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Autore: Beliar    11/12/2010    1 recensioni
Dopo anni, ancora.
Slash accennatissimo. Ambientata nel 2010, ispirata a un vero concerto.
È distrutto. Quasi cadesse a pezzi (in quel caso sarebbe meno dolorante).
Autrice: Beesp
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non era previsto scrivere un seguito.
Ma poi ho ascoltato “Helena” - la versione dei VitaminStringQuartet – e mi è venuto in mente questo. Niente di che, comunque.
Grazie a mattamaty per il commento e per averla inserita tra le preferite.

Buona lettura. (Il font usato si chiama “High Tower Text”).






Helena danza. Ci credete?
Helena danza. Vestito da vedova nera, ricamato di pizzi rosso sangue, pelle candida come la neve, bianca come il latte. Liscia come la seta. Occhi cerchiati dal dolore e dalla stanchezza, labbra infuocate di passione.
Danza, muove le braccia nell’aria come se fossero ali per volare, i piedi veloci fasciati da scarpette da ballo, le caviglie affusolate rese ancor più sottili dai lacci avorio stretti attorno. Piedi che puntano le loro dita contro il pavimento, una piroette, il busto si piega in avanti, a raccogliere i petali di crisantemi invisibili, una morte del cigno, cigno nero ed elegante.
Helena danza. Corde di violino pizzicate, contrabbasso, percussioni: suonate per Helena, per l’ultimo ballo di Helena. Regina impietosa vestita d’odio e confusione. Danza Helena, e intorno tutti tacciono.
Racconta verità con il suo viso pieno. Tutti la ascoltano, la mano tesa in un allongé infinito, piqué, adagio[1], gamba verso il cielo.

Can you hear me? Are you near me?”.
Lo sanno tutti che Helena è intoccabile, potrebbero sfiorarla e sfiorerebbero l’aria.
Ma un povero ragazzo, uno smorto ragazzo che le assomiglia molto, le fa da cavaliere. Le sopracciglia inarcate in una posa di disperazione, le domanda, mentre tenta inutilmente di essere un utile cavaliere capace di aiutarla nel suo ballo di tormento e realtà, perché non possa avvicinarsi a lei.
Helena non lo degna di uno sguardo, imperterrita, ruota pregando verso l’alto, domanda venia.
Le sue generazioni future distrutte. Prega.
Affinché, alla sua dipartita, nessuno riesca a trovare pace.
Quanti cuori hai distrutto e rubato, Helena. Conosci soltanto tu il numero. Un messia contorto. Arriva a portarci la felicità e il desiderio nell’ammirarlo e, salito sulla croce, per espiare solo e soltanto i nostri peccati e mali, distrugge ogni nostra speranza di redenzione.
Crudele messia sei tu, Helena!
Fotografie del passato, impolverate, donne con tra le braccia bambini dai ricci bianchi – potere delle fotografie in bianco e nero – vestiti a pois, divisa da militare, imbracciano un fucile tutti quanti, menzogne di un sogno americano fasullo, sognavano villette a schiera e prati all’inglese. Sono morti.
Helena piange. Piegata sulle sue ginocchia di donna anziana in corpo giovane.
Il ragazzo è sempre lì, ora al bordo della pista, vorrebbe stringerla.
Helena piange. Le hanno negato la forza e lei racconta la storia.
La storia reale, non esiste America bellissima e luccicante.

Sono nata in una tomba, nata nel deserto dell’anima di mia madre, donna fredda. Ho sposato un uomo che non amavo, e ho amato un uomo che non era mio marito. Uomo mai posseduto; mi accompagnava mentre facevo la spesa, mi accompagnava ed io non gli donai il mio cuore apertamente. Morì, e fu troppo tardi per raccoglierlo nella tomba. Sono rimasta bimba senza amore da sempre. Ho avuto dei figli che ho amato come fossero fiori in un giardino appassito, ho avuto nipoti che amavo nati dalla fine del mondo. Ma mai, mai nessuno mi amò come io amai la vita … tanto da uccidere me stessa per non uccidere gli altri”.










[1] Passi di danza. L’allongé è un allungamento del braccio in maniera morbida e dritta. Il palmo della mano è rivolto verso il basso e il braccio teso – morbidamente. Piqué è puntare il piede – arricciato, per capire – con la gamba tesa e voltata verso l’alto – secondo il metodo Vaganova – si può usare il piqué per una piroette, se non sbaglio. L’adagio è un esercizio in cui si alza una delle due gambe, voltata verso l’alto, molto lentamente.

  
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