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Autore: DamaVerde    12/12/2010    2 recensioni
La Magia Sperimentale crea sempre un pò di confusione. Rodolphus Lestrange lo capirà molto presto; eppure per cambiare un triste destino potrebbe valerne la pena! Come la prenderà l'Oscuro Signore?!
Sì, ahinoi, questa è una dubbia storia a proposito dei viaggi interdimensionali di una sagace Babbana.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Voldemort
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto, Da VII libro alternativo
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La vita è sogno, il sogno di un sogno…
Ma la verità è che ci sono sogni e sogni.
Maya
 
E’ stato egoismo, nulla di diverso.
Io rivolevo quello che mi spettava, e lei adorava l’idea di giocare alla roulette russa.
A pensarci bene eravamo tutti uno più pazzo dell’altro; non credo che si caverebbe un ragno dal buco se si provasse a decidere chi l’ha fatta più grossa.
Dobbiamo tutti morire; ho pensato che se proprio dovevo… preferivo farlo a modo mio. E che si fotta l’Oscuro!
Rodolphus Lestrange
 
Capitolo I: In Ritardo per la Cena
 
L’uomo salì le scale in silenzio, gettando solo un’occhiata alla figura che lo seguiva… i passi resi incerti e goffi dalla pesante imposizione delle maledizioni che l’obbligavano a piegarsi alla volontà del Mangiamorte, ad accompagnarlo senza poter opporre resistenza.
- Siamo quasi arrivati.
Rodolphus Lestrange sospirò, si fermò ad osservare la sala illuminata dalle fiamme che danzavano nel gigantesco caminetto senza decidersi a varcarne la soglia. Arretrò di un passo, deglutendo, mentre gli occhi si abituavano alla luce mobile ed incerta, mettendo a fuoco la misera figura di donna che galleggiava sulla tavola… un burattino sospeso sul baratro della tragedia. D’istinto cercò un volto tra quello degli uomini vestiti di nero che sedevano tutto intorno; il volto più crudele, il più assetato di sangue.
Ma sua moglie non si accorse di quello sguardo, rise per qualcosa che l’uomo seduto a capotavola aveva detto e le sue labbra si tirarono in una smorfia di derisione.
Poi un lampo di luce verde saettò nell’aria ed il corpo della donna cadde giù, con un suono sordo che gli diede la nausea.
Rodolphus avvertì il gemito che era sfuggito al prigioniero dietro di lui e lo compatì.
Tornò ad arretrare nell’ombra, calando il cappuccio più giù sugli occhi dell’altro. Sentendosi vagamente a disagio perché era stato lui stesso a trovarlo, a cercarlo, a catturarlo.
Strano, si disse, come all’improvviso fosse diventato capace di pietà, capace di dispiacersi per la sorte delle vittime.
Mi spiace, pensò, di essere arrivato fino a questo punto. Mi spiace di averti portato qui, condannato per i miei desideri personali ma non posso neanche lasciarti andare.
Non per la prima volta si domandò se non sarebbe stato più caritatevole nascondere tutto, uccidere quella persona lui stesso in modo meno doloroso di quanto avrebbero potuto fare sua moglie o gli altri se le cose si fossero messe per il peggio.
Spinse la figura rigida e incappucciata nello spazio tra due colonne, nascondendola con il proprio corpo mentre la maggior parte degli uomini nella sala si riversava fuori, verso le scale.
- Questa è tutta la pietà che oggi posso darti. Coraggio… iniziamo. – sussurrò. Non disse che era ben poca cosa, perché Bellatrix non si era allontanata dal suo Signore, ed affrontarli entrambi… scosse la testa.
Attese ancora un po’, finendo di decidere cosa dire e cosa tacere.
- Lestrange… - la voce metallica lo raggelò – Per quanto tempo ancora pensi di restare lì? C’è forse qualcosa che stai tentando di nascondere all’Oscuro Signore?
Rodolphus strinse le labbra, e uscì allo scoperto trascinandosi dietro il prigioniero.
- Rodolphus? – Bellatrix inclinò il capo, rivolgendogli un’occhiata perfida – Cosa hai portato, Rodolphus? Un regalo?
La ignorò, camuffando con un piccolo colpo di tosse il sorriso che avrebbe voluto  rivolgerle e si concentrò sulla figura terribile che le stava accanto.
Voldemort socchiuse gli occhi, senza degnare di attenzione il prigioniero, e Rodolphus si sforzò di spingere sul fondo della propria anima tutto quello che non avrebbe potuto dire.
- Mio Signore. – si inchinò – Ho alcune novità.
- Non c’è Harry Potter sotto quel cappuccio, vero? – Lucius Malfoy si avvicinò di un passo.
- No, Lucius. – Rodo si concesse un vero sorriso – No. Dovrei raccontarvi una breve storia, se me lo consentite.
Lord Voldemort si accomodò su una poltrona accanto al camino – Comincia. – ordinò.
- In un eccesso di zelo, mio Signore, ho riflettuto sui mezzi che i seguaci di Silente avrebbero potuto usare per tentare di ingannarci. Mezzi… infimi, certo, inadeguati ed inadatti alla dignità di un mago, ma pur sempre mezzi a loro disposizione. Così ho tentato un incantesimo nuovo. Un incantesimo del tutto sperimentale.   
- A meno che il tuo incantesimo non avesse condotto tra le mie mani il ragazzo Potter. – soffiò Voldemort – Non vedo cosa avresti potuto fare. Non sai che la superbia è una terribile nemica, Rodolphus? Non sai che solo il tuo Signore possiede le chiavi? Non ti fidi di lui, forse?
Bellatrix si irrigidì, scoccando un’occhiata impietosa a suo marito.
- Mio Signore… - Lestrange chinò la testa, intimamente grato per l’idea che Voldemort si mostrasse disinteressato alle sue sperimentazioni – Mi rendo conto del mio errore, ed è per questo che sono qui a rendertene conto. Ho cercato qualcosa che potesse aiutarci, pur non avendone affatto bisogno, ovviamente. Il fatto è, però, che cercando in uno spazio molto più ampio, in più spazi… ahm, mi sono imbattuto in questa persona.  - si voltò verso la figura coperta dal mantello.
Il prigioniero tentò di muoversi, ma la maledizione che gli era stata imposta non gli concedeva tregua. Inciampò, e cadde ai piedi dei maghi.
- Questa persona? – Malfoy inarcò un sopracciglio.
- E’ questo il punto, ed il… problema.  
- Chi c’è sotto quel cappuccio? – domandò Voldemort con dolcezza.
- Non un mago.
- Rodolphus! – Lucius si passò due dita sulla fronte – Non avrai portato un Babbano in casa mia? 
Lestrange provò il bizzarro desiderio di ridere; se ne stavano tutti lì davanti, gli alti ranghi dei Mangiamorte e l’Oscuro in persona, affacciati su un futuro di disordini e guerra, di incertezze. E Lucius si preoccupava che un Babbano fosse entrato in casa sua? La comicità di quel pensiero si spense in un attimo; a pensarci bene Lucius aveva accanto moglie e figlio. Per quanto le cose potessero spingersi oltre quel legame, quel legame particolare non sarebbe stato compromesso.
- Non uno qualunque. – sussurrò  - Uno che sa alcune cose.
Voldemort ridacchiò – Sa delle cose? E quali grandi conoscenze possiedono i Babbani che l’Oscuro possa desiderare o ricercare?
- Mio Signore, nel tentativo di trovare qualcosa, qualcuno… - Rodolphus scosse la testa, cercando di mettere insieme una storia che fosse vera pur non essendolo completamente – Ho ampliato le ricerche sul tabù che è stato imposto al tuo nome. 
- Davvero? – Bellatrix digrignò i denti – Hai cercato oppositori che si fossero andati a rintanare sotto la sabbia di qualche lontana isoletta ai Caraibi?  
Lestrange trovò la forza di guardarla negli occhi – No, più lontano.  
Severus Piton emerse dal silenzio e dalla penombra – Il tabù può essere imposto solo ai maghi, Rodolphus. Hai detto che quello non lo è.  
Lestrange sorrise – Esatto, esatto Severus. Io ho provato a spingere la magia… più oltre. – deglutì – Più… oltre.  
- Non intendi semplicemente dire che hai deciso di indagare anche sui non maghi? O più in là dei confini dell’Europa, suppongo.
- No, ecco… no. – Rodolphus si passò una mano tra i capelli – Ho sperimentato, dovete capire questo. Ho provato a spingere le mie ricerche più oltre, ma senza sapere esattamente dove avrei dovuto fermarmi. Intendevo scoprire se ci fossero cose che ci sfuggivano. Armi che non erano alla nostra portata. Aiuti solo per l’Ordine… fantasmi, demoni, altre creature magiche. Non possiamo escludere che l’Ordine abbia alleati oltre le normali soglie di comprensione che noi…
Voldemort lo interruppe con un gesto della mano.
- Fantasmi? – rise – Temevi che persone morte… morte, Rodolphus! Potessero sconfiggere colui che ha vinto la Morte stessa?! Creature effimere, deboli! O… demoni! Demoni! Esseri inferiori che noi imprigioniamo perché siano al servizio della nostra magia… tu credevi che queste forme inferiori potessero danneggiare il tuo Signore. O peggio, che custodissero segreti al di là della portata di Lord Voldemort. – le sue lunghe dita pallide scivolarono a stringere l’impugnatura della Bacchetta magica – E’ questo, Rodolphus? Questa è la fiducia, la fedeltà…
- Mio Signore! – Bellatrix scivolò in ginocchio davanti alla poltrona – Mio Signore! Noi siamo sempre stati i più fedeli, siamo stati noi i primi a cercarti.
Rodolphus serrò la mascella. Oh, Dio… pensò, quanto vorrei che mia moglie stesse davvero tentando di difendere me. Ma sapeva che era la propria posizione, ciò che Bellatrix era agli occhi dell’Oscuro che avrebbe difeso fino allo stremo.
- No, mio Signore. – Lestrange avanzò di un passo, con decisione – No. Non ho alcun dubbio in te. Nessuna incertezza. Ed è per questo che adesso sono qui. Tuttavia resta il fatto che lì dove ho cercato c’erano dei Babbani che sapevano di te, di noi. Babbani capaci di riconoscerci, di descrivere i nostri volti. E protetti contro la legilimanzia, ed il  veritaserum che su di loro non hanno alcun effetto.
- La tortura, allora! – urlò Bellatrix, rialzandosi – Posso farlo io, posso…
- No! – per la prima volta Rodolphus la allontanò, le bloccò il polso – Non ti rendi conto dell’enormità di questa cosa, Bellatrix? Ho spinto le mie ricerche così oltre… - scosse la testa – Fino ad un punto dove le interferenze del tabù erano violentissime. E non c’erano maghi! Non sapevo in che direzione spingermi ancora, ma ero così curioso di sapere ed ho portato indietro la causa dell’interferenza più vicina. Era strano, preoccupante… ma non fino a questo punto, capisci? Quella persona sa chi sei, sa chi è ognuno dei presenti in questa stanza pur non avendoci mai incontrati prima.
- Ma… - Narcissa Malfoy inclinò il capo – Non capisco, Rodo. Può darsi che l’Ordine si sia semplicemente servito di Babbani per qualcosa. In fin dei conti, però, si tratta solo di Babbani! A chi importa che possano riconoscerci?
Severus scosse la testa, rivolgendo a Lestrange uno sguardo che gli sembrò un po’ troppo interessato, un po’ troppo perspicace – C’è di più, Narcissa. Credo che Rodolphus stia cercando di farci capire che quello che conta in questa storia è la… distanza.  
Lestrange annuì, ma Voldemort si alzò di scatto prima che potesse continuare.
Rodolphus rabbrividì, leggendo nei suoi occhi di serpente il sospetto e la collera.
- Fantasmi, demoni, Babbani! – Bellatrix si frappose tra Voldemort e Rodolphus, che si mosse verso il prigioniero – Mio Signore, imploro il tuo perdono; Rodolphus deve aver perso la ragione nel tentativo di compiacerti. Ucciderò subito quel sacco di stracci lì per terra.
Rodolphus si inchinò profondamente – Mio Signore, ti prego! Concedimi di continuare questa ricerca! Concedimi di occuparmi del prigioniero e di interrogarlo a modo mio!
- Potrebbe essere… interessante. – sussurrò Severus.
L’espressione sul volto di Voldemort era di puro disgusto – Sta bene, Rodolphus, per questa volta ti concederò di fare a modo tuo. Ma solo questa volta, ricordalo bene, il Signore Voldemort è pietoso… fino ad un certo punto. Ma, dopotutto, forse sarai tu stesso a stancarti di questo gioco molto presto; il Ministero cadrà prima che il mese sia concluso. Allora avremo tutte le informazioni necessarie per conoscere le indegne opere dell’Ordine, e tutto sarà finito.
Sorrise e si allontanò verso la porta. Bellatrix lo seguì trasudando disprezzo.
- Allora, Rodolphus… - Severus socchiuse gli occhi – Un uomo come te può essere davvero tanto sconvolto all’idea che Silente si sia servito di messaggeri Babbani, o stupidaggini del genere? Non dovresti nascondere nulla all’Oscuro. Forse dovresti parlarmi, ed io potrei aiutarti ad appianare i tuoi dubbi.
Lestrange sorrise – Nessun dubbio, Severus. Tu conosci la mia passione per le ricerche e la sperimentazione. Volevo solo un’autorizzazione ufficiale, può darsi. Ora, se vuoi scusarmi… - afferrò il prigioniero e lo sollevò di peso – Ho davvero fretta.
(...continua.)
   
 
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