Non
posso...
...non voglio
Mi
ricordo la prima volta che ti ho vista.
Non
era esattamente la prima volta che ti vedevo, fisicamente. Anzi ti avevo vista
per ben sei anni, e ti avevo anche insultata ogni tanto.
Al
contrario, fin troppo spesso ti avevo ferita.
Ma
mi ricordo la prima volta che ti avevo vista per com’eri veramente.
Non
so il perché ma ero su una strada babbana, aspettavo mio padre che si era
rinchiuso lì insieme ad altri membri del signore oscuro.
Ed
è impossibile non notare i tuoi capelli rosso fuoco, erano spettinati e
volteggiavano nella fredda aria d’inverno.
Eri
smarrita e piangevi.
Piangevi
perché qualcuno che amavi era rimasto ferito durante un combattimento.
E
fu allora che ti vidi.
Veramente.
Bella,
nonostante il viso arrossato.
Bella,
nonostante i vestiti logori.
Bella,
nonostante... Le tue lacrime.
Spostai
lo sguardo indignato dai miei stessi pensieri. Lo spostai per pochi secondi, ma
che bastarono per farti scomparire da quel luogo.
Da
quella via.
E
sai Ginevra, non so perché scrivo questa lettera.
Non
saprei dove inviarla.
Non
so dove si trova l’Ordine della Fenice.
E
tu probabilmente sei lì.
E
si che ci sei.
Casa
tua non esiste più...Quel posto così squallido... Che tu amavi tanto.
E
mi spiace sai, di avertela tolta, e di averti fatto piangere ancora.
Eppure
sei fortunata.
Tu
hai ancora tutta la tua famiglia.
Tu
sei ancora viva.
Io
che ho perso mia madre in un combattimento.
E
non so nemmeno chi di voi l’ha uccisa.
Ma
non dispero.
Mi
distruggo solo al pensiero di quel giorno, che ti vidi.
Ti
vidi in tutto il tuo essere.
E
che capii perché eri finita in Grifondoro.
Perché
lo sei...
Forse
dovrei smettere di scrivere Ginevra.
Dovrei
prendermi per scemo... Non te la posso inviare questa lettera, e si, sono scemo
per davvero perché anche se so, che presto andrai ancora ad Hogwarts, per la
fine del tuo settimo anno, io non ti manderò mai questa lettera.
Ginevra.
Perché
così all’improvviso sei entrata nei miei pensieri?
Ti
toglierei sei potessi, ti annullerei...ma non riesco... non posso e non voglio.
Ginevra.
È
il tuo nome di battesimo, se non sbaglio.
Non
ti ho mai chiamata così, e nemmeno Ginny.
Ma
nel mio cuore c’è la speranza.
La
speranza di poterti chiamare per nome, in continuazione.