Sweet
Christmas
Capitolo
3
La limousine iniziò a
costeggiare un muro di cinta molto lunga al centro del quale, si intravedeva un
grande cancello spalancato. Jackson andò oltre il cancello avviandosi lungo il
viale di mattoni che conduceva alla grande villa a più piani. Antistante
l’imponente struttura abitativa, c’era una rotatoria che regolava la viabilità
degli automezzi, con al centro una fontana illuminata di tinte variopinte. I
cornicioni della villa erano stati impreziositi da piccole luci colorate che ne
delineavano i contorni. Jackson fermò l’auto dinanzi un portico che immetteva
nella villa. Scese dall’auto e aprì lo sportello alla sua ospite.
-
Signorina, se le serve qualcosa, io sono
qui. – le disse sorprendendola. Patty lo guardò dolcemente. Hanna Sullivan
chiedeva sempre all’autista di famiglia di seguirli nei loro spostamenti più
lunghi. Patty aveva avuto modo di conoscerlo ad una delle serate mondane a cui
l’aveva condotta Ken e alla quale avevano preso parte i suoi genitori.
-
Grazie Jackson. Buon Natale. -. L’uomo si
inchinò in maniera riverente e ricambiò
il sorriso della ragazza. Un alto giovane in smoking scuro raggiunse l’auto.
-
Benarrivata tesoro. – le disse baciandole
lievemente la gota.
-
Ciao Ken. –
-
Spero tu abbia avuto modo di riposarti.
Siete un po’ in ritardo. Forse Jackson non è arrivato puntuale? – le chiese salendo i gradini che li conduceva
all’interno del portico e della villa.
-
Assolutamente Ken, è stata colpa mia. Ho
incontrato una vecchia amica e abbiamo scambiato due chiacchiere. Spero che per
te e per tua madre non ci sia nulla di male se ho tardato un po’. Comunque, no,
non ho avuto modo di riposare.– rispose formalmente.
-
Patricia, ti prego! – esclamò con tono di
ammonimento. Patty lo guardò e sospirò. Ken era davvero un bel ragazzo. I suoi
lineamenti europei erano perfetti e lo rendevano uno dei migliori partiti alla
corte d’Inghilterra. In fondo, si sforzava di darle il meglio. Avevano varcato
il portico sui lati del quale erano state posizionate alte giare pregiate con composizioni
di vischi e piante natalizie. Oltre il portico si aprivano le porte a vetro a
cattedrale di un ampio ingresso. Patty ne disegnò le linee e gli arredamenti
fortemente colpita dallo stile europeo evidentemente trapiantato da Hanna
Sullivan nella loro dimora nipponica. A
destra e sinistra dell’ingresso c’erano due corridoi che evidentemente
immettevano ai salotti destinati all’accoglienza degli ospiti e alle stanze di
servizio. Frontale alla porta, sotto una grande scalinata in marmo e ferro
battuto che conduceva ai piani superiori, un grande arco conduceva al salone
delle feste. Sulle pareti c’erano riproduzioni di paesaggi inglesi dipinti da
celebri artisti; pregiate porcellane e lumi francesi abbellivano le consolle
inglesi e illuminavano in maniera soffusa l’ingresso. Giochi di color oro e
mattone si alternavano nelle pregiate pitture murali.
-
Non mi avevi detto che si trattava di un
ricevimento in pompa magna. –
-
Dovresti saperlo che a mia madre piace
organizzare le cose per bene, e il Natale è un’occasione speciale. –
-
Già. Avrà impiegato dei mesi per
organizzare questa festa lussuosa e per radunare tutta la gente più in vista
del Giappone. – continuò ironicamente, ammirando i fasti e gli sfarzi del
grande salone nel quale erano appena entrati. Grandi lampadari di cristalli
pendevano dagli alti soffitti, illuminando a giorno la sala. Lungo i lati del
salone correvano due navate sotto le quali erano stati apparecchiati
elegantemente i tavoli per gli invitati. Lunghe tovaglie di broccato bordeaux ricadevano
sontuosamente sul pavimento in marmo; sui tavoli rotondi ardevano candelieri
d’argento, le cui fiamme sembravano riverberare nelle porcellane francesi e nei
cristalli di Boemia. In fondo alla navata centrale, evidentemente lasciata
libera per le danze, un’orchestra intonava le note dei più grandi successi di
Frank Sinatra.
Molti degli ospiti erano
già arrivati. Un cameriere si avvicinò alla bella diplomatica per prendere in
consegna il suo cappotto. Quando Patty smise il soprabito, il suo abito dai
toni argentati brillò sotto le luci calde e forti dei lampadari. Gli invitati
si voltarono a guardare quella splendida creatura, compagna di Kenneth
Sullivan. Ken la guardò con ammirazione. Non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso. Il suo corpo brillava come il diamante più puro e prezioso.
-
Sei straordinariamente bella. – le disse
prendendola per mano. Patty sorrise al complimento. Anche se Ken le dedicava
ben poco tempo perché assorbito totalmente dal suo lavoro, era certa che le
voleva bene e che probabilmente quel giovane sentimento, per lui era già
divenuto amore.
-
Vieni, andiamo a salutare i miei
genitori. – le disse incitandola a seguirlo lungo la navata. La sua sembrò la
sfilata di una sirena dal canto idilliaco. Le ciocche di capelli scuri incorniciavano
il volto perfettamente truccato, delineando l’eburneo della sua pelle.
-
Buonasera. – disse a Hanna e Jim Sullivan
quando li ebbero raggiunti. Hanna abbozzò un lieve sorriso di convenienza
seguendo con gli occhi la linea perfetta della figura che le stava frontale.
Lei, discendente della nobiltà inglese, avrebbe desiderato per il figlio un
partito di sangue blu. La vita lavorativa di Patty non le piaceva
particolarmente. Non vedeva di buon occhio il suo viaggiare spesso e
soprattutto il suo continuo contatto con molti, forse troppi uomini, la sua
dinamicità e il suo carisma quasi mascolino che poco si addicevano ad una
donna. Nella fidanzata di suo figlio, lei cercava la pura lady inglese, ottima
conversatrice da salotto e da pomeriggi mondani.
-
Buonasera Patricia. Temevo non arrivasse
più. E’ buona tradizione nella nostra famiglia che i componenti attendano gli
ospiti e non viceversa. – disse severamente e in maniera autoritaria. Jim
guardò la moglie e inarcò le sopracciglia. Non approvava quel suo temperamento
rigoroso e inflessibile di stampo quasi ancestrale.
-
Le chiedo scusa ma la buona educazione mi
ha portata a soffermarmi a salutare una vecchia amica incontrata per caso.
Penso che anche lei la conosca. Amily Ross, la moglie di Julian Ross. – ribatté
Patty con la stessa imperturbabilità a lei mostrata. Hanna socchiuse
leggermente le palpebre allungando lo sguardo verso la ragazza. La riteneva
un’insolente. Era questa l’idea che si era fatta di lei.
-
Guarda cara, sono arrivati i signori
Kramer. – disse Jim cercando di sviare la conversazione e spezzare
momentaneamente il gelo che si era creato tra le due donne. – Ken, fa tu gli
onori di casa con Patricia. –
-
Certo papà, grazie. -. Jim condusse la
moglie verso la coppia di ospiti.
-
Tua madre non perde occasione di farmi
notare i miei difetti. Ci siamo viste poche volte, ma vedo che tanto è bastato
a farmi entrare nelle sue grazie. – disse Patty ironica seguendo il fidanzato
verso un salottino.
-
Avete entrambe un carattere molto forte.
Mia madre è una persona molto precisa e pignola, schiava del tempo e della
routine. Tu sei una ragazza dinamica pronta a saltare in prima linea senza
irrigidirti di fronte ai contrattempi. Siete ai due poli opposti. –
-
Quindi, secondo le leggi fisiche dovremmo
attrarci. Siamo due persone diverse, ed io, mio caro Ken, non sono sicuramente
la figura perfetta alla quale tua madre anelava per il proprio figlio. –
-
Non dire sciocchezze. Non essere
prevenuta. Non ti ha scelta lei, ma io! – ribadì leggermente seccato dal tono
della conversazione.
-
Fino a quando non ti stancherai! –
ribatté guardandolo malinconicamente.
-
Non mi sembra il caso di polemizzare o
tanto meno intavolare inutili discorsi. Siamo qui per divertirci, cerchiamo di
festeggiare al meglio il nostro primo Natale insieme. – le disse
abbracciandola. Patty avvertì il tocco morbido delle sue labbra sul suo capo.
Chiuse un attimo gli occhi per imprimere meglio nella sua mente quel gesto di
dolcezza e complicità. Lo vide lì, dinanzi i suoi occhi, il giorno in cui lei era
partita. Non era il volto emozionato di un campione in auge, ne quello sempre
ottimista verso la vita. Un sorriso forzato, di circostanza, l’ultimo prima che
lei partisse. Patty sentì il cuore batterle con insistenza e il fiato bloccarsi
in gola. Nulla riusciva a scacciare in lei, il pensiero del suo primo grande
amore.
-
Ciao tesoro. – esclamò una coppia
avvicinandosi ai due fidanzati.
-
Mamma, papà…ma voi cosa ci fate qui? –
chiese incredula. Guardò Ken sorridente.
-
E’ una mia sorpresa. Desideravo che la mia
fidanzata fosse a suo agio e in famiglia in questa splendida serata. -. Patty
non aveva parole. Aveva fatto arrivare i suoi genitori da Londra ed
evidentemente avevano alloggiato altrove per consentire la riuscita della
sorpresa.
-
Non finirai mai di stupirmi, Ken. –
-
Come stai tesoro? Non ci vediamo da
qualche giorno! – le chiese la madre premurosa. Rose Gatsby, avvolta in un
lungo abito nero dall’ampia scollatura, abbracciò la figlia e la baciò dolcemente sulle gote.
-
Bene mamma. – rispose ricambiando l’abbraccio.
-
Secondo me dovresti mangiare un po’ di
più. Comunque, sei la stella più luminosa. – le disse il padre con ammirazione
abbracciando, a sua volta, la sua unica figlia. Patty si rifugiò nell’abbraccio
paterno, ritrovando in quel gesto il calore della sua famiglia. Aveva una
strana sensazione, si sentiva in trappola.
David Hutton continuava
a salterellare vicino l’abete decorato implorando i genitori di poter scartare
qualche regalo. Era nato due anni dopo la partenza di Holly per il Brasile e
per Maggie era stato un vero e proprio toccasana. La lontananza di Holly e del
marito Michael le avevano fatto lesinare la depressione. La nascita del piccolo
Hutton le aveva restituito il vigore e la vita di un tempo. David le ricordava
molto il piccolo Oliver. Alla sua età, Holly aveva già scelto il suo eterno
compagno di giochi e il suo migliore amico. David aveva ancora le idee un po’
confuse ma in compenso era il più accanito sostenitore del fratello, oramai
acclamato e celebre calciatore internazionale.
Michael sentì suonare
alla porta e si accinse ad aprire ai suoi ospiti. Adam era un collega di
vecchia data e sua figlia Samantha aveva espresso più volte il desiderio di
rincontrare l’idolo nipponico Oliver Hutton. Maggie raggiunse il marito
sorridente e lieta di ricevere la famiglia Smith. Eleanor Smith abbracciò
l’amica e la baciò sulle guance. Samantha si fece strada tra i genitori e
strinse la mano a Michael e Maggie.
-
Sei incantevole Eleanor, ed anche tu
Samantha. Datemi i soprabiti, così vi liberate di un peso. – disse loro con la
sua proverbiale cortesia. La padrona di casa si fece carico dei cappotti degli
ospiti e li ripose nell’armadio del soggiorno. La loro casa era calda e
accogliente e gli Smith avevano già avuto modo di assaporare il calore e la
cortesia della loro compagnia. Maggie guardò Samantha e sorrise ripensando alle
parole che le aveva detto il marito poco prima.
Aveva circa vent’anni e
frequentava il secondo anno alla facoltà di economia di Tokyo. I capelli erano
corti e neri e gli occhi scuri come le ombre della notte. Il suo sorriso era
morbido e carezzevole.
-
Allora Michael, il tuo gran campione è
tornato? – gli chiese Adam accarezzando il capo di David.
-
Certo. E’ in camera sua a riposare dopo
il lungo viaggio. – rispose indicando loro i divani per accomodarsi.
-
Lo vado a chiamare così possiamo sederci
a tavola. – disse Maggie allontanandosi verso la scala. Salì frettolosamente i
gradini e si soffermò a riprendere il respiro dinanzi la porta della stanza di
Holly. Le note alte che riconobbe appartenere a Desert Rose di
Sting coprivano qualsiasi rumore o respiro. Bussò più di una volta ma non
rispose. Preoccupata, girò la maniglia lievemente e aprì la porta. Lo vide in
piedi, vicino la finestra a contemplare la neve che candida cominciava ad
imbiancare quel Natale. Maggie non distolse lo sguardo dalla figura del figlio.
La fievole luce dei lampioni e del corridoio gli fendeva il volto illuminandone
solo un profilo. Tanto era sufficiente per delineare la malinconia nei suoi
occhi. Holly era così cambiato. Il suo fisico era adulto, scolpito dagli anni
di sport e cominciava a comprendere il perché di tanto successo con le ragazze.
Era orgogliosa di lui, ma vederlo così mesto e inquieto la preoccupava. Se era
vicino alla finestra da qualche minuto,
aveva avuto modo anche di vedere gli Smith varcare il cancello della loro casa.
Si avvicinò tentoni alla libreria sulla quale c’erano i trofei, la radio e le
fotografie. Pigiò il tasto per spegnere la radio e notò una fotografia
seminascosta. La luce proveniente dal corridoio e quella dei lampioni
illuminavano leggermente la stanza. Holly e Patty in divisa scolastica, alla
fine di quell’anno che li aveva separati. Si guardavano sorridenti e inconsci
di quello che il futuro aveva riservato loro. Holly aveva un’espressione serena
e rimirava l’amica con dolcezza e riconoscenza verso quella creatura che
l’aveva seguito amabilmente per tanto tempo.
Si avvicinò al figlio e gli mise una mano sul braccio.
-
Nevica! – sibilò non distogliendo lo
sguardo dai vetri.
-
Tesoro, c’è qualcosa che ti preoccupa? –
gli chiese timorosa della sua risposta. Holly si voltò verso la madre.
Accarezzò leggermente il volto materno.
-
Non so perché…ma questo Natale, più degli
altri, sento la mancanza della mia vita passata, quella trascorsa qui con i
miei amici….
-
E con lei, vero? -. Holly si sedette sul
letto e annuì alla domanda della madre. – Tesoro, gli anni passano e le persone
cambiano, si dividono e intraprendono strade diverse. Non puoi rimpiangere il
tuo passato negandoti un futuro più sereno. –
-
Non rimpiango nulla di quello che è stato
e del presente. Ho nostalgia di quei tempi, di lei….rimpiango e rinnego i miei
tanti, troppi silenzi, il non averle detto quanto era importante per me, l’aver
sprecato inutilmente tanto tempo correndo dietro un pallone! –
-
Ne sei…. innamorato? – gli chiese
guardandolo amabilmente ma con titubanza. Holly chinò il capo per celare
l’imbarazzo sul suo volto. Non aveva mai esternato a nessuno i suoi sentimenti
più profondi.
-
Che importanza ha ormai? –
-
Non è una risposta, soprattutto al tuo
cuore. Non devi rispondere a me, ma a te stesso. Devi chiederti se c’è la
possibilità di cambiare qualcosa, di fare in modo che nel tuo futuro ci possa
ancora essere lei. –
-
E’ tardi mamma, sono passati dieci anni
nei quali non ho fatto assolutamente niente per andarmela a riprendere. Nulla.
Ho cercato inutilmente di dimenticarla, di pensare che un giorno ci sarebbe
stata un’altra ragazza a guardarmi dagli spalti. Invece, ogni qual volta scendo
in campo e mi volto verso le tribune….rivedo la sua immagine sorridente. Lei mi
faceva sentire diverso…poneva fine alle mie paure, ai timori, mi spronava a
dare il meglio. Sapeva che un giorno sarei partito per il Brasile. Quando mi
disse che doveva trasferirsi a Londra, pensai che forse era meglio così. Non
avrebbe sofferto troppo per la nostra separazione. Avremmo imboccato strade
diverse, allora mi sembrò un segno del destino….-
-
Cosa le dicesti quando andasti a
salutarla all’aeroporto? – gli chiese curiosa incurante dell’attesa procurata
ai suoi ospiti.
-
Non voleva che qualcuno l’accompagnasse.
Non voleva che la vedessimo piangere. Il giorno prima organizzammo una festa a
sorpresa, ricordi? Ci salutò tutti lì, durante la festa. Ed io invece, il
giorno dopo, andai in aeroporto. Non so perché lo feci…una forza strana mi
spinse a farlo, qualcosa, nel mio cuore mi consigliò di andare. E’
sorprendente…tu frequenti per tanto tempo una persona e alla fine ti rendi conto di sapere davvero poco di lei. Lei era
la manager della squadra, la mia manager, la mia migliore amica…la mia
compagna..- sussurrò alzandosi e prendendo la fotografia che li ritraeva
insieme. – E’ cambiata mamma: è diventata una donna bellissima, ma i suoi
occhi…sono sempre uguali, e così il suo sorriso. Vuoi sapere cosa provo? Quando
parlo di lei, o semplicemente pensarla mi provoca un tumulto interno, il cuore
mi batte, sento una morsa allo stomaco, mi manca il fiato, le parole mi muoiono
in gola…ecco cosa provo…sì, anche se tardi, mi rendo conto di esserne
perdutamente innamorato. – ammise consapevole del forte sentimento che provava
per Patty. – Le dissi che non l’avrei mai dimenticata. Le diedi anche un
appuntamento…ci saremmo visti la notte della vigilia di Natale qui in Giappone,
dopo dieci anni. -
-
Holly! E’ molto bello quello che hai
detto! Essere innamorati è una sensazione meravigliosa. Potresti andare a
trovarla. –
-
E rompere un nuovo equilibrio? Perché
dovrei irrompere ancora nella sua vita? –
-
Per far pace con il tuo cuore, per dare
un’altra possibilità a te stesso, perché ne sei innamorato. –
-
Non
saprei…non mi sembra giusto nei suoi confronti, non dopo dieci lunghi
anni di assenza dalla sua vita. –
-
Tesoro, dai al tuo cuore un’altra
possibilità! Neanche il tempo può far dimenticare un grande amore e se Patty ti
amava come credo, non penso ti abbia mai dimenticato. Adesso andiamo di sotto.
Non facciamo attendere oltre i nostri ospiti. – gli disse abbracciandolo.
-
Grazie mamma. –
-
E’ bello averti qui, tesoro! – gli disse
baciandolo dolcemente sulla gota.
Amy continuava a fissare
le luci del grande lampadario della sala ricevimenti dell’albergo.
-
Tesoro, cos’hai? – chiese Julian
afferrando la mano della moglie tra le sue.
-
Ehm…io…nulla, pensavo! –
-
A Patty? -. Amy annuì alla domanda del
marito. Julian le baciò la mano. Amy si preoccupava sempre per tutti. Non aveva
mai perso quell’indole particolare che l’aveva accompagnata durante
l’adolescenza. – C’è qualcosa che ti ha turbata in questo incontro? – le
domandò cercando di comprendere il motivo dell’inquietudine della bella moglie.
Amy lo guardò con amore accennando un timido sorriso.
-
Ho sempre pensato che i loro sentimenti
sarebbero stati più forti di qualsiasi distanza. Invece scopro oggi che Patty è
la fidanzata di Kenneth Sullivan. –
-
Tesoro, forse il destino ha voluto così.
Probabilmente Patty era stanca di attendere le eterne e proverbiali indecisioni
di Holly. Poverina! Prova a comprenderla….avrà avuto bisogno di cercare gli
affetti altrove. Holly ha fatto una scelta tanto tempo fa. E i risultati si
sono visti. E’ uno degli attaccanti più quotati al mondo. Ha realizzato quello
che era il suo sogno di bambino, rinnegando tutto il resto. Non si poteva certo
pretendere che Patty rimanesse sempre lì ad aspettare il suo ritorno. Tra
l’altro, ti ricordo che il destino ha voluto separarli prima che Holly
partisse. –
-
Julian…Patty non ha mai dimenticato
Holly! –
-
Come fai a dirlo? – le chiese scrutando
attentamente il volto niveo della moglie. I suoi occhi erano sinceri, come
sempre.
-
Mi ha detto che nessuno riuscirà mai a
sostituire nel suo cuore l’amore che ha serbato e che ancora prova per Holly.
-. Julian tacque. La mano di Amy tremava tra le sue. Era emozionata, commossa.
Comprese che la moglie si sentiva incapace di fronte ad un amore irredento e
tanto anelato. Gli occhi castani brillavano di commozione. Le sfiorò il volto
con una carezza.
-
Cosa posso fare io, per lenire queste tue
preoccupazioni e per restituire ad un’amica l’amore perduto? – le chiese con
calma sapendo che quella della moglie era una richiesta d’aiuto.
-
Forse…potresti chiamare Holly e dirgli di
contattarla. –
-
Beh…Holly è a
Fujisawa. E’ a casa per le festività, me lo ha detto Benji ieri
sera. Si vedranno domani mattina. E comunque, Amy, non so se sia giusto
infrangere questi equilibri. Se Patty è fidanzata, immagino che provi dei
sentimenti per Ken e ti ripeto, anche Holly potrebbe provare sentimenti diversi
per un’altra persona.-
-
No…Julian tu non l’hai vista. Credimi,
non è solo una sensazione. Patty non è innamorata di Ken…non quanto lo è ancora
di Holly. – gli disse disperata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Julian la guardò. Era sincera e desiderosa di combattere per la causa della sua
cara amica.
-
Senti…facciamo una cosa…domattina chiamo
Holly per fargli gli auguri e gliene parlo. -. Amy tacque.
-
E se fosse troppo tardi? – intervenne.
Julian sospirò forse stanco di quell’argomento.
-
Amy, non lo so. Se Patty ha un fidanzato
vuole dire che non hanno mantenuto i contatti o che forse era stanca di Holly.
Inoltre, non vedendo Holly che ai raduni della nazionale, non ho avuto modo di
approfondire con lui certi argomenti. E ‘poi, dovresti conoscerlo. In fatto di
sentimenti, il nostro capitano è una persona molto timida e introversa. Sono
trascorsi tre mesi dacché l’ho visto e i miei continui impegni non mi hanno
sicuramente permesso di contattarlo frequentemente. Noi non sappiamo se nel
cuore di Holly c’è un’altra ragazza. – ribatté Julian cercando di fare un
discorso chiaro e coerente alla moglie. – Vieni, andiamo a salutare i miei
genitori. – aggiunse alzandosi e invitando la moglie a fare altrettanto. Amy
seguì malvolentieri il marito, speranzosa che in quella notte di Natale, un
improvviso miracolo avrebbe restituito due cuori a un grande amore.