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Autore: KeilaStradlin    13/12/2010    5 recensioni
Cercai di concentrare i miei pensieri su quanto sapevo dello zio. In effetti ero a conoscenza solo del suo nome, Saul … ma che razza di nome era? Mi ricordai di aver studiato qualcosa del genere circa due anni prima, in quarta ginnasio. Un certo Re Saul che era stato ucciso. Scossi la testa, accartocciando ancora di più la lattina. In quel momento una voce risuonò in tutto l'aereo. “L'aereo sta per iniziare la sua discesa, siete pregati di allacciare le vostre cinture di sicurezza e di rimanere ai vostri posti.”
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 - Yesterday.


La porta si aprì lentamente e il dottore apparve sulla soglia, osservandomi dispiaciuto.

- I cinque minuti sono passati … mi dispiace -

- Arrivo, arrivo subito -

Mi tolsi dalla tasca un ciondolo di cristallo a forma di una piccola stellina. Un regalo di mia mamma che non portavo più dal giorno dell'incidente. La polizia l'aveva raccolto fra i resti dell'automobile, ma io non avevo più voluto indossarlo. Sapevo che era una cosa stupida, mi sembrava di essere dentro ad un maledetto film, ma dovevo lasciarlo a Izzy, come segno della mia presenza, come a fargli capire che sarei rimasta con lui, anche se non poteva saperlo. Così attorcigliai la catenina intorno al mio dito e infilai la collana nel taschino del suo gilè nero.

- Signorina? -

Mi allontanai senza smettere di fissarlo, come in trance, fino a che non arrivai dall'altra parte della stanza. - Buona fortuna Izzy – sussurrai prima che Duff prendesse il mio posto. Feci in tempo a dargli una pacca sulla spalla in segno di conforto, lui mi guardò con un sorriso di riconoscenza. Poi mi accinsi a tornare in corridoio.

Steven sedeva immobile, con la faccia affondata fra le mani, e non me la sentii di disturbarlo, così mi allontanai frettolosamente, verso le scale mobili della hall.

Sapevo già che cosa fare, automaticamente presi il cellulare dai pantaloni e composi a memoria il numero di Blues.


Tu...tu....tuuuu....


- Pronto Angela? -

- Ciao! - tentò di fare una voce allegra ma con scarsissimi risultati.

- è successo qualcosa? - chiese infatti lui, preoccupato.

- Si -

- Cosa, amore?... -

- Il mio amico Izzy... è in coma – La mia voce aveva abbandonato il finto tono neutro per farsi di nuovo cupa.

- Ah ...capisco -

A quella riposta spalancai gli occhi sconcertata. Non mi sarei mai aspettata una reazione così poco disinteressanta da lui. Insomma, forse non aveva afferrato il concetto, il mio migliore amico era andato in coma.

- Non, credo tu non abbia capito, Izzy è in coma e non sappiamo se … se si sveglierà – Pronunciai le ultime parole a fatica, mi faceva strano sentirle uscire dalla mia bocca, le davano un tono di orribilmente certo e irreversibile.

- Si, ho capito … fammi indovinare, per la droga? -

- Anche … - sussurrai, mente ancora attendevo una qualche reazione dispiaciuta da parte del mio ragazzo, reazione che però tardava ad arrivare.

- ..Bhé mi dispiace -

Che voce falsa.

- Non ti dispiace proprio un cazzo mi sa -

- Mi dispiace che tu stia male – continuò Blues.

- E di lui? Anche se muore cosa te ne può fregare? Anzi, sarebbe quasi meglio vero?! -

La depressione stava lentamente lasciando il posto ad una rabbia furente. Come poteva non capire? Essere così indifferente?

- Non dico questo ma sinceramente se l'è voluto -

E fu a quel punto che esplosi.

- VAFFANCULO STRONZO – urlai nel bel mezzo della Hall, spaventando a morte due vecchiette che passavano di li e destando la curiosità di metà dei pazienti.

- Si calmi signorina o sarò costretta a farla uscire! - disse un infermiera li vicino.

Ma nemmeno la sentii. Interruppi brutalmente la chiamata e mi misi a salire a grandi passi le scale mobili, troppo lente per i miei gusti. Quello che non mi aspettavo fu di andare a sbattere contro un certo ricciolo di mia conoscenza, appena arrivata in cima alla scalinata.

- Angela? -

- Slash! -

- ANGELA! -

Appena fu sicuro di non essersi sbagliato con qualcunaltra, mi si buttò letteralmente addosso, stritolandomi in una morsa di ferro.

- ANGELA!! -

- Slash, oh Dio calmati, stai dando spettacolo! - tentai di calmarlo, cominciando a sentirmi imbarazzata da tutti quegli sguardi puntati addosso a noi.

- Oh … si, scusa scusa, ma tu come stai? Tutto bene? Non devi buttarti giù, perché Izzy è un cazzuto, non mollerà mai, lo sai vero, lo sai?! Quindi stai tranquilla perché … -

Per la prima volta dopo ore, finalmente un sorriso stava iniziando ad affiorarmi sulle labbra, Slash riusciva inspiegabilmente a mettermi sempre di buon umore.

- Tranquillo, prendi fiato … lo so che Izzy non è uno che si fa fottere così – dissi risoluta, cercando anche di convincere me stessa.

Poi un'altra domanda mi affiorò spontanea alla testa, e per il momento mi scordai completamente della telefonata, ben poco piacevole, con Blues.

- Axl, dov'è? -

Slash si decise a staccarsi, dondolandosi un poco sulla punta degli stivali.

- è andato a cercare da mangiare, ma io penso una fosse una scusa per starsene un po' per i fatti suoi, sai è fatto così, quando ha un problema preferisce sparire da qualche parte a riflettere -

- Andiamo a cercarlo! - Sentivo il bisogno di vederlo crescere ogni secondo di più. Sapevo quanto dovesse stare male. Sapevo quanto fosse forte e indissolubile il legame di amiciza che condivideva con Izzy.

- Mmm, hai suoi ordini baby -

- Zio! - sbottai irritata, dandogli uno scapaccione in testa. Ancora una volta aveva urlato attirando l'attenzione di tutti i presenti.

- Andiamo, andiamo – borbottai poi, trascinandolo via, nonostante non avessi una mezza idea sul dove dirigermi.

Facemmo avanti e indietro per i corridoi praticamente invano, mentre Slash mi raccontava come fuzionavano le cose in quel posto, credendosi ormai una specie di esperto del luogo.

Ma perché doveva gasarsi per qualsiasi cosa? Anche quando si trattava di sapersi ambientare in un ospedale...

Stavo per rispondere con una battutina tagliente a una delle sue affermazioni, sicura di farlo incazzare per bene, quando vidi lui, svoltare l'angolo dall'altro lato del corridoio nel quale stavano camminando.

Axl Rose, la testa bassa, le mani in tasca, gli abiti trasandati e i capelli scarmigliati, reduce sicuramente da una notte insonne. Non si era accorto della nostra presenza, almeno fino a quando, presa da un incontenibile desiderio di abbracciarlo, non mi catapulati correndo verso di lui.

- Axl! -

Al mio richiamo alzò la testa, guardandosi intorno per un momento, quasi come se non fosse sicuro di aver davvero sentito la mia voce.

Da dietro di me Slash lo salutò con un cenno della mano.

- Axl! - urlai di nuovo, abbastanza vicina a lui da prendere un'ultima rincorsa per travolgerlo meglio che potevo.

Lui ricevette il colpo rischiando di perdere l'equilibro e cadere sul pavimento gelido e bianco, ma poi, ancora stordito, mi circondò con le sue braccia calde, e sentii il peso della sua testa scivolare lentamente sulla mia spalla.

- Angy... -

Lo strinsi ancora più forte, capendo che in quel momento, anche se non lo dava a vedere più di tanto, era lui quello ad aver maggiore bisogno di conforto.

- Andrà tutto bene – dissi, nonostante probabilmente, avesse sentito quelle parole così tante volte da detestarle.

Axl mi lasciò andare, sedendosi improvvisamente sul pavimento.

Lo fissai perplessa, per un attimo, prima che iniziasse a parlare.

- Quando tutto questo sarà finito ce ne andremo da quell'appartamento, troveremo un'altra casa... -

- Axl, non è necessario – Cercai di dire, inginocchiandomi davanti a lui.

- Si, non voglio più vivere li dentro, è andato tutto male da quando ci siamo trasferiti li – borbottò a mezza voce, alzando lo sguardo verso il soffitto, lasciandomi imbambolata ad osservare le sue iridi verdi ed intense.

- Ma non troveremo mai tutti i soldi – feci, cercando di tornare in me.

- Un modo ci sarà, lavorerò, lavoreremo, ma non sopporterei di vivere ancora li dentro, capisci? -

I suoi occhi questa volta si piantarono, serissimi, proprio dentro ai miei, impedendomi di riuscire a contraddirlo ancora.

Mi avvicinai a lui, appoggiando la testa sul suo petto, e sistemandomi fra le sue gambe.

Non cercavo altro che un po' di sicurezza e Axl fu ben contento di starmi vicino. Rimanemmo li, in silenzio, ad attendere un qualche tipo di segnale.




Izzy's subconscious...


Nero. Bianco. Nero.

Luce e buio.

Non riesco a capire dove mi trovo.

Mi sento come in una specie di limbo dall quale non mi è permesso uscire.

Forse sono morto. Forse morire significa esattamente sentirsi imprigionato in un oscurità senza fine, senza la possibilità di muovere nemmeno un muscolo, per sempre.

Con la mente, o almeno quella che penso che sia la mia mente, cerco di ricordare cosa sia successo prima, prima di quel nulla che mi avvolge.

Ho bevuto, tanto, troppo e mi sono fatto in vena. Non lo facevo da un po'.

È stato per qualche motivo preciso.

Forse …. una ragazza?

Mi ricordo di aver udito la voce di qualcuno che conosco fin troppo bene.

Certo, William.

William … chi è?

William mi ha dato del figlio di puttana. Mi ha detto di resistere.

Ma qual'è il motivo?

L'ultima cosa che ricordo è di essere seduto su una sedia, circondato da persone delle quali non ricordo niente, se non che erano, o che sono, importanti.

Improvvisamente c'è stato un buco dentro di me e ho smesso di pensare, fino a questo momento.

Fino a poco prima, quando ho udito di nuovo delle voci :

prima una ragazza e poi altre due, maschili.

Tutti mi dicevano di non arrendermi, di andare avanti, che ero troppo cazzone per morire.

Quindi forse sono ancora vivo?

Ero vivo?

E perché non ho padronanza del mio corpo?

Sento di trovarmi davanti ad una decisione spaventosa...

Qualcuno mi diceva di restare,

una voce nella mia testa, di andare.

Il passato e il presente si stanno mescolando convulsamente.

Poi … ancora un'altra voce.

- Izzy, ehi Izzy … mi senti vero? -

Si, avrei voluto rispondere, ma quella che probabilmente era la mia bocca rimaneva irrimediabilmente serrata.

- Sono tutti preoccupati per te … Angela, Axl, Steven e Slash e io … Dovresti vederci, non sappiamo combinare un cazzo senza di te ...-

Quei nomi mi risuonavano nella mente facendomi provare dolore. Non riuscivo a ricordare....

- Hai fatto una cazzata amico, e non provare a farne un'altra perché non ti perdoneremo mai! Hai una band, te lo ricordi? Devi suonare la tua cazzo di chitarra, capito? Tu sei nato per quello! -

La chitarra … già,  ricordavo di aver suonato una chitarra.

Ma quanto tempo era passato? ….

Sarei riuscito a tornare indietro?

- Tra poco devo andare perché quell'idiota del medico non ci permette di stare qui per più di cinque minuti, ma quando tornerò voglio vederti bello sveglio, ti ho portato un pacchetto di Camel, voglio vederti li che te ne fumi una e ridi, d'accordo? Oppure mi incazzò davvero man! -

Si, in effetti avrei voglia di fumarmi una bella Camel....

Vorrei continuare a sentire cos'ha da dirmi questo tipo, ma improvvisamente sento la sua voce scemeare. Probabilmente sto cadendo di nuovo nell'icoscienza....

Tento di aggrapparmi disperatamente ai miei pensieri, ma quelli mi abbandonano di nuovo.

E poi ancora il nulla che mi avvolge nel suo indelebile abbraccio....








Spazio all'autrice v_v


OH GESù …. ce l'ho fatta!!!! HO TROVATO LA VOGLIA PER TORNARE A SCRIVERE!!!

Non potevo lasciare il povero Izzy in coma per così tanto tempo ….. adesso staremo a vedere, speriamo che vada tutto bene! Altrimenti, chi lo sente poi Duff???

( Se ti azzardi a fare qualcosa di sbagliato ti ammazzo! Nd. Duff indemoniato ) ( Come non detto … e dai Duff, è solo una storia ^___^ Nd. Me )



  
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