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Autore: Pick    12/12/2010    5 recensioni
Il 20 novembre era arrivato anche quest'anno, portando con sé quel pizzico di tristezza. Ma forse non tutti i 20 novembre sono così negativi. Forse alcuni di questi possono portare delle novità inaspettate.
Piccolo avvertimento: questa è la mia prima Fan Fiction. Secondo avvertimento: in questa storia sono tutti umani (non esistono vampiri, licantropi, ecc). Terzo avvertimento: buona lettura!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La giornata era filata perfettamente. Per quasi tutto il tempo, tranne la pausa pranzo, io ed Alice continuammo a scendere le piste della città di Aspen. La neve era meravigliosa e per tutto il pomeriggio il cielo ci donò un po' di neve, quel tanto che bastava per rendere la neve ancora più soffice.

Ed ora, mi ritrovavo sotto il getto della doccia, pronto per conciarmi per la serata. Ancora non sapevo che cosa sarebbe accaduto ma, mi andava qualsiasi cosa. Rosalie aveva ragione quando cercò ad incoraggiarmi per partire assieme ad Alice: staccare per qualche giorno la spina mi avrebbe fatto solo che bene.

Il getto della doccia si scontrava contro la mia pelle e per quanto la temperatura fuori, fosse tipicamente invernale, come sempre preferivo che fosse un getto gelato ad avvolgere la pelle. E la cosa diventava ancora più rilassante quando l'acqua si infrangeva sulla nuca, lasciando che i piccoli solchi d'acqua si creino delle fessure fra i capelli, cadendo infine sul mio volto creando piccoli corsi d'acqua, fino ad unirsi poi tutti insieme appena sotto il mento.

Dopo qualche minuto che mi ero concesso di pieno relax, uscì dal box doccia, anche se quello lo si poteva benissimo considerare una vasca da bagno in verticale da quanto era grande! Afferrai due asciugamani, con quello più piccolo cominciai a frizionare i capelli, con l'altro, approfittai della grandezza per avvolgermelo attorno al bacino. Una volta uscito dal bagno mi ritrovai davanti Mike, intento a sistemare le ultime cose che rimanevano nella valigia. Per quanto mi riguardo avevo lasciato tutto dentro la valigia. Forse anche a me conveniva sistemarle nell'armadio.

Ma in quel momento non ci pensai, e mettendo la valigia aperta sul letto cominciai a saettare lo sguardo da una parte all'altra per scegliere un qualsiasi cosa di decente da indossare.

« Stasera che fate? »

La voce di Mike arrivò perfettamente all'orecchio e prima di alzare il capo riposi alla sua domanda alzando leggermente le spalle.

« Non lo sappiamo ancora, voi? »

In quel momento alzai lo sguardo incontrando quello di Mike, leggermente allarmato. Non ci misi molto a capire perché fosse cambiato o meglio, a cosa era dovuto quel suo stupore al quanto fastidioso. Serrai la mandibola stringendo i denti e con la mano afferrai il bordo della valigia stringendolo aspettando una sua riposta.

« Io... Cioè noi andremo a fare un giro... Se volete... Bé ora vado eh! »

E afferrando l'asciugamano accanto ad una delle sedie presenti nella camera, scivolò in bagno. Rilassai il tutto, sia la mandibola, sia il braccio, sentendo il muscolo dell'avambraccio rilassarsi piano piano, allargandosi leggermente. Forse la mia reazione era stata al quanto esagerata ma, mi ero dimenticato di quella piccola particolarità.

Afferrai dalla valigia un baio di boxer e velocemente scelsi un paio di jeans con una maglia a maniche lunghe, un po' vecchiotta dato che le maniche erano il doppio larghe rispetto alla grandezza delle maniche. Avrei dovuto dare consiglio qualche settimana prima a Rosalie, quando mi aveva proposto di andare a fare shopping.

Mi sistemai sul bordo del letto accendendo il televisore e sbadatamente cominciai a fare zapping un po' su tutti i canali. Ma ad un tratto il cellulare cominciò a vibrare e prendendolo in mano schiacciai il tasto verde senza nemmeno guardare chi fosse.

« Pronto? »

« Allora? »

Jenny?

« Scusi ci conosciamo? »

« Dai Jasper! Allora, hai preso il regalo? »

Risi sentendo l'insistenza di mia sorella. Quasi quasi la sua presenza mi mancava, anzi, senza quasi..

« Jenny, se continuo così come regalo riceverai le saponette dell'hotel... »

In quel momento, mentre Jenny cominciava ad insistere ancora, qualcuno busso alla porta. Mi alzai in piedi mentre con lo sguardo lessi di sfuggita alcuni dei fogli appesi alla parete. Bé, probabilmente non avrebbe nemmeno ricevuto le saponette dato le regole dell'hotel.

« Sei crudele.. »

Risi ancora una volta mentre con l'altra mano aprì la porta, dando il via libera ad Alice che entrò senza troppi complimenti. Rimasi al quanto sorpreso notando la sua spontaneità e guardandola mentre mi osservava con occhi quasi fuori dalle orbite, gli mimai con le labbra:

« Che c'è? »

Mentre mia sorella mi stava raccontando quello che aveva fatto durante la giornata. In quel momento Alice mi fece il gesto che mi suggerì la parola “dopo”, così mi concentrai sulle parole di Jenny.

« Hei, ma sei da sola? »

« No! C'è Spike! »

« Ed oltre a Spike? »

« C'è anche Rosalie ora te la passo e ricordati! Il regalino! »

Risi sentendo il suo ultimo saluto, finché ad un tratto sentì la voce di Rosalie.

« Come stai? »

« Io?! Come stai tu? Fra la neve e le meraviglie del mondo! »

« Secondo te? »

Calò il silenzio, poi Rosalie con un tono di voce talmente basso che poteva sembrare un balbettio disse:

« Sì sì ok, ti ha chiamato solo per il regalo quindi, non voglio rubarti altro tempo... »

Rosalie. Rosalie e il suo continuo “non voglio essere un peso per te quindi ciao”. Roteai leggermente gli occhi sorridendo.

« Mi raccomando, non combinate casini e... Stai attenta... »

Calò nuovamente il silenzio e questa volta per la materia leggermente più complicata.

« Tranquillo Jazz, divertiti mi raccomando, ah e se hai tempo potresti prendere qualcosa anc... »

« Ok, ciao Rosalie ci sentiamo! »

Riattaccai velocemente. Parlavamo di rilassarmi e di divertirmi continuando a dirmi che doveva prendere un regalo a tutte e due assieme ad un pericolo mortale come Alice Cullen?!

Misi il cellulare in tasca e con passo lento, quasi timoroso, mi sedetti accanto a lei, la quale stava guardando la televisione.

« Dicevi... »

Cominciai a tremare quando il suo sguardo incontrò il mio.

« Ricordati una cosa Jasper, quando Alice ti guarda con una strana luce, tu trema! »

Le parole di Emmett sembravano così vicine.

« Hai bisogno di una maglia o sbaglio? »

No, avevo bisogno di un'uscita d'emergenza!

Non risposi alla sua domanda e rimasi con gli occhi spalancati.

« Andiamo... »

« Alice, ti prego pietà... »

Lei roteò gli occhi al cielo afferrando il mio braccio.

« Emmett ti avrà detto un sacco di cavolate! »

Ma non volevo rischiare! Ma dopo svariati tentativi mi alzai in piedi e afferrando il cappotto uscì dalla stanza pochi istanti dopo aver avvertito Mike che ormai sembrava essersi perso nel bagno. Giusto il tempo di prendere anche il cappotto di Alice, poi mi ritrovai nella strada principale di Aspen alla ricerca di un negozio ancora aperto. E dopo all'incirca dieci minuti entrammo in un negozio di abbigliamento.

Eseguì i suoi ordini, tanto era lei il capo della situazione. Andai a sistemarmi davanti al camerino, mentre Alice aveva il compito di trovarmi qualcosa. Dopo qualche minuto, tornò con in mano una maglia nera a maniche lunghe.

« Ritieniti fortunato. Stanno per chiudere, quindi hai poco tempo! »

« Agli ordini capo! »

E afferrando in mano la maglietta che Alice mi lanciò, entrai nel camerino. La maglietta era leggermente stretta, tanto che non appena la infilai cominciai a muovere le spalle e il collo.

« Alice è... stretta... »

Dissi non appena uscì dal camerino guardandomi allo specchio notando i suoi occhi chiudendosi per qualche istante. Mi voltai allora per guardarla mentre schiarendosi la voce disse:

« Non... Non è stretta ma attillata Jasper. E... E' perfetta così! Dai muoviti! »

Sarà, ma per me quella cosa era al quanto stretta. In pochi minuti uscì dal camerino con la maglia in mano e, non riuscendo nemmeno a contrattare con lei, mi ritrovai una maglia nuova di zecca senza nemmeno averla pagata.

« Che facciamo questa sera? »

Mi domandò lei una volta tornati davanti alla porta della camera.

« Non lo so. Mike e Jessica probabilmente faranno un giro... »

« Sì buona idea, anche perché sono un po' stanca... »

« Perfetto, allora.. Ci vediamo dopo a cena »

« Certo, a dopo! »

La seguì con lo sguardo mentre sparì dietro l'angolo del corridoio poi entrai in camera, trovando Mark intento a scegliere un vestito. Mi sorrise come se nulla fosse accaduto alcuni minuti prima. Bé per fortuna...

« Siamo dei vostri... »

Dissi sdraiandomi dalla mia parte cominciando a guardare la televisione.

« Perfetto! »

Passarono all'incirca una ventina di minuti, dove per la giornata che avevo trascorsi rimasi più imbambolato che attento a quello che trasmettevano al televisore. Poi io e Mark scendemmo le scale fino ad arrivare alla sala da pranzo. Questa volta ad essere n ritardo eravamo noi due. Forse per il semplice fatto che per infilarmi quella maglietta mi ero sistemato davanti allo specchio e con tutta la convinzione possibile, mi ripetevo “Vai Jasper, ce la puoi fare!”. O forse anche per il semplice fatto che per scendere le scale ero stato ben attento a non farmi prendere dal sonno, per non cadere come un sacco di patate davanti a tutti.

La sala da pranzo era veramente grande, e le persone al suo interno erano tutte per la magio parte, vestiti con abiti abbastanza eleganti. Non il top, non quello che ci si aspetta in una serata d'Oscar, ma di certo la maglia di qualche minuto prima avrebbe fatto una pessima figura. Dopo qualche istante, caratterizzato dalla ricerca del tavolo in cui ci dovevamo sedere, riuscimmo a trovarli. Ma più che altro non fui catturato dal vestito di Jessica. Non fui impressionato dai gesti di uno dei ragazzi che prendeva in giro le azioni di quella giornata del professor Price. Ma ero catturato dalla persona che mai mi sarei aspettato. Alice indossava una camicia a maniche corte a quadri, nera e tendente un po' al grigio scuro. Sopra di essa aveva un gilet nero e per quanto riguarda i pantaloni, ne indossava un paio di neri, accompagnato da un paio di ballerine anche esse nere.

Aveva i gomiti appoggiati sul tavolo e la testa era sostenuta da una delle due mani, con il busto leggermente sposto in avanti. Rimasi letteralmente fermo immobile, fermo al centro della stanza, rimanendo praticamente imbambolato da quella immagine. E in quella frazione di secondo, mentre socchiusi gli occhi e scossi leggermente la testa per riprendermi, che l'immagine di quel sogno si fece tranquillamente largo fra i miei pensieri.

Quando ripresi la camminata, mi accomodai accanto a lei, ancora leggermente sorpreso per quella reazione, ancora sorpreso per quell'interessa in quel momento. Il sonno? L'avevo dimenticato.

« Va tutto bene? »

Corrugai leggermente la fronte quando sentì quella domanda provenire da Alice. Ma non la guardai e rimasi dritto davanti a me riflettendo. Stavo bene oppure no? Ero dispiaciuto da quel piccolo interesse che avevo avuto in quel momento? Mi ero sentito male oppure no?

Alzai il capo e solamente dopo qualche secondo mi voltai verso di lei e sorridendole dissi:

« Divinamente... »

Provocando in lei un sorriso, che non tardò a disegnarsi sul suo volto.

« Ti sta bene... »

Disse quasi in un sussurro sfiorando con il palmo della mano la manica della maglia che indossavo, regalandomi una piccola percentuale di calore, solamente con un semplice sfioro. Non mi dava fastidio ed era come se non sentissi nemmeno la sua presenza. Come se fosse tutto estremamente normale.

« Grazie... »

Fu l'unica cosa che riuscì a dirle, mentre con lo sguardo tornava dritto davanti a se, intenta ad ascoltare le avventure degli altri ragazzi. Scoprimmo in quell'istante che fra tutti c'erano chi aveva scelto la strada della sciata, chi quella dello shopping e chi si era lasciato rilassare fra le acque calde delle piscina. Una cena ci venne servito per prima cosa un piatto di pastasciutta alla genovese e per secondo qualche fetta di polpettone con qualsiasi tipo di verdura. Ma per quanto mi riguarda mi limitai al primo piatto. Bastava ed avanzava!

Avevamo finito più o meno tutti, eravamo arrivati al momento in cui si passava alle chiacchiere prima di lasciare l'hotel per qualcosa di più interessante. Io ero interessato alle parole di Mike, che si trovava alla mia destra. Mi stava raccontando di quella volta in cui lui e la sua squadra di matematici avevano miseramente perso. Mike aveva una particolarità: adorava stare al centro dell'attenzione ed io, bé non glielo avrei ostacolato dato che odiavo stare al centro dell'attenzione!

Ad un tratto cominciai a sentire leggermente più caldo, tanto che più di una volta mossi la spalla destra per smuovere un po' la maglia, in modo da far entrare un po' d'aria per rinfrescare la pelle. Quando ad un tratto sentì un ragazzo, Andres mi pareva dalla voce, lasciarsi scappare un'altra battuta sul professore. Tutti scoppiarono a ridere, compresa Alice che si era dolcemente appoggiata alla mia spalla sinistra.

Un momento...

Mi voltai una seconda volta guardando per una frazione di secondo Alice che si era appoggiata alla spalla.

Fastidio? Nessuno a parte il calore, ma un calore al quanto sopportabile ora come ora che sapevo da cosa, meglio, da chi era prodotto.

Imbarazzato? Per niente.

Tornai tranquillamente a seguire le parole di Mike, anche se forse la parole “seguire” non era il termine più adatto. Persi all'incirca metà dei suoi discorsi intento com'ero a percepire anche il più piccolo movimento di Alice.

Rimané in quella posizione per quasi tutto il tempo. Poi, con il permesso del professor Price, ci alzammo tutti in piedi per uscire. Più o meno tutti ci saremo dileguati fra le vie di Aspen e una volta infilatomi il cappotto che avevo portato Alice mi si affiancò e con il volto leggermente assonnato disse:

« Io l'ho lasciato in camera, mi aspetti all'entrata? »

Chiuse per ben tre volte gli occhi, facendomi involontariamente sorridere. E per rispondere alla sua domanda annuì con un cenno della testa spostandomi leggermente per lasciarle il via libera.

Mentre Alice era intenta ad aspettare l'ascensore, cominciai a scendere le scale fino ad arrivare all'entrata.

« Hei Jazz, dov'è Alice? »

« E' salita un momento in camera... »

« Ah... »

Jessica si morse il labbro inferiore maltrattando leggermente le dita.

« E' un problema se noi andiamo avanti? Caso mai ci vediamo in giro! »

Sorrisi capendo i suoi gesti.

« Nessun problema, buona serata allora... »

E insieme, Mike e Jessica si dileguarono fra la buia notte della cittadina di Aspen. Io aspettai all'incirca una decina di minuti, poi il suono dell'arrivo dell'ascensore mi fece voltare, incontrando così lo sguardo di Alice appena dietro le porte dell'ascensore, decorato dal suo solito sorriso.

« Mike e Jessica? »

Mi domandò infilandosi un cappello di lana che le copriva elegantemente la testa. Non c'erano dubbi, per via di gusti sull'abbigliamento, Alice era un asso veramente.

« Sono già andati, ci incontreremo fra le vie... »

« Se resisterò... »

Disse lei voltandosi leggermente per nascondere ulteriormente uno sbadiglio che si era lasciata scappare. La giornata di sci l'aveva distrutta. Mi sistemai un'ultima volta il cappotto, poi scesi i primi scalini che conducevano all'entrata, mentre Alice si sistemava ancora una volta, mettendosi una sciarpa attorno al collo. Non appena ebbe finito alzò lo sguardo sorridendomi, o per lo meno è quello che intravidi da tutte quelle cose che stava indossando.

Fu una cosa normale, che non pensai due volte. Senza farmi troppi dubbi, troppi problemi e troppe scenate, alzai leggermente il braccio destro, tenendo l'avambraccio leggermente piegato. E lei d'altro canto, non esitò. Lasciò che il suo braccio sinistro si incastrasse al mio, creando una specie di catena con le braccia che non ci avrebbe lasciati per nessun istante in quella serata. Perché? Perché semplicemente non volevo. Il suo contatto mi lasciava una specie di scottatura di piacere che era difficile da togliere. Fu un gesto non richieste nessuna parola, ma solo semplici sguardi e sorrisi.

Cominciammo ad incamminarci lungo la via centrale, già decorata dalle prime decorazioni natalizie. Né troppo spoglia, né troppo piena, la via centrale era perfetta, affollata solo da qualche persona che sbadatamente si fermava davanti alle vetrine.

« Non addormentarti eh... »

Dissi ad un certo punto non sentendo più la sua voce. Lei rise, lasciando che il lato della faccia si appoggiasse contro il mio braccio.

« Tranquillo ci sono... »

Forse fisicamente, ma probabilmente mentalmente era già sotto le coperte.

Continuammo a camminare finché ad un tratto non passammo davanti ad una vetrina di una biblioteca. Alice si fermò, facendo fermare a sua volta anche me.

« Sai leggere? »

« Scemo... Dai vieni guardo una cosa... »

Insieme ci avvicinammo. Con lo sguardo cominciai a leggere i titoli dei libri posti su di uno scaffale. I classici, ma sempre belli da leggere.

« Cosa t'interessa scusa? »

Domandai ad un certo punto guardando il suo capo ancora appoggiato ancora al mio braccio. Lei allungo leggermente il braccio libero, indicando la copertina di un libro che illustrava l'immagine di una rosa mezza bianca e mezza rossa nel bel mezzo del nero. Alzai un sopracciglio. No, non era un classico dato che posso lontano c'era un cartellino con una bella scritta che diceva “La novità dell'anno”.

« Lo conosci? »

Probabilmente feci la domanda sbagliata dato che lei alzò lo sguardo sgranando gli occhi come se avessi appena detto una cavolata. Corrugai leggermente la fronte affondando il volto fra il colletto del cappotto. Stava per esplodere?

« Scherzi vero? E' il libro di adesso, dell'ultima generazione... »

Quella frase mi sembrava di averla già sentita. Così arricciai leggermente le labbra cercando di ricordare, finché l'immagine di Rosalie con in mano un libro raffigurante due mani unite che sostenevano una mela, non fece largo nei miei pensieri.

« Ah si capito... »

Rosalie aveva cercato di convincermi a leggerlo ma, non era per me. Vagamente sapevo di cosa parlasse e quel vago, mi bastava.

« Ah capito in che senso? »

Mi domandò Alice sorridendomi.

« Che ho capito di cosa stai parlando... »

Dissi ricambiando il sorriso dicendole che Rosalie aveva letto il primo.

« Tu? L'hai letto? »

« Non mi piace... »

Dissi ricominciando la camminata alzando leggermente le spalle. Alice non seguì la mia azione subito, anzi, rimase ferma e dopo qualche secondo mi richiamò dicendomi:

« Hai detto una cavolata Jasper... »

« Perché? In fin dei conti parla di un vampiro che si innamora di un'umana... »

« E ti sembra una cosa normale? »

Domandò lei allargando leggermente le braccia lungo i fianchi. Rimasi qualche secondo in silenzio, poi lasciai che la mia recensione fondata su soli pregiudizi prendesse voce.

« Narra di un amore impossibile che mai e poi mai avverrà nella realtà, di due realtà troppo diverse. Parla di questo ragazzo che piuttosto di restare nella normalità cerca di fare il “figo” per andare a letto con un'umana. Narra di un amore che non esisterà mai, di un amore fondato solo sul concetto di sangue umano. Una storia che cerca di ingannare le ragazzine, illudendole che un ragazzo elegante e gentile come lui esista veramente nelle nostre città e di tante altre cose Alice, come il fatto che venga considerato “capolavoro” come un'opera di Byron... »

Calò il silenzio nuovamente. Lei era rimasta impassibile, con un volto privo d'espressione, dritto verso di me. In un primo istante mi domandai se l'avessi turbata. Poi prese respiro e avvicinandosi cominciò a parlare con voce tranquilla e rilassata:

« I vampiri non esistono è vero, ma non mi dire che l'amore fra persone che non ti aspettavi, fra due persone diverse, non è mai sbocciato... »

L'interessa di Rosalie per Emmett.

« Non mi dire, che tu stesso, per amore di qualcuno, non stravolgeresti la normalità delle cose.. »

L'entrata in scena di Emmett, nella storia fra Rosalie e Royce. Ed io? Sì, lo avrei fatto.

« Non mi dire, che l'amore delle persone sia fondato solamente sull'aspetto interiore... Sfortunatamente anche quello esteriore fa la sua differenza... »

Piano piano si era avvicinata, arrivando dritta di fronte a me.

« E non mi dire, che i ragazzi gentili come il protagonista non esistono... »

Già come il carissimo Joseph?

« Capolavoro... Sai... Un libro ti può piacere, ma mai e poi mai ti farà schifo. Ti può piacere tanto e ti può piacere poco, ma consapevole del fatto che dietro di esso c'è stato passione, tempo speso, fatiche e quant'altro, finisce per piacerti anche solo un po'. Perché per quanto una cosa per te può essere più o meno bella, per chi l'ha ideata e ci ha messo tutto l'amore possibile, ha creato nel suo essere una vera e proprio opera d'arte... »

Rimasi immobile. Sbalordito da quelle parole. Le labbra erano leggermente aperte, mentre nel volto di Alice non vedevo la vendetta per avermi lasciato senza parole. Non vedevo la vittoria nel suo volto. Ma un sorriso sincero, pieno di compassione e di gioia.

E che cosa potevo fare? Che cosa potevo fare se non contraccambiare?

Abbassai leggermente il volto, sorridendole, un sorriso quasi imbarazzato davanti a tanta convinzione, a cotanta determinazione.

« Dai andiamo, altrimenti mi sa che mi congelerò! Ah e per la cronaca, Jessica ce l'ha!»

E prendendomi il braccio, facendomi una linguaccia scherzosa, come era solito fare, mi fece fare dietro front e insieme ricominciammo la camminata. Più silenziosa, e da parte mia, più imbarazzata. Perché non aveva mai pensato a quanta passione potesse metterci Alice, in qualsiasi tipo di azione. E in quel momento mi resi conto che per quanto la sua statura potesse farla sembrare ancora una bambina, Alice dentro di sé, era sicuramente più grande e più determinata di altri. Ero certo che se avesse voluto, sarebbe stata in grado di far sentire qualsiasi persona, più piccola di lei, non tanto per la grandezza fisica, ma da un parere composto da parole intense, e sarebbe stata in grado di far abbassare il capo a chiunque, in una sorte d'inchino davanti a lei.

Era strano, ma mentre camminavo non mi concentravo suoi passi. Non mi concentravo sul paesaggio, ma su di un rumore appena percettibile esternamente, ma più forte dall'interno. Mi concentravo, focalizzando l'udito su di me, all'altezza più o meno della spalla, al centro del petto. Il rintocco prodotto da quel movimento, da quell'organo erano udibili da me stesso, sembrava come se avessi appena finito di correre. Come quando per pura casualità ti lasci trasportare dall'acqua che ti avvolge durante un bagno rilassante. Lasci che il tuo corpo si immerga completamente nell'acqua. Lasci che il tuo volto venga abbracciato dal calore dell'acqua e rimanendo in silenzio, senza alcun piccolo ostacolo, lo senti. Senti il tuo cuore pulsare, creare piccoli movimenti all'altezza del tuo petto e in quel momento ti rendi conto di quanto è speciale, di quanto in mezzo a tantissimi altri tipi di rumore, quella è la melodia più bella, anche se tua. Regolare, rilassante, che detta il tuo vivere, il tuo essere, la tua vita. E in quel momento, non mi serviva avere una barriera come quella dell'acqua per sentirlo più amplificato. Lo sentivo e basta. Lo sentivo mentre dettava al mio corpo ogni santissimo meccanismo che mi permetteva di vivere quella serata, di vivere quel momento.

« Guarda, in quel bar, ci sono Mike e Jessica... »

La sua voce mi fece allontanare dalla musica che stavo ascoltando e alzando il capo, verso il punto in cui mi indicava con l'indice della mano, notai seduti su di un tavolo, Jessica che si guardava attorno e Mike, con il capo appoggiato sulle braccia, letteralmente stravaccato sul tavolino.

« Hei perdente, vinco io! »

Alice lasciò la presa, lasciandomi attorno al braccio che era fino ad allora coperto dal suo corpo, una sorte di freddo, aumentato dalla temperatura invernale di Aspen. Lei fece qualche passo in avanti, in una sorte di camminata veloce, con il cappotto mezzo aperto dalla parte superiore che si apriva quando eseguiva un novo movimento. All'incirca tre passi. Poi, Alice si voltò. Si voltò verso di me, sorridendomi, eseguendo un mezzo giro su sé stessa, per poi riprendere la camminata verso l'entrata del bar.

Cominciai a camminare solo dopo qualche istante, solo quando dopo aver ammirato la sua camminata, che sembrava essere esattamente come quella di una ballerina che appena sfiora il suolo, scossi leggermente la testa e cominciai a seguirla, fino ad entrare insieme nel locale.

Non appena entrammo il calore del locale cercò di penetrare dentro i miei vestiti, ma uno sforzo inutile. Era come se il calore che Alice mi aveva donato fosse ben superiore rispetto a quello. Come se il mio corpo avesse deciso di pompare sangue solamente quando lei mi era accanto.

Sto... Impazzendo?

« Ragazzi, siamo qui! »

La voce di Jessica ci fece voltare verso di loro, mentre a fatica Mike cerco di prendere coscienza dei suoi movimenti alzando appena il braccio, lo stesso braccio che contribuiva a sostenere la testa. Risultato? La testa scivolò appena svegliandolo bruscamente.

« Che ha? La fatica si fa sentire? »

Domandò Alice togliendosi il cappotto e sedendosi di fronte al ragazzo mal messo. Jessica scoppiò a ridere, e strizzando l'occhio ad Alice disse:

« Semplicemente si è lasciato andare... »

Io ed Alice scoppiammo a ridere scambiandoci uno sguardo di contesa. Forse, lo era per lei...

« Vuoi qualcosa? »

Alzai nuovamente il capo incontrando nuovamente quello di Alice che attendeva una riposta sorridendomi.

« Eh si certo... »

Dissi marcando quel mio impaccio, scuotendo leggermente la testa, come a farmi rinvenire da un sogno. Quando terminai calò il silenzio. Avevo detto qualcosa di sbagliato?

« Sì, quindi... Mi dovresti dire che cosa vuoi... »

Alice riprese dopo qualche secondo allargando maggiormente il suo sorriso. Giusto, mancava un piccolo particolare.

« Ah sì... Una... Una Coc... No! No, una Radler...»

« Idee chiare eh! »

Si alzò in piedi passandomi da dietro le spalle mentre con la mano mi spettinò i capelli. In quella frazione di secondo, con quei movimenti, si alzò una piccola folata di vento, innalzando così anche una piccola quantità di profumo che non mi lasciai sfuggire. Inspirai a pieni polmoni, sentendo l'aria penetrare nelle mie narici, avvolta da quella fragranza che ricordava vagamente in me l'immagine di una rosa.

Era ormai ovvio, quella giornata la mia testa era altrove. Era per caso finita nell'iperuranio di Platone? In quel mondo oltre la volta celeste dove risiedono idee meravigliose, perfette, troppo perfette perché la mente umana riesca a capirle.

« Jasper? Stai bene? Sembri strano... »

Ed ecco il primo avvistamento. Guardai Jessica e scuotendo leggermente la testa dissi sorridendole:

« Penso sia la stanchezza... »

« Bé riprenditi dai! »

Riprendersi. Una parola...

Non appena Jessica tornò ad incitare Mike, in modo da farlo riprendere da quella piccola sbronza, lasciai che lo sguardo vagasse alla ricerca di Alice. Misi pochi secondi a trovarla ed altri pochi istanti per cambiare l'umore. Alice attendeva accanto ad un bancone, mentre due ragazzi seduti lì accanto, cominciarono a parlare fra di loro e a ridere, mentre con lo sguardo squarciavano la sua immagine. Strinsi le mani in due solidi pugni, mentre con lo sguardo tornai dritto davanti a me. Dovevo trattenere il mio controllo. Non lo so che cosa mi stava accadendo, ma dovevo darmi una controllata. Ma più cercavo di non pensarci e di darmi un contegno, più le loro risate penetravano nelle mie orecchie, come un allarme che ti avverte all'istante. Chiusi gli occhi per non pensarci, ma un'altra nota delle loro risate arrivò dritta nell'orecchio. Spalancai di scatto gli occhi e con un movimento un po' più tranquillo ma comunque veloce, mi alzai in piedi facendo trascinare all'indietro la sedia. Camminavo a passo spedito, mentre con lo sguardo tenevo inchiodata la figura di Alice che sembrava non aver badato più di tanto alle risate dei due ragazzi.

Non sapevo perché lo stavo facendo, ma quell'attenzione mi stava dando troppo fastidio. Non appena arrivai a qualche passo dal bancone, alzai lo sguardo incontrando quello di uno dei due ragazzi, che automaticamente smise subito di ridere ed incominciò a guardarmi con un volto interrogativo.

« Ammettilo... Non ti vedono... »

Dissi riferendomi alla sua altezza.

Mi appoggiai con le braccia sul bancone, mettendomi alla sinistra di Alice, lasciando che i due ragazzi potessero vedere certamente lei, ma con un piccolo particolare: la mia presenza.

« Ah, ah.. Spiritoso! »

Mi diede un buffetto sulla spalla, mentre gli altri due cessarono completamente di ridere.

Va già meglio...

Alice riuscì ad ordinare dopo pochi istanti il mio arrivo alla postazione e insieme, decidemmo di rimanere lì, per non dar fastidio ai due “piccioncini” poco più lontani.

« Caro Jasper, questa è stata una giornata soft. Le prossime saranno le migliori... »

Cominciò a parlare mentre ci sedemmo su degli sgabelli posto poco distante da quei ragazzi.

« Bé, questo è da vedere... »

« Che vorresti dire? »

« Che quella che sta per crollare fino a qualche minuto prima eri proprio tu... »

Alzò un sopracciglio, inchiodandomi con il suo sguardo penetrante.

« Tutta questa confidenza da dove le salta fuori Signor Hale? »

« Oh, mi perdoni se l'ho turbata... »

Lei con un gesto veloce afferro un'arachide posta su di un piattino, e con una mira infallibile centrò perfettamente i miei capelli. Fortunatamente misi poco a toglierla. Bastò una piccola scrollata e via...

« Jazz? Posso farti una domanda... »

Alzai lo sguardo mentre con la testa ero ancora piegato per togliere l'arachide. Aveva la testa leggermente affossata fra le spalle e con un movimento appena percettibile, si mordeva il labbro inferiore.

« Sì, certo, chiedi pure... »

Piano piano alzai il volto incontrando lo sguardo di Alice. Sembrava un po' incerta ed io, tanto per rassicurarla, lasciai che sul volto si disegnasse un sorriso e fortunatamente sembrò funzionare.

« Sei, sempre vissuto a Forks? »

In un primo momento rimasi in silenzio, guardandola negli occhi. Poi lasciai libera una leggera risata, ricordando perfettamente la prima volta che avevo udito quella domanda. Ma la mia risata non coinvolse più di tanto Alice. Ma a me faceva ridere.

Scossi leggermente la testa, prendendomi una posizione composta, con l'avambraccio sul bancone.

« No... No, non sempre... »

Scivolai con lo sguardo su di lei che annuì a quella risposta. Sembrava bastarle ma, a me non bastava.

« Prima che i miei genitori si separassero abitavamo a Lubbock, Texas. Poi, hanno scelto l'opzione strade diverse, così mia madre assieme a Rosalie e a Jenny che aveva tre anni, decise di trasferirsi a Forks. »

Parlavo con il volto dritto davanti a me, con le mani avvolte attorno al bicchiere.

« E tu? »

Girai il volto guardando Alice, rivolta verso di me con lo sguardo corrugato.

« Sono rimasto con mio padre, finché... »

Era quello il momento? Forse non nel dettaglio dato il luogo poco ideale...

« Diciamo che non andavamo più d'accordo. Così dopo quattro anni ho raggiunto mia madre... »

« Forse, non è il luogo ideale... »

Risi sentendo le parole che avevo pensato materializzarsi nella voce melodiosa di Alice.

« Che fai? Leggi nel pensiero? »

« No, ma mi piacerebbe... »

« Perché? »

Scrollò leggermente le spalle ed alzandosi in piedi, appoggiando una mano sul mio braccio, disse:

« Per lo meno ti risparmierei la sofferenza di raccontare... »

E con lo sguardo la seguì mentre raggiungeva Mike e Jessica. Afferrò i nostri cappotti e dopo pochi istanti me li consegnò, mentre con la mano inserì nella tasca del suo cappotto la testa per accedere alla camera dell'albergo.

« Ci pensano Mike e Jessica al conto. Possiamo andare? »

Scesi con un balzo dallo sgabello e afferrando il mio cappotto cominciai ad incamminarmi verso l'uscita. Alice in pochi secondi era già pronta per affrontare il freddo inverno, io invece mi ritrovai ad infilarmi il cappotto fuori dal locale e il risultato fu veramente pessimo.

« Facciamo domande più... più... più... »

« Più? »

Alice camminava con un passo piuttosto veloce, mentre cercava di dettare il nuovo piano per quel momento. Alzò leggermente le spalle, mentre si accoccolava con la sciarpa che indossava.

« Non lo so come si chiamano... »

« O...Ok... »

Non aveva le idee molto chiare quello era certo. Per lo meno non ero l'unico.

Con un balzò elegante, salì su di una panchina e continuando a passare fra l'una e l'altra disposte una infila all'altra, cominciò a farmi qualsiasi tipo di domanda, mentre ogni tanto scendeva dalla panchina per poi risalire su di una nuova.

« Colore preferito? »

« Alice ma che... »

« Ok, ok, il mio è il rosso il tuo? »

« Blu... »

Sbuffò leggermente roteando gli occhi al cielo.

« Maschi, banali. Sport preferito? »

« Mi piacciono più o meno tutti... »

« Mi ripeto, banali... Aspetta! »

Si bloccò all'istante mentre era in piedi sull'ennesima panchina, a metà circa del viale che conduceva al locale.

« Quindi ti infileresti anche un tutù per danza classica? »

Portai il palmo della mano sulla fronte scuotendo leggermente la testa. La stanchezza gioca brutti scherzi veramente! Mentre mi stavo chiedendo se in quel momento fosse realmente in grado di fare un discorso serio, sentì le sue mani afferrare il colletto del cappotto, costringendomi a voltarmi verso di lei. In piedi su quella panchina riusciva quasi a raggiungere la mia altezza, pochi centimetri ci dividevano per una statura uguale. E mentre nella mia testa cercavo di concentrarmi e di non perdere la mente chissà dove, sentì le sue mani sistemare leggermente il cappotto mentre con il sorriso stampato in volto giustificò la sua frase.

« In fin dei conti non avevo così torto! L'hai detto tu che... »

La sua frase fu troncata a metà. Il sorriso che aveva in volto si spense tutto ad un tratto e i suoi occhi blu vennero travolti da una strana luce. Le mani tenevano il colletto leggermente aperto e il suo sguardo era fisso su di un punto.

Corrugai la fronte non capendo che cosa avesse visto. Poi, la sua mano si mosse timidamente, come se avesse paura di far del male. Ad un tratto la punta delle dita sfiorò la pelle fredda del mio collo e in quell'istante sentì come un bruciore sul punto in cui mi sfiorò. Sembrava una scottatura, ma la cosa strana fu che le sue mani in realtà erano fredde. Ma solamente con quel tocco era riuscita a donarmi una strana quantità di calore.

Fui talmente attratto da quel tocco che non capì immediatamente che cosa avesse potuto farle cambiare l'umore. Le dita disegnavano un solco già presente sulla mia pelle, bastava solamente creare una specie di linea dritta qualche centimetro.

« Che ti è successo? »

La sua voce era appena udibile e sembrava essere uscita da un tunnel troppo stretto per uscire. Le sue mani non avevano lasciato la superficie della pelle e i suoi occhi erano dritti contro la prima cicatrice vedibile con poca fatica.

Calò il silenzio per qualche minuto. La sua mano era immobile sulla mia pelle, mentre il mio volto era leggermente rivolto da un lato, con lo sguardo lontano dal suo, per la troppa vergogna. Vergogna per quegli stupidi segni che avevo su tutto il corpo.

« Jasper? Che cosa è successo? »

La sua voce risuonò più alta e d'istinto mi voltai verso di lei incontrando allora il suo sguardo, in attesa di una mia riposta. Sospirai pesantemente e con la mia mano fredda afferrai la sua, apparentemente calda, togliendola da quel punto. E con tutte le mie forze possibili sfoderai un sorriso guardandola dritta negli occhi.

« Te l'ho detto. Non andavamo d'accordo... »

Lasciai scivolare la mano lungo il fianco, stringendo la sua in una stretta poco salda. Ma insieme rimasero unite.

 

 

Dopo qualche minuto arrivammo in hotel. Sia io che lei, dopo quella piccola scoperta, non parlammo più di tanto e lei, per buona parte del tempo, si era aggrappata al mio braccio. Sì assomigliava alla posizione che avevamo quando eravamo davanti alla libreria, ma sembrava più stretta e salda. Ma a me, importava più che altro sentire il calore e il suo profumo.

Non so come, ma in pochi istanti ci ritrovammo davanti alla porta della sua stanza. Rimasi fermo immobile ed in silenzio. Ma lei non diede segni di vita. Era così troppo turbata per quello che avevo visto? Non mi sembrava. Durante il tragitto avevamo parlato tranquillamente.

« Alice? »

Mugugnò qualcosa che mi fece sorridere. La stanchezza si stava facendo padrona del suo corpo.

« Andiamo Alice siamo arrivati. Tua stanza. Tu entrare. Io andare nella mia... »

Si strinse maggiormente attorno al braccio, affondando il volto sulla stoffa del cappotto.

« Non andare... »

Sorrisi sentendo quelle parole e senza troppi complimenti, presi la tessera che aveva messo nella tasca pochi istanti prima di uscire dal locale e con un gesto veloce, trascinai la superficie della tessera aprendo così la porta della stanza.

« Capito... »

La sua voce sembrava leggermente più sveglia. Sembrava. Fece qualche passo in avanti e pochi secondi dopo si voltò verso di me. Si alzò elegantemente sulle punte e in pochi istanti mi lasciò un leggero bacio sulla guancia. Lo stesso calore, la stessa sensazione di quando sfiorò la mia pelle, ma di una quantità maggiore, estremamente maggiore.

« Ne parleremo... Notte Jasper... »

« Notte... »

Mi sorrise un'ultima volta, poi la porta si chiuse. Sospirai socchiudendo gli occhi, lasciando quel sorriso sulle mie labbra. Quella giornata era stata veramente una delle più strane, intensa per le continue emozione ed anche, personalmente abbastanza rilevante, quei pochi minuti erano stati un piccolo sbocco per l'uscita di quel peso che da anni nascondevo solo con la mia famiglia.

Dopo qualche minuto, rientrai nella stanza e per prima cosa appesi il cappotto lasciando la tessera della stanza sul tavolino appena dentro.

« Aspetta... Due? »

Possibile che Mike non si fosse preso la sua? Presi in mano le due tessere bianche e velocemente lessi le cifre diverse che le contraddistinguevano.

« Dannazione! »

Infilai nella tasca la mia ed aprendo velocemente la porta uscì diretto nuovamente alla stanza di Alice. Attesi qualche minuto davanti alle porte dell'ascensore poi, finalmente, riuscì a tornare davanti alla stanza.

Mi schiarì leggermente la voce e con un gesto delicato, bussai le nocche della mano contro la porta di legno davanti ai miei occhi.

Nulla.

Tesi i muscoli del collo e spostando la testa prima a destra e poi a sinistra stirai completamente i muscoli. Una sorte di gesto scaramantico prima di bussare nuovamente alla porta.

Nessuna risposta.

« Alice? »

La mia voce risuonò nel corridoio senza una dovuta risposta. Ci pensai qualche istante, poi presi coraggio ed aprì la porta con la tessera che avevo in mano. Cercai di fare il meno rumore possibile e solamente dopo qualche secondo, sussurrai nuovamente il suo nome. Attesi qualche istante, giusto il tempo per far abituare i miei occhi alla poca luce. Cominciai a camminare nel corridoio che sicuramente mi avrebbe portato alla camera. La chiamai nuovamente ma nessuna riposta, finché ad un tratto quando il corridoio terminò finalmente ebbi una risposta a quel mutismo.

La stanchezza aveva fatto il suo dovere, lasciando che il sonno si rendesse padrone del suo corpo. Sorrisi guardandola mentre dormiva beatamente e perché no? Immaginai anche che nella sua testa si stesse materializzando l'immagine di una nuova giornata.

Lasciai la tessera sul tavolino, convinto di andarmene e di togliere il disturbo il prima possibile ma, il mio sguardo fu attratto da una macchia nera posta nel letto vuoto, probabilmente quello di Jessica. Mi avvicinai senza fare il minimo rumore e con delicatezza afferrai il libro, aperto e rivolto verso il basso per mantenere il punto in cui probabilmente era arrivata. Mi sedetti sul materasso e sfiorai con la punta delle dita la copertina lucida nera, ammirando per qualche istante quel fiore mezzo bianco, imbevuto di un colore rosso che immaginai fosse sangue data la materia che trattava. La curiosità crebbe sempre di più e prendendo un bel respiro, aprì il libro nel punto esatto in cui era aperto.

Lessi velocemente, facendo schizzare lo sguardo fra le righe del libro. Più di tanto non capì che cosa stesse accadendo, ma continuai comunque e leggere con gli occhi quello che la scrittrice lasciava detto. Poi la mia testa fu catturata da delle parole:

«Torna subito all'ombra! Muoviti!».

Sembrava perplesso. Mi sfiorò piano una guancia con le dita. Non si era nemmeno accorto del mio tentativo di riportarlo indietro. Era come spingere contro le mura di cinta. La campana suonava, ma lui non reagì.

Ci trovavamo entrambi in pericolo di morte. Eppure, in quell'istante, mi sentii bene. Intera. Finalmente sentivo il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene. I miei polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine si era chiusa senza lasciare traccia. Mi sentivo perfetta, come se la ferita non si fosse mai spalancata. “

Parole che a mio parere descrivevano in un modo sorprendentemente perfetto l'immagine che avevo io dell'amore.

Rilessi all'incirca quelle parole per ben tre volte, immaginandomi che cosa era accaduto prima di quell'evento narrato e di come potessero essere quelle emozioni. In un primo istante lasciai perdere, ma era come se una voce dentro di me, chiamatela pure coscienza o quello che volete, mi costringesse a chiudere gli occhi e a pensare. Rilasciai il libro nello stesso punto in cui lo avevo trovato e così feci, chiusi gli occhi appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Immaginai il calore di un braccio avvolto attorno al mio, regalarmi calore, un calore carnale e nel momento esatto in cui si sciolse, subentrò il freddo. Sì, era un calore vero che poteva benissimo assomigliare a quello descritto nel libro.

Immaginai per qualche secondo, una possibile fragranza in grado di farmi impazzire. E in pochi istanti si aprì lo scenario di una rosa.

Immaginai allora la sensazione di questo cuore che batte nel petto, come se stesse facendo un enorme sforzo per non impazzire. Sì, l'immagine era ben nitida nella mia testa, come se apparentemente avessi già provato quella sensazione.

Infine immaginai le sensazioni che mi potevano suscitare quei due elementi. Felicità, gioia, pienezza, completezza. Sì, erano perfetti.

Lasciai che le immagini nella mia mente prendessero forma, mostrandomi per qualche secondo, come dei veloci flash, la mia immagine, quella di un ragazzo felice mentre cammina tranquillo e beato. Ma piano piano l'immagine si allargò sempre di più, mostrando all'inizio le sue braccia avvolgere il mio. Risentì nuovamente il mio cuore creare quella melodia che avevo ascoltato qualche ora prima con lei. Finalmente l'immagine ebbe una inquadratura più ampia, che se dovessimo usare il linguaggio cinematografico potremo dire benissimo un'inquadratura western. E con essa, si materializzò anche la completa figura di lei sorridente e scherzosa.

Riaprì di scatto gli occhi, incontrandola nuovamente davanti a me, questa volta realmente presente e non immaginata nella mia testa. I lineamenti perfetti del suo volto erano gli stessi che avevo immaginato e le sue labbra che disegnavano il sorriso che avevo immaginato era lo stesso.

Portai leggermente il volto verso di lato, ostacolandomi così la sua visuale. Il cuore cominciò a risuonare, esattamente come qualche ora prima. Ma questa volta era qualcosa di più straziante, che stava solamente facendo largo nella mia testa a quelle stesse parole del libro presenti nella mia realtà.

Chiusi gli occhi, portando le mani fra i capelli, sperando che quel suono la smettesse di martellarmi nel cervello. Ma nel momento esatto in cui il buio si presentò davanti a me, una nuova immagine si aprì come un sipario durante l'ultima rappresentazione di un'opera teatrale. La sua voce che mi indicò che in quel locale c'erano Mike e Jessica. Nuovamente la melodia della sua voce che mi diceva “Hei perdente, vinco io!”. La sua camminata leggera ed elegante, che sfiorava appena il suolo. Il suo cappotto nero che ad ogni passo si muoveva raffinatamente. Poi si voltò, in una sorte di mezzo giro, e nel momento esatto in cui mi sorrise, al posto del cappotto nero, indossava un'impermeabile di un marrone chiarissimo. E in quel preciso istante, la canzone di quel sogno, fatto qualche giorno prima, cominciò a risuonare nella mia testa.

Riaprì gli occhi aprendo leggermente le labbra, in modo che l'ossigeno riuscisse ad arrivare meglio ai miei polmoni. Ma non riuscì a rimanere in quella posizione. Mi voltai allora verso Alice che ancora dormiva beatamente. Dovevo assolutamente lasciare che i miei occhi vedessero lei realmente e non in una stupida immagine della mia mente, pur sempre affascinante dato il soggetto.

Piano piano il respiro tornò regolare e come se non fossi padrone delle mie azioni, lasciai che il corpo venisse comandato da quello che provavo e che io non conoscevo data la natura inconscia. Mi alzai dal materassi facendo forza con le mani e con un movimento lento mi abbassai nuovamente, rannicchiandomi sulle gambe più o meno ad altezza volto. Il suo respiro era regolare e mi bastava anche solo un normalissimo respiro per sentire quel profumo che avevo amato inconsciamente.

Sospirai mentre nuovamente la realtà mi si parò davanti agli occhi e per qualche secondo appoggiai la fronte sul materasso. Era giusto tutto questo? Era giusta la sensazione che mi sembrava di avere dentro di me nei suoi confronti? Possibile che stessi provando in qualche modo una certa attrazione per Alice Cullen?

Rialzai il capo, incrociando nuovamente il suo volto, così rilassato. E, ancora una volta, ascoltai quello che il mio corpo mi dettava. Alzai piano piano la mano gelata, e con la punta delle dita, con estrema lentezza, sfiorai appena la superficie delle sue guance. Il contatto provocò la sensazione di calore che avevo sempre percepito quando Alice mi sfiorava e che io, stupidamente, avevo ignorato, considerandola come una cosa del tutto normale.

Ma ora, non lo era più. Tutto quelle sensazioni, pensieri e quant'altro che per quella giornata li avevo considerati “strani” ora, erano la conferma di qualcosa di più profondo ed intenso.

La mia mano continuò a sfiorare il suo volto, fino a quando mi resi conto che forse era il momento di andarmene. Afferrai delicatamente l'estremità delle lenzuola e con un movimento delicato le alzai leggermente, mentre le gambe si stesero costringendomi ad alzarmi in piedi. Ammirai ancora una volta il suo volto finché mi voltai velocemente in modo che quel sentimento non mi costrinse a voltarmi nuovamente.

Più camminavo lontano da lei, più sentivo una strana sensazione contorcersi mentre le continue immagini continuarono a materializzarsi nella mia testa. Compresa un'altra, che fino ad allora non avevo preso in considerazione: il comportamento che avevo avuto quando quei due ragazzi ammiravano fin troppo Alice. E più ci pensavo e più la rabbia cresceva. Ma tutto ad un tratto, nel momento esatto in cui mi sedetti sul bordo del letto, pronto per la supremazia della stanchezza, l'immagine di Joseph mi si parò davanti agli occhi.

Ecco il particolare che non avevo preso in considerazione. Ecco la persona che aveva potuto benissimo distruggere con un nulla il sentimento che provavo per Alice. Era Joseph che risiedeva a fianco di Alice, non io.

Dovevo lasciar perdere? Lasciare che quel sentimento fosse solo mio e che dovesse quindi rimanere solo chiuso dentro di me?

«Non mi dire, che tu stesso, per amore di qualcuno, non stravolgeresti la normalità delle cose»

Le sue parole ritornarono nella mia testa. Avrei stravolto la normalità per lei?

Non diedi una risposta a quelle domande, e senza pensarci due volte mi infilai sotto le coperte pesanti di quel letto. La voce che avevo nella mente era la sua, come lo era anche la sua immagine, perennemente presente dentro di me, mentre le immagini di Joseph cominciarono a vocalizzarsi. Lui, accanto ad Alice, le mani sulle sue spalle e con voce roca le sue parole penetrarono dentro di me, dentro la carne del mio cuore come delle lame di ghiaccio: She's mine.

 

 

 

Risposte recensioni:

@alicecullen19 Ciaro cara, ti ringrazio per aver lasciato un tuo parere ;) Bé, scriviamo pure “meno 1” dato che uno dei due si è capito ;) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un mega abbraccio!

 

@I_love_Ashley_Greene Ciao Jay! :D Cavolo quanti bei complimenti che mi hai detto *-* Veramente non sai quanto mi faccia piacere leggerli, ma come dico sempre, se anche tu hai qualcosa che non ti piace della storia o che ne so del mondo di scrivere non farti problemi a dirlo chiaro e tondo (quadrato non mi piace -__-)

Allora facciamo così, io aspetto Piaciugo eh! L'hai detto quindi ora aspetto e se non me lo ritrovo sotto l'albero il 25 dicembre ti vengo a cercare! XD

Ok dai, dopo questa bella cavolata posso anche scavarmi la fossa dove nascondermi xD

Come sempre spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e se lo vorrai lascia pure una traccia del tuo passaggio! Fanno sempre comodo xD

Ah e mi dispiace di averti fatto prendere un colpo con l'avviso per il compleanno di Alex! XD Sono scoppiata a ridere!

Un mega abbraccio, non Paciugoso dato che dovrai regalarmelo -__-

 

@EDVIGE86 Ciao cara! Mi dispiace che sia stata una brutta giornata, non dovrebbe capitare mai a nessuno cavolo. Spero che comunque sia tutto ok, nulla di grave... Anzi! Sai che ti dico? Ti scrivo una cosa che una volta mi ha detto una persona moooolto importante in una recensione di una mia storia: non farti problemi a parlare qui, dove l'unica cosa che conta sono il peso delle parole e i loro sentimenti racchiusi al loro interno.

.Ok....Forse le tue parole non erano proprio simili però dai, il concetto era quello cara mia xD

I tuoi complimenti mi fanno sempre sorridere e naturalmente stra piacere non sai quanto!

Allora... Si hai perfettamente ragione, Jasper ha dato la possibilità di aprirsi nei confronti di Alice ma, quando ci ho pensato mi sono balzate in mente due cose: primo, personalmente se una persona mi dà la possibilità di conoscerla io aspetto un po' di tempo prima di sommergerla dalle domande. Ecco per cui ho scelto che in questo capitolo Alice si slancia solamente per chiedergli una cosa che aveva già cercato di chiedergli. Secondo, volevo che Jasper fosse completamente aperto perché conscio del fatto che per lui, Alice è più di una semplice persona/amica. Ed ecco qui la comparsa di questo capitolo!

Che, fra l'altro, spero che ti sia piaciuto! Detto questo ti lascio un mega bacione abbraccione, confermando una cosa: evviva la coppia Jay e Ash! XD

 

@Alex_Lestrange Ciaoooooooooo! XD Io tutto bene dai tu?? Ah, ho preso in considerazione il fatto di cancellare l'avviso per il tu compleanno e.... Mi dispiaceva cancellare tutte le tracce :( Così ho scelto di sì cancellare, ma di copiare qui sotto alla fine di tutto, l'avviso e le risposte che ho ricevuto in quell'avviso (ovvero gli auguri che alcuni ti hanno fatto xD). Accettalo come una sottospecie di regalo dai xD

Passando al capitolo, interessante l'opzione Alice che prende sostanze stupefacenti xD La prendetò in considerazione carrrrrrrrra!

Hai ragione, avrei potuto utilizzare il viaggio come mezzo per conoscersi meglio ma, penso che in questi giorni tutto verrà svelato ;)

Ecco, ti dirò la verità, questo capitolo non è stato complicato nel scriverlo ma, diciamo, avevo paura di essere troppo esagerata. Nel senso, di aver fatto scoprire il tutto a Jasper troppo brsucamente. Quindi ti chiedo di dirmi se lo vedi anche tu così oppure no. Perché veramente, ogni volta ho una certa ansia quando posto un nuovo capitolo xD

Quindi, qualcosa di gustoso penso di averlo lasciato. Ma forse è stato troppo gustoso chi lo sa!

Come sempre spero che almeno un po' questo capitolo ti sia piaciuto e come sempre, solo se tu vorrai, non vedo l'ora di leggere il segno del tuo passaggio, come sempre bello da leggere!

Un mega abbraccio Paciugoso e ancora tante angurie! XD

Ps. Per la cronaca io non perdonerei Mary che ti ha fatto gli auguri in ritardo -___-

 

mary whitlock Parli del diavolo e spunta Mary xD Scherzo io! Ciao Cara come stai??? :D

Anche per te sono scoppiata a ridere leggendo il tuo commento riguardo l'avviso. Attacchi di panico xD

Passando alla storia. Allora ho scelto di dare un'immagine diversa di Mike e Jessica perché poverini mi fanno pena. Tutti dicono su a loro che poverini sembrano alla fin fine gli stupidi di turno. Bé va bé insomma, ho voluto staccare dal normale ecco tutto xD

Come ho già detto, Alice non ha colto subito l'opportunità che gli ha dato Jasper, perché a mio parere (esempio stupido lo so) se una mia amica mi dice “Fra, ho una nuova maglietta è favolosa” Io chiedo se me la potrà prestare e se la riposta è “sì” bé poverina aspetto a tartassarla per farmela prestare! XD Sì lo so esempio stupido però dai.. ormai penso che tu abbia capito con chi stai parlando xD

Allora mi sono detta, ok niente domande troppo personali, che caspita gli facciamo fare? Doveva esserci qualcosa di bello e... Ho pensato che Jasper si lasci più andare se capisce che cosa prova per Alice. Ed ecco questo capitolo! E poi... Diciamo che anche io ero curiosa di sapere come avrei scritto il capitolo xD

Ooooohh! Che belle le frasi che hai scritto *-* Ciò... Aspetta... Non perché voglio vantarmi di averle scritte io, per niente, ma perché sono le mie preferite *-* Che cosa dolse...

Per la cronaca... Tu ti tieni Paciugo, io Jazz -__- Tze... Senti questa....

Eccoci qui allora, spero che il capitolo ti sia piaciuto almeno un po' e non vedo l'ora di leggere la tua recensione e naturalmente le famose frasi :P

 

@Tutti: perché ho scelto di inserire un libro della Meyer (in particolare New Moon)? Primo: allora New Moon è stata la casualità. L'ho riletto velocemente e mi sembrava una parte perfetta quella per la situazione.

Secondo: ho inserito una specie di mia cosa, nel senso che io all'inizio la pensavo esattamente come Jazz: Twilight = Cavolata abissale. L'ho criticato, sono stata un'anti Twilight per un bel po', ma poi la mia migliore amica mi fa “Ok, provalo allora!” E da quando ho letto Twilight ho spazzato via tutti gli altri e me li sono mangiati xD (….In senso metaforico eh O.o ) Per questo sono debitrice alla mia migliore amica che mi ha fatto scoprire questo mondo *-* Mi sa che dovrò ricambiarle il favore xD

E come Jasper, prima ero schifata da cotanta fama per questo libro, poi però ne sono stata affascinata. Ora? Bé ora si mi piace, molto, ma mi dispiace che venga commercializzato da tutti e in qualsiasi modo. Ma va bé di certo non me lo farà odiare e in fin dei conti è solo un mio punti di vista.

 

Mi sembra di aver detto tutto, lascio qui il contenuto del vecchio avviso che avevo lasciato con le rispettive recensioni. Un abbraccio a tutti quelli che leggeranno il capitolo !;)

 

 

 

Avviso:

 

Sì, anche io ogni tanto metto qualche Avviso.

No, tranquilli, nessun buco mentale che mi interrompe il proseguimento della storia (tranquilli a chi piace questa storia continuerà e sfortunati saranno quelli che invece non la sopporta xD).

No, sto alla grande. Non sono ancora caduta o scivolata sul ghiaccio. Sto beeeenone!

No, Twilight mi piace ancora e continuerà a piacermi (e a proposito, questo lo capirete maggiormente anche nel prossimo capitolo ;) )

No no no, nessuna vacanza in arrivo, quindi continuerò (si spera) ad aggiornare il prima possibile.

E per tutte le altre cose, come punizioni o robe varie... NO!

Allora vi chiederete “Perché cavolo ha inserito un avviso?!”

Bella lì!

Ho deciso di creare questo piccolo avviso (che verrà poi sostituto con il prossimo capitolo), per avvisare di una cosa abbastanza rilevante.

Almeno per me.

Non vogliono creare casini, ma mi sembrava d'obbligo ricambiare con una specie di regalino, l'impegno e la costanza. Carattere che hanno un bel po' di persone come te, che ancora stai leggendo o che forse inizierai proprio da adesso.

Ma oggi, 10 dicembre 2010, è mio obbligo perché voglio farlo e perché devo farlo, fare i più sinceri auguri alla nostra Alex_Lestrange, che oggi compie gli anni! (che poi, quanti saranno? O.o 18? 20? 50? E' un vampiro?! O.o)

Ho dovuto farlo per, in qualche modo forse anche con un risultato pessimo, ricambiare la sua fatica di recensire ogni santissimo capitolo, dall'inizio, dal primissimo capitolo!

Quindi, arrivati a questo punto, faccio i più calorosi auguri alla mia lettrice e recensitrice (esiste come parole? O.o), sperando che questo sia un bellissimo giorno e che di questi tu possa viverne 10, 100, 1000 e di più! E' stata una fatalità, perché se tu non me lo dicevi io nemmeno lo sapevo, quindi... Ho colto l'opportunità di farlo!

Insomma, ho avuto una bella botta di fortuna xD ( per non essere volgare)

E ti spedisco virtualmente un mega bacione con la particolarità di un abbraccio Paciugoso!

Ah e mi raccomando, raccontaci tuuuutto quello che è successo eh ;) Regali, festa tutto quanto!


 

Detto questo, colgo anche l'occasione di ringraziare tutti quanti, anche tu che stai leggendo, e anche se non conosco il tuo nome, o se conosco solamente il tuo nickname, fai finta che alla parola “tutti quanti” ci sia scritto proprio il tuo nome!


 

Un mega abbraccio Paciugoso (questa volta il mega bacio lo lascio ad Alex dato che è il suo compleanno U.U ) a tuuuuuuti voi! Alla prossima! :)

Fra!

 

Recensione di Alex_Lestrange :Ommioddio non ci posso credere, mi hai dedicato un post XD
Ti ringrazio infinitamente tesoro, sei la prima persona che mi fa sorridere davvero in questo triste giorno.
Essì, ho anche io la sindrome alla Bella Swan... l'idea di invecchiare mi deprime ogni anno di più.
Comunque no, non sono una vampira per mia immensa sfortuna... se così fosse spenderei la mia immensa sfortuna... se così fosse spenderei la mia eternità alla ricerca di Jasper U-u
Ho solo la 
bellezza di 19 anni XD
Ti ringrazio ancora una volta Fra per il pensiero carino, nessuna conoscenza virtuale aveva mai fatto una cosa per me *-*
Grazie grazie grazie, ricambio i baci e gli abbracci Paciugosi, te li meriti davvero!
Ci sentiamo al prossimo capitolo allora <3
Comunque volevo dirti che, se hai msn o fb, mi piacerebbe aggiungerti ad entrambi.
Un bacio <3<3

 

Recensione di  I_love_Ashley_Greene : Oddio, mi ero spaventato! Ma ora ho solo una cosa da dire...
Tanti auguri Alex!!!! (anche se non ti conosco! ;) )
Jay

 

 

Recensione di mary whitlock : Ammetto che all'inizio mi è preso un colpo!!! credevo che avessi aggiornato senza aspettare la mia recensione... ç.ç
invece no! è una bella notizia!!!!!!!!!!
qui non c'è bisogno di fare una recensione stra lunga, dico solo
TANTI AUGURI ALEX!!!
anche se un pò in ritardo... chiedo perdono... :)
Mary 

   
 
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