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Autore: scandros    30/12/2003    3 recensioni
Dedica a tutti coloro che come sogno sognano sulle ali della fantasia. buon Natale e buon Anno a tutti
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sweet Christmas

Sweet Christmas

 

Capitolo 3

 

 

La limousine iniziò a costeggiare un muro di cinta molto lunga al centro del quale, si intravedeva un grande cancello spalancato. Jackson andò oltre il cancello avviandosi lungo il viale di mattoni che conduceva alla grande villa a più piani. Antistante l’imponente struttura abitativa, c’era una rotatoria che regolava la viabilità degli automezzi, con al centro una fontana illuminata di tinte variopinte. I cornicioni della villa erano stati impreziositi da piccole luci colorate che ne delineavano i contorni. Jackson fermò l’auto dinanzi un portico che immetteva nella villa. Scese dall’auto e aprì lo sportello alla sua ospite.

-         Signorina, se le serve qualcosa, io sono qui. – le disse sorprendendola. Patty lo guardò dolcemente. Hanna Sullivan chiedeva sempre all’autista di famiglia di seguirli nei loro spostamenti più lunghi. Patty aveva avuto modo di conoscerlo ad una delle serate mondane a cui l’aveva condotta Ken e alla quale avevano preso parte i suoi genitori.

-         Grazie Jackson. Buon Natale. -. L’uomo si inchinò  in maniera riverente e ricambiò il sorriso della ragazza. Un alto giovane in smoking scuro raggiunse l’auto.

-         Benarrivata tesoro. – le disse baciandole lievemente la gota.

-         Ciao Ken. –

-         Spero tu abbia avuto modo di riposarti. Siete un po’ in ritardo. Forse Jackson non è arrivato puntuale? –  le chiese salendo i gradini che li conduceva all’interno del portico e della villa.

-         Assolutamente Ken, è stata colpa mia. Ho incontrato una vecchia amica e abbiamo scambiato due chiacchiere. Spero che per te e per tua madre non ci sia nulla di male se ho tardato un po’. Comunque, no, non ho avuto modo di riposare.– rispose formalmente.

-         Patricia, ti prego! – esclamò con tono di ammonimento. Patty lo guardò e sospirò. Ken era davvero un bel ragazzo. I suoi lineamenti europei erano perfetti e lo rendevano uno dei migliori partiti alla corte d’Inghilterra. In fondo, si sforzava di darle il meglio. Avevano varcato il portico sui lati del quale erano state posizionate alte giare pregiate con composizioni di vischi e piante natalizie. Oltre il portico si aprivano le porte a vetro a cattedrale di un ampio ingresso. Patty ne disegnò le linee e gli arredamenti fortemente colpita dallo stile europeo evidentemente trapiantato da Hanna Sullivan nella loro dimora nipponica.  A destra e sinistra dell’ingresso c’erano due corridoi che evidentemente immettevano ai salotti destinati all’accoglienza degli ospiti e alle stanze di servizio. Frontale alla porta, sotto una grande scalinata in marmo e ferro battuto che conduceva ai piani superiori, un grande arco conduceva al salone delle feste. Sulle pareti c’erano riproduzioni di paesaggi inglesi dipinti da celebri artisti; pregiate porcellane e lumi francesi abbellivano le consolle inglesi e illuminavano in maniera soffusa l’ingresso. Giochi di color oro e mattone si alternavano nelle pregiate pitture murali.

-         Non mi avevi detto che si trattava di un ricevimento in pompa magna. –

-         Dovresti saperlo che a mia madre piace organizzare le cose per bene, e il Natale è un’occasione speciale. –

-         Già. Avrà impiegato dei mesi per organizzare questa festa lussuosa e per radunare tutta la gente più in vista del Giappone. – continuò ironicamente, ammirando i fasti e gli sfarzi del grande salone nel quale erano appena entrati. Grandi lampadari di cristalli pendevano dagli alti soffitti, illuminando a giorno la sala. Lungo i lati del salone correvano due navate sotto le quali erano stati apparecchiati elegantemente i tavoli per gli invitati. Lunghe tovaglie di broccato bordeaux ricadevano sontuosamente sul pavimento in marmo; sui tavoli rotondi ardevano candelieri d’argento, le cui fiamme sembravano riverberare nelle porcellane francesi e nei cristalli di Boemia. In fondo alla navata centrale, evidentemente lasciata libera per le danze, un’orchestra intonava le note dei più grandi successi di Frank Sinatra.

Molti degli ospiti erano già arrivati. Un cameriere si avvicinò alla bella diplomatica per prendere in consegna il suo cappotto. Quando Patty smise il soprabito, il suo abito dai toni argentati brillò sotto le luci calde e forti dei lampadari. Gli invitati si voltarono a guardare quella splendida creatura, compagna di Kenneth Sullivan. Ken la guardò con ammirazione. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Il suo corpo brillava come il diamante più puro e prezioso.

-         Sei straordinariamente bella. – le disse prendendola per mano. Patty sorrise al complimento. Anche se Ken le dedicava ben poco tempo perché assorbito totalmente dal suo lavoro, era certa che le voleva bene e che probabilmente quel giovane sentimento, per lui era già divenuto amore.

-         Vieni, andiamo a salutare i miei genitori. – le disse incitandola a seguirlo lungo la navata. La sua sembrò la sfilata di una sirena dal canto idilliaco. Le ciocche di capelli scuri incorniciavano il volto perfettamente truccato, delineando l’eburneo della sua pelle.

-         Buonasera. – disse a Hanna e Jim Sullivan quando li ebbero raggiunti. Hanna abbozzò un lieve sorriso di convenienza seguendo con gli occhi la linea perfetta della figura che le stava frontale. Lei, discendente della nobiltà inglese, avrebbe desiderato per il figlio un partito di sangue blu. La vita lavorativa di Patty non le piaceva particolarmente. Non vedeva di buon occhio il suo viaggiare spesso e soprattutto il suo continuo contatto con molti, forse troppi uomini, la sua dinamicità e il suo carisma quasi mascolino che poco si addicevano ad una donna. Nella fidanzata di suo figlio, lei cercava la pura lady inglese, ottima conversatrice da salotto e da pomeriggi mondani.

-         Buonasera Patricia. Temevo non arrivasse più. E’ buona tradizione nella nostra famiglia che i componenti attendano gli ospiti e non viceversa. – disse severamente e in maniera autoritaria. Jim guardò la moglie e inarcò le sopracciglia. Non approvava quel suo temperamento rigoroso e inflessibile di stampo quasi ancestrale. 

-         Le chiedo scusa ma la buona educazione mi ha portata a soffermarmi a salutare una vecchia amica incontrata per caso. Penso che anche lei la conosca. Amily Ross, la moglie di Julian Ross. – ribatté Patty con la stessa imperturbabilità a lei mostrata. Hanna socchiuse leggermente le palpebre allungando lo sguardo verso la ragazza. La riteneva un’insolente. Era questa l’idea che si era fatta di lei.

-         Guarda cara, sono arrivati i signori Kramer. – disse Jim cercando di sviare la conversazione e spezzare momentaneamente il gelo che si era creato tra le due donne. – Ken, fa tu gli onori di casa con Patricia. –

-         Certo papà, grazie. -. Jim condusse la moglie verso la coppia di ospiti.

-         Tua madre non perde occasione di farmi notare i miei difetti. Ci siamo viste poche volte, ma vedo che tanto è bastato a farmi entrare nelle sue grazie. – disse Patty ironica seguendo il fidanzato verso un salottino.

-         Avete entrambe un carattere molto forte. Mia madre è una persona molto precisa e pignola, schiava del tempo e della routine. Tu sei una ragazza dinamica pronta a saltare in prima linea senza irrigidirti di fronte ai contrattempi. Siete ai due poli opposti. –

-         Quindi, secondo le leggi fisiche dovremmo attrarci. Siamo due persone diverse, ed io, mio caro Ken, non sono sicuramente la figura perfetta alla quale tua madre anelava per il proprio figlio. –

-         Non dire sciocchezze. Non essere prevenuta. Non ti ha scelta lei, ma io! – ribadì leggermente seccato dal tono della conversazione.

-         Fino a quando non ti stancherai! – ribatté guardandolo malinconicamente.

-         Non mi sembra il caso di polemizzare o tanto meno intavolare inutili discorsi. Siamo qui per divertirci, cerchiamo di festeggiare al meglio il nostro primo Natale insieme. – le disse abbracciandola. Patty avvertì il tocco morbido delle sue labbra sul suo capo. Chiuse un attimo gli occhi per imprimere meglio nella sua mente quel gesto di dolcezza e complicità. Lo vide lì, dinanzi i suoi occhi, il giorno in cui lei era partita. Non era il volto emozionato di un campione in auge, ne quello sempre ottimista verso la vita. Un sorriso forzato, di circostanza, l’ultimo prima che lei partisse. Patty sentì il cuore batterle con insistenza e il fiato bloccarsi in gola. Nulla riusciva a scacciare in lei, il pensiero del suo primo grande amore.

-         Ciao tesoro. – esclamò una coppia avvicinandosi ai due fidanzati.

-         Mamma, papà…ma voi cosa ci fate qui? – chiese incredula. Guardò Ken sorridente.

-         E’ una mia sorpresa. Desideravo che la mia fidanzata fosse a suo agio e in famiglia in questa splendida serata. -. Patty non aveva parole. Aveva fatto arrivare i suoi genitori da Londra ed evidentemente avevano alloggiato altrove per consentire la riuscita della sorpresa.

-         Non finirai mai di stupirmi, Ken. –

-         Come stai tesoro? Non ci vediamo da qualche giorno! – le chiese la madre premurosa. Rose Gatsby, avvolta in un lungo abito nero dall’ampia scollatura, abbracciò la figlia  e la baciò dolcemente sulle gote.

-         Bene mamma. – rispose ricambiando l’abbraccio.

-         Secondo me dovresti mangiare un po’ di più. Comunque, sei la stella più luminosa. – le disse il padre con ammirazione abbracciando, a sua volta, la sua unica figlia. Patty si rifugiò nell’abbraccio paterno, ritrovando in quel gesto il calore della sua famiglia. Aveva una strana sensazione, si sentiva in trappola.

 

 

David Hutton continuava a salterellare vicino l’abete decorato implorando i genitori di poter scartare qualche regalo. Era nato due anni dopo la partenza di Holly per il Brasile e per Maggie era stato un vero e proprio toccasana. La lontananza di Holly e del marito Michael le avevano fatto lesinare la depressione. La nascita del piccolo Hutton le aveva restituito il vigore e la vita di un tempo. David le ricordava molto il piccolo Oliver. Alla sua età, Holly aveva già scelto il suo eterno compagno di giochi e il suo migliore amico. David aveva ancora le idee un po’ confuse ma in compenso era il più accanito sostenitore del fratello, oramai acclamato e celebre calciatore internazionale.

Michael sentì suonare alla porta e si accinse ad aprire ai suoi ospiti. Adam era un collega di vecchia data e sua figlia Samantha aveva espresso più volte il desiderio di rincontrare l’idolo nipponico Oliver Hutton. Maggie raggiunse il marito sorridente e lieta di ricevere la famiglia Smith. Eleanor Smith abbracciò l’amica e la baciò sulle guance. Samantha si fece strada tra i genitori e strinse la mano a Michael e Maggie.

-         Sei incantevole Eleanor, ed anche tu Samantha. Datemi i soprabiti, così vi liberate di un peso. – disse loro con la sua proverbiale cortesia. La padrona di casa si fece carico dei cappotti degli ospiti e li ripose nell’armadio del soggiorno. La loro casa era calda e accogliente e gli Smith avevano già avuto modo di assaporare il calore e la cortesia della loro compagnia. Maggie guardò Samantha e sorrise ripensando alle parole che le aveva detto il marito poco prima.

Aveva circa vent’anni e frequentava il secondo anno alla facoltà di economia di Tokyo. I capelli erano corti e neri e gli occhi scuri come le ombre della notte. Il suo sorriso era morbido e carezzevole.

-         Allora Michael, il tuo gran campione è tornato? – gli chiese Adam accarezzando il capo di David.

-         Certo. E’ in camera sua a riposare dopo il lungo viaggio. – rispose indicando loro i divani per accomodarsi.

-         Lo vado a chiamare così possiamo sederci a tavola. – disse Maggie allontanandosi verso la scala. Salì frettolosamente i gradini e si soffermò a riprendere il respiro dinanzi la porta della stanza di Holly. Le note alte che riconobbe appartenere a Desert Rose di Sting coprivano qualsiasi rumore o respiro. Bussò più di una volta ma non rispose. Preoccupata, girò la maniglia lievemente e aprì la porta. Lo vide in piedi, vicino la finestra a contemplare la neve che candida cominciava ad imbiancare quel Natale. Maggie non distolse lo sguardo dalla figura del figlio. La fievole luce dei lampioni e del corridoio gli fendeva il volto illuminandone solo un profilo. Tanto era sufficiente per delineare la malinconia nei suoi occhi. Holly era così cambiato. Il suo fisico era adulto, scolpito dagli anni di sport e cominciava a comprendere il perché di tanto successo con le ragazze. Era orgogliosa di lui, ma vederlo così mesto e inquieto la preoccupava. Se era vicino alla finestra  da qualche minuto, aveva avuto modo anche di vedere gli Smith varcare il cancello della loro casa. Si avvicinò tentoni alla libreria sulla quale c’erano i trofei, la radio e le fotografie. Pigiò il tasto per spegnere la radio e notò una fotografia seminascosta. La luce proveniente dal corridoio e quella dei lampioni illuminavano leggermente la stanza. Holly e Patty in divisa scolastica, alla fine di quell’anno che li aveva separati. Si guardavano sorridenti e inconsci di quello che il futuro aveva riservato loro. Holly aveva un’espressione serena e rimirava l’amica con dolcezza e riconoscenza verso quella creatura che l’aveva seguito amabilmente per tanto tempo.  Si avvicinò al figlio e gli mise una mano sul braccio.

-         Nevica! – sibilò non distogliendo lo sguardo dai vetri.

-         Tesoro, c’è qualcosa che ti preoccupa? – gli chiese timorosa della sua risposta. Holly si voltò verso la madre. Accarezzò leggermente il volto materno.

-         Non so perché…ma questo Natale, più degli altri, sento la mancanza della mia vita passata, quella trascorsa qui con i miei amici….

-         E con lei, vero? -. Holly si sedette sul letto e annuì alla domanda della madre. – Tesoro, gli anni passano e le persone cambiano, si dividono e intraprendono strade diverse. Non puoi rimpiangere il tuo passato negandoti un futuro più sereno. –

-         Non rimpiango nulla di quello che è stato e del presente. Ho nostalgia di quei tempi, di lei….rimpiango e rinnego i miei tanti, troppi silenzi, il non averle detto quanto era importante per me, l’aver sprecato inutilmente tanto tempo correndo dietro un pallone! –

-         Ne sei…. innamorato? – gli chiese guardandolo amabilmente ma con titubanza. Holly chinò il capo per celare l’imbarazzo sul suo volto. Non aveva mai esternato a nessuno i suoi sentimenti più profondi.

-         Che importanza ha ormai? –

-         Non è una risposta, soprattutto al tuo cuore. Non devi rispondere a me, ma a te stesso. Devi chiederti se c’è la possibilità di cambiare qualcosa, di fare in modo che nel tuo futuro ci possa ancora essere lei. –

-         E’ tardi mamma, sono passati dieci anni nei quali non ho fatto assolutamente niente per andarmela a riprendere. Nulla. Ho cercato inutilmente di dimenticarla, di pensare che un giorno ci sarebbe stata un’altra ragazza a guardarmi dagli spalti. Invece, ogni qual volta scendo in campo e mi volto verso le tribune….rivedo la sua immagine sorridente. Lei mi faceva sentire diverso…poneva fine alle mie paure, ai timori, mi spronava a dare il meglio. Sapeva che un giorno sarei partito per il Brasile. Quando mi disse che doveva trasferirsi a Londra, pensai che forse era meglio così. Non avrebbe sofferto troppo per la nostra separazione. Avremmo imboccato strade diverse, allora mi sembrò un segno del destino….-

-         Cosa le dicesti quando andasti a salutarla all’aeroporto? – gli chiese curiosa incurante dell’attesa procurata ai suoi ospiti.

-         Non voleva che qualcuno l’accompagnasse. Non voleva che la vedessimo piangere. Il giorno prima organizzammo una festa a sorpresa, ricordi? Ci salutò tutti lì, durante la festa. Ed io invece, il giorno dopo, andai in aeroporto. Non so perché lo feci…una forza strana mi spinse a farlo, qualcosa, nel mio cuore mi consigliò di andare. E’ sorprendente…tu frequenti per tanto tempo una persona  e alla fine ti rendi conto di sapere davvero poco di lei. Lei era la manager della squadra, la mia manager, la mia migliore amica…la mia compagna..- sussurrò alzandosi e prendendo la fotografia che li ritraeva insieme. – E’ cambiata mamma: è diventata una donna bellissima, ma i suoi occhi…sono sempre uguali, e così il suo sorriso. Vuoi sapere cosa provo? Quando parlo di lei, o semplicemente pensarla mi provoca un tumulto interno, il cuore mi batte, sento una morsa allo stomaco, mi manca il fiato, le parole mi muoiono in gola…ecco cosa provo…sì, anche se tardi, mi rendo conto di esserne perdutamente innamorato. – ammise consapevole del forte sentimento che provava per Patty. – Le dissi che non l’avrei mai dimenticata. Le diedi anche un appuntamento…ci saremmo visti la notte della vigilia di Natale qui in Giappone, dopo dieci anni. -

-         Holly! E’ molto bello quello che hai detto! Essere innamorati è una sensazione meravigliosa. Potresti andare a trovarla. –

-         E rompere un nuovo equilibrio? Perché dovrei irrompere ancora nella sua vita? –

-         Per far pace con il tuo cuore, per dare un’altra possibilità a te stesso, perché ne sei innamorato. –

-         Non  saprei…non mi sembra giusto nei suoi confronti, non dopo dieci lunghi anni di assenza dalla sua vita. –

-         Tesoro, dai al tuo cuore un’altra possibilità! Neanche il tempo può far dimenticare un grande amore e se Patty ti amava come credo, non penso ti abbia mai dimenticato. Adesso andiamo di sotto. Non facciamo attendere oltre i nostri ospiti. – gli disse abbracciandolo.

-         Grazie mamma. –

-         E’ bello averti qui, tesoro! – gli disse baciandolo dolcemente sulla gota.

 

Amy continuava a fissare le luci del grande lampadario della sala ricevimenti dell’albergo.

-         Tesoro, cos’hai? – chiese Julian afferrando la mano della moglie tra le sue.

-         Ehm…io…nulla, pensavo! –

-         A Patty? -. Amy annuì alla domanda del marito. Julian le baciò la mano. Amy si preoccupava sempre per tutti. Non aveva mai perso quell’indole particolare che l’aveva accompagnata durante l’adolescenza. – C’è qualcosa che ti ha turbata in questo incontro? – le domandò cercando di comprendere il motivo dell’inquietudine della bella moglie. Amy lo guardò con amore accennando un timido sorriso.

-         Ho sempre pensato che i loro sentimenti sarebbero stati più forti di qualsiasi distanza. Invece scopro oggi che Patty è la fidanzata di Kenneth Sullivan. –

-         Tesoro, forse il destino ha voluto così. Probabilmente Patty era stanca di attendere le eterne e proverbiali indecisioni di Holly. Poverina! Prova a comprenderla….avrà avuto bisogno di cercare gli affetti altrove. Holly ha fatto una scelta tanto tempo fa. E i risultati si sono visti. E’ uno degli attaccanti più quotati al mondo. Ha realizzato quello che era il suo sogno di bambino, rinnegando tutto il resto. Non si poteva certo pretendere che Patty rimanesse sempre lì ad aspettare il suo ritorno. Tra l’altro, ti ricordo che il destino ha voluto separarli prima che Holly partisse. –

-         Julian…Patty non ha mai dimenticato Holly! –

-         Come fai a dirlo? – le chiese scrutando attentamente il volto niveo della moglie. I suoi occhi erano sinceri, come sempre.

-         Mi ha detto che nessuno riuscirà mai a sostituire nel suo cuore l’amore che ha serbato e che ancora prova per Holly. -. Julian tacque. La mano di Amy tremava tra le sue. Era emozionata, commossa. Comprese che la moglie si sentiva incapace di fronte ad un amore irredento e tanto anelato. Gli occhi castani brillavano di commozione. Le sfiorò il volto con una carezza.

-         Cosa posso fare io, per lenire queste tue preoccupazioni e per restituire ad un’amica l’amore perduto? – le chiese con calma sapendo che quella della moglie era una richiesta d’aiuto.

-         Forse…potresti chiamare Holly e dirgli di contattarla. –

-         Beh…Holly è a Fujisawa. E’ a casa per le festività, me lo ha detto Benji ieri sera. Si vedranno domani mattina. E comunque, Amy, non so se sia giusto infrangere questi equilibri. Se Patty è fidanzata, immagino che provi dei sentimenti per Ken e ti ripeto, anche Holly potrebbe provare sentimenti diversi per un’altra persona.-

-         No…Julian tu non l’hai vista. Credimi, non è solo una sensazione. Patty non è innamorata di Ken…non quanto lo è ancora di Holly. – gli disse disperata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Julian la guardò. Era sincera e desiderosa di combattere per la causa della sua cara amica.

-         Senti…facciamo una cosa…domattina chiamo Holly per fargli gli auguri e gliene parlo. -. Amy tacque.

-         E se fosse troppo tardi? – intervenne. Julian sospirò forse stanco di quell’argomento.

-         Amy, non lo so. Se Patty ha un fidanzato vuole dire che non hanno mantenuto i contatti o che forse era stanca di Holly. Inoltre, non vedendo Holly che ai raduni della nazionale, non ho avuto modo di approfondire con lui certi argomenti. E ‘poi, dovresti conoscerlo. In fatto di sentimenti, il nostro capitano è una persona molto timida e introversa. Sono trascorsi tre mesi dacché l’ho visto e i miei continui impegni non mi hanno sicuramente permesso di contattarlo frequentemente. Noi non sappiamo se nel cuore di Holly c’è un’altra ragazza. – ribatté Julian cercando di fare un discorso chiaro e coerente alla moglie. – Vieni, andiamo a salutare i miei genitori. – aggiunse alzandosi e invitando la moglie a fare altrettanto. Amy seguì malvolentieri il marito, speranzosa che in quella notte di Natale, un improvviso miracolo avrebbe restituito due cuori a un grande amore.

  
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