Capitolo 4: Buon compleanno, Jane -Prima parte
La
sala era gremita di persone: gli uomini indossavano il classico
smoking, con l’immancabile papillon, le donne indossavano
abiti lunghi di ogni
colore.
Per l’occasione, si erano fatte pettinare e truccare in
maniera
particolare, risultando, per la maggior parte volgari. Tutte
bellissime,
senz’altro…
Presi le scale, scandendo lentamente il susseguirsi elegante dei
miei passi, con la mano sul poggiamani d’ottone tirato di
lucido.
Tutti gli occhi erano puntati su di me, poiché avevo
l’onore di
essere il fratello maggiore della festeggiata e mi beai di ogni singolo
sguardo.
A volte, desideravo aver vissuto nell’ottocento, nelle grandi
corti. Di sicuro sarei stato un duca, un conte o, addirittura, il
principe.
Quando ormai ogni scalino era alle mie spalle mi concedetti di
guardare tutta la sala.
L’acconciatura di Victoria rapii immediatamente la mia
attenzione:
i ricci rossi erano raccolti in un elegante chignon, dal quale altri
ricci
cadevano sulle spalle.
Angela si avvicinò a me, nel suo completo nero, munito di
grembiule e cappellino bianco a dare colore al tutto. Le occhiali
sottili le
circondavano gli occhi e li privavano, quindi, di essere osservati
senza il
vetro che li impacciasse.
Angela era poco più grande di me, ma lavorava da anni in
questa
casa ed era una persona fidata. –Signorino Elwin, sua sorella
Jane non è ancora
pronta.
-Tranquilla Angela.- le dissi, poggiandole una mano sulla spalla.
Annuì e si diresse alla porta che portava alla cucina.
-Ti piace l’addobbo?- mi chiese mio padre. Non
l’avevo sentito
arrivare ed era un punto a mio sfavore: dovevo stare sempre attento,
ascoltare
ogni rumore.
-Molto.
La sala era illuminata dagli enormi lampadari che pendevano dal
soffitto con grande catene. Ad ogni tavolo, prettamente rotondo e al
fianco del
quale stazionava fisso un cameriere, sedevano sei ospiti e al centro,
ovviamente, troneggiava il tavolo che avrebbe occupato Jane. A ridosso
delle
pareti, facevano bella mostra di sé i quadri di famiglia.
Quello che preferivo ritraeva me e Jane da bambini: io avevo
già
tre anni, mentre Jane era nata da qualche mese. Le avevo teso la mano e
lei la
stringeva con il
suo pugnetto candido.
-Signori.- disse una voce che inizialmente non riconobbi, quindi
mi voltai a guardare verso colui che aveva parlato e con grande
sorpresa, la
mia visuale si riempì dell’immagine di Caius.
Caio, in realtà, ma molti lo
chiamavano in quel modo poiché la sua passione per
l’epoca romana non aveva
confini. –benvenuti.
Un applauso partì dalla sala e riempì
immediatamente le volte
della casa.
-Vi prego,-proseguì – non siate esagerati. Come
tutti bene sapete,
oggi, mia nipote Jane compie quattordici anni. E’ un giorno
molto importante
per noi, perché finalmente, in casa Volturi, è
arrivata la luce e l’immensa
gioia che può regalare un sorriso femminile e tanto
incantevole. Vogliate
permettermi di presentarla e mostrarla a voi, come la più
bella delle
meraviglie.
Un vocio tutt’altro che leggero si diffuse per la sala e non
mancarono di certo dei commenti stupidi e ispidi, ma lasciai correre.
Jane fece il suo ingresso, bellissima come sempre: indossava un
abito lungo fin sotto al ginocchio, con una sola spallina. La stoffa
rosa
pallido si confondeva con la sua pelle, ma erano ben visibili le forme
che
presto l’avrebbero resa una donna a tutti gli effetti.
Sorrise e fece un leggero inchino al suo pubblico che
l’applaudiva. Jane era nata per questo mondo: adorava le
attenzioni ed esserne
al centro era il suo scopo principale.
Inoltre, aveva l’alta carica di essere l’unica
donna a portare il
cognome dei Volturi.
Mi avvicinai a lei, mentre lo scroscio di applausi continuava a
vederla protagonista.
-Come da tradizione,- le dissi –tocca al fratello maggiore
invitare la festeggiata ad aprire le danze.
-Allora invitami, no?
-Mi concederesti questo ballo?
-Ovviamente, mio caval-fratello.
-Divertente.
Le presi la mano e la portai al centro della pista, facendo segno
al maestro d’orchestra di far partire la musica.
Posizionai una mano sotto la scapola di Jane e con l’altra
stinsi
la sua mano, tirandola più vicina a me, poi, le diedi il
passo e cominciammo a
volteggiare al ritmo del valzer.
-Odio questo ballo.
-Io molto più di te, visto che tocca a me guidare.- le feci
notare, cambiando, quindi, il piede per invertire il giro.
-Non credi sia noioso dover girare sempre?
-Molto.
-Allora perché facciamo sempre questo ballo?
-Lo vuole la tradizione.
-E il volere della festeggiata non conta?
-Non per quanto riguarda le danze.
-Arriverà una persona.
-E chi è?
-Una sorpresa.
-Una donna?
-Può darsi.
-Sempre enigmatica, vero?
-Ho imparato dal migliore.
-Oh, beh, ti ringrazio.
-Non parlavo di te, Elwin.
-Oh, d’accordo. Allora, mettiamola così: se
è una donna, ti farò
un altro regalo.
-Un altro?
-Sì.
-Quanti me ne hai fatti?
-Uno.
-Ah…
-Se invece sarà un uomo, il regalo lo terrò per
me.
-D’accordo.
Finimmo di ballare e la portai al tavolo per farla accomodare e
dare, quindi, inizio alla cena.
Guardai mio padre, mentre prendeva posto alla destra di Jane e le
sorrideva, augurandole “Buon Compleanno”. Mi
guardò a sua volta e annuì alla
mia domanda silenziosa.
Era arrivato il momento di cenare, quindi, quando anche io mi
accomodai alla sedia, feci segno al cameriere di cominciare le portate.
La serata trascorse tranquilla, accompagnata quasi sempre dal
vociare di sottofondo e dal suono delle risate degli invitati.
Jane si levò dalla sedia, facendo tintinnare il manico del
coltello al calice che le era di fronte. –Vorrei un
po’ di attenzione, grazie.
Prima di tutto, ringrazio coloro che si sono recati alla Villa per
festeggiare
il mio compleanno. Vorrei ringraziare mio padre e, in particolare, mio
fratello.
Come tutti ben sapete, Elwin è un punto fermo e fondamentale
nella
mia vita e, credetemi, senza di lui mi sentirei persa. Quindi, vorrei
rivolgere
a lui un applauso.- mi sorrise, mentre l’applauso
partì dal fondo della sala. –Inoltre,
tra meno di due minuti, arriverà un ospite speciale, quindi
vi prego di
prestare il massimo dell’attenzione nel momento in cui
arriverà.
Si sedette e mi sorrise ancora una volta, nascondendo in modo
impeccabile la fierezza che provava. Io, però, la conoscevo
bene e sapevo
quanto le costasse rivelare i suoi sentimenti e, quando ci riusciva, si
sentiva
fiera.
La porta della sala si aprì e il cameriere addetto
all’annuncio
degli ospiti guardò me. Alzai le spalle, segno che non
sapevo di chi si
trattasse, poi, Jane si alzò di nuovo e si avviò
alla porta.
***
Angolo Autrice:
Sono
tornata XD
Perdonatemi l'immenso
ritardo, ma ho deciso: posterò ogni martedì.
Per quanto riguarda il
capitolo, beh, che dire? E' arrivato qualcuno... ma chi sarà
mai?
Grazie alle 16
seguite, alle 5
ricordate e alle 2
preferite.
Alla prossima, la
vostra Exentia_dream