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Autore: Lara Rye    09/12/2010    2 recensioni
Jason.
Un uomo, un medico che non pratica più a causa di Alec, un fantasma del suo passato. Una lotta per ricostituire il cuore e i sogni di Jason.
Nathaniel. Nate. Una persona che cercherà di entrare dentro di Jason, di aiutarlo.
Una storia di amore, di ricerca, di paure. Jason e Nate.
Questa storia partecipa alla Challenge dal nome alla storia (only slash) di NonnaPapera.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le luci di Manhattan.

[Jason - Nathaniel]



Quella birra -bevuta su una panchina sotto casa di Nate- non era andata come entrambi avevano previsto.

Avevano passato delle ore semplicemente a parlare, a chiedersi le cose più imbarazzanti, a ridere. Avevano incominciato a conoscersi, andando all'indietro, partendo dal sesso e poi arrivando all'anima, lentamente, senza avere troppa fretta.
"Coming Out?" Nate bevve un sorso dalla birra, accarezzando con la lingua il bordo di vetro della bottiglia, mentre alzò il sopracciglio. 
"Domanda spigolosa, cazzo. Quando ero più piccolo, i miei portavano me e mia sorella, Cleo, in questo enorme residence al di fuori della città. Era bellissimo tanto che sembrava di essere in un panorama paradisiaco, poi un giorno, scoprì con Cleo questo piccolo rockmusic club. C'era un piccolo palco e tantissimi libri, tutti legati ai grandi cantautori rock. Al residence poi, c'era una famiglia enormemente snob che aveva questo figlio, Theodore, il quale era sradicato, eccentrico e bellissimo. Ogni sera scappava da casa e andava in quel club. Dopo una delle tante nottate passate a guardarci gli diedi il mio primo bacio sotto le notte di Love Me Two Times dei Doors, cantata da un gruppo di adolescenti. Fu la serata più eccitante di tutta la mia vita, anche perchè nella saletta invernale, posta proprio dietro il locale, feci l'amore con lui per la prima volta: tutto in quella maledetta notte." 
Nate bevve ancora, lasciando scendere per la gola un lunghissimo e quasi bruciante sorso. Probabilmente doveva evitare di dire quel particolare, ma infondo si erano promessi di dire la verità, anche se era del tutto scomoda e vergognosa. "Theodore aveva sedici anni, io tredici."

Gli occhi di Jason si aprirono totalmente, perplessi e spaventati, come se quell'informazione equivalesse a un enorme bugia, anche se non gli occhi del ragazzo poteva notare l'assoluta serietà. "Tredici?"
"Già."
"Beh, sei prematuro. Io a tredici non sapevo neanche come funzionasse il mio cazzo, oltre alla pipì intendo."
Nate sorrise, liberando la tensione del suo corpo che lo caratterizzava ogni volta che scopriva quel piccola particolare della sua vita sessuale. Jason l'aveva presa sul ridere. Era la prima persona ad averlo fatto. "Beh Jason, pressoche neanche io. Theodore me l'ha insegnato."

Jason scoppiò a ridere, imbarazzatissimo. "La tua frase aveva un non so che di profondamente erotico." disse, formulando un sorriso malizioso e incredibilmente affascinante. "Quindi, non sei mai stato con una ragazza?" 
"Mai. Tu si?" Jason si raddrizzò un attimo. Quei discorsi avevano provocato in lui un piccolo movimento nelle sue parti bassi, e la cosa lo faceva vergognare enormente anche perchè erano solo discorsi. "Oh si, tante, veramente tante!"
"Da come l'hai detto sembra che ti sia scopato tutta la generazione femminale!"
"..Più o meno." Nate scoppiò a ridere, non riuscendo più a distogliere lo sguardo dagli occhi azzurrissimi di Jason. Infondo non poteva biasimare quelle ragazze, dato che Jason riusciva a brillare nella notte con quel suo fascino sorprendente e delicato. "Cioè, aspetta, non intendevo dire che.. insomma.." Le parole di Jason si fermarono: Nate gli aveva poggiato un dito sulle labbra, zittendolo. Avvicinò il suo viso accanto a quello di Jason, lentamente, finchè non toccò le sue piccole rosee labbra, accarezzandole, assaporandole, facendo di quel loro bacio pura magia. 
La lingua di Jason s'intrufulò nella bocca di Nate, vivace e pronta a giocare con quella del ragazzo, felice di assaporare la sua dolce saliva. 
Velocemente le mani di Nate si appoggiarono sulla vita di Jason, fino a scendere poco più in basso,provocandogli ancora più eccitazione mentre i loro baci si facevano sempre più insistenti e passionali, come se l'uno avesse bisogno delle labbra dell'altro.  "..Vieni."
"Non dovevamo andare lentamente?" 
"Possiamo fermarci e vederci domani per un altra birra, se vuoi." Lo sguardo di Nate era serio: per quanto fosse eccitato e desideroso di averlo dentro di sè, sapeva benissimo aspettare perchè come la stessa mattina, Nate voleva lui, voleva conoscerlo ed imparare a volergli bene, ad amarlo, ad ascoltarlo, a vivere un giorno con lui, sfruttandone ogni possibilità. Jason, però, sapeva che anche se quella sera era stata molto bella e Nate gli piaceva veramente, lui non era interamente lì.  La sua indifferenza era coperta solo dall'eccitazione forte, dal desiderio del sesso e di vita, di quella che lui non aveva da moltissimo tempo. 
Si passo velocemente una mano tra i capelli biondi, pensando alle varie possibilità ma soprattutto a quella giornata stramba, a come era iniziata e a come stava per finire. Non gli capitava da tempo di iniziarla e finirla accanto alla stessa persona, una tra l'altro per cui provava un notevole interesse. Perchè buttare tutto quello? Perchè permettere a se stesso di rovinare ancora tutto? Fece un lungo respiro prima di pronunciare quel maledetto nome.
"Alec."
"Cosa?"
"Nate, prima devo parlarti di una persona. Ho bisogno che tu capisca che dopo non potrai più tornare indietro, che non è tutto semplice come pensi, che io assomiglio più alla persona di stamattina che a quella di stasera. Ok?"
Lo sguardo di Nate divenne cupo. Non era un ragazzo impressionabile, ma conosceva perfettamente la distinzione tra serietà e divertimento, tra l'essere gay e l'essere uomo. Nathaniel conosceva la paura e il viso di Jason ne era coperto. "Racconta."
"Era l'ultimo anno di specializzazione. Il mio lavoro era tutto ciò per cui vivevo ed ero sereno dalla mattina alla sera perchè salvare vite era sempre stato il mio scopo, tutto ciò che avevo sempre desiderato fare. Ero parte dell'ospedale, ero vita e poi a completare il mio quadro di serenità c'era Maraj. Era una ragazza inglese di origini russe, bellissima. Non era solo la donna più bella che avessi mai visto, ma era un oncologa affermata, intelligente, furba, leale. Vivevamo insieme già da qualche anno e il nostro futuro era perfettamente delineato fin quando lui non si presentò sotto le sue mani: Alec Furbey. 
Alec era un militare, congedato perchè aveva il linfoma di Hodgkin. Ricordo la prima volta in cui l'ho visto, accanto a Maraj. Sembravano il paradiso unito, un insieme sublime di intelligenza e fascino. Ricordo che li avevo visti ridere e in quell'istante, m'innamorai subito. Quel singolo secondo fu la sensazione più emozionante di sempre. Desideravo quel momento, quella passione. Desideravo prenderlo e farlo mio, completamente, anche se la mia compagna rimaneva il mio mondo, la mia pace, la mia amata quotidianeità.
Io ed Alec cominciammo a ridere insieme, a diventare l'uno parte dell'altro, fino a quando, facemmo l'amore nella sua stanza, durante il mio turno notturno. Quel piacere, quell'intensità, quell'amore fu la cosa più sorprendente della mia vita, più vera. Avevo sempre creduto di essere etoressessuale, mal dal momento in cui lo incontraì tutto nella mia vita cambiò, persino il mio stesso io. M'innamorai per la prima volta nella mia vita, perchè anche se avevo amato Maraj non mi ero mai innamorato di lei, mai."
Il viso di Jason si ricoprì di lacrime veloci e silenziose. Raccontare quella storia era come scavare all'interno della sua anima bruciata, dilaniata e distruggerla ancora di più, riportando quei ricordi nella sua mente da tanto tempo completamente apatica.
"Io ed Alec stemmo insieme per cinque mesi ovvero lungo la durata della sua chemioterapia. Il tumore sparì ma subito dopo ripartì, rimanendo ucciso la settimana stessa.
Ebbe un tumore maligno e guarì, ma il suo stesso lavoro, quello che non accettava il suo vero io, lo uccise. Lui era il mio vero amore, il mio primo. " Nate non aveva distolto lo sguardo da Jason nemmeno per un secondo, assorbito dal suo racconto, dall'amore che traspariva dalle sue parole. "Nate, lui è stato il mio unico ragazzo. Certo, il sesso è continuato ad esserci e forse è stato proprio il modo in cui ho espresso quel dolore, ma ..ma non ho mai avuto nessun'altro ragazzo perchè dopo la morte di Alec non sono più riuscito a vivere, ad essere un dottore, ad essere un uomo."
Nate si alzò e rovesciò tutta la birra rimanente per terra, nel piccolo giardino del condominio. Prese quella di Jason e fece lo stesso. 
"..Ma? Nate?"
"Uno, se te lo stessi chiedendo non ho alcun tipo di problema mentale e beh, due, non ti chiedo di essere il mio ragazzo. In effetti non ti chiedo nemmeno di essere un uomo, Jase. Ti chiedo solo di vivermi, giorno dopo giorno. Nessun ragazzo si è mai aperto così con me e questo significa che hai un anima accessibile e per questo fragile e meravigliosa. Voglio riuscire a permetterti di lenire quel dolore lentamente, come le nostre birre rovesciate nel giardino.
Andiamoci piano, ok? Come volevi tu. Una birra di sera, un caffè di mattina."
"Domani mattina dovrei andare in ospedale."
Gli occhi castani di Nathaniel si illuminarono, vivaci e sereni. "Ne sono contento."
Si diedero un ultimo piccolo bacio poi Jason s'incammino verso casa. Stava facendo dei passi, anche se erano piccoli.









Missing Moment {Jason - Alec}
Un anno prima.

"Non è un addio questo, sai?" La barba di Alec toccò il viso liscio e coperto dalle lacrime di Jase.
"E cosa sarebbe allora?" Le loro mani si sfiorarono, delicatamente e velocemente si lasciarono, quasi come se fosse stato un errore, un malinteso e non un piccolo gesto di vita.
"Baciami." La voce di Alec era pronunciata, diversa dai soliti sussurri a cui Jase era abituato a causa dell'assurda segretezza della loro storia d'amore.
A volte Jase non riusciva nemmeno a pensare che fosse una vera storia d'amore dato che era tutto talmente nascosto da fargli paura.
"Alec, qualcuno potrebbe vederci."
Gli occhi color smeraldo di Alec brillarono per un secondo - entusiastato dalla visione sublime del suo ragazzo. Sapeva che sarebbe venuto in guerra con lui se solo glielo avesse permesso. Sapeva che dividendosi, sarebbero andati incontro alla morte interiore perchè l'uno amava altro pienamente, senza sosta, senza farsi alcuna domanda, solamente ringraziandosi a vicenda. Per quanto fosse più grande di Jase, in quel momento Alec si sentì un bambino allontanato dalla sua casa, dai suoi genitori, dai suoi primi amori.
"Non m'interessa. Ho bisogno che tu mi baci, Jase."
Jason non aspettò altro. Forse quella era la prima volta in cui non si assicuravano di non essere visti e in cui il loro unico tormento era ricordarsi di quelle sensazioni per l'eternità.
Le labbra di Jase si incollarono a quelle di Alec, decise e fiere, pronte a lasciare il segno in quell'ultimo bacio bagnato dalle lacrime, mentre il viso si Jase veniva ricoperto dal suo tanto amato raspare della barba del suo uomo.
Lentamente Alec s'allontanò, pronto a ritornare in quella guerra che non sentiva sua perchè aveva trovato il vero amore.
"Alec?"
Si girò, un ultima volta, confondendo il verde dei suoi occhi con il celeste di quelli di Jase. "Si?"
"Amami." Alec annuì, senza dire nient'altro. L'avrebbe amato per il resto dei suoi giorni, anche se sentiva che non sarebbero stati ancora tanti.
Non gli aveva chiesto di aspettarlo principalmente perchè sapeva che non sarebbe tornato, che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio.


Alec Furbey , Morto il 7 Marzo 2009 all'età di 34 anni.
Alec Furbey era morto amando.




....
Note dell'autrice:
Devo ammettere che questo capitolo è stato per me particolarmente difficile e complicato, anche se mi è molto caro.

Il Missing Moment finale è un mio gesto di egoismo probabilmente, perchè essendomi innamorata di un mio personaggio quale Alec non potevo non dargli voce, un finale, un vero addio.
Spero che vi sia piaciuto.
Grazie mille a chi l'ha messa fra le seguite, a chi ha commentato (risponderò personalmente) e a chi la legge.
Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Penso che si concluderà con il prossimo capitolo, al massimo altri due, non di più.
Lara

 












   
 
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