Non
era previsto scrivere un seguito.
Ma
poi ho ascoltato “Helena”
- la versione dei VitaminStringQuartet – e mi è venuto
in mente questo. Niente di che, comunque.
Grazie
a mattamaty
per il commento e per averla inserita tra le preferite.
Buona
lettura. (Il font usato si chiama “High Tower Text”).
Helena
danza. Ci credete?
Helena
danza. Vestito da vedova nera, ricamato di pizzi rosso sangue, pelle
candida come la neve, bianca come il latte. Liscia come la seta.
Occhi cerchiati dal dolore e dalla stanchezza, labbra infuocate di
passione.
Danza,
muove le braccia nell’aria come se fossero ali per volare, i
piedi veloci fasciati da scarpette da ballo, le caviglie affusolate
rese ancor più sottili dai lacci avorio stretti attorno. Piedi
che puntano le loro dita contro il pavimento, una piroette, il busto
si piega in avanti, a raccogliere i petali di crisantemi invisibili,
una morte del cigno, cigno nero ed elegante.
Helena
danza. Corde di violino pizzicate, contrabbasso, percussioni: suonate
per Helena, per l’ultimo ballo di Helena. Regina impietosa
vestita d’odio e confusione. Danza Helena, e intorno tutti
tacciono.
Racconta
verità con il suo viso pieno. Tutti la ascoltano, la mano tesa
in un allongé infinito, piqué,
adagio[1], gamba verso il cielo.
“Can
you hear me? Are you near me?”.
Lo
sanno tutti che Helena è intoccabile, potrebbero sfiorarla e
sfiorerebbero l’aria.
Ma
un povero ragazzo, uno smorto ragazzo che le assomiglia molto, le fa
da cavaliere. Le sopracciglia inarcate in una posa di disperazione,
le domanda, mentre tenta inutilmente di essere un utile cavaliere
capace di aiutarla nel suo ballo di tormento e realtà, perché
non possa avvicinarsi a lei.
Helena
non lo degna di uno sguardo, imperterrita, ruota pregando verso
l’alto, domanda venia.
Le
sue generazioni future distrutte. Prega.
Affinché,
alla sua dipartita, nessuno riesca a trovare pace.
Quanti
cuori hai distrutto e rubato, Helena. Conosci soltanto tu il numero.
Un messia contorto. Arriva a portarci la felicità e il
desiderio nell’ammirarlo e, salito sulla croce, per espiare
solo e soltanto i nostri peccati e mali, distrugge ogni nostra
speranza di redenzione.
Crudele
messia sei tu, Helena!
Fotografie
del passato, impolverate, donne con tra le braccia bambini dai ricci
bianchi – potere delle fotografie in bianco e nero –
vestiti a pois, divisa da militare, imbracciano un fucile tutti
quanti, menzogne di un sogno americano fasullo, sognavano villette a
schiera e prati all’inglese. Sono morti.
Helena
piange. Piegata sulle sue ginocchia di donna anziana in corpo
giovane.
Il
ragazzo è sempre lì, ora al bordo della pista, vorrebbe
stringerla.
Helena
piange. Le hanno negato la forza e lei racconta la storia.
La
storia reale, non esiste America bellissima e luccicante.
“Sono
nata in una tomba, nata nel deserto dell’anima di mia madre,
donna fredda. Ho sposato un uomo che non amavo, e ho amato un uomo
che non era mio marito. Uomo mai posseduto; mi accompagnava mentre
facevo la spesa, mi accompagnava ed io non gli donai il mio cuore
apertamente. Morì, e fu troppo tardi per raccoglierlo nella
tomba. Sono rimasta bimba senza amore da sempre. Ho avuto dei figli
che ho amato come fossero fiori in un giardino appassito, ho avuto
nipoti che amavo nati dalla fine del mondo. Ma mai, mai nessuno mi
amò come io amai la vita … tanto da uccidere me stessa
per non uccidere gli altri”.
[1] Passi di danza. L’allongé è un allungamento del braccio in maniera morbida e dritta. Il palmo della mano è rivolto verso il basso e il braccio teso – morbidamente. Piqué è puntare il piede – arricciato, per capire – con la gamba tesa e voltata verso l’alto – secondo il metodo Vaganova – si può usare il piqué per una piroette, se non sbaglio. L’adagio è un esercizio in cui si alza una delle due gambe, voltata verso l’alto, molto lentamente.