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Autore: Renesmee_CuLLen    10/12/2010    4 recensioni
Non sarà mai come se Edward non fosse mai esistito. Senza saperlo, ha infranto la sua promessa, lasciando a Bella ciò che di più incredibile potesse donarle: due figli.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eternità troppo stretta

Come andò..

 

 

 

.Bella.

 

-Baci, Mamma-

Alzo gli occhi dalla tastiera e rileggo la breve mail che ho scritto a Renesmee, mia figlia.

Chissà se le piacerà Milano, non ha mai messo la testa fuori da Forks.

EJ invece se ne è già andato una volta, anche lui in Europa, pochi anni fa, per frequentare la facoltà di legge.

Fisso di nuovo lo schermo del Pc e mi decido a spegnerlo.

Mi dirigo in cucina e mi metto seduta su una sedia qualsiasi del tavolo e, come succede ogni volta che sono sola, mi perdo nei miei pensieri.

 

Sono sola.

Che illusa. Credevo davvero che mi amasse.

E mi sono fatta anche usare. Che ingenua.

 

 

18 anni fa

 

Con fatica mi rialzo dal terreno umido in mezzo al bosco e con altrettanta fatica tento di ritrovare la strada di casa.

Dopo un pomeriggio pieno di tentativi, riesco ad orientarmi e torno a casa.

Se n’è andato. Non ci credo.

Che idiota, come faccio a non crederci?? Era ovvio che sarebbe andata così.

Io, Bella Swan, una semplice umana.

Come posso credere davvero che Edward mi abbia amata.

Chissà con quante altre stupide ragazzine ha già fatto questo giochetto.

Perché la mia vita deve fare schifo?

Perché?

Perché mi merito tutto questo?

 

2 settimane dopo

 

 

Devo decidermi a reagire.

Lo devo a Charlie, non ce la faccio più a vederlo così.

E la cosa è reciproca.

Ma è più forte di me, non ce la faccio.

Non riesco a sorridere.

Non riesco a stare tranquilla.

Non riesco a stare serena.

Che cosa devo fare?

 Potrei andare a fare un giro, così, per cambiare aria.

È deciso, andrò a fare un giro.

Mi dirigo verso il bagno e mi posiziono davanti allo specchio.

Wow, faccio davvero paura.

 

Nell’aprire lo sportello in alto, accidentalmente cade una confezione.

Mi abbasso per prenderla, ma quando mi rendo conto di cosa sia, sbianco ancora di più di quanto sia già.

 

1,2,3,4..

Non è possibile.

1,2..

NON è POSSIBILE!

 

NO. No cazzo, no! Non è possibile!

No, no, no, no. Cazzo perché!

Come hai potuto?

No, anzi, COME TI SEI PERMESSO?

Come ti sei permesso di lasciarmi con questa enorme responsabilità?

Tu che dicevi che ero una semplice umana.

Mi lasci in balia di questo?

Di un figlio.. di tuo figlio.

Come.. come posso farcela??

Doveva essere come non fossi mai esistito!

Un figlio.. un figlio è quello che due persone innamorate considerano un dono.

UN DONO!

Come posso considerarlo un dono?

Come?

È una disgrazia!

La mia disgrazia!

Questa è la prova che mi hai usata e gettata via!

Alice avrà già visto tutto questo, e se tu mi amassi veramente saresti tornato! E invece non ci sei!

Non sarà come se non fossi mai esistito!!!

Mai!

Come farò? COME?

Edward Cullen.. ti odio!

 

 

Come potevo credere di odiare Edward Cullen?

L’ho sempre amato, lo amo e lo amerò per tutta la mia eternità.

Eternità, già.

 Che strano modo di ottenerla.

 

 

3 mesi dopo

 

Le contrazioni.

Sono sola.

Cazzo, che faccio?

Respira, Bella.

Ok, piano.

 Inspira, espira.

Un’altra.

Urlo.

Un’altra più forte.

Urlo più forte.

-“Bella!!!!” Papà. È tornato.

-“P..a..”

E urlo. Non riesco a pensare a niente.

-“Bella, bella , cosa devo fare?!”

-“C..al..mat..i..” Cerco di dire.

Basta devo fare qualcosa.

Devo tranquillizzarlo! Sta per prendergli un infarto!

-“Bella!”

Ma non ce la faccio.

Tutto crolla.

Io crollo.

-“Forza!”

 

Quella è l’ ultima parola che ho sentito.

L’ultima parola sentita quando ero ancora umana.

 

 

____

 

 

Ma che diavolo..??

In un milionesimo di secondo, ricordo tutto.

Le contrazioni, le urla, mio padre spaventato.

E poi il buio.

Riesco a sentire una miriade di suoni, le mie percezioni sensoriali sono migliorate.

E da questo posso dedurre un’unica possibilità.

Sono una vampira.

Apro gli occhi, e ciò che mi permettono di vedere, è strabiliante.

Le venature del legno del mio armadio, le finissime scrostature del muro, ogni singolo granello di polvere.

Tutto ciò mi aveva distratto da ciò che mi aveva svegliata.

Un pianto.

In nemmeno un nanosecondo mi trovo davanti alla porta della mia camera.

Il pianto viene da sotto.

Scendo le scale, quasi volando.

Mi dirigo nel salotto, e vedo mio padre, Charlie, che sta guardando la televisione.

Non mi ha sentita.

-“Papà” dico. Ma mi rendo conto che non mi ha sentita perché ho parlato troppo velocemente.

Cercando di scandire le sillabe riprovo:

-“Papà.” Lo vedo irrigidirsi, per poi voltarsi.

La sua faccia varia, dallo spaventato, all’estasiato.

Lui sa tutto, non me ne fregava niente delle stupide leggi dei vampiri e dissi a mio padre della natura del mio ex ragazzo, nonché padre di mio figlio.

Mio padre non voleva crederci, ma poi gli ho mostrato il morso di James.

Lì è ceduto.

Guardandolo riesco a vedere tutte le sue rughe, i suoi baffi quasi bianchi, i suoi occhi, come i miei.

Ha capito.

Ha capito cosa sono diventata.

-“Bella.”

Si alza.

Tenta di avvicinarsi.

In quel momento, percepisco un odore delizioso nell’aria.

Spalanco gli occhi e, senza che io lo volessi, mostro i denti.

Ora mi rendo conto.

Charlie è umano.

Negli umani scorre sangue.

I vampiri si nutrono di sangue.

 

 

Le lacrime in un vampiro non sussistono.

Eppure vorrei che in questo momento accadesse il contrario.

Ho ucciso mio padre.

Ho bevuto il suo sangue.

 

 

Non posso crederci.

L’ho fatto davvero.

Il corpo di Charlie, a terra.

 Privo di vita.

Non.. non è possibile.

Il tappeto, è ricoperto di sangue.

Non.. non è vero.

Mi inginocchio vicino a mio padre.

-“Papà” sussurro.

Singhiozzo, e in quel momento ricordo che alle lacrime non è concesso uscire dai miei occhi.

Il suo corpo è martoriato.

E io l’ho ridotto così.

Edward aveva ragione.

 I vampiri sono dei mostri.

-“Ti ho ucciso” sussurro di nuovo.

Singhiozzo più forte.

“No, no, no..

 Mi metto le mani sul viso, per poi toglierle e guardare davanti a me.

Lo specchio riflette una ragazza, della mia età suppergiù.

Con la pelle bianca, candida come le neve.

Capelli lucenti e perfetti, che ricadono armoniosi sulle spalle.

Mani poggiate sul viso della ragazza, perfette e curate.

Un naso perfetto, sembra scolpito.

E la bocca. Perfetta e di color rosso.

Come gli occhi incastonati in quel viso perfetto.

Rossi, come il sangue che l’aveva appena dissetata.

Solo dopo un’attenta analisi, mi rendo conto che sono io.

 

Un pianto, quel pianto, irrompe di nuovo nel silenzio della casa.

Mi alzo, e mi rendo conto che proviene dalla cucina.

Apro la porta.

 

Due carrozzine.

Due bambini che dormono dentro le due carrozzine.

Due gemelli.

 

Ho avuto due gemelli.

Edward mi ha regalato due gemelli.

Mi avvicino, e li osservo.

Come potevo pensare che potessero essere due disgrazie?

Loro sono due doni. Loro sono i miei due angeli.

Loro sono la mia vita, ora.

 

 

Tempo dopo, capii che colei che mi trasformò fu Renesmee, mia figlia.

Lei è “più vampira” di EJ, che invece è “più umano”, e da appena nata possedeva il veleno.

Mi morse da dentro, e m’iniettò il suo veleno.

Fu così, che diventai vampira.

 

Nascosi tutte le tracce. Resi impossibile la soluzione all’assassinio di mio padre.

Scappai, presi i miei figli, e fuggii da Forks, la mia cittadina, che amai tanto, come amai lui.

Ma ormai era diventata troppo stretta, per la mia eternità.

 

I miei figli sono due mezzi-vampiri.

Si nutrono di sangue, ma anche di cibo umano.

Scorre sangue nelle loro vene, e possono dormire.

Sono veloci, Renesmee quasi più di me.

Sono forti, ed EJ forse più di me.

Hanno poteri, come ce li possono avere i vampiri.

Possiedono entrambi il mio scudo mentale.

Renesmee possiede la capacità di manovrare gli elementi naturali.

EJ possiede il potere di immobilizzare, per alcuni secondi, un qualsiasi essere di qualsiasi natura ed inoltre è un abile stratega ed è molto forte.

Chissà come sarebbe stata la loro vita, con Edward vicino.

Entrambi nutrono odio per lui. Logico, non lo conoscono, e per quel poco che sanno di lui dai miei racconti, l’unica cosa che si ricordano è di quando mi ha abbandonata, tralasciando tutte le gioie e i momenti belli che gli ho raccontato di noi due.

 

Ora sono di nuovo a Forks.

Dopo vent’anni ormai, tutti si sono scordati di tutto.

Dopo vent’anni, sono sempre la stessa assassina che ero allora.

 

 

 

.Renesmee.

 

La lezione di matematica è troppo interessante.

Sarà una materia da secchioni, ma a me piace, non posso farci niente.

Sono troppa attenta alla lezione, ma riesco ad accorgermi che tutta la popolazione maschile della classe mi sta fissando, o sta parlando di me.

Ormai non mi fa più effetto.

La lezione termina e io mi dirigo vero l’uscita.

Gente che mormora, che mi fissa.

Dio mio, ma mica sono l’unica bella ragazza dell’università.

 

Un ragazzo mi sta fissando incessantemente, nonostante anch’io lo stessi guardando.

Ma questo non la conosce l’educazione?

Vedo che si avvicina.

Dio, che palle.

-“Ehi ciao.” Mi dice, guardandomi con aria strafottente.

Notando i suoi lineamenti, devo dire che non è brutto.

Ha dei bellissimi occhi, devo ammetterlo, di un color azzurro chiaro al centro, che poi nel contorno delle iridi diventa un blu scuro.

Capelli sfasati, che vanno per i cavoli loro, neri.

Un bel sorriso, composto da denti abbastanza dritti.

-“Ciao.” Dico, glaciale, continuando a camminare con lui alle calcagna.

-“Piacere, mi chiamo David.” Mi si piazza davanti, per bloccarmi. Lo guardo negli occhi.

-“RenesmeeMantengo il mio tono freddo.

-“Hai un bellissimo nome. Senti, ti va.. di uscire?” Un gruppetto di ragazzi, credo suoi amici, stanno boccheggiando.

Ok, sono d’accordo che non sono un tipo simpatico, ma se parlo con qualcuno non è la fine del mondo!

-“No.” La mia antipatia si nota ogni qualvolta che parlo con qualcuno, umano o vampiro che sia.

-“Sei una persona molto delicata, insomma.” Mi dice, sorridendo.

Ma che cazzo ridi?

-“No, è che detesto illudere. Preferisco dire no, e non avere pesi sulla coscienza, quindi ciao.

Era così che rispondevo, ogni volta che succedeva tutto questo.

E ogni volta la mia frase, NON aveva un riferimento puramente casuale.

-“Oh. Wow. Ok, ciao!” Alza le mani e se ne va.

 

Esco dalla struttura e mi dirigo alla macchina.

Una comunissima mini, color grigio.

Il colore che sento mio.

Quello che sta in mezzo, tra nero e bianco.

Quello che non è definito.

Quello che non ha una natura propria.

 

.Bella.

 

Renesmee all’ università di Milano.

EJ fa il commesso in un negozio di vestiti.

E io vado al liceo.

Sì, quel liceo dove andavo anni fa.

Dove ho conosciuto lui.

La scuola è già iniziata da un mesetto circa e io frequento il quarto anno.

Arrivata a scuola, mi avvio verso la mia prima lezione, letteratura.

Oggi i ragazzi sono più agitati del solito.

Troppi mormorii.

Capto una frase di una ragazza e capisco tutto.

Nuovo arrivato.

Che strano, pochi anni fa ero io quel nuovo arrivato.

A Forks, un nuovo arrivato è un vip di Hollywood.

Da quel che ho capito, giungerà domani.

Il mio “socializzare” non è cambiato di una virgola, e infatti sto da sola su una panchina nel cortile della scuola.

Gente che mangia, che beve, che fuma, che parla.

La loro vita, così spensierata, ancora macchiata da nessuna disgrazia, è l’oggetto della mia costante invidia.

La loro vita l’avrei potuta avere anch’io.

Una vita spensierata, con un ragazzo che mi avrebbe amato davvero, con un matrimonio, con dei figli e con lui, con mio padre.

Tutto questo non avverrà mai.

Non incolpo Renesmee per avermi trasformato.

Non potrei mai.

Ma quando ancora non ero a conoscenza del loro imminente arrivo, a cosa mi sarebbe servita l’eternità?

Senza Edward che me ne facevo dell’immortalità?

Ora ci sono loro, i miei figli, e voglio vederli crescere.

Fisicamente ormai non più.

Ma voglio vederli crescere intellettualmente.

Voglio vederli felici.

Voglio vederli sorridere.

Voglio vederli innamorati, come lo ero stata io un tempo.

 

A volte, però, guardare il viso di Renesmee, mi fa male.

È terribilmente uguale a lui.

Il suo sorriso, i suoi occhi da umano, i suoi capelli, perfino la voce è somigliante a quella del padre.

Testarda, facilmente irascibile, terribilmente gelosa di ciò che è suo, permalosa ed estremamente affascinante. È una Cullen purosangue, se così si può dire.

Ej invece è un Swan. I miei occhi, i miei capelli, il mio sorriso.

Sensibile, calmo ed anche un po’ imbranato.

Ma ha il suo fascino vampiresco, che lo aiuta molto con le ragazze.

Non si assomigliano per niente, però si vogliono molto bene e sono strettamente legati.

Sono telepatici.

Cosa che Renesmee odia e che invece diverte EJ.

Suona la campanella e le lezioni riprendono il suo corso.

 

 

 

 

Ciao!

Non potete capire la mia felicità.

Sono veramente contenta che abbiate apprezzato il primo capitolo.

Ho una fifa assurda nel presentare il nuovo capitolo e spero vivamente di non aver rovinato ciò che vi è piaciuto.

Grazie mille veramente.

 

 

 

 

  
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