Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Mewpower    09/12/2010    2 recensioni
C'era una volta in un regno dai mille colori, una principessa. Tanta era la sua felicità da quando il Buon Padre le aveva dato in dono un magnifico passerotto a cui lei era si era davvero affezionata. Un nero giorno,però, l'animaletto scompare e la vita della giovane si fa scura e impregnata d'angoscia... Basterà la nascita di un nuovo sentimento a rincuorarla...? Come la purezza può fondersi con lo sporco più infimo... Storia di una principessa, di un passerotto e di un lupo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In quella fresca giornata primaverile, Hinata si svegliò con uno strano formicolio al petto che la rendeva inquieta. Si guardò intorno un attimo mentre tentando di trovare lo stranissimo e angustiante motivo di quel malumore insensato, ma la risposta non era lì e neppure dentro di sé. Si levò dal letto con fatica e si diresse ai piedi del grande specchio: rimase fissa a contemplare la sua immagine, toccandosi e ritoccandosi il viso che sembrava smorto, dandosi a volte qualche pizzicotto per ridare colore alle gote; eppure nulla, quella mattina pareva non essere proprio in forze. Prese la spazzola appoggiata lì a fianco e iniziò a pettinare i lunghi capelli sciolti e pesanti, tirandoli controvoglia e sospirando nel frattempo. Vestita e oramai completamente sveglia, fece per partire: doveva andare da Itachi perché glielo aveva promesso; si sarebbero incontrati ancora nei pressi dell’antro dai mille ricordi, il loro rifugio d’amore, e lì sarebbero potuti rimanere insieme l’intera mattinata, tanto né lei né lui avevano nulla da fare... Seppur stesse per vederlo, anche se sapeva che il moro le avrebbe fatto compagnia a lungo, lei si sentiva piuttosto avvilita e tanta malinconia la ghermiva con forza e la spingeva quasi a buttarsi di nuovo sul suo lettone e piangere, piangere finché le lacrime non fossero finite,o fino a quando non fosse giunto il suo salvatore... Però, non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento, poiché lui l’attendeva; poiché lei era forte e quindi doveva andare avanti; perché quella tristezza avrebbe presto trovato fine e lei doveva resistere. Un’ultima occhiata allo specchio e uscì di corsa, scordandosi di fare colazione, dimenticandosi addirittura di dar da bere ai suoi candidi fiorellini che iniziavano a farsi vedere tra l’erba bassa del suo cortile, mostrando i boccioli innocenti e delicati.
Fu un lampo a raggiungere la sua meta, ma non lo fu altrettanto ad entrare. Quella strana pesantezza addosso era ripiombata all’improvviso una volta avvicinatasi all’entrata e le stava dando fastidio; le seccava terribilmente il farsi sottomettere da un presentimento! Quello non poteva essere un dolore fisico o psichico, si trattava di una sorta di intuizione, nata chissà come, che la faceva contorcere dall’angustia e che le faceva sanguinare il petto. Scosse ad un certo punto il capo, credendo di impazzire e con un po’ di sudore che le scendeva dal collo si avventurò fra le tenebre della grotta, non scorgendo il suo amato proprio all’ingresso. Camminò e camminò, chiamandolo con una leggera angoscia che trasudava da quelle note vocali così deboli; senza riuscire a vederlo, senza percepire la sua presenza, ma ad un certo punto mirò una forte luce proveniente oramai dalla fine della caverna e corse laggiù per riuscire a capire cosa fosse: si rese conto che si era creato uno squarcio gigantesco che aveva fatto crollare quella parte della parete rocciosa, permettendo alla luce solare di accedere in quel luogo buio e di rischiararlo con la sua energia. Il buco permetteva perfettamente ad una persona normale di passare verso l’esterno e Hinata non esitò a farlo, pensando che il lupo potesse trovarsi proprio là fuori. Rimase sbigottita quando non si trovò ai suoi piedi il coprifronte dell’Uchiha, quello con il simbolo della Foglia tagliato in due, quello che aveva sancito il suo addio al villaggio natio, quello dal quale non si sarebbe mai separato perché gli ricordava il suo più grande sbaglio e tutta l’amarezza del sangue dei suoi parenti uccisi per amor di patria. Dunque, con gli occhi sgranati, la fanciulla lo raccolse osservandolo attentamente, quasi non volesse riconoscerlo, per poi deviare lo sguardo verso il paesaggio che gli presentava di fronte: tutto verde, tutti pini e abeti smorti, alberi in fiore e ricchi di frutti, la vegetazione del bosco di Konoa; insomma quella non poteva essere altro che una seconda parte di quella foresta che lei credeva aver esplorato tutta e Itachi non poteva che trovarsi lì, recatosi in quel luogo per un motivo a lei ignoto, ma con tutta probabilità che fosse in brutta compagnia...ecco come poteva spiegare quella strana sensazione! Comunque non volle perdere tempo e si gettò spedita in mezzo a quel verde, facendo piegare le piante che le erano d’impiccio, evitando le buche e i tronchi caduti a terra per i fulmini o per l’uomo, cercando di non pensare al peggio, ma preparandosi a fronteggiare chiunque provasse a far del male al suo ninja.
Si fermò quando si accorse che il terreno sprofondava verso il basso ed insieme ad esso pure gli arbusti, alcuni dei quali erano riusciti comunque a crescere lungo quella ripida discesa, ma si trattava di alberelli scheletrici, raccapriccianti, i cui rami parevano braccia di bambini sofferenti che chiedevano aiuto verso l’alto, che imploravano pietà, che cercavano di raggiungere la luce della salvezza...senza però riuscirci. Tuttavia Hinata non poté non distogliere subito lo sguardo da quegli strani alberi, attirata da un chiarore ancor più stravagante, ancora più ipnotizzante, che emergeva dal fondo di quella pendenza. Quel biancore l’attraeva fortemente, tanto da farla quasi tremare dall’ansia di capire cosa veramente fosse e perché la chiamasse. Scivolò con abilità lungo quel pendio irto pure esso di ostacoli di ogni tipo e frenando alla fine con una mano, cominciò a camminare con passo lento verso quel fenomeno sconosciuto, fino a che non arrivò proprio ai piedi di tutto quel manto niveo: fiori, stupendi fiori color latte brillavano sotto il sole allegro e riscaldante, dondolando ad ogni minima folata di venticello e sorridendo all’umana accorsa a vederli, tanto le erano grati e felici di avere un’anima simile a loro là, accanto a tutti quanti. La ragazza era rimasta a bocca aperta per quello spettacolo che le si presentava: non aveva mai visto un giardino di quelle dimensioni completamente decorato da tanti angioletti bianchi; neppure il suo cortile di gigli era così ben curato e rigoglioso a primavera...e si domandava il motivo di quell’eccessiva grazia e bellezza, in quanto era sempre stata dell’idea che i fiori selvatici non avrebbero mai potuto eguagliare la magnificenza di quelli che erano coltivati dagli uomini, credeva che senza una buona cura e attenzione da parte delle mani umane le corolle non avrebbero mai potuto mantenersi così lucenti, gli steli non avrebbero mai potuto crescere talmente dritti e forti e le foglioline ad essi attaccate non sarebbero mai riuscite a sopravvivere indenne a causa dei piccoli insetti affamati... Quel giorno si rese conto che si era sempre sbagliata: selvaggio non voleva dire imperfetto, anzi quel che nasceva e si sviluppava naturalmente era ciò che di più bello e perfetto poteva esistere, era quel che di meglio poteva esserci. Tutti quei fiori erano segno evidente della grandezza e della potenza della natura che non poteva essere uguagliata o riprodotta artificialmente, poiché l’uomo non è mai stato,non è e non sarà mai in grado di raggiunge la potenza della Natura, un mondo che la ragazza credeva di conoscere per intero, tanto era esperta in floricoltura, ma in quel momento si accorse che in realtà non ne sapeva ancora abbastanza...nessuno l’avrebbe mai capita per intero...
Fece qualche altro passo entrando in quel mare candido e luccicante che le stava facendo brillare gli occhi. Si muoveva con calma, temeva di far loro del male, di rovinare quelle magnifiche forme di vita che le parevano talmente docili e delicate che un lieve colpetto del suo corpo avrebbe potuto ferirli, strapparli dal terreno materno, ucciderli... Non lo voleva e perciò si accucciò ad un certo punto accarezzando i fiorellini a lei più vicini, sorridendo loro come una mamma benevola, sussurrando parole dolci e amorevoli... Erano così simili ai suoi, parevano dei veri gigli, avevano lo stesso colore, lo stesso profumo, ma i loro petali erano più spessi, più grandicelli; erano diversi, era vero, eppure sentiva che non potevano essere di una varietà molto distante da quella dei suoi piccolini e così fece loro conoscenza e il loro ricordo lo racchiuse nel suo cuore. Tutta presa da quella meravigliosa visione non si accorse di quel che la circondava, di tutto il resto, di quell’ombra che si stava facendo avanti nel prato e che l’ afferrò per i fianchi facendola sobbalzare dalla sorpresa: girò la testa in indietro e vide quel che più di qualsiasi altra cosa avrebbe voluto scorgere in quel momento, ciò che l’aveva messa in pena fino a poco prima e che in quegli istanti le stava facendo piangere il cuore per la contentezza:
-Mai abbassare la guardia – le disse sorridendole con un’irresistibile tenerezza
Lei lo guardò con tanto amore e con un velato senso di angustia:
- Mi hai fatto paura...- non si riferiva tanto a quel momento, bensì a quell’improvvisa scomparsa dal luogo prefissato per l’incontro, all’abbandono del suo coprifronte, a tutti quei segnali che non preannunciavano nulla di buono e che l’avevano messa in ansia.
- Scusami...- ne fu rattristato, intuendo a cosa si riferissero davvero quelle parole.
Hinata già non ci pensava più comunque e gli sorrideva teneramente, mentre lui osservava con la sua stessa luce negli occhi quel fantastico giardino:
- L’ho scoperto per caso: avevo notato una leggera crepa nel muro di roccia e scorgendo della luce mi sono domandato cosa ci fosse al di là... Visto che ritardavi credevo che avessi avuto un contrattempo e che forse non saresti venuta, ma per sicurezza ho lasciato il mio coprifronte a terra...per farti intuire la strada...-
- Capisco...- spostò anche lei lo sguardo verso quella meraviglia e inondata da un ulteriore senso di leggiadria tolse le proprie mani da quelle dell’altro, afferrategliele con una certa forza quando si era sentita prendere -...dimmi la verità: ti piacciono?-
Itachi mosse gli occhi verso colei che brandiva e la fanciulla fece lo stesso, avvertendo il respiro del ragazzo più vicino al suo collo:
- Sì, mi piacciono molto...non so bene il motivo...forse perché piacciono pure a te...- la sua voce si faceva sempre più penetrante e il tono scendeva dolcemente come quando un bambino si addormenta pian piano senza però smettere di parlare alla propria mamma -...ma forse credo che la ragione sia un’altra...- allo stesso tempo si accostava verso le sue labbra con una lentezza tale da permettergli di terminare la frase, ma con un fare dannatamente attraente che spinse la Hyuga a fare lo stesso -...forse perché il loro candore mi spinge sempre a pensare a te.-
Si baciarono con una grazia tale da far quasi invidia a quei fiorellini ondeggianti a causa del mite venticello. I due innamorati rubarono, in quel modo, la scena a tutte quelle corolle bellissime la cui piacevolezza non era mai stata battuta da alcuno, la cui delicatezza nei movimenti nessuno era riuscito ad imitare; ma quei due umani, quel ragazzo e quella ragazza insieme erano un’esplosione di solarità e di buoni sentimenti impossibili da debellare e da dividere.
Lei si voltò frontalmente verso di lui e si lasciò andare per intero in quel bacio che divenne appassionato e che finì per far scivolare le membra di entrambi a terra. Il loro corpi furono accolti da quei gigli selvatici che si disposero a formare un letto, simile a  quello della nostra ninja poiché quotidianamente niveo e morbido come tutti quei petali. Il moro riaprì gli occhi una volta lasciata la sua bocca e prendendola per una mano la fece distendere completamente senza mai perdere di vista i suoi occhi, quasi volesse ipnotizzarla e spingerla a sdraiarsi per intero. E lei, senza neanche accorgersi di aver fatto piegare sotto di sé tutto quello splendore bianco, che fino a poco prima aveva cercato di difendere, si sdraiò come lui voleva, come pure lei voleva e facendo entrare in contatto il suo seno con il petto dell’altro gli concesse un nuovo bacio, ancora più bello, ancor più sensuale del precedente. Restarono a lungo là, tanto erano pieni di passione e quando si fece ora di andare, lui non riusciva proprio a lasciarle la mano e la baciò nuovamente accarezzandole il capo morbido. La giovane lo convinse alla fine con la sua vocina d’angelo a lasciarla andare, seppur anche lei non avesse voglia di ritornare nella sua reggia fredda e piena di ombre; e avvertendo un gran desiderio di sentirsi scaldare lo invitò quella sera, quella notte a passarla con lei, di nuovo dopo tanto tempo. Era da molto che non si sdraiavano più insieme sulle soffici coperte del suo lettone e Hinata proprio quella stessa notte voleva ritornare a farlo, come la prima volta che si erano baciati. A lui bastò uno sguardo per farle ricordare quante volte avevano rischiato in quella maniera, ma oramai aveva già deciso e tra le tenebre di quella giornata che se ne andava stettero insieme, nella camera della Hyuga, stretti stretti, sudati e bramanti l’uno dell’altro, intimoriti nel più profondo di venir scoperti, ma eccessivamente vogliosi di fare l’amore come una vera coppia.        



Dopo una lunga passeggiata,
si fermarono nel mezzo dello splendido giardino reale.
Lì, si misero a giocare
per poi lasciarsi trasportare dalla stanchezza e dal sonno.



Pistaaaaaaaa!!!! >__<
1) Chiedo infinitamente perdono per la mia lentezza atroce! (cercherò di non farlo più ç-ç)
2) Considerando che anche oggi vado di corsa... ç-ç chiedo ancora perdono se troverete imprecisioni di battitura o simili (non l'ho ricontrollato a dovere...)
3) ...mi auguro che questo capitolo "d'intermezzo" sia stato di vostro gradimento! *_*
4) Commenti e critiche sono sempre ben accette! Quindi non esitate!
 
Alla prossimaaaaaaaaa

Mewpower
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mewpower