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Autore: roxy_xyz    15/12/2010    6 recensioni
"Rimetterò la bacchetta di Sambuco dov’era. Può restarci. Se morirò di morte naturale come Ignotus, il suo potere sarà infranto, vero? L’ultimo padrone non sarà mai stato sconfitto. E sarà la fine della storia”
Tratto da Harry Potter e i Doni della Morte, J.K. Rowling.
Harry è il padrone della bacchetta di Sambuco, ma riuscirà a vivere un'esistenza tranquilla dopo anni e anni di battaglie. Io penso proprio di no, ed eccomi la mia prima storia.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock, Nuovo personaggio, Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry Potter e nuove alleanze'
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Sono stata diversi giorni a pensare ad una fine adatta. Sembravo una matta e all’inizio avevo cominciato a scrivere senza sapere cosa volessi. Alla fine ho avuto un’illuminazione e ho deciso di far parlare il mio alter ego.
Non mi rimane che augurarvi una buona lettura




Quando Ron arrivò al San Mungo trovò solo Neville ad informarlo della salute di Hermione.
Il rosso era rimasto sconvolto dalla notizia, ma ancora di più dall’assenza del suo migliore amico. Dov’era Harry?
Aveva perso suo figlio e avrebbe tanto voluto un po’ di conforto da Harry, anche perché non sapeva cosa dire alla sua fidanzata.
Piangeva senza ritegno perché non avrebbe mai visto suo figlio o i suoi primi passi.
Nessuna delle sue fantasie si sarebbe realizzata e non lo avrebbe mai accompagnato al binario 9 e ¾ e gioito con lui per essere stato assegnato alla casa di Grifondoro.
Nulla di tutto ciò sarebbe accaduto perché lui non c’era più.
Vide Hermione stesa in quel letto, sembrava così debole e sofferente. Era piena di fasciature per le ferite inflitte, Neville gli aveva riferito che Sarah Bowe si era divertita a torturarla con una lama.
La gran perdita di sangue e la paura provata le avevano strappato via suo figlio.
“Dov’è Harry?” chiese infine a Neville.
Questo lo guardò e, anche se avrebbe tanto voluto sfogare la sua rabbia con il Prescelto, decise di prendere le sue parti.
“Era sconvolto quando sono arrivato in ospedale, è stato lui a liberarla e a portarla qui. Sembrava in catalessi, non mi sentiva nemmeno. Piangeva e basta.
Credo sia andato via perché si reputa responsabile di quanto è successo e non vuole leggere l’accusa nei vostri occhi.”
“E allora ha fatto bene a non farsi trovare qui, se pensa questo di noi. Miseriaccia, come può solo pensare che l’accusi?”chiese il rosso.
“È stato lui a chiederle aiuto e a fingere il suo rapimento e dato che lui conosceva Sarah…”
“Conosceva quella psicopatica?” disse interrompendo il giovane Paciock.
“L’aveva vista solo un paio di volte e non si era reso conto di quanto fosse instabile. Ne era rimasto affascinato ed Hermione l’aveva avvertito.”
“E lui non l’aveva ascoltata” continuò Ron che ormai conosceva a fondo Harry.
“Vai a cercarlo Neville” disse dopo un paio di minuti, e l’amico non poté che acconsentire alla sua richiesta.



Lo cercò ovunque, ma di lui non vi era traccia. Si era recato in tutti i luoghi a lui cari e nei locali che spesso frequentava, senza mai trovarlo.
Disperato ma, anche infuriato, fece ritorno al San Mungo, nella speranza di rivedere l’amica sveglia. Difatti, quando arrivò, trovò la giovane amica cosciente.
“Hermione, ti sei svegliata” disse euforico.
“La ragazza, con gli occhi lucidi, gli rivolse un sorriso tremulo, non riuscendo a fare o a dire altro.
“Come ti senti?”
Hermione lo guardò e trattenendo a stento le lacrime gli rispose amara: “ Come se un tram mi avesse investito, ogni volta che cerco di muovermi sento una specie di scossa. Credo che per un po’ starò tranquilla e mi farò coccolare.”
“Ci sono io apposta e tra un po’ arriveranno anche i miei e Ginny” disse con calore Ron.
“Grazie. Dimmi Neville, dov’è lui?”
Il ragazzo divenne paonazzo e cominciò a balbettare, cercando una qualche scusa plausibile. “Di chi parli?”chiese, facendo finta di non capire.
“Non saprei…forse di quell’idiota del mio migliore amico! Non può scaricarmi qui e non farsi vedere al mio risveglio, ho intenzione di cruciarlo quindi, ti conviene portarmelo qui. Immediatamente!”
“Hermione calmati. Non devi sforzarti troppo” le ricordò il rosso.
“Altrimenti, cosa succede? L’ho già perso!”
Gli aveva urlato, dimenticandosi che anche Ron stava soffrendo. Era anche suo figlio. “Perdonami, non volevo” disse mordendosi le labbra, non volendo cedere di nuovo alle lacrime.
“Forse è scappato” ipotizzò Ron.
“No, se lo conosco bene, scapperà dopo essere venuto qui di nascosto, magari con addosso il mantello invisibile, per accertarsi che io stia bene. Hai provato a cercare a casa sua?”
“Hermione, è stato il primo posto dove sono andato. Grimmauld Place è vuota e Kreacher afferma di non averlo visto” rispose Neville.
“No, intendevo casa sua…a Godric’s Hollow. Dopo la morte di Voldemort, quello è diventato il suo posto preferito quando vuole rimanere solo. Se non lo trovi lì, prova a cercarlo al cimitero.”
Hermione Granger era l’unica a conoscerlo veramente, neanche i due ragazzi sapevano di questo rifugio e in effetti, solo con lei si confidava.
Ron la guardò a lungo dopo quella risposta, tristemente consapevole che la sua fidanzata avrebbe ritrovato Harry anche ad occhi chiusi.
Non sapeva quale fosse il suo piatto preferito, ma sapeva dove si rifugiava il loro migliore amico.
I sentimenti di Hermione verso Harry non gli erano mai sembrati così chiari come in quel momento, anche se l’aveva sempre sospettato sin dai tempi della scuola. Ma loro avevano sempre negato ogni cosa, affermando che a legarli ci fosse solo una profonda amicizia.
Niente di più. Come potevano essere così ciechi?
“Neville, ascoltala, credo abbia ragione.”



Lo trovò davanti alla tomba dei suoi genitori, piangeva senza ritegno e sembrava parlare con qualcuno, forse rivolgendosi ai suoi cari. Lo raggiunse e si sistemò dietro di lui, non volendo interrompere quel suo “dialogo”.
“Come hai fatto a trovarmi?” chiese.
“Hermione.”
Una risata amara fu la sua unica risposta.
“Neville, ti prego vattene. In questo stato non riuscirei a parlarle. Non ho intenzione di scappare, andrò da lei quando mi sarò calmato. Ti chiedo solo questo.”
“Va bene” rispose l’amico. “Ti prego non deluderla e vai da lei. Non è stata colpa tua.”
Il Prescelto non rispose, come se non avesse udito le sue parole, decise quindi di lasciarlo solo, avviandosi verso casa.
“Grazie e scusa se ti ho pietrificato.”
Continuando a camminare gli disse solo: “Non preoccuparti, ci sono abituato.”



Erano le nove di sera quando Harry decise di recarsi in ospedale.
Si trovava fuori dalla porta, ormai da diversi minuti, senza trovare il coraggio di entrare, nel timore di vedere tracce di odio in quegli occhi che tanto amava.
Alla fine presosi di coraggio entrò.
Hermione dormiva, forse a causa di qualche medicina che le avevano somministrato.
Sembrava così piccola in quel letto di ospedale che il ragazzo pensò per un momento di stringerla a sé e baciarla. Le accarezzò dolcemente il viso e le sue dita fredde svegliarono inesorabilmente la ragazza.
Le palpebre tremarono prima di aprirsi.
Harry Potter, il suo migliore amico, era lì davanti ai suoi occhi e sembrava quasi spaventato.
“Harry.”
Con molta fatica, cercò di tirarsi su a sedere, facendo leva sulle braccia.
“Non affaticarti, aspetta che ti aiuti” disse sistemandole un cuscino dietro la schiena.
Erano terribilmente vicini ed Hermione poté vedere quanto gli occhi dell’amico fossero arrossati. Il giovane si sedette al suo fianco e con la testa bassa, aspetto che lei gli parlasse.
Non avendo molta forza, Hermione decise di dargli un pizzicotto, anche se avrebbe tanto voluto schiaffeggiarlo, solo per sfogarsi un po’.
Harry sussultò, non aspettandosi una tale reazione dall’amica.
“Smettila di fare quella faccia e guardami.”
Il ragazzo alzò lentamente il capo e fronteggiò lo sguardo di Hermione.
Sembrava arrabbiata e delusa.
“Forza, dai dillo! Sai che hanno detto che per domani sono previste piogge abbondanti? È colpa tua, vero? Ah, all’infermiera le si è spezzato un’unghia…sempre colpa tua, giusto?”
Non ricevendo alcuna risposta continuò.
“Giusto, Harry? È colpa tua se l’euro è più alto? Maledizione, ma non capisci? Smettila di fare la vittima per una volta e parlami!” gli disse urlando.
“Cosa vuoi che ti dica, allora?” chiese infine il ragazzo.
“Che domani ti troverò qui al mio fianco e che continuerai ad amarmi, nonostante tutto, e che invecchieremo insieme.”
Aveva cominciato a piangere, non riuscendo più a trattenere le emozioni.
“Se resti con me, temo non arriverai alla vecchiaia” ribadì il giovane, con il suo solito ottimismo.
“Basta, mi hai stufato! Non farai la stessa cosa che hai fatto con Ginny, non mi lascerai in un letto di ospedale augurandomi tante belle cose. Non te lo permetto, Harry.”
“E cosa mi permetti di fare, Hermione?”
“Ti do il permesso di abbracciarmi.”
Harry guardò la sua migliore amica e lentamente l’avvolse in un caldo abbraccio.
Ben presto, i due cominciarono a piangere, sostenendosi l’uno con l’altro.
“Harry non è colpa tua, lo sai vero?”
“Credo di averlo capito dopo tutta quella manfrina sul tempo e sull’euro” disse, strappandole un sorriso.
“Che farai ora?”
Hermione temeva la sua risposta, non voleva più lasciarlo andare dopo che aveva scoperto di amarlo.
“Mi cercherò un lavoro e ti verrò a trovare ogni giorno, questo posso prometterlo.”
Un bellissimo sorriso incurvò le labbra della ragazza, illuminandole il viso. “Grazie.”
Le accarezzò affettuosamente la chioma e si alzò con l’intenzione di andarsene. “Ora vado, devi riposare.”
“Non mi dai neanche un bacio?” chiese con malizia la ragazza.
“Ti starò accanto, te l’ho promesso, ma solo come migliore amico. Mi dispiace, ma non intendo tradire ulteriormente la fiducia di Ron, e so che neanche tu lo vuoi. Ci siamo sempre amati in silenzio, sarà come tornare ai tempi di Hogwarts, no?”
Hermione lo guardò a lungo prima di trovare la forza di rispondere.
“Capisco. Me l’aspettavo tanto, solo che avrei preferito non oltrepassare quella linea , in modo da ignorare i miei reali sentimenti, almeno non avrei sofferto così tanto ora che so di amarti. Hai ragione, non sarebbe corretto nei confronti di Ron.”
“Neanche per me è facile, te lo posso garantire. Lasciamo passare un po’ di tempo, io rimango qui al tuo fianco e forse un giorno anche noi avremo la nostra possibilità. Dobbiamo solo aspettare.”
“Aspetterò, Harry. L’ho sempre fatto, non mi tirerò indietro proprio ora.”
Harry le sorrise dolcemente facendola sciogliere come neve al sole.
Quando il ragazzo uscì, non riuscì a trattenere più le lacrime.
Aveva già perso il figlio e ora anche Harry.
Era stato il giorno più brutto della sua vita.



Senza saperlo, si ritrovò a vagare per le strade di Londra come un sonnambulo.
Non sapeva dove andare e non gli importava molto saperlo.
Aveva ferito Hermione e si sarebbe ricordato per sempre di quello sguardo.
Smarrita e delusa.
Lei l’aveva sempre aiutato sin dal primo anno di scuola.
La pietra filosofale…sarebbe morto in un attimo in quel tranello del diavolo senza la sua fredda logica. E al secondo anno, era stata pietrificata dal basilisco e lui l’aveva vista, per la prima volta, inerme in un letto, sentendosi impotente.
Poteva continuare all’infinito, elencando tutte le volte che la sua amica lo aveva aiutato, rischiando la vita per lui. Sembrava che a lei non importasse, troppo presa da quel suo fare protettivo, come una madre con il figlio.
Solo che lei non era sua madre, ma una semplice ragazzina, proprio come lui.
Eppure non aveva mai esitato. Hermione Granger credeva in lui da sempre, anche se al ragazzo sfuggiva il motivo.
Che l’avesse sempre amato nonostante le scenate di gelosia verso Ron?
Impossibile, dopotutto era stata lei a spingerlo tra le braccia di Ginny, facendogli notare quanto fosse diventata bella e intelligente.
Hermione Granger rimaneva un mistero per lui.
Aprì la porta di un locale pronto ad ubriacarsi per non pensare più ai suoi fallimenti e soprattutto ad Hermione. Meglio una buona bottiglia di whisky.
“Harry!”
Sally Peters era lì davanti a lui che gli sorrideva. Inconsapevolmente, si era recato nello stesso pub dove aveva deciso di affrontare i maghi oscuri.
Si ricordava perfettamente della ragazza, soprattutto perché assomigliava molto nei modi di fare alla sua migliore amica. E lui che si era ripromesso di ubriacarsi per non pensarci!
“Sally…ciao!”
Non aveva voglia di fare conversazione e si ripromise di annotare da qualche parte il nome del pub, in modo da evitarlo la prossima volta.
La cameriera lo strinse in un abbraccio caloroso prima di dargli un bacio sulla guancia.
“È da tanto che non ti fai vedere. Va tutto bene?”
“No e preferirei non parlarne. Dammi solo una bottiglia di whisky e ti prego, lasciami un po’ da solo. Non offenderti, ma non è stata una bella giornata.”
Sally vide gli occhi rossi e la sua aria abbattuta, impossibile non notarli.
Quel ragazzo era sempre così triste…
“Va bene, comincia a sederti e ti porto quello che desideri al tavolo. Se vorrai parlarmi, mi basta un cenno e io verrò.”
“Grazie, Sally.”
Passò la serata a bere nella speranza di alleviare un po’ le sofferenze, anche se in cuor suo sapeva che neanche l’alcool l’avrebbe aiutato. Niente poteva cancellare l’amore che provava verso Hermione.
Il tempo l’avrebbe aiutato veramente? Non credeva a quello che le aveva detto, anzi forse aveva ragione lei.
Dopotutto, Hermione Granger aveva mai torto?
“Harry vuoi parlare un po’? A volte serve…ed è meglio dell’alcool.”
Sally gli aveva portato una tazza di caffè, intuendo quanto ne avesse bisogno il ragazzo per schiarirsi le idee.
Una bella sbornia non l’avrebbe aiutato, anzi l’avrebbe buttato ancora più giù.
Conosceva alla perfezione le conseguenze dell’alcool, li vedeva tutti i giorni.
“Ti avviso, non mi alzo finché non ti decidi a parlare. Sono più testarda e ostinata di te, Harry.”
Prese quel dannato caffè e lo bevve tutto in un sorso. Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo viso. Era amaro.
“Potevi metterci un po’ di zucchero almeno” commentò acido il ragazzo.
“Non fare la femminuccia e raccontami ogni cosa. L’ultima volta che ci siamo visti eri triste perché volevi vedere le persone che ami ma, temevi di metterli in pericolo. Ero riuscita a convincerti ad affrontare i cattivi, cosa è successo dopo?”
Era maledettamente curiosa e quel ragazzo la intrigava come nessun altro.
Meglio che andare al cinema, a quel tipo succedeva di tutto!
“Ho affrontato i nemici, come mi avevi consigliato e li ho messi dietro le sbarre.”
“Grande Harry.” Si alzò dalla sedia per battere il cinque. “E poi?” chiese ancora.
“E poi ho mandato tutto a puttane. Ho lasciato la donna che amavo perché mi sono accorto di provare qualcosa di più, che una semplice amicizia, per la mia migliore amica. Quindi, ho lasciato la sorella del mio migliore amico e mi sono dichiarato alla sua fidanzata, che era per giunta incinta.”
“Era?” chiese Sally.
“Hai capito bene. Siccome io sono un asino e non riesco a fare un passo senza di lei, ho chiesto il suo aiuto coinvolgendola in un piano rischioso. Ovviamente i cattivi l’hanno presa di mira e le hanno fatto del male, causandole la perdita del bambino” spiegò asciutto per poi continuare “Ho detto abbastanza oppure vuoi sapere altro?”
“Aspetta, non ti muovere!”
Si alzò e si diresse verso il bancone, dal quale prese una bottiglia di birra per poi tornare al tavolo di Harry.
“Scusa, ma dopo il tuo racconto avevo bisogno di bere. Amico, la tua vita è peggio di Beautiful!”
Harry la guardò senza capire e decise di non voler sapere a cosa si riferisse.
“Quindi come agirai nei confronti del tuo migliore amico?”
“Mi sono tirato indietro, ho deciso di non intromettermi tra loro due.”
Sally lo guardò dubbiosa prima di riprendere. “ Ma lei ti ama oppure è un amore non corrisposto?”
“Dice di amarmi ma non capisco…”
Non aveva terminato la frase, lasciando la ragazza sulle spine che ormai, si era interessata parecchio alle sue vicende personali.
“Non capisci cosa, Harry?”
“Se tu amassi qualcuno, lo spingeresti tra le braccia di qualcun altro? Ha sempre rischiato la vita per me, eppure faceva scenate di gelosie al mio migliore amico. E poi dice di avermi sempre amato…come faccio a crederle, Sally? Sono parecchio confuso e ho paura che sia solo una cotta momentanea e che, alla fine, torni dal suo grande amore.”
Finì la birra che aveva in mani prima di rispondergli.
“Ora capisco perché la ami così tanto. Anche se non ho avuto il piacere di conoscerla, credo di capirla un po’. Lei ha paura come te o forse anche di più. Dice di averti sempre amato, eppure le sue scelte di vita ti dicono il contrario. Lo sai cosa vuol dire, Harry?”
Lo sguardo del ragazzo era disorientato.
No, lui non sapeva cosa significasse.
“Lei ha paura di perderti e per questo, ha sempre preferito esserti solo amica, perché era molto più semplice e sicuro. Pensaci bene, Harry…se fosse stata la tua ragazza, l’avresti coinvolta in tutti i tuoi casini?”
“In effetti, avevo lasciato la mia ragazza proprio per non coinvolgerla…” disse lentamente, cominciano ad intuire dove volesse andare a parare la cameriera.
“Visto? Siete così simili! Lei non si è mai fatta avanti per questo motivo, sapeva che avresti reagito in quel modo e che l’avresti lasciata. Scommetto una bottiglia di gin che lei lo sapeva, ma ha voluto lo stesso provarci, perché ti ama disperatamente ed era diventato impossibile trattenersi. Ti rendi conto di quanto le è costato ammettere la verità, Harry?”
Era stato veramente così cieco?
Possibile che Sally avesse capito ogni cosa, mentre lui non era mai riuscito a conoscere veramente la sua migliore amica?
Hermione conosceva ogni sua debolezza, e se fosse come affermava Sally?
“Harry.”
“Sì, dimmi…”
“Cosa ci fai ancora qui?” chiese la cameriera.
“Eh?” Harry la guardò disorientato per un attimo, pensando di non aver sentito bene.
“Alza quel bel culetto che ti ritrovi e vai da lei!” gli ordinò.
Doveva seguire i consigli di una tipa che conosceva appena?
“Ora, Harry” disse ancora Sally con tono autoritario.
E lui si alzò al suo comando, aveva deciso in quello stesso locale di non scappare di affrontare quei maghi oscuri, proprio grazie a quella cameriera.
Non sarebbe scappato più da niente e da nessuno.
Neanche da Hermione.
Le rivolse un caldo sorriso e la baciò sulle guance. “Ti sarò sempre grato, Sally.”
Era diventata rossa come un peperone, non aspettandosi quel gesto dal ragazzo.
“Se ti dice di no, Harry…io sono single, ricordatelo.”
Il ragazzo scoppiò a ridere e prima di uscire le regalò un altro bacio.



Arrivò al San Mungo in un attimo e, sfruttando il mantello dell’invisibilità, riuscì ad entrare indisturbato nella stanza della ragazza.
Stava dormendo beatamente, anche se sicuramente non era stato facile prendere sonno dopo tutto quello che le era successo.
“Hermione.” La chiamò dolcemente, non volendo svegliarla in modo brusco.
Quando vide che non reagiva al suo richiamo, decise di scuoterla leggermente. “Hermione, sono Harry.”
“Mm…” Era completamente addormentata, forse per via di qualche medicinale che aveva preso.
“Proprio ora devi dormire?” esclamò il ragazzo, pieno di sconforto.
“Harry” biascicò ancora la ragazza.
Basta, aveva preso la sua decisione e gliel’avrebbe comunicata, altrimenti non avrebbe trovato più il coraggio.
“Puoi sentirmi?”
“Di…mmi Harry.”
Dormiva, ma le rispondeva, forse credeva di star sognando.
“Hermione, io ti amo come non ho mai amato nessuno e non ti lascerò andare. Ho deciso che mi batterò per te, ora che ti ho trovato, non voglio più perderti. Hai capito, amore?”
“Ho…capito” rispose la ragazza con tono strascicato.
Sul suo volto era ora visibile un bel sorriso ed Harry ne gioì.
Si avvicinò per contemplarlo e rimase ammaliato da ogni singolo dettaglio.
La conosceva da una vita e sapeva quante lentiggini avesse quel bel nasino.
La sua bocca era aperta…e con un sorriso si ricordò di quella volta che si fece “aggiustare” la grandezza dei suoi denti da Madama Chips.
I suoi occhi da cerbiatta, anche se quando si arrabbiava, era meglio scappare!
Lei era la sua migliore amica, la sua amante, la donna con la quale avrebbe voluto invecchiare.
Lei era il suo tutto, e ora che se ne era reso conto non poteva fare altro che essere felice.
Certo, ci aveva messo un po’ di anni per capirlo, ma, come diceva quel motto babbano “Meglio tardi che mai!”
La baciò con calore e lei rispose a quel tocco, allacciandogli le braccia attorno al collo. “Harry…ti amo.”



Il cielo non era ancora sorto quando si trovò a casa di Neville.
Si era attaccato al campanello, come aveva fatto il suo amico l’ultima volta, sperando di svegliarlo e di poter parlare con lui.
E così fu. Un Paciock esausto e assonnato aprì la porta di casa e, alla vista di Harry, esclamò frustrato: “ Per il naso di Voldemort! Sono le cinque, Harry.”
“Oh, non fare il solito guastafeste, altrimenti ti pietrifico all’istante” gli rispose il Prescelto.
“Cosa devi dirmi di così importante che non potevi aspettare?”
Harry Potter gli sorrise e con una mano sulla spalla gli disse: “Sei pronto ad una nuova avventura, Neville?”





E voi siete pronti ad una nuova avventura?
La scena di Hermione che dorme l’ho presa dalla mia vita personale, e non temete lei si ricorderà le parole di Harry, come io mi ricordavo quello che avevo detto al mio “amico” e del bacio che gli avevo dato, eheh.
Questo è l’ultimo capitolo, certo ci sarà un sequel, ma non so dirvi quando. Per il momento mi sto dedicando alla conclusione di Endless Love e poi, chissà! Lascerò passare un po’ di tempo, ho intenzione di dedicarmi un po’ alla lettura per migliorare il mio stile.
È stata la mia prima fiction e nonostante abbia mille difetti, avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, perché con questa storia ho ripreso a scrivere.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito e hanno letto fino alla fine le avventure di Harry. Grazie davvero!
E infine, Lights, visto Sally è tornata, ho preferito far parlare lei e spero tu abbia apprezzato il suo intervento. Grazie per tutto, perché con le tue ff su Ncis, City Hunter e Harry Potter hai creato un mostro, che sarei io!
Herm735o semplicemente Francesca, mi hai sempre aiutato e, nonostante la nostra differenza di età, non mi hai mandato a quel paese, anzi mi hai incoraggiato, anche quando quella disgraziata di Lights ( e dai, lo sai che scherzo!) mi aveva abbandonata e c’eri solo tu a recensire. E per questo, ti sarò sempre grata. Sappi che hai un dono, sai scrivere e incantare i lettori, quindi non ti azzardare a smettere di farlo.
E infine ringrazio la Rowling, perché ci ha fatto sognare e grazie e lei andiamo per casa a “cruciare” la gente e posso dire al mio direttore “Avada Kedavra!”
Grazie a tutti, e con queste parole, una roxy_xyz vi saluta commossa.
Un abbraccio.
   
 
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