Drops
I need you by my side
Don't know how I'll survive
A day without
you is like a year without rain
C’è chi sente la
pioggia e chi si bagna.
Danilo serrò le labbra,
spingendo più a fondo le mani nelle tasche.
Sospirò, smettendo di
camminare. Avrebbe voluto annullarsi, mettere fine a tutto. Smettere finalmente
di pensare. Non desiderava altro.
Sapeva però, di dover
aspettare. Il momento giusto non era ancora arrivato.
Si guardò attorno, lasciando
che lo sguardo indugiasse sul paesaggio da sogno: i colori quel giorno avevano
deciso di giocare, fondendosi e amalgamandosi. I colori tetri del cielo, quelli
scuri degli uomini. Le diverse tonalità di grigio erano riservate alle nubi, minaccianti tempesta; le sfumature di nero, invece, erano
tutte per loro. Loro che erano lì, pronti a rendere omaggio al defunto.
« Ed
ora, diamo la parola ad un caro amico di Mauro. Si conoscevano ormai da, spero di
non sbagliare, molto più di vent’anni. Danilo, se vuoi
raggiungermi… »
Danilo annuì, lisciandosi i
pantaloni con una mano. Era nervoso. Sentiva gli occhi lucidi dei presenti
puntati su di sé. L’ansia che saliva, impossibile da trattenersi.
Superò le fila di sedie nere,
le persone vestite a lutto, i fasci di crisantemi.
Si fermò solo quando ebbe
raggiunto l’uomo che lo aveva chiamato: alle spalle della bara, proprio
di fronte a tutti. Si aspettava che di lì a poco gli sarebbe comparso un
microfono fra le mani, mentre la sua voce, giuliva, avrebbe commentato
divertita, rivolgendosi ilare agli spettatori.
Quel giorno però, era
diverso. Non era uno dei tanti. Non era a teatro, sul palco.
Era a un funerale.
« Direi che non so da dove
cominciare, ma temo sarebbe scontato come inizio » mormorò allora, schiarendosi
a disagio la voce.
« Questo è il mio terzo
funerale » disse, allentando il nodo della cravatta «
Il primo, di mio padre, risale ormai a troppi anni fa. Ero appena un bambino,
non è altro che un ricordo indefinito. Il secondo, invece, è ben radicato nella
mia memoria. Non volevo andarci, se proprio vogliamo essere sinceri. A
convincermi fu Mauro. Venne a svegliarmi, già vestito di nero, minacciandomi di
gravi ripercussioni se non mi fossi alzato. Questa volta, il funerale era di
mia madre. Non dovete biasimarmi. Ero un diciassettenne traumatizzato allora,
che se non avesse avuto la fortuna di avere un amico come Mauro, sarebbe stato
assente al funerale della propria madre. »
Danilo si tolse la cravatta,
un gesto nervoso ed esasperato.
« Dopo
la morte della mamma, non mi vergogno di dire che caddi in un pozzo senza
fondo. Non riuscivo più a risollevarmi. Sono convinto che sarei
ancora lì: a raschiare in un cumulo di droga, alcol e depravazione, se
non ci fosse stato lui. »
Danilo sorrise, sentendo una
goccia di pioggia scendergli lungo la guancia.
« Per chi ancora non lo
avesse capito, il lui in questione è sempre Mauro. Il
giovane uomo per cui siamo qui. Il ragazzo che ora, so che non suona bene, è
nella bara davanti ai nostri occhi »
Danilo ghignò, sollevando
felice il viso verso il cielo.
«
Penserete che sia pazzo. Sono sicuro vi starete tutti chiedendo per quale
assurdo motivo sono vestito di bianco, o perché mai sia contento del temporale
che sta per infuriare. Vi domanderete come mi sia permesso di mettermi a
parlare con così tanta insolenza di una povera anima che… »
Danilo si bloccò, la voce che
gli moriva in gola.
La cravatta gli cadde dalle
mani, scivolando pigramente sulla bara in ebano ai suoi piedi.
Quando ricominciò a parlare,
la voce era spezzata, fievole al punto da risultare eterea.
« Mauro per me è stato molto
più di un amico » cominciò, il respiro affaticato «
Ora ho, quanti anni? Trentasei. Sì, trentasei in giugno. Conosco Mauro da
quando ne avevo cinque »
Sorrise, scuotendo
impercettibilmente la testa.
«
Abbiamo fatto le stesse scuole, vissuto le stesse avventure. Patito gli stessi
dolori ed esultato per le stesse vittorie. Ero sempre io, tuttavia, quello più
fragile. Così com’è sempre stato Mauro a risollevarmi, a riportarmi a
galla. Il suo sorriso, le sue parole, non mi abbandoneranno mai »
Danilo non ricordava più
dov’era. Non vedeva le persone davanti a sé.
Sentiva le gocce farsi sempre
più insistenti, scendergli addosso e carezzarlo.
«
Potrei raccontare tante di quelle cose su di lui, da scriverci poi un libro. E
sono convinto che scalerebbe tutte le classifiche,
posizionandosi al primo posto nel cuore di tutti. Perché è questo che faceva Mauro.
Con i suoi occhioni marroni, da cucciolo smarrito e in cerca di coccole. Lui
che poi era sempre il primo a regalare tutto il suo affetto »
Danilo s’interruppe un
attimo, le labbra che tremavano.
« La pioggia poi, è sempre
stata una costante » mormorò di colpo, sollevando gli occhi al cielo. « Sì, pioveva quando ci siamo incontrati, pioveva quando
siamo diventati amici, piove adesso. Pioveva la prima volta che ci siamo
ubriacati, il giorno della laurea, quando abbiamo trovato un lavoro. Le prime
delusioni amorose, i primi veri amori. Pioveva. »
Danilo sospirò, chiedendosi
perché mai stesse dicendo tutte quelle cose.
Perché non stesse
semplicemente facendo quello che sapeva di dover fare.
Perché stesse perdendo tempo.
« Mauro diceva sempre una
cosa: diceva “ C’è chi sente la pioggia e chi si bagna ”
» Un sorriso incurvò le sue labbra, mentre con espressione assente continuava « Intendeva che… non credo ci sia bisogno di dirvi
cosa intendesse. Probabilmente nemmeno v’interessa. Voglio solo
aggiungere un’altra cosa. Io lo… »
Danilo non terminò,
allontanandosi di corsa.
Si allontanò dalla bara,
dalle persone, dal dolore. Corse, sotto la pioggia.
Si fermò solo quando ebbe
raggiunto il luogo che gli interessava.
Nel punto esatto in cui si
vedeva il mare.
A Posillipo, ecco dove Mauro
voleva essere sepolto. A Posillipo, a strapiombo sul mare. E Danilo aveva fatto
il diavolo a quattro affinché la sua volontà fosse eseguita.
Fino a due settimane prima,
Danilo era stato il debole. Mauro il forte.
Meno di quattordici giorni
prima, invece, i ruoli si erano invertiti.
Dall’istante in cui
Mauro aveva pronunciato quella parola, tutto era cambiato.
Cancro.
Stadio avanzato. Dolore,
paura, sofferenza. Solo quello si prospettava nel suo futuro. E sotto un
acquazzone, Mauro, aveva finalmente trovato il coraggio di dirglielo. Danilo si
era sentito mancare, mentre per la prima volta quegli occhioni da cucciolo non
erano pronti a sorreggerlo.
Qualcosa era cambiato.
Vedendo che la luce si spegneva negli occhi disperati dell’amico, il
fuoco aveva iniziato a bruciare in quelli di Danilo.
Come se tutta la forza si
fosse trasferita in lui. Come se avesse potuto affrontare ogni cosa.
Persino la morte.
Danilo non lo aveva lasciato.
Lo aveva fatto sorridere, era riuscito a farlo ridere. Lo aveva portato sulla
neve, a fare jumpi-bunjing. Erano andati a New York e
si erano fatti un tatuaggio.
Tutte le cose che avevano
sempre voluto fare.
Tutti i sogni che Mauro aveva
visto distruggersi davanti agli occhi.
E Danilo era arrivato fino
alla fine. Lo aveva accompagnato fino alla punta del precipizio.
Mano nella mano.
Perché?
Perché lo amava.
Non lo sapeva nessuno, non lo
avrebbe mai saputo nessuno.
Neanche Mauro lo sapeva, ed
era giusto così.
Danilo strinse i pugni fino a
farsi impallidire le nocche. Guardò il mare sotto di sé, sempre più agitato. Le
onde che s’infrangevano sugli scogli. La schiuma che montava senza
estinguersi mai.
La voce che lo chiamava
proveniva da lontano. Gli giunse attutita, smorzata.
Danilo non si girò. Con la
coda dell’occhio lo aveva visto: un poliziotto che a passi rapidi si
affrettava a raggiungerlo. Vestito di blu, una mano sulla fondina. Se lo aspettava, Danilo.
Sorrise, ripensando al
momento in cui infilava la siringa nel braccio dell’amico.
Sorrise, ricordando lo
sguardo di gratitudine che Mauro gli aveva riservato.
Un sorriso amaro, il sorriso
di chi sa di aver ucciso il proprio amore.
Danilo aveva adempiuto le
volontà dell’amico.
Ora gli rimaneva solo da
realizzare le proprie.
Sorrideva, lo
sguardo fisso sul vuoto sotto di sé. Lo stesso sorriso, solo più sincero.
Era giunto il momento.
Chiuse gli occhi, allargando
le braccia, spingendosi fino al bordo della scogliera…
Sorrideva, una
lacrima che gli rigava la guancia.
Sorrideva agli occhioni
marroni che lo guardavano. Ne era sicuro, presto li avrebbe raggiunti.
Ignorò le grida dietro di sé.
Semplicemente, si lasciò andare.
Il vento che lo investiva
appieno, impedendogli di sentire ancora la pioggia.
Tutti i pensieri erano concentrati
su di un’unica domanda.
Chissà se anche lassù esiste
la pioggia.
La risposta gli giunse prima
dell’impatto.
Sì.
E Danilo, per l’ultima
volta, sorrise.
§