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Autore: DamaVerde    01/01/2011    0 recensioni
La Magia Sperimentale crea sempre un pò di confusione. Rodolphus Lestrange lo capirà molto presto; eppure per cambiare un triste destino potrebbe valerne la pena! Come la prenderà l'Oscuro Signore?!
Sì, ahinoi, questa è una dubbia storia a proposito dei viaggi interdimensionali di una sagace Babbana.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Voldemort
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto, Da VII libro alternativo
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Capitolo 2: In Assenza di Martiri Migliori
 
Rodolphus Lestrange depose il prigioniero su una delle poltrone disposte in semicerchio davanti al camino spento.
Il suo studio e rifugio era un ampio locale ingombro di oggetti in buona parte bizzarri, ai quali erano stati aggiunti altri ben più comuni e familiari come per cercare di dare l’idea di un posto accogliente. Rodolphus agitò la Bacchetta e diverse candele si accesero in contemporanea, mentre lui si liberava dei guanti e del mantello gettandoli su un piccolo divano che all’occorrenza fungeva anche da letto.
- Non è il massimo, ma questo posto è certamente più sicuro di casa mia. – sollevò le spalle, e si riavviò i capelli castani striati di grigio in un gesto automatico – Ed è lontano anche da Piton, anche se ancora non sono sicuro di dovermi fidare di tutto quello che dici. E’ andata bene, a proposito. Come speravo che andasse. Oh, non dire nulla… mi rendo conto che non si possa essermi grati per questo motivo. Poteva andare male e allora sarei tornato qui da solo, e senza sapere cosa altro fare. Ma se le cose continuano così… potremo accordarci davvero.  
Un Elfo Domestico varcò la porta d’ingresso e si inchinò – E’ quasi ora di cena, padrone. – annunciò.
- Sì, grazie Dorren. Ma per stasera non credo che sarà necessario essere troppo formali. Preferirei che ci portassi qui qualcosa di semplice.
L’Elfo si inchinò ancora – Porterò il carrello, signore.  
Rodolphus annuì distrattamente, concentrandosi su alcune carte ammonticchiate senza alcun ordine su una mensola. Le raccolse tutte e poi puntò la Bacchetta verso il camino, lasciando divampare delle allegre fiamme che presto consumarono ogni singolo foglio. Per buona misura Lestrange si guardò intorno con attenzione, cercando qualunque appunto gli fosse sfuggito. Raccolse qualche altra pagina ricoperta di una fitta scrittura disordinata e la infilò nel camino perché non ne restasse più traccia.
- Un servo obbediente non ripeterà più un esperimento riuscito male, né lascerà che altri si cimentino in una simile impresa. Ma, naturalmente, non c’è niente che fosse su quelle pagine che non sia ben impresso nella mia memoria.  
Due colpi assestati con difficoltà sul pavimento lo indussero a voltarsi, il prigioniero riuscì a colpire ancora una volta il pavimento con il tallone, ancora soggiogato dagli incantesimi.
- Me ne ero completamente dimenticato, Santo Cielo! – Lestrange agitò la Bacchetta e le maledizioni che erano state imposte furono revocate. La figura incappucciata si accasciò, sprofondando nella poltrona, come se non avesse più ossa in corpo.
Lestrange avvicinò una sedia alla poltrona, e si accomodò – Tutto bene?  
- No… mi sento come se da burattino di legno fossi stata trasformata in una medusa. Questa è l’idea di collaborazione dei Mangiamorte?
- Mi dispiace. – mormorò Rodolphus, allungando una mano per far scivolare indietro il cappuccio che lui stesso le aveva fatto indossare – Non è stata una cosa peggiore del persuaderti a darmi aiuto.  
Due occhi grigi e vibranti di rabbia si appuntarono su di lui – E tu sai come hai ottenuto quell’aiuto, o come lo otterrai. 
Lestrange si voltò a fissare un angolo in penombra – Ah, Maya! Per quanto tempo mi rimprovererai per questo? Non sono un mostro fatto e finito… ma poco ci manca. – sorrise, tornando a concentrarsi sulla donna con i capelli scuri e gli occhi scintillanti di collera – Sono un Mangiamorte, cresciuto con l’abitudine ad eliminare qualunque ostacolo si fosse frapposto tra me ed il mio obiettivo. Ho ucciso uomini che un tempo conoscevo bene… per quale motivo avrei dovuto provare ripulsa all’idea di far del male a degli sconosciuti? A gente così lontana… un altro mondo.  
- Un mondo dove non posso tornare! – sibilò la Babbana – Grazie a te! 
- E che vuoi preservare dalle maledizioni che potrei scagliare alla cieca se tu non mi aiutassi. – sibilò lui, l’acciaio nello sguardo.
- Ma guarda! Non sei così diverso da Bellatrix, allora!  
- Sssh… silenzio. – Rodolphus le fece scorrere la mano sul viso in una carezza lenta e gentile – Non sai di cosa stai parlando. Ho pregato di trovare un modo per risolvere tutto, convinto che avrei trovato un’arma. E poi, poi la magia mi ha portato te.
- Che strano. – mormorò lei – Hai pregato per una donna che avevi già avuto, e hai ottenuto in cambio una donna nuova. Forse questo vuole dire qualcosa.
- Mi stai tentando? – Rodolphus si avvicinò, fino a sfiorarle una guancia con le labbra – Non devi farlo, non farlo mai.
- Tu sai che non posso farlo.
L’uomo annuì, allontanandosi – Il solo modo perché tutti sopravvivano, il solo modo perché le cose si risolvano, il solo modo per avere ciò che desideriamo è collaborare.  
- E se, invece, giocando alla cieca peggiorassimo tutto?
Rodolphus scosse la testa – Le cose potranno peggiorare, ma solo perché poi possano migliorare.  
La donna si concesse una risatina – Non hai mai sentito dire che un malato, prima di morire, mostra improvvisi segni di miglioramento? E dopo è troppo tardi.  
Lestrange si riavviò i capelli arruffati con un gesto nervoso – In quanti sottili modi rimarcherai la tua onestà contro la mia perfidia? Per me il tuo mondo non conta nulla; ma anche se questo non è il tuo… tu vorresti proteggerlo?  
- Sono una Babbana, Rodolphus. Potevo esserci io al posto di Charity Burbage su quel tavolo.  
Rodo imprecò a mezza voce – Non c’è nulla che ti sfugga, vero? E questo per me è troppo prezioso!
Dorren bussò alla porta ed entrò senza attendere risposta.
Lestrange e la Babbana lo osservarono mentre lasciava il carrello portavivande a portata di mano – Se serve altro… -
- No, Dorren, vai pure. Credo che ce la caveremo così. -
Rimasero in silenzio per un po’, Rodolphus mangiando di malavoglia e la Babbana servendosi con generosità.
- D’accordo.
Il Mangiamorte sollevò la testa – Cosa?  
- D’accordo, facciamolo. – sospirò lei – Ma a modo mio, ed io non sarò tenuta a dirti tutto. Ti rendi conto che dovrai fidarti di una Babbana, di una persona che non puoi controllare con la magia? Potrei sbagliare e farci uccidere tutti. 
- Non può andare peggio di così. – Lestrange sorrise – Ho come l’impressione di non rischiare nulla. E, d’altro canto, sarò morto prima di un anno se tu hai ragione.  
Maya storse le labbra in una smorfia, concedendo un lungo sguardo al divano.
- Lenzuola e cuscini. – mormorò – Sono tua ospite da più di un mese, e sono sempre stati lì. Da quanto…  
- Troppo. – sibilò Lestrange.
- D’accordo. – la donna si strofinò le dita sugli occhi – Gesù… sarà un miracolo se riesco a far restare tutto in equilibrio fino al momento giusto. Non so neanche perché mi fido di te… perché ti aiuto.  
- Oh, si che lo sai. – ghignò Lestrange – E non è solo per quelle mie minacce.  
- D’accordo, ho detto d’accordo! – Maya si alzò di scatto, tagliando la stanza a grandi passi – Il Ministero cadrà il primo agosto. 
- Era nell’aria.
- Sì, ma… noi giocheremo un’altra partita in contemporanea. Ora, però, ho bisogno di sapere quanto vali, Lestrange. – sorrise – Quanto vali come mago.  
L’uomo sorrise – Mettimi alla prova.  
 
Doveva essere passato mezzogiorno quando Maya si svegliò. Acciambellata sulla poltrona aveva freddo e non c’era una sola parte del corpo che non le dolesse.
Si strofinò il viso, mettendo a fuoco il laboratorio e Rodolphus che sedeva alla scrivania, il capo chino su alcuni libri dall’aspetto orrendo. Aveva tutta l’aria di non aver riposato neanche un po’.
Quando si accorse di essere osservato le sorrise.
- Sembra che come mago io valga davvero qualcosa.
- Che libro è quello?
- Segreti dell’Arte più Oscura. Si tratta della prima edizione, credo che ne rimangano non più di tre o quattro copie in circolazione, è stato un dono di Severus. Vedi, nelle edizioni seguenti sono stati espunti diversi paragrafi interessanti.
Maya inarcò un sopracciglio.
- Non scenderò nei dettagli, ma ho trovato quello che mi serve per… rendere credibile l’opera.
Lei sospirò e chiuse gli occhi.
- Ci infileremo in una trappola di dimensioni enormi, e probabilmente non avremo mai il modo di uscirne. -
Lestrange chiuse il libro, ed annuì.
- Non avremo molto tempo per accordarci. Dopo la caduta del Ministero è probabile che non riusciamo più a parlare liberamente.
- Questa è la parte che mi dispiace più. – Rodolphus sospirò.
- Mi stai sacrificando per la donna che ami. – Maya inarcò un sopracciglio – Credo che questo sia il solo vero motivo che mi ha indotta a decidere di credere che tu sia davvero… ahm, meno peggio. – roteò gli occhi - Fa schifo, ma è meglio che essere sacrificati per il bene superiore. E d’altra parte sono qui, non è così? E’ così incredibile… e allora perché non dovrei accettare di comportarmi in modo altrettanto incredibile?  Forse questo è solo un sogno. Può darsi che io mi svegli, e… –  fece spallucce – Giochiamo, fino a quando possiamo scegliere di farlo. Non siederò qui in attesa di essere maledetta, non sarò l’eroina drammatica di questa storia.  
- Mi dispiace. 
- Non dire così. Somigli dannatamente a Johnny Depp, e se mi guardi con quell’espressione implorante… - ghignò.
- A chi?
- Lascia perdere… e Rodolphus… tra tutti quei dannati dettagli… ricordati che mi serve un biglietto per la metro. E tieni Severus Piton lontano da me, qualunque cosa accada.  
 (...continua.)
   
 
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