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Autore: Jales    09/12/2010    6 recensioni
La spada le ferì lievemente la gola ed un rivolo di sangue le colò giù sulla pelle.
- Giuralo allora, sul tuo sangue e in nome dell'angelo. -
Clary non aveva vie d'uscita: era stata sciocca a dire quelle parole senza pensare. Ma d'altronde, se voleva vivere, non poteva far altrimenti.
- Lo giuro. -
- Giuri di perseguire la mia causa fino alla morte, senza indugio alcuno? -
- Lo giuro. -
Un attimo di pausa, poi le parole che l'avrebbero legata a quel giuramento in modo strettamente vincolante.
- In nome dell'Angelo? -
Clary respirò profondamente, prima di rispondere.
- In nome dell'Angelo. -
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Valentine Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Shadowhunters - The city of the broken mirror
Capitolo 2 - Verso la luce
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Clary sapeva bene che Jace non le stava mentendo, Jace non mentiva mai sulle cose importanti, ma si impose di mormorare quelle due parole a cui si aggrappava con tutte le sue forze.
- Stai scherzando? -
Le parve di sentirlo sospirare nell'aria immobile, il fruscio di qualcosa che frusciava sulle coperte accompagnato dal calore della sua mano contro il suo braccio.
Clary chiuse gli occhi, deglutendo e stringendo le coperte fra le dita sudate.
- No. -
La ragazza non potè trattenere un singulto strozzato, cercando di soffocare quella consapevolezza che, lentamente, stava crescendo dentro di lei.
Perché se la luce è accesa e intorno a me c'è solo buio c'è una sola spiegazione, concluse poi rivolgendosi a sé stessa con una amara malinconia che la avvolgeva.
La bocca si mosse automaticamente, mossa forse dalla parte di Clary che ancora non voleva accettare la realtà.
- Perché, allora? -
Stupida. Sono una stupida, si disse la giovane, convinta che anche Jace lo stia pensando.
Perché in fondo Clary sapeva che lo ha sempre pensato e continua a pensarlo: lei non era altro che una ragazzina stupida e inutile. Ora più che mai.
Le sembrò di vederlo, le sopracciglia leggermente aggrottate in un'espressione di gelida ira... Ma era solo un'illusione.
Ma ciò che seguì fu solo il silenzio, che venne rotto da Clary stessa.
- Và via. -
Si lasciò ricadere sul letto tirando le coperte fino al mento, girandosi su un fianco e chiudendo gli occhi. Lo sentì muoversi e, non appena il rumore della porta che si chiudeva giunse alle sue orecchie, si permise un singhiozzo.

Le lacrime erano salate, come il mare.
O era il mare ad essere salato come le lacrime?
Clary non lo sapeva.
Il rumore delle onde che, ritmiche, si alzavano e poi si infrangevano una sull'altra faceva sentire Clary innaturalmente quieta.
Era la calma prima della tempesta.

Si rigirò tra le coperte, la fronte imperlata di sudore e il respiro affannato.
Voci confuse raggiungevano le sue orecchie, spezzoni di discorsi che non avevano nessun nesso fra loro.
- Clary. -
Qualcuno la chiamò. Una voce familiare, calda.
Luke.
Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non sarebbe servito a nulla.
Rimase immobile.
- Clary? -
Qualcun altro. Qualcuno di molto determinato, a giudicare dal tono.
Ma non capivano... No, non potevano capire.
Lasciatemi stare, lasciatemi in pace... Gemette Clary fra sé e sé, immergendosi nell'oblio confortante del sonno.
Lasciatemi...

Il ciclone era in arrivo.
Ma Clary non capiva... Il mare era tranquillo solo cinque minuti prima, mentre ora il vento impetuoso ne frustava la superficie, il fragore dei tuoni la avvolgeva.
E un'onda si riversò invisibile davanti a lei, protetta dal buio: Clary cercò disperatamente la superficie, l'aria che usciva velocemente dai polmoni lasciandoli sempre più vuoti.
E il suo respiro si spense, come una candela a cui hanno gettato un secchio di acqua.

- Clary! -
Aveva sentito così tante volte il suo nome al punto di non riconoscerlo più.
Dopotutto, chi le diceva che chiamassero proprio lei?
Non poteva essere sicura di essere sola. Non più.
- Jace. - Mormorò con voce arrochita, sbattendo inutilmente le palpebre.
Il suo nome sì, lo ricordava. Sfocato, ma il più vivido tra tutti quelli che aveva conosciuto: persino quelli di Jocelyn e Luke ne erano oscurati...
- Clary... -
La ragazza ebbe impressione che il suo cuore volesse smettere di battere. Era stanca, tremendamente stanca, senza nemmeno un valido motivo...
Spostò il braccio e lo allungò davanti a sé, finché trovò qualcosa.
Una maglia.
Tirò su il busto e si avvicinò ad essa, tenendo ben stretto il tessuto fra le dita: inspirò a fondo, in cerca di una conferma.
Sì, era proprio Jace.
Mollò tutto e si lasciò ricadere sul materasso, sospirando e attendendo.
Cosa? Qualsiasi cosa.

Dopo minuti interi di silenzio, Clary ruppe la calma innaturale che si era creata nella stanza.
- Portami fuori. -
Probabilmente lui le aveva scoccato uno sguardo incuriosito, ma ovviamente lei non poteva saperlo: sbuffando, decise di aiutarlo a riprendersi dalla sorpresa cercando di alzarsi in piedi. Si sedette sul bordo del letto, poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo e rabbrividendo al contatto.
Si accorse di avere indosso dei pantaloni e una maglietta solo in quel momento: dovevano averla cambiata mentre era incosciente... Gli abiti erano comodi, le concedevano una certa libertà di movimento -probabilmente dovevano essere pantaloni di una tuta e una semplice T-shirt- e questo a Clary faceva piacere. Almeno avrebbe avuto qualche speranza in più di non farsi male contro qualcosa.
Fece forza e si alzò in piedi: barcollò, instabile, per poi essere afferrata da qualcuno per le braccia.
- Andiamo. -
La giovane fece una smorfia a quelle parole, forse qualcosa che voleva assomigliare ad un sorriso; così, aggrappata al ragazzo, azzardò il primo passo.
Il primo passo verso una luce.

- Cos'è successo, in realtà? -
Era la prima domanda che Clary poneva su ciò che era successo durante lo scontro con Valentine.
E pretendeva una risposta. Sincera.
- Jace. - Lo esortò a rispondere: esigeva una risposta.
Dopotutto ne aveva il diritto.
- Io... Noi non lo sappiamo. - Un sospiro, che non apparteneva a Clary.
- Valentine ti ha colpita, probabilmente imponendoti un qualche sigillo. Ma non sappiamo quale -
La giovane strinse le mani in grembo, ma non parlò per lasciarlo proseguire.
- E abbiamo solo capito l'effetto che esso aveva avuto solo quando... solo quando hai aperto gli occhi, durante la tua incoscienza. -
Clary trattenne le lacrime: non voleva piangere di nuovo.
Si era ripromessa di essere forte, per sé stessa e per coloro a cui voleva bene.
- Io... Forse dovevo stare più attenta. Dopotutto sono solo una Mondana e nulla più. - Non seppe dove aveva covato quelle parole, ma le disse quasi inconsciamente.
Seguì un silenzio pesante, che gravava su di loro come un macigno.
La brezza leggera che smuoveva l'aria era piacevole: Clary la sentì sul viso e la inspirò, desiderosa di avvertire l'odore di Londra. Magari ritrovare quello di casa, quello che non sentiva più da tempo.

-Jace? -
-Mh? Dimmi -
Esitò.
-Le vedi le stelle? -
Il silenzio fu una risposta eloquente.
- Guardale, Jace. Osservale bene, ammirale anche per me. -
  
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