e dell’apatia, risvegliando in lei il desiderio di libertà e di una vita normale. Le aveva anche ricordato quanto fosse bello e importante fidarsi di qualcuno; affidare le proprie angosce, paure, aspirazioni e i propri sogni all’altro; parlare, confrontarsi, scherzare con l’altro …

In breve tempo, Kurt raggiunse la stazione di polizia.

Era soddisfatto e sicuro di sé.

Sedette su una sedia lungo lo stretto corridoio e, nell’attesa che qualcuno lo ricevesse, rifletté su come esporre la sua richiesta …

Ben presto, quell’euforica sicurezza andò via lasciando il posto alla preoccupazione e al timore.

Forse i suoi risparmi non sarebbero bastati a pagare un riscatto …

Un agente uscì dalla stanza di fronte e gli fece segno di entrare.

“ Prego, si accomodi …” disse il commissario, con tono arrogante “ Dunque, qual è il suo problema?”

Kurt non rispose subito e, per scaricare il nervosismo, iniziò a far tremare la gamba.

“ Dica! ” lo esortò il commissario.

L’autorevolezza di quel luogo e della persona che aveva dinanzi lo metteva in uno stato d’estrema soggezione. 

“ Io … vorrei sapere … a quanto ammonta il riscatto di una prigioniera … del campo di Ravensbrück. ”

Il commissario esplose in una fragorosa risata mentre l’agente sorrise.

“ Cos’ha detto?! … Il riscatto di una prigioniera del campo di Ravensbrück?! …”

Il commissario tornò serio e aggiunse: “ Non è possibile pagare nessun riscatto perché nessuno può uscire dal campo di Ravensbrück! … Poi per questa richiesta doveva rivolgersi alla gestapo e non alla polizia! Quindi se ne vada immediatamente!”

“ Scusate per il disturbo.” disse Kurt agitato e, alzatosi per andar via, rischiò d’inciampare nella gamba dell’altra sedia.

Uscito dall’ufficio, sentì il commissario ridere e immaginò che lo stesse prendendo in giro … E, purtroppo, non si sbagliava …

Kurt si sentiva offeso da quelle risate ed era arrabbiato, deluso, dispiaciuto per quel tentativo fallito.

Pensò che per Nadine non poteva far nulla e che forse aveva ragione suo padre quando gli dava dell’incapace. Sedette sul letto e mise la testa fra le mani. Per l’ennesima volta, i suoi occhi si velarono di lacrime che s’impose di trattenere …

 

“ L’amour est enfant de Bohême, il n’a jamais, jamais connu de loi …” Nadine e Kurt canticchiavano la loro canzone preferita “ … si tu ne m’aimes pas, je t’aime,
si je t’aime, prends garde à toi.” Scoppiarono a ridere sommessamente.

“ Sei stonato come una campana, Kurt!”

“ Io?!” ribatté, fingendosi offeso e risero di nuovo …

I due avevano iniziato a parlare e scherzare molto più tranquillamente, mettendo da parte anche le loro più piccole timidezze e paure.

La fiducia aumentava e si consolidava giorno dopo giorno, così come l’affetto e la complicità.

Stavano bene insieme e, per entrambi, lo scopo della giornata era quello d’incontrarsi la sera, allo stesso posto e alla stessa ora …

Prima delle dieci, la sirena fischiò e dovettero salutarsi.

Il tempo passava troppo velocemente e avrebbero voluto fermarlo …

“ Io devo andare, Kurt …” disse Nadine, con tono triste e scattò in piedi “ … Ci vediamo domani.”

“ Sì, a domani.”

Kurt odiava il fischio di quella maledetta sirena che interrompeva momenti di serenità e di allegria! Sarebbe voluto rimanere per sempre lì, al filo spinato con Nadine, nonostante le basse temperature e la sabbia umida. Con Nadine che era il suo ultimo pensiero alla sera e il primo al mattino e la ragione dei suoi sorrisi durante il giorno …

“ Ah, Kurt! Domani mi porti le caramelle? Quelle morbide alla menta?”

Nadine non aveva più vergogna di chiedere.

“ Sì, certo!” rispose Kurt e si sorrisero con tenerezza …

Per Nadine era sempre un piacere vederlo sorridere! Adorava il suo sorriso e adorava il suono della sua voce e della sua risata, il suo sguardo, le sue espressioni da bambino e soprattutto la sua dolcezza nel dirle “non preoccuparti, andrà tutto bene”…

Si volse e lo salutò di nuovo, agitando la mano.

Kurt ricambiò e, mentre la guardava allontanarsi di corsa, pensò al loro primo incontro: a quando, ubriaco fradicio, l’aveva scambiata per un fantasma. Gli scappò un sorriso … Poi, pensò agli incontri successivi: al suo imbarazzo e alla sua diffidenza; a quando non immaginava neanche lontanamente che in lei avrebbe trovato una splendida persona e una carissima amica. Gli scappò un altro sorriso …

 

“ … Sei un incapace e un immaturo, Kurt! … è da mesi che non fai uno scatto! … Ti do un’altra settimana di tempo, poi ti licenzio!”

Kurt uscì dall’ufficio sbattendo la porta.

Ancora una volta, suo padre lo aveva umiliato e stavolta alla presenza di un suo collega. Si arrabbiò profondamente e in quel momento sentì, anzi, decise di odiarlo. La sua mancanza di comprensione e di rispetto lo aveva ferito e soprattutto deluso come figlio. Non vedeva l’ora di andare da Nadine, raccontarle ciò che era accaduto con suo padre, confidarle il suo stato d’animo, sfogarsi e ricevere attenzione, conforto, sostegno … Ma quella sera piovve a dirotto e non poté recarsi al campo …

La pioggia batteva fortemente sul tetto e il vento faceva tremare la porta e la piccola finestra della baracca. Nadine si sporse dal lettuccio, aggrappandosi alla trave di legno, per guardare i vetri bagnati. Rimpianse le sere di pioggia trascorse in casa al calduccio, davanti alla sua macchina da scrivere, con una tazza di tè bollente, lo scialle di lana sulle spalle, il grammofono acceso e i suoi pensieri, sogni e preoccupazioni … Il desiderio e la speranza di trovare l’altra metà della mela, quell’anima tanto simile alla sua, il ragazzo che l’avrebbe completata; la paura e la rassegnazione di non incontrarlo mai, di trascorrere il resto della propria vita da sola, senza uno sposo e un bambino dei quali prendersi cura. Speranza e rassegnazione si alternavano continuamente. Nadine aveva gran voglia e bisogno di amare qualcuno e di essere ricambiata. Sognava un ragazzo capace di apprezzarla così com’era, confortarla e farla ridere di gusto, di trasmetterle un senso di protezione e di sicurezza, di rispettare e comprendere anche i suoi silenzi e i suoi sbalzi d’umore; un ragazzo accogliente e generoso, dolce e sincero, maturo e deciso nelle proprie idee e nelle proprie scelte; un ragazzo con cui condividere passioni e valori importanti, con cui crescere e affrontare la vita … Le tante mancanze del campo avevano offuscato quella d’amore ma, da alcuni giorni, essa era riapparsa e quel ragazzo stava acquistando un volto, un nome: Kurt. Nadine non capiva che ciò che provava per lui non era un sentimento di amicizia ma qualcosa di più: un sentimento molto più vicino all’amore … Sentì forte la sua mancanza e sperò che la sera successiva fosse bel tempo per poter rivederlo. Sperò e così fu … Kurt, con voce arrochita dalla commozione, le confidò fin nei minimi particolari quel che era successo con suo padre, del modo in cui lo aveva trattato e della sua profonda amarezza.

“ … E adesso sto pensando di dimettermi.” concluse.

“ Perché non gli parli, Kurt? … Glielo dici che non ti è piaciuto il suo comportamento e … che per il momento non te la senti di fotografare il nazismo …”

“ Il fatto è che io non voglio più fare quel genere di foto! E il giornale è di propaganda nazista! … Come faccio?”

“ E allora dimettiti …” gli consigliò Nadine “ … ma devi comunque parlare con tuo padre e risolvere la situazione.”

è inutile, non mi ascolterebbe … Non mi capirebbe!”

“ Tu provaci lo stesso … Forse in quel momento davvero non ti capirà, penserà che il suo comportamento sia stato più che giusto ma … può darsi che con il passare del tempo capirà di aver sbagliato nei tuoi confronti … e sarà lui a voler parlarti.” Gli sorrise e aggiunse: “ Non aver paura di fare tu il primo passo.”

Anche Kurt sorrise e, con sicurezza, disse: “ Va bene, ci proverò!”

Improvvisamente, l’espressione di Nadine divenne triste.

“ Quanto darei adesso per poter parlare con mio padre …” affermò.

“ Ti manca, vero?”

Nadine si sdraiò e, dopo un lungo sospiro, rispose: “ Sì, mi manca … come mi mancava anche prima che ci dividessero … Non è mai stato presente nella mia vita. Sì, fisicamente c’era a casa soprattutto nell’ultimo periodo ma … per me … era come se non ci fosse. Era assente, disinteressato … inaffettivo. Non mi parlava ed io facevo la stessa cosa …”

Poi Nadine si girò di nuovo, mettendosi sul fianco e poggiò la sua mano su quella di Kurt.

Anche Kurt era steso su un fianco.

“ Devi parlargli! … Perché un giorno potresti pentirti di non averlo fatto …”

Kurt abbozzò un lieve sorriso e poi, lentamente, ritrasse la mano. Nadine si rattristì, immaginando che lui avesse sgradito o mal interpretato quel gesto.

Kurt invece aveva ritratto la mano per appoggiarla alla sua e per poi stringergliela …

“ Ringrazio il cielo di averti conosciuto. ” le disse.

Nadine sorrise e rispose: “ Anch’io. ” …

 

************

Carissimo lettore,

spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia regalato qualche piccola, grande emozione!

Come hai ben capito, l’amicizia tra Nadine e Kurt, un’ebrea e un tedesco, si sta evolvendo in un sentimento molto più profondo e caratterizzato dall’attrazione … Ma i due quando e come lo capiranno? Oltrepasseranno il confine dell’amicizia?

Beh, lo scoprirai molto presto …                                                                

 

 

   
 
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