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Autore: EffieSamadhi    13/12/2010    1 recensioni
[Dirty Dancing II]
Con la salita al potere di Fidel Castro, Katie e la sua famiglia sono costretti a lasciare Cuba. Nonostante le promesse, Katie e Javier vanno avanti con le loro vite. E così, mentre Katie si sposa e ha una figlia, Javier apre un'officina e diventa il re della 'Rosa Negra'.
Passano gli anni (diciannove, per l'esattezza), e il destino gioca le sue carte, riportando Katie a L'Avana. Accompagnata dalla sorella Lucy e dalla figlia, Isabella, che rivela un inaspettato talento per la danza, e sembra dimostrare una certa simpatia per il fattorino dell'hotel, tale Ricardo Suarez...
***
La ff presenta alcune "incongruenze" rispetto al film, e inoltre ho sbagliato nell'inserire il nome della sorella di Katie, che nel film si chiama Susie: lo so, dovrei cambiarlo, ma ormai per me il personaggio si chiama Lucy. =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recordar. Dolerse. Volver

L’Avana, Cuba, 1977

Agosto

 

            La Rosa Negra non era mai stata così gremita di gente: Lucy, Isabella e Katie, entrate sorreggendosi l’un l’altra, faticarono a trovare un posto a sedere vicino al bancone. Ordinarono da bere, e con un po’ d’imbarazzo Lucy si accorse della presenza di Enrique dietro il bancone. Rispose con un sorriso al cenno di lui, mentre Luis preparava i loro drink. “Come mai tutta questa gente, Luis?” domandò Katie, cercando di distrarsi e non pensare a Javier.

            “Oggi è il diciotto agosto, e alla Rosa Negra si festeggia Santa’Elena con una grande gara di ballo.”

            “Una gara di ballo?” si interessò Isabella.

            “Una bellissima gara di ballo” ribadì Luis. “La coppia vincitrice sarà regina della Rosa Negra per una settimana. Le signore dovrebbero partecipare” concluse, ammiccando verso di loro.

            “Se solo avessimo un cavaliere…” sospirò Isabella, tornando a guardare verso la pista. In quel momento il suo sguardo si posò su Ricardo, che la salutò e iniziò ad avvicinarsi. Isabella non ebbe tempo di dire nulla, perché il ragazzo si rivolse subito verso Katie.

            “Signora, mi dispiace molto per quanto è successo ieri sera. Non avrei dovuto convincere sua figlia ad uscire di nascosto, e sicuramente non avrei dovuto tenerla fuori con me tutta la notte. Mi vergogno di essermi comportato così.”

            “Non importa, Ricardo. Isabella e io abbiamo parlato molto, e… non è colpa tua. Comunque apprezzo che tu sia venuto a chiedere scusa, anche se sono io a dover chiedere scusa a te.”

            Il ragazzo sorrise, poi tese la mano a Isabella. Quieres bailar con migo, americana?

            “Non vorrai farmi partecipare a quella gara?”

            “Certamente.”

            Katie e Lucy rimasero a guardare i due ragazzi mentre si allontanavano verso la pista, sorridenti. Lucy lanciò un’occhiata dietro al bancone, ma non trovò più Enrique. Per un attimo, delusa, si chiese dove potesse essere andato, poi si voltò verso il centro della sala e lo vide avvicinarsi a lei, reggendo qualcosa tra le mani. “Buenas tardes, Lucy” la salutò, con un sorriso.

            Buenas tardes, Enrique. Posso presentarti mia sorella Katie?”

            “E’ un piacere conoscerla, Katie. Sono Enrique Santoro, il figlio di Luis.”

            “Il piacere è tutto mio, signor Santoro. Mia sorella mi ha parlato molto bene di lei.” Strinse una mano forte e coperta di calli, e confermò la prima impressione di Lucy: aveva davvero degli occhi stupendi.

            “Crede… crede che potrei avere l’onore di partecipare a questa gara di ballo con sua sorella?”

            Katie sorrise. “Credo dovrebbe chiederlo a lei, ma… Lucy ne sarebbe felice.”

            Lucy non seppe che rispondere. “Io… io non… non so se… io…”

            “Bene, allora è deciso” sentenziò Enrique. “Ti dispiacerebbe attaccarmi questo sulla schiena, Lucy?” le chiese, mostrandole quello che teneva tra le mani.

            Piuttosto riluttante, Lucy gli applicò il numero sulla schiena e si alzò, seguendolo al centro della pista. Mentre la osservava allontanarsi, lanciandole ogni tanto qualche occhiata scontrosa, Katie alzò i pollici in segno di approvazione.

            “Lei non partecipa, Katie?”

            Lei scosse la testa. “Mi spiace deluderla, Luis, ma credo proprio che resterò qui a far compagnia a lei.”

            “E’ un vero peccato, sprecare un talento come il suo” la ammonì l’uomo.

            Katie non rispose, ma rimase a guardare le coppie che si preparavano alla gara, non senza provare un po’ di invidia verso sua figlia e sua sorella, che avevano entrambe trovato qualcuno che le apprezzasse. Dopo qualche minuto, sentì il bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria.

            Uscì dalla Rosa Negra e inspirò a pieni polmoni l’aria della notte. Guardò in alto: milioni di stelle la stavano osservando da un cielo scuro e avvolgente come velluto. Sospirò, ripensando a quella mattina. Ripensò alle parole di Javier, alla sua mano che scattava veloce a colpirlo. Ripensò al silenzio. Pensò a Isabella, che stava ballando con Ricardo, nello stesso modo in cui lei aveva ballato vent’anni prima con Javier. Sentì una lacrima rigarle la guancia, e si diede immediatamente da fare per asciugarla.

            “Ti ho trovata.”

            Katie non si voltò, ma si lasciò andare a un sorriso. “Mi serviva un po’ d’aria.”

            Javier la raggiunse e si mise di fianco a lei. “Io… mi dispiace per quello che ho detto stamattina. Non ho mai pensato di essere solo un amante, per te.”

            “E’ a me che dispiace. Non avrei dovuto reagire così.”

            “Ti ho praticamente dato della… beh, della sgualdrina. Credo fosse il minimo.”

            “Non giustificarmi, Javier. Ti ho tenuto nascosto il fatto che avessi una figlia. Non è così che ci si comporta. Mia madre si sarebbe comportata così.”

            Javier non rispose subito. “Credo che l’importante sia che la verità è venuta fuori.”

            “In ritardo di vent’anni.”

            “Non è mai troppo tardi per certe cose.”

            Katie alzò gli occhi su di lui. “Che cosa stai cercando di dirmi, Javier?”

            “Ho quarant’anni, Katie. E tu trentasei. Non siamo vecchi. Possiamo… potremmo ricominciare da dove siamo stati interrotti. Se lo vuoi.”

            Katie abbassò lo sguardo. “Non lo so, Javier. È passato tanto tempo, non so se…”

            “Va bene” la interruppe lui, prima di sentirsi ancora respinto. “E’ vero, forse è troppo presto per parlare di questo, ma… almeno balla con me, Katie. Balla con me” ripeté, prendendola per mano e mostrandole il numero necessario per la gara di ballo.

            Katie prese il numero e sorrise. “Voltati.”

   
 
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