Questo è il primo serio capitolo: l’altro era di transizione tra “The Hetalian Xsam Tree” e “Presepe all’Hetaliana: Xmas edition”.
Come avrete capito, si tratta dell’organizzazione di un gruppo di pazzi fanatici megalomani …
Scusate per eventuali errori, e ditemeli così cercherò di correggerli al più presto, sperando che il PC vada.
Il maledetto *Lovino mood on* mi si è impallato nel bel mezzo delle correzioni, e mi ha fatto perdere delle aggiunte. Più o meno dovremmo esserci ♥
Per chi voglia un po’ di ‘sana’ demenzialità, si spera che la possiate trovare here!
Poi vorrei ringraziare chi mi recensisce, chi mi aggiunge tra gli autori preferiti, chi aggiunge la mia pazzia tra le storie seguite/ricordate o chi legge e basta. ♥ Grazie di nuovo, tipo.
Buona Lettura
Presepe all’Hetaliana: Xmas edition
Chapter 1:
How can we organize ourselves?
Immaginate un summit mondiale; immaginate un enorme tavolo scuro e
massiccio, con molte sedie e persone – Nazioni – sedute
attorno; tanti bicchieri, il doppio, rispetto alla gente presente;
immaginate una cosa nuova: una lavagna e davanti alla suddetta, America
che grida e mangia, mangia e grida, eccetera eccetera.Chapter 1:
How can we organize ourselves?
Il solito.
Sì, okay.
Ma questa volta l’argomento non era il solito, non era cosa mangiare dopo la pasta, o se scarellare giù da una montagna una Nazione a ruota – in quel caso Igirisu-sama, per aver ucciso metà mondo con dei biscotti al tungsteno – era bensì come organizzarsi per il Natale 2010! Feliciano, pur sapendo che quell’anno si faceva tutto all’italiana – o hetaliana –, si era tipo scordato tutto a casa sua. Tipo completamente.
All’improvviso tra i mugolii di America che mangiava un hamburger con un’espressione e una postura a dire “quant’è buono” Nonno Roma comparve, rubò dalle mani dell’americano la bacchetta che agitava e la batté sulla lavagna...
PAUSA CAFFE’! *Era ora!* (Ora immaginate i personaggi di Hetalia come quelli di “Camera Caffè”. Demenziale, vero?~)
Nonno Roma, dopo aver rubato la bacchetta dalle mani di Alfred iniziò a dire come organizzarsi: comprare delle navi a cui aggiungere dei ponti levatoi per poi attaccare i Cartaginesi e coglierli di sorpresa in uno scontro corpo a corpo! No, no… Scusate, queste non erano le guerre puniche?
Germania perse il controllo, si alzò, sbatté furiosamente le mani nero guantate sul tavolo ma non parlò: tutta colpa di Arthur e del suo maledetto biscotto! Dannato bastardo!
Tutti fecero silenzio: il tedesco era più arrabbiato del solito. Si schiarì la gola, e indicò una persona al suo fianco.
Si alzò Feliciano con un “ve~” e iniziò a parlare dopo essersi schiarito a sua volta la gola: «Ragazzi, ve~, Ludwig vorrebbe dire che visto che ho scordato tutto in Italia, ve~» e il tedesco lo guardò alquanto male, perciò Veneziano iniziò a rimproverarsi da solo per poi dire: «Ahah~! Scusa, non lo farò più, veee~! Prometto! Non mi picchiare! TASUKETE DOITSU!» e si rannicchiò a terra con le mani sulla testa.
“Lasciamo stare..” scrisse Lud alla lavagna, disperato più del solito.
E chi prese la parola se non il MAGNIFICO ME IN PERSONA: «Guten Tag! Ore-sama è qui! Tranquillizzatevi, Gilbird ha messo in ogni vostra stanza e luogo appartato una foto del Magnifico Me, perché, io lo so, la vista della MIA figura è la vostra gioia!».
E, tra i deliri di un megalomane, quelli di un piromane, di un ubriaco, e quelli di un Hambga’-eater si decise per il seguente modo: bisogna avere il muschio. Fortunatamente, qualche cosa lì c’era, ancora… per poco.
Così furono delineati i compiti: sembravano un gruppo di scolaretti mentre dicevano a Prussia “Io voglio stare con xyz!” (che nome affascinante!). Presto l’Oresama preferì dedicarsi alla contemplazione assoluta del non-tempio che era il suo corpo e stappò con molta finezza una bottiglia di birra con i denti.
Visto che né Lud né Arthur erano in grado di fare qualcosa – a causa di quest’ultimo, sempre e ovviamente – e visto che tranne loro c’era una sola persona a potersi occupare di quel manicomio ambulante, tale persona fu buttata tra le belve.
Il poveretto in questione era Giappone, che pareva tanto uno di quei classici capoclasse giapponesi incasinati fino al collo che si vedono negli anime.
«A-allora!» balbettò mettendosi di fronte alla lavagna, chinato sul suo block notes.
Dietro di lui, il delirio: Nonno Roma e Alfred disegnavano e litigavano, poi scrivevano chi non faceva silenzio.
Ovvero tutti – perché però loro non si scrivevano? Eh? Eh? EH?
«Io voglio stare con Austria-san!» disse una voce sovrastando tutte le altre.
Ungheria. Appuntò.
«Io voglio stare con il Grande Me, Gilbird e Ungheria, senza il compositore finocchio!» disse un altro da una poltrona.
Il Magnifico Me appuntò … cioè Prussia.
«Finocchio a chi?» e iniziarono a litigare mentre Ungheria, estraniata da tutto il caos pandimesionale altrui, si aggiustava i capelli e fantasticava.
Da notare che Prussia l’aveva messa dopo Gilbird. Non che interessasse ad Ungheria, ma a qualcun altro sì. Infatti, anche questo fu appuntato da Kiku.
«Io voglio stare con Doitsu~» disse Feliciano alzando una mano.
«Io voglio stare con tutti, meno con quel crucco che beve dalla mattina alla sera succo di patate lesse».
Doitsu era ridotto ad uno straccio in un angolo, colpa del mal di testa e di non essersi ripreso ancora dall’attacco di un biscotto proveniente da un universo parallelo – in cui il gusto era all’opposto – avvenuto l’altro ieri.
«Lo-Lovinito! Con Lovinito!» disse Antonio
«Ahh! Mi ero dimenticato questo bastardo! Kiku, non voglio stare con lui!» e Romano lo indicò mentre Antonio gli dava ‘amabilmente’ fastidio.
Giappone appuntò. Tutto.
Così andarono avanti fino a notte fonda, spendendo un’altra preziosa giornata; sperperando, avrebbero detto Vash lo scorbutico e Roderich il finocchio. Per loro: TIME=MONEY.
Ma, fatto quello che interessava, la maggior parte tornò agli abituali regali cavoleggiamenti:
«Doitsuu! Tasuketee! Prussia ci prova con Russia~!»
«Fratello, penso che tu sia un po’ troppo ubriaco» biascicò Ludwig
«Zitto, West! Non eri senza voce?» l’ammonì Gilbert.
«Doitsuu! Tasukete! Francis ci prova con tutti!».
Germania corse fino ad Italia: «C-cosa?» poi pensò “Non è una novità!”.
Italia si voltò verso Germania, l’espressione più ebete possibile sul volto.
«Cosa vuol dire, “provare”?».
Intanto Arthur veniva picchiato dal resto del Mondo, benché senza voce – e invocava inutilmente incantesimi e Alfred vari – e quasi in coma, causa il suo stesso cibo.
Germania giaceva a terra, in una posizione innaturale, stanco morto, colpa del mal di testa e del non essersi ancora ripreso da un biscoso proveniente da un mondo parallelo in cui il gusto era un optional. Ormai era un pensiero fisso.
E mentre Feliciano lo smuoveva per provarsi che ancora esisteva esalando un ve~ dietro l’altro, Lud pensò: Tutti colpa vostra! Tua, Arthur e anche tua Veneziano!
NOTE:
Ovviamente disseminate ci saranno citazioni hetaliesche. E non.
Altra chicca mentre scrivevo: si è impostata in arabo la scrittura e mi andava tipo al contrario, però non so spiegarvelo bene.
Per chi è sopravvissuto fino qui c’è un bonus-non bonus: spoileretto senza conto.
Mi è venuta in mente un’idea pazza pazza, ma forse dovrete aspettare molto per leggerla.
Dico solo che c’entra con Russia, ma non con Natalia. No, neanche con Polonia e il Trio Tremolante.
Ci siamo largamente contenute, stavolta!
Spero di aggiornare prestooo, il più presto possibile. Tipo anche domani. Spero è.è.
Thanks.
_Ayame_